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Politica

Le mosse di Renzi per affossare Conte e umiliare il M5S, il Pd resta a guardare perchè non teme le elezioni

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Le notizie sulla formazione del nuovo Governo sembrano tranquillizzanti per M5S e Pd. Sembra semplice passare al Conte Ter. Sembra ma non è così. Italia viva non ha difficoltà a trovare un accordo sul Conte ter. Chiede però in cambio tre ministeri. Chiede l’ingresso in esecutivo di Maria Elena Boschi. Chiede il Mes. Chiede un contratto scritto sulle cose da fare. E con ogni probabilità chiederà al presidente del Consiglio incaricato (non Fico l’esploratore ma da mercoledì l’avvocato Conte) di incontrarlo in modalità streaming. Come fecero quelli del M5S delle origini quando in delegazione incontravano Renzi ai tempi in cui formava il Governo dopo aver defenestrato Enrico Letta.
La trattativa non fa passi avanti. Pd e 5 Stelle non mollano di un millimetro su Conte, Matteo Renzi invece vuole rimandarlo ad insegnare all’Università di Firenze o sottoporlo ad una umiliazione.
Il tavolo del programma con i capigruppi della maggioranza, istituito da Roberto Fico, finora ha prodotto scarsi risultati. Il contratto di governo è stato derubricato a bozza e non sarà firmato da nessuno. Non è quel che vuole Renzi.  Iv vuole un contratto, vuole le firme dei contraenti (come fece il M5S con la Lega ai tempi del Governo Salvini-Conte-Di Maio) perchè poi potrà dire che davanti ad un programma serio, chiunque potrà guidare il nuovo governo. Come dire: Conte è bravissimo ma ce ne sono tantissimi altri che possono fare lo stesso lavoro con una buona squadra di Governo. Come dice Teresa Bellanova “nessuno è blindato”, nessun posto al Governo è prenotato.
“Il Conte ter? Lontano” dico i fedelissimi di Renzi. Ma il Pd e 5 Stelle non cedono su Conte. Anzi, da quel che si dice in Transatlantico non vogliono cambiare niente:  Economia ed Esteri sono ministeri blindati.  Unica concessione, chiudere l’esperienza disastrosa di Bonafede alla Giustizia. Sta per saltare tutto? Può darsi! Se persiste però questo lo stallo, il presidente Mattarella ha solo due strade: governo del presidente con chi ci sta, elezioni subito.
Iv lo sa che occorre fare in fretta e alza sempre più il prezzo. Dopo la testa di Bonafede, l’ingresso al Governo della Boschi, la firma del contratto di Governo, sul piatto c’è anche la testa di Domenico Arcuri, quella del presidente dell’Inps Pasquale Tridico e le dimissioni del presidente dell’Anpal (l’Agenzia nazionale politiche attive del lavoro) Domenico Parisi. Gli ultimi due sono i teorici del reddito di cittadinanza (misura di fatto affossata) e sono entrambi uomini di Luigi Di Maio. Renzi pubblicamente dice di preferire un governo politico forte. Ma c’è chi è disposto a giurare che il suo obiettivo resta il governo Draghi. Ieri è emersa dal nulla una vecchia proposta di legge di Roberto Giachetti per la istituzione di commissione bicamerale sulle riforme istituzionali, la cui presidenza andrebbe a un esponente dell’opposizione. Giachetti l’aveva scritta  un mese fa, consegnata a Renzi giorni addietro e oggi, all’ improvviso, il leader di Iv ha fatto in modo che fosse resa nota. Perchè? Renzi conosce le dinamiche politiche e usa in maniera sapiente i media mainstream facendo circolare quello che serve nel momento in cui serve. La Commissione Bicamerale di Giachetti, in questo momento sembra una un’offerta per una maggioranza più ampia, con Forza Italia. Al tavolo di Fico, il capogruppo grillino Davide Crippa ha rifiutato anche la mediazione di Tabacci e Delrio sull’utilizzo di una parte del Mes. Crippa dice che il M5S ha una pregiudiziale politica su questo strumento. Ed ha chiuso ogni dialogo. “Siamo il gruppo più numeroso quindi il discorso è chiuso”. Ma di no in no si rischia di affossare Conte. E oggi toccherà al presidente della Camera presentare a Mattarella il risultato di questa sua difficile esplorazione.

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Politica

Regionali Campania, Cirielli rafforza la sua candidatura: “Fdi ha i numeri, Forza Italia non ha ancora proposto un nome forte”

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«Non mi candido con prepotenza o sgomitando». Con queste parole il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli prova a rafforzare la sua candidatura a presidente della Regione Campania, entrando a gamba tesa nel dibattito interno al centrodestra sulla scelta del prossimo candidato. In visita a Napoli insieme al ministro Gennaro Sangiuliano, Cirielli non ha risparmiato frecciate agli alleati di Forza Italia, sottolineando come il partito di Giorgia Meloni sia oggi la prima forza politica nella coalizione e ricordando che al momento, «FI non ha ancora proposto un nome all’altezza».

