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Economia

Tim Cook a Pechino malgrado le tensioni tra Usa e Cina

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Tim Cook è apparso oggi a sorpresa nell’Apple Store di Saltinun, uno dei centri dello shopping di Pechino. Il numero uno della casa di Cupertino è il primo top executive della compagnia, nel mezzo delle crescenti tensioni sino-americane, a recarsi in Cina negli ultimi tre anni grazie alla fine delle restrizioni anti-Covid annunciata a dicembre dalla leadership comunista. Il Dragone è per Apple un mercato di riferimento primario per le vendite e le catene di approvvigionamento necessarie ai suoi prodotti: a conferma del forte appeal del brand presso i consumatori cinesi, Cook è stato assediato dai fan che hanno poi riempito i social media in mandarino di foto, selfie e video dell’evento. Il ceo del colosso californiano parteciperà nel fine settimana alla Diaoyutai State Guesthouse di Pechino al China Development Forum, un’iniziativa che il governo centrale sponsorizza dal 2000 e che in tempi normali era l’occasione per attrarre i vertici delle multinazionali in vista di nuovi investimenti, ma che quest’anno sconta l’accesa rivalità Cina-Usa, tra legami che si logorano sempre più come dimostra la postura del Congresso americano contro TikTok, la popolare app di condivisione di video della cinese ByteDance sospettata di essere manovrata dal governo di Pechino e dal Partito comunista.

Per gli oltre 50 amministratori delegati e alti dirigenti di Stati Uniti ed Europa iscritti sarà si tratterà comunque di un’opportunità per capire qualcosa in più dei piani futuri della Cina dopo l’inedito terzo mandato di Xi Jinping alla segreteria generale del Partito e alla presidenza della Repubblica popolare. Oltre a Cook, tra i partecipanti figurano Cristiano Amon di Qualcomm, Albert Bourla di Pfizer e i vertici di Mercedes-Benz e BMW, nonché Ray Dalio, fondatore dell’hedge fund Bridgewater Associates. Non è escluso che lunedì possa esserci il tradizionale incontro con il nuovo premier Li Qiang, di solito ospitato nella Sala grande del popolo su Piazza Tienanmen. Il clima non è dei migliori: molte aziende americane ed europee stanno rivalutando le loro operazioni in Cina non solo per le tensioni tra Pechino e Washington ma anche dopo quasi tre anni di restrizioni draconiane imposte nel Paese per combattere il Covid-19, seguite da un’improvvisa e caotica rimozione a fine 2022.

Esprimendo la volontà di attrarre investimenti stranieri, il premier Li ha assicurato che le porte del Paese verso l’esterno saranno sempre più aperte. Pechino, tuttavia, sembra continuare ad esercitare forti pressioni sulle società straniere. Mintz Group, colosso investigativo americano, ha annunciato oggi che cinque dipendenti cinesi della sua filiale di Pechino sono stati arrestati e che le attività dell’ufficio sono state chiuse “senza alcun preavviso delle azioni intraprese”. Intanto, le prossime settimane del presidente Xi saranno diplomaticamente molto impegnative: a Pechino arriveranno il premier spagnolo Pedro Sanchez, il presidente brasiliano Lula da Silva, i presidenti della Commissione Ue Ursula Von der Leyen e francese Emmanuel Macron. Dopo il viaggio in Russia, il leader cinese proverà a perseguire due obiettivi: ritornare agli affari dopo l’isolamento per il Covid e sponsorizzare nei panni di pacificatore il documento cinese per porre fine alla guerra in Ucraina, malgrado sia privo di reali soluzioni percorribili.

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L’ultima di Visco, ora si apre il nodo successione a Bankitalia

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Poche parole ‘a braccio’ di ringraziamento ai colleghi di 50 anni di lavoro nella Banca, una relazione senza sconti su quei temi e proposte che non condivide ma con toni pacati e un lungo applauso finale. Le ultime considerazioni finali del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco si svolgono, nel salone dei partecipanti di Palazzo Koch, come da tradizione dopo la parentesi del Covid: platea gremita di banchieri, industriali, autorità e sindacalisti. In prima fila gli alti vertici della banca e l’ex premier e numero uno di Via Nazionale e della Bce Mario Draghi. Assente, come d’abitudine, il governo che da ora fino a novembre, quando scadrà il secondo mandato del governatore, dovrà trovare il nome del sostituto. Una casella ‘pesante’ nel puzzle delle nomine che molti indicano verrà occupata da Fabio Panetta, ora nel board della Bce ma con un lungo e inappuntabile curriculum in Banca d’Italia.

