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Politica

Dai trasporti alla regia del Recovery, Draghi prepara la ripresa

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Lavoro, giustizia, trasporti, “regia” del Recovery e naturalmente fisco e concorrenza. A spulciare i grandi temi appuntanti nell’agenda della ripresa dopo la pausa ferragostana, si percepisce gia’ la portata degli impegni che attendono in autunno il governo. Un Consiglio dei ministri potrebbe tenersi negli ultimi giorni di agosto – c’e’ chi ipotizza tra il 26 o il 27 – e avere all’ordine del giorno un decreto Infrastrutture e trasporti, che affrontera’ questioni che vanno dalla sicurezza ad alcune modifiche al codice della strada. Due dpcm dovrebbero inoltre completare, con la nomina della segreteria tecnica, la governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Poi alla riapertura delle Camere, nei primi giorni di settembre, partira’ ufficialmente la “volata”, per approvare le riforme del processo civile e penale e poi convertire i tanti decreti (ci sono gia’ Green pass e crisi d’impresa) e le riforme del fisco e della concorrenza attese entro settembre al vaglio del Cdm. Il premier Mario Draghi, nel salutare i ministri prima della pausa, ha chiesto loro, alla ripresa, ancor piu’ “determinazione”. Al centro dell’agenda autunnale ha gia’ posto il tema del lavoro, nei suoi diversi aspetti: la sicurezza, la riforma degli ammortizzatori sociali, ma anche le regole anti-Covid da adottare nei luoghi di lavoro. La discussione al tavolo con i sindacati e’ ancora aperta e si valutera’ sulla base dei dati del contagio: c’e’ chi non esclude che arrivi per legge l’obbligo di Green pass, ma il governo starebbe vagliando tutte le opzioni per incoraggiare il piu’ possibile le vaccinazioni senza arrivare all’obbligo, che oggi vale nelle mense. Quanto al Recovery plan, l’appuntamento da non mancare e’ quello con gli obiettivi indicati nella road map per ottenere – dopo il prefinanziamento da 24,9 miliardi – la prima tranche di fondi: il ministero dell’Economia ne ha contati 51 entro l’anno, il sottosegretario Roberto Garofoli, che monitora anche la cruciale adozione di tutti i decreti attuativi, ha elencato 23 riforme da chiudere entro il 31 dicembre. Tanto e’ stato fatto, ma ancora molto resta da fare. Uno dei primi step dovrebbe essere la firma, da parte del premier, di due dpcm che istituiranno la segreteria tecnica del Pnrr, organismo destinato a restare in carica fino al 2026, e il tavolo permanente “per il partenariato economico sociale e territoriale” che terra’ il filo diretto con parti sociali, enti locali, societa’ civile. Nella segreteria siederanno figure tecnico-finanziarie chiamate a supportare la cabina di regia politica presieduta da Draghi e a preparare i dossier sugli investimenti che rischiano di bloccarsi, per permettere al governo di esercitare eventualmente poteri sostitutivi. Un “decreto ad ampio spettro”, come anticipa il ministro Enrico Giovannini, dovrebbe arrivare “a fine agosto” in Cdm su trasporti e infrastrutture (nel Pnrr ci sono oltre 15 miliardi solo per la rete ferroviaria). Il decreto in cantiere potrebbe prevedere parcheggi rosa per le neomamme e appositi spazi anche per le auto elettriche, oltre alla sicurezza delle infrastrutture per l’acqua, norme per ferrovie e le autostrade, stretta sulla manutenzione di tram, filobus ma anche seggiovie e funivie. “Dobbiamo progettare con lungimiranza, costruire con rapidita’ e attenzione, manutenere con cura”, dice Draghi nell’anniversario del crollo del ponte Morandi, con dichiarazione che sembra adatta a tutte le opere del Pnrr. Quanto alla giustizia, il Senato sara’ protagonista alla ripresa, con il primo via libera – si starebbe lavorando a modifiche sulla fase istruttoria – alla riforma del processo civile e il passaggio finale della riforma del processo penale. Draghi dovrebbe intanto portare in Cdm le riforme del fisco e della concorrenza, due interventi, che vorrebbe incisivi, da incrociare poi – insieme alla riforma degli ammortizzatori sociali – con la manovra di ottobre, con cui potrebbe iniziare anche la revisione del reddito di cittadinanza. Passaggi questi ad alto rischio di conflittualita’ politica, nelle settimane della campagna elettorale per le comunali. Ma nella consapevolezza – ha ricordato Draghi – che il Parlamento ha approvato a larga maggioranza il percorso del Recovery e ora e’ responsabilita’ “di tutti” condurlo in porto.

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Politica

Stretta di FdI sui ballottaggi. La Lega punta sui salari

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Il centrodestra torna alla carica sulla battaglia per cancellare i ballottaggi dei sindaci delle grandi città (con più di 15 mila abitanti). Fallito il blitz di un mese fa al Senato, in forma di emendamento al decreto Elezioni, ci riprova con l’iter più tradizionale di un disegno di legge ad hoc, identico a quello. Martedì partirà l’esame in Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama, forte anche della spinta di Fratelli d’Italia che guida la Commissione con il meloniano Alberto Balboni, che è anche relatore del provvedimento. Stesso ruolo che ha per il ddl per aumentare il numero di assessori e consiglieri regionali e di quello costituzionale per allungare a 90 i giorni per la conversione in legge dei decreti (oggi sono 60).