IL QUADRO POLITICO

Il confronto tra le forze di centrodestra è ripartito con toni accesi a meno di due settimane dal vertice unitario a Roma. Il meccanismo condiviso prevede che ogni partito esprima un nome e che la scelta finale sia affidata ai tre leader nazionali: Meloni, Tajani e Salvini. In questa cornice FdI ha ufficialmente candidato Cirielli, la Lega ha indicato Giampiero Zinzi, mentre Forza Italia era partita con Fulvio Martusciello, ritiratosi però dopo lo scandalo Huawei che ha coinvolto la sua assistente.

Da quel momento, gli azzurri hanno virato sull’ipotesi civica, una proposta che trova poco entusiasmo tra i meloniani. «Se c’è un nome di qualità dalla società civile, bene. Ma finora non ne ho visti. Forza Italia può scegliere chi vuole nel proprio campo, ma i numeri contano», ha ribadito Cirielli.

LE RAGIONI DI FRATELLI D’ITALIA

Il viceministro rivendica il peso politico del suo partito: «Abbiamo il doppio dei voti di FI in Campania e il triplo a livello nazionale. Non scegliamo con il bilancino, ma la rappresentanza politica va rispettata». E, ricordando che Forza Italia già esprime i governatori in Piemonte, Sicilia, Basilicata, Molise e Calabria, sottolinea che ora toccherebbe a Fratelli d’Italia indicare il candidato.

Sul piano dei contenuti, Cirielli chiede un profilo «distante politicamente dall’azione di De Luca» e guarda con attenzione alla costruzione di un programma serio per la Regione, senza escludere altre ipotesi: «Anche un nome di qualità proposto dalla Lega potrebbe essere preso in considerazione».

LA CONTROMOSSA DI FORZA ITALIA

Una risposta potrebbe arrivare già oggi. È infatti prevista una conferenza stampa degli azzurri per presentare la nuova stagione congressuale. «Non è solo un passaggio organizzativo – ha dichiarato Martusciello – ma l’occasione per raccogliere energie e visioni, e costruire una proposta seria per la Campania». Tra le opzioni civiche in campo resta il nome di Giosi Romano, coordinatore della Zes unica del Sud, già alla guida della Zes campana.

LA DECISIONE AI LEADER NAZIONALI

Con le elezioni regionali all’orizzonte, le tensioni tra i partiti della coalizione sono nuovamente esplose. Solo il tavolo nazionale con Meloni, Tajani e Salvini potrà sciogliere il nodo, dirimere le divergenze e designare il candidato che guiderà il centrodestra in Campania.

 

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Politica

De Luca prepara la sfida al Pd: pronto a candidarsi capolista con le sue civiche in tre circoscrizioni

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Nessun contatto diretto, almeno per ora, tra Vincenzo De Luca ed Elly Schlein, ma il governatore campano è in fibrillazione. Ostenta calma, ma prepara la contromossa: restare al centro del gioco politico campano candidandosi da capolista in tre delle cinque circoscrizioni – Napoli, Caserta e Salerno – e mettendo in campo le sue liste civiche. Dentro il centrosinistra se ci sarà accordo, ma anche fuori se la rottura sarà definitiva.

Il fantasma di Fico preoccupa il governatore

A muovere De Luca è soprattutto l’attivismo di Roberto Fico, ex presidente della Camera, che da settimane si muove in modo trasversale sul territorio campano. Non solo incontri ufficiali con il Pd, ma soprattutto colloqui riservati con imprenditori e figure della società civile napoletana. Un’azione discreta che il governatore osserva con crescente allarme.

De Luca vuole trattare ma il Nazareno frena

Il governatore preme per un vertice con la segretaria del Pd. Ma dal Nazareno arriva uno stop: l’incontro ci sarà, ma non a breve. Intanto, De Luca pensa alle sue condizioni. Chiederà l’indicazione di un candidato alternativo a Fico – come Sergio Costa o Federico Cafiero de Raho – e la possibilità di candidarsi in tre circoscrizioni con le sue civiche. Ma la risposta del Pd è chiara: una sola civica per circoscrizione e candidatura solo nella propria area.

