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Spinello libero in Canada dove il governo Trudeau fa concorrenza ai cartelli della droga liberalizzando la cannabis. Canadesi in fila per i primi rifornimenti

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Per il premier canadese Justine Trudeau è un punto del suo programma elettorale rispettato. Della liberalizzazione della cannabis aveva fatto uno dei punti di forza della sua campagna elettorale, in un Paese che conferma così la sua vocazione libertaria e progressista. La promessa ora è stata mantenuta. Da Montreal a Vancouver, da Winnipieg a