A Via Nazionale è arrivato fino alla carica di direttore generale prima di essere chiamato a Francoforte a inizio 2020. Altre soluzioni, quella interna con l’attuale dg della banca Luigi Federico Signorini o di un outsider esterno riscuotono quotazioni inferiori negli ambienti finanziari e della maggioranza parlamentare. L’iter della nomina tuttavia vede un ruolo non notarile del Presidente della Repubblica al quale, secondo la legge, spetta il decreto di nomina su “proposta del presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentito il parere del Consiglio superiore della Banca d’Italia”. Va poi ricordato come la banca sia parte dell’Eurosistema Bce che non deflette sulle caratteristiche di autonomia e indipendenza. Per il momento Visco incassa le parole di elogio dei diversi attori della scena finanziaria. Per Gros Pietro “il governatore è un grande economista, un bravissimo economista” mentre il presidente di Unciredit Pier Carlo Padoan (che occupava la carica di ministro dell’economia ai tempi delle crisi bancarie con Visco governatore), “”il paese deve essere grato a Ignazio Visco” per ” il suo contributo personale a quello che ha fatto la Banca d’Italia in questi anni”.

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Economia

La Bce avverte, la stabilità finanziaria rischia

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La stretta monetaria sta funzionando ma il rialzo dei tassi sta mettendo alla prova banche, governi, imprese e famiglie, e porta alla luce tutte le vulnerabilità di un sistema finanziario già sotto stress per la pandemia prima e la guerra in Ucraina poi. E dunque le prospettive, avverte la Banca centrale europea nell’ultima analisi sui rischi per la stabilità, “restano fragili”. La Bce fa il punto ogni sei mesi sulle debolezze che mettono in pericolo la tenuta del sistema. Stavolta ha tenuto conto anche delle turbolenze innescate sui mercati dal fallimento delle banche regionali Usa e dal tracollo di Credit Swiss, tutti eventi che hanno testato con successo la solidità delle banche europee, “rimaste robuste di fronte agli stress recenti fuori dall’area euro”. I problemi, però, potrebbero nascere da altro: costi più alti della raccolta o asset che si deteriorano “possono pesare sulla redditività”. La Bce segnala che “ci sono già segni di deterioramento nei portafogli di prestiti esposti all’immobiliare commerciale, alle aziende piccole e ai prestiti ai consumatori”, quindi “le banche potrebbero dover accantonare più fondi per coprire le perdite e gestire i loro rischi di credito”.

Il vicepresidente della Bce, Luis De Guindos, proprio alla luce delle difficoltà delle banche Usa invita gli istituti europei alla prudenza: “Il capitale è fondamentale e la liquidità sta diventando sempre più rilevante”, quindi le banche “dovrebbero evitare di aumentare il payout”, ossia la percentuale di remunerazione ai soci. Del resto sugli istituti europei pesa la congiuntura: i rialzi dei tassi stanno mettendo sotto pressione aziende e cittadini e la crescita resta incerta. Lo stesso De Guindos ha avvertito che la stretta monetaria “può far emergere vulnerabilità nel sistema finanziario” che vanno monitorate.

Il faro resta puntato quindi sulle imprese dell’Eurozona che si ritrovano con prestiti più cari e prospettive di affari incerte, soprattutto quelle che hanno accumulato debito e pochi utili durante la pandemia. Ma si guarda anche alle famiglie, colpite dall’inflazione, che potrebbero avere difficoltà a ripagare i prestiti chiesti alle banche. E nel frattempo la domanda di nuovi mutui è diminuita drasticamente nel primo trimestre del 2023 proprio “in risposta all’aumento dei tassi di interesse”. In questo contesto già debole e incerto, “un inaspettato deterioramento delle condizioni economiche o una stretta finanziaria può portare a un aggiustamento disordinato dei prezzi sui mercati finanziari o su quello immobiliare”. I rischi pesano anche sui governi, che hanno visto aumentare i propri costi di rifinanziamento. “Le pressioni sui conti pubblici si sono allentate negli ultimi mesi, perché il forte calo dei prezzi dell’energia ha ridotto la necessità di fornire ulteriore sostegno ad aziende e famiglie. Ma i fondamentali di bilancio rimangono fragili in alcuni Paesi dati i loro elevati livelli di debito, l’aumento dei costi di finanziamento e le elevate esigenze di rifinanziamento a breve termine”, scrive la Bce.

