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Cronache

Patto civico antiracket a Napoli, il testimonial è Eduardo De Filippo

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E’ il volto di Eduardo De Filippo a invitare i cittadini, i commercianti, gli imprenditori di Napoli a ‘Dire sempre di no’, modificando il titolo di una celebre commedia eduardiana, al racket, all’usura, alle estorsioni nella campagna che accompagnerà la pubblicizzazione del Patto Civico Antiracket, la cui adozione è stata decisa con una delibera di Giunta. Il Patto punta a mettere in moto un meccanismo virtuoso e a costruire una rete di imprenditori sani della città che dalla loro unione e dall’accompagnamento dell’amministrazione potranno trarre maggiore forza e allo stesso tempo essere un modello esemplare. “Non ci stiamo all’idea di una Napoli che brucia per l’illegalita’ – ha detto il sindaco, Luigi de Magistris -. Questa iniziativa vuole invitare i cittadini a scegliere, vuole essere uno strumento di lotta contro l’indifferenza sociale e anche stimolo ad un consumo critico e civico. Da oggi lanciamo il messaggio che chi compie un attentato a un bar o taglieggia un’impresa compie un crimine contro tutta la citta’ e contro ogni napoletano. Siamo consapevoli – ha aggiunto – che denunciare non e’ facile e per questo vogliamo essere vicini a chi sceglie la legalita’”. Nei prossimi giorni l’amministrazione avviera’ i contatti con le attivita’ commerciali e imprenditoriali per la sottoscrizione del Patto in cui le imprese dovranno dichiarare di non sottostare a imposizioni e richieste estorsive e riceveranno un logo identificativo di adesione da esibire presso la propria sede. La delibera che da il via al Patto e’ stata varata su proposta degli assessori alle Attivita’ produttive, Enrico Panini, della Sicurezza, Alessandra Clemente, e della Cultura, Nino Daniele i cui uffici si faranno promotori di una campagna di informazione e promozione che coinvolge anche il mondo della cultura e delle arti. Diverse le personalita’ che hanno gia’ aderito, tra cui solo per citarne alcune, Marisa Laurito, Gino Rivieccio, Maurizio De Giovanni, Elena De Curtis, Isa Danieli, Claudia Ruffo, Cloris Brosca e Fortunato Calvino. ”Il Patto – come spiegato gli assessori – e’ uno strumento che ci aiuta concretamente nella lotta ad alcune delle attivita’ piu’ diffuse fra le organizzazioni criminali. Non si puo’ piu’ tollerare che l’immagine di Napoli sia deturpata da metodi di violenza intimidatoria. Tutti insieme – hanno concluso – possiamo raggiungere un grande risultato che a sua volta puo’ diventare fattore promozionale e competitivo indirizzando gli acquirenti verso un consumo civico e critico”.

 

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Cronache

Napoli, gli sparano per uno scooter: le immagini shock della rapina, le parole della mamma

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Una rapina violenta che ha visto la vittima, un giovane ingegnere napoletano, rischiare la vita. Tutto ripreso dalle telecamere di sorveglianza dell’impianto. Una vicenda assurda, accaduta la sera del 29 marzo a San Giovanni a Teduccio, in via di Reggia di Portici. L’ingegnere va fare carburante al suo scooter, quando due rapinatori lo aggrediscono perchè vogliono il mezzo del 32enne. Lo minacciano, lo strattonano, provano a farlo scendere e infine uno dei due estrae la pistola e gli spara alle gambe. Lui cade, ferito, con tutto lo scooter. Trasportato all’ospedale del Mare, per qualche giorno è in pericolo di vita, adesso non lo è più, ma è comunque grave.

Le immagini del video della rapina sono violente, danno l’idea della crudeltà dei rapinatori che sono stati disposti a fare e poi pagare un omicidio per un vecchio SH che gli avrebbe fruttato poche decine di euro. Senza alcuno scrupolo.