Insomma, la strategia è tracciata. Sui sindaci, dopo le polemiche innescate a inizio aprile dall’emendamento anti ballottaggi che la maggioranza presentò e ritirò subito dopo, per evitare la figuraccia di non essere ammesso (per scarsa attinenza al decreto Elezioni, dedicato alle prossime Amministrative e ai referendum), ora si cambia strada. Ma la meta è decisa, assicurano soprattutto i Fratelli d’Italia. Sottoscritto da tutti i capigruppo di maggioranza, il disegno di legge punta a dire addio al doppio turno che quasi mai ha portato fortuna ai propri candidati e chiede di eleggere al primo turno il candidato sindaco che abbia avuto almeno il 40% dei consensi, oltre a prevedere un premio alla lista o al gruppo di liste collegate a quel candidato. Obiettivo: blindarsi sempre più sui territori, approfittando del buon vento di oggi.

Occasione ancor più allettante per un partito come quello della premier Meloni, che vanta consensi alti, ma viene spesso additato per avere pochi dirigenti e amministratori. Una sfida condivisa dagli alleati. Compresi i leghisti, protagonisti spesso di distinguo, nella coalizione, come ad esempio sul riarmo europeo. Una questione che continua a dividere i tre partiti e che giovedì sarà sul tavolo del Consiglio supremo di difesa, convocato dal Quirinale. Nel breve, la Lega si concentra sui temi economici e scommette sui salari. Nell’aria da giorni, è il leghista Claudio Durigon, nella veste di sottosegretario al Lavoro, a spiegare al Corriere i dettagli della proposta di legge targata Lega che a breve sarà in Parlamento. Il partito di Matteo Salvini lancia il pressing, anche rispetto agli alleati, per garantire stipendi realmente adeguati all’inflazione crescente.

L’escamotage è quello di anticipare in busta paga i soldi in più che normalmente derivano dal rinnovo contrattuale e spesso in ritardo di anni. E sui costi della misura, Durigon replica: “I soldi li stiamo valutando. Troveremo soluzioni”. Parole su cui FdI glissa, pur condividendo la lotta. Fredda e più scettica Forza Italia. In primis, sulle coperture. Secondo i vertici economici di FI, la novità potrebbe costare almeno un miliardo e forse più. Inoltre, non convince il tema delle contrattazioni: da un lato si vorrebbe rafforzare la contrattazione e delegarla ai territori e dall’altro introdurre meccanismi centralizzati, è la critica degli azzurri. Alessandro Cattaneo, responsabile Dipartimenti di FI, chiama in causa il ministro dell’Economia: “Giorgetti dovrà esprimersi perché bisogna stimare quanto sia oneroso intervenire”. Parallelamente FI annuncia la prossima battaglia contro le morti e gli infortuni sul lavoro. Un ddl sarà presentato “prima dell’estate”, garantisce il viceministro alla Giustizia e forzista Francesco Paolo Sisto. (

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Mattarella convoca il Consiglio Supremo di Difesa giovedì 8 maggio

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Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha convocato il Consiglio Supremo di Difesa al Palazzo del Quirinale per giovedì 8 maggio 2025 alle ore 17. Lo comunica la Presidenza della Repubblica.”L’ordine del giorno prevede le “valutazioni sul Libro bianco della difesa europea, sulle infrastrutture strategiche nazionali, sull’adeguamento dello strumento militare e le prospettive per l’industria della difesa italiana”. Inoltre, il Consiglio esaminerà “l’evoluzione nelle principali aree di crisi con particolare riferimento ai conflitti in Ucraina e Medio Oriente ed alle iniziative di pace in ambito internazionale ed europeo”.

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Interrogazione parlamentare di Fratoianni: carabiniere denuncia chi canta Bella ciao

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“Chissà se il maresciallo dei carabinieri che ha denunciato, a Mottola in provincia di Taranto, 10 cittadini accusati di aver voluto cantare ‘Bella Ciao’ e ‘Fischia il Vento’ durante le celebrazioni del 25 aprile, sa che per liberare l’Italia dai nazisti e dai loro servi fascisti l’Arma dei Carabinieri ha perso quasi 3mila uomini. E chissà se ha compreso le parole utilizzate dall’attuale comandante generale che solo pochi mesi fa ricordando il sacrificio di Salvo D’Acquisto lo ha definito ‘un esempio luminoso di coraggio, abnegazione e amore per il prossimo, che supera i confini del tempo: un modello di riferimento per tutti i Carabinieri e per le future generazioni’. Evidentemente non lo sa o meglio non intende riconoscerlo”.

Lo afferma Nicola Fratoianni di Avs in una nota. “Non comprendiamo ad esempio – prosegue il leader di SI – perché i suoi superiori non siano ancora intervenuti per sospenderlo dal servizio. La denuncia di cui si è fatto promotore è assolutamente inaccettabile e in contrasto con i valori costituzionali”. “È per questo che in attesa di conoscere i provvedimenti che intende assumere il Comando Generale, presenteremo un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno – conclude Fratoianni – su questa vicenda surreale e nello stesso tempo gravissima”.

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