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Ecco le regole per gli affitti brevi, multe agli abusivi

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Un codice identificativo nazionale (Cin) assegnato dal ministero del Turismo a ogni immobile ad uso abitativo oggetto di locazione per finalità turistiche, l’obbligo di segnalare l’inizio dell’attività per chiunque eserciti in forma imprenditoriale, con multe fino a 10mila euro, e nei centri storici delle città metropolitane durata minima del contratto di locazione per finalità turistiche che non può essere inferiore a due notti, “fatta eccezione per l’ipotesi in cui la parte conduttrice sia costituita da un nucleo familiare numeroso composto da almeno un genitore e tre figli”.

Sono alcune delle novità del ddl sugli affitti brevi su cui è al lavoro il Governo, come si legge da una bozza che circola in queste ore. Il provvedimento, che la ministra Daniela Santanchè durante la recente assemblea di Federalberghi aveva promesso entro giugno, ha l’obiettivo “di fornire una disciplina uniforme a livello nazionale volta a fronteggiare il rischio di un turismo sovradimensionato rispetto alle potenzialità ricettive locali e a salvaguardare la residenzialità dei centri storici ed impedirne lo spopolamento”.

E riguarda colui che detiene legittimamente l’immobile ma anche i soggetti che esercitano attività di intermediazione immobiliare o ancora i soggetti che gestiscono portali telematici, mettendo in contatto persone in cerca di un immobile con persone che dispongono di unità immobiliari da locare. Variegate le reazioni dei soggetti coinvolti. Airbnb dà il benvenuto all’armonizzazione nazionale dei codici di registrazione anche “se permangono dei dubbi su alcune limitazioni che potrebbero andare a colpire la piccola proprietà privata, anche alla luce della proposta di regolamento Ue in materia, sulle quali restiamo in attesa di poter fornire il nostro contributo al tavolo di lavoro”.

Le 13 associazioni di categoria (Confedilizia, Fiaip, Prolocatur, Confassociazioni RE, PMI, Rescasa Lombardia, Host + Host, Host Italia, Bre-VE, Myguestfriend, OspitaMI, Abbav e F.A.R.E) coinvolte dal ministro Daniela Santanchè “esprimono, invece, forte contrarietà nei confronti dell’introduzione del divieto per il proprietario dell’immobile o per il suo gestore professionale di darlo in locazione per una sola notte, considerandola, a tutti gli effetti, una norma discriminatoria, liberticida e con profili di dubbia costituzionalità, che alimenterà forme di evasione fiscale e di illegalità varie. Il tutto, peraltro, con un arcobaleno di discipline in funzione del comune di ubicazione dell’immobile, che produrrà un caos indescrivibile”. Secondo Federalberghi “occorre anzitutto intervenire sul cosiddetto “minimum stay”.

Considerato che la permanenza media negli esercizi ricettivi italiani è di 3,3 notti, affermare che il soggiorno nelle locazioni turistiche non può essere inferiore a due notti suona come una presa in giro, in quanto significa che la nuova normativa si applicherà solo su a una minima parte dei flussi turistici. Ad esempio, saranno esclusi tutti i soggiorni per vacanza, a partire dai week end, per di più solo in una minoranza di comuni”. “Si confermano – lamentano i sindacati degli inquilini Sunia, Sicet ed Uniat Aps – alcune scellerate decisioni assunte dai precedenti governi come la possibilità di non registrare all’Agenzia delle Entrate i contratti inferiori a trenta giorni, di non considerare attività commerciale quella svolta fino a 4 alloggi di proprietà locate a finalità turistica e, di conseguenza, la concessione di agevolazioni fiscali come la cedolare secca a questi proprietari, i cui redditi, in molti casi, sono ben più consistenti di un piccolo albergatore di periferia”.

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