 

La mamma della vittima scrive su Facebook, raccontando i momenti di angoscia che ha vissuto: “Mi avevano nascosto tutto, ma mio figlio Fabio, non rispondeva ai messaggi, non volevano darmi altro dolore. Ho realizzato stanotte che qualcosa non andava. Ho appreso solo stamani. Mio figlio è fuori pericolo, il mio cuore è impazzito, abbiamo avuto un miracolo, mio marito Enzo l’avrà protetto dal cielo. Confido che vengano presi questi criminali, e ringrazio il Signore che ha protetto mio figlio da una peggiore disgrazia. Sono distrutta, il dolore nel dolore…”

 

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Cronache

Figlia muore per un malore, la madre anziana di stenti

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Dramma della solitudine a Pergine Valsugana, in Trentino, dove una donna di 55 anni, Franca Bernabè, è morta per un malore e la madre anziana, Filomena Antonacci di 82 anni, solo giorni dopo, probabilmente di stenti. Lo scrive oggi la stampa locale. Le due donne condividevano un appartamento dell’istituto di edilizia sociale trentino in via Petrarca.

La figlia, che si prendeva cura dell’anziana, sarebbe morta, probabilmente per arresto cardiaco, tre settimane fa, la madre solo due settimane dopo. Sono stati i vicini di casa a lanciare l’allarme per i cattivi odori che provenivano dall’abitazione. Sul posto sono anche intervenuti i carabinieri. Madre e figlia sarebbero stati seguiti dai servizi sociali, ma in più occasioni avrebbero rifiutato l’aiuto. Il medico legale ha confermato la morte naturale per entrambi.

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Cronache

Il messaggio del Papa appena uscito dall’ospedale: io sono ancora vivo

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Il Papa sfodera un bel sorriso e la sua solita ironia quando, uscito dall’ospedale, risponde ai giornalisti che chiedevano della sua salute: “Sono ancora vivo, sai”. Una battuta, certo, ma anche un messaggio, e neanche tanto indiretto, a chi, nella gerarchia ecclesiastica, desidererebbe un passo indietro del Pontefice argentino. Francesco sa bene che c’è pronta la fronda di chi non lo ama. Nel 2021, dopo l’operazione al colon, si era sfogato: “So che ci sono stati persino incontri tra prelati, i quali pensavano che il Papa fosse più grave di quel che veniva detto. Preparavano il conclave”, confidò ad un gruppo di gesuiti incontrati a settembre di quell’anno in Slovacchia. Oggi si è presentato in forma: sorridente, scherzoso.

E’ sceso dalla macchina e ha saluto la gente, in piedi a sottolineare che non è neanche più legato alla sedia a rotelle. Francesco ieri ha mangiato la pizza (altro che brodini da paziente ricoverato), e ha impartito un battesimo in corsia; oggi, prima di rientrare in Vaticano, ha attraversato Roma, mettendo per mezz’ora a soqquadro il centro della città e appena arrivato a Casa Santa Marta si è messo a lavorare. La prima udienza è stata con il cardinale Marc Ouellet. Quello per intenderci con il quale decide le nomine dei vescovi. Poi ha telefonato a don Marco Pozza, il cappellano del carcere di Padova che collabora con ‘A sua immagine’, la trasmissione tv che era pronta mercoledì, proprio nelle ore in cui il Papa invece è corso in ospedale, ad intervistarlo.

“E’ bastata una sua telefonata, appena rientrato a casa, per risentire l’ardore del grande generale, pronto a ritornare in sella. A scendere nell’arena”, dice don Pozza usando un linguaggio quasi ‘militante’. E sì, perché anche se tutti dicono che bisogna superare le correnti nella Chiesa, come fa anche il cardinale tedesco Gerhard Mueller nel suo ultimo libro, è evidente che la divisione tra progressisti e conservatori c’è e, se vogliamo, sembra ampliarsi sempre di più. Francesco allora avvisa tutti: “sono ancora vivo”, “domani celebrerò la Domenica delle Palme”, “non ho avuto paura”. E quindi, oltre alla conferma di tutti gli appuntamenti che erano stati fissati per i prossimi giorni, va avanti con un Bollettino della sala stampa zeppo di nomine e la conferma anche che a fine mese andrà in Ungheria. Con buona pace di chi continua a farsi i conti per il prossimo conclave.

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