Il piano B: correre da solo con un candidato di fiducia

Se salta l’intesa con il Pd, De Luca è pronto a lanciare una corsa autonoma. Il suo piano B prevede un proprio candidato governatore – come Fulvio Bonavitacola o Lucia Fortini – sostenuto da tre liste civiche e da alleati minori. Azionepotrebbe essere della partita, ma Italia Viva e i Socialisti sembrano orientati a sostenere Gaetano Manfredi, e non l’avventura personale deluchiana.

Obiettivo: rieleggere il suo blocco di fedelissimi

L’altro grande obiettivo di De Luca è rieleggere i suoi uomini in consiglio regionale. Dai salernitani Luca Cascone e Nino Savastano alla ex M5s Valeria Ciarambino, passando per Fulvio Frezza, Corrado Matera, Vittoria Lettieri, Carmine Mocerino, Paola Raia e Diego Venanzoni. E ovviamente se stesso. Ma raggiungere il 10% e ottenere almeno 4 seggi è impresa complessa.

Una sfida che riaccende le tensioni nel centrosinistra

Il tempo stringe. La tensione nel centrosinistra cresce, e le prossime settimane saranno decisive. De Luca è pronto a giocarsi tutto per continuare a contare. Dentro o fuori il Pd, con o contro il campo largo. Ma il rischio di restare isolato è reale.

 

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Napoli

Amministrative in Campania: 244mila elettori al voto tra fratture politiche e simboli scomparsi

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Sono 244.129 gli elettori chiamati alle urne in 15 comuni della Campania il 25 e 26 maggio per il rinnovo dei Consigli comunali. Un turno elettorale caratterizzato da scissioni politiche, simboli di partito assenti e alleanze trasversali, soprattutto nei centri più grandi del Napoletano.

Tra le sorprese, spicca la scomparsa del simbolo del Movimento 5 Stelle in tutti e cinque i comuni al voto in provincia di Napoli e l’assenza del Partito Democratico a Nola, feudo della famiglia Manfredi, dove il candidato scelto si è ritirato poche ore prima del deposito delle liste.

Il caso Capaccio Paestum: dopo l’arresto di Alfieri, partiti in fuga

Nel Salernitano, l’attenzione è puntata su Capaccio Paestum, dove si torna al voto dopo l’arresto del sindaco uscente del Pd Franco Alfieri. Il clima è teso e quasi tutti i partiti, ad eccezione di Fratelli d’Italia, hanno evitato di presentare i simboli ufficiali. Il centrodestra si presenta diviso: Carmine Caramante è sostenuto da FdI e tre civiche, Simona Corradino da quattro liste tra cui Forza Capaccio Paestum con esponenti di FI, e Gaetano Paolino corre con il supporto silenzioso del Pd.

Nola: il Pd resta fuori, campo libero alle civiche

A Nola il caos è totale. Il Pd, dopo il ritiro del suo candidato, resta fuori dalla competizione, così come il M5s. Quattro i candidati in campo, tra cui Maurizio Barbato (FdI), Agostino Ruggiero (Socialisti), Antonio Ciniglio e Andrea Ruggiero, quest’ultimo sostenuto da un’ampia coalizione civica.

Volla e Giugliano: sfide a più voci

A Volla sono ben sei i candidati a sindaco, con il Pd che sostiene Giuliano Di Costanzo insieme a tre civiche. Il centrodestra è compatto su Lino Donato, mentre altre quattro coalizioni civiche completano il quadro.

A Giugliano in Campania, il Pd punta su Diego D’Alterio, sostenuto anche da Italia Viva e Azione. Il centrodestra è unito su Giovanni Pianese (FdI, FI, Udc), mentre corre anche Salvatore Pezzella, già vicino alla civica Insieme per Giugliano.

Casavatore e Marigliano: simboli sbiaditi e divisioni interne

A Casavatore, la frammentazione è evidente: Vito Marino è appoggiato da civiche di centrodestra senza simboli ufficiali, Fabrizio Celaj dal Pd e da un M5s “anonimo”, mentre Mauro Muto corre con Fratelli d’Italia.

A Marigliano, il centrodestra candida Paolo Russo (Noi Moderati), sostenuto anche da Fare Democratico, dove sono confluiti esponenti del Pd. Il Pd ufficiale appoggia Gaetano Bocchino, insieme ad Azione e civiche, mentre Ciro Panariello è sostenuto dalla sola lista Cambiamo Marigliano.

Gli altri comuni al voto

In provincia di Avellino si vota a Chiusano di San Domenico, Rotondi e Senerchia. Nel Beneventano urne aperte a Sant’Angelo a Cupolo. In provincia di Caserta, si vota a Lusciano e Pignataro Maggiore. Infine, nel Salernitano, oltre a Capaccio Paestum, si vota a Castelnuovo di Conza, Ispani e Sant’Angelo a Fasanella.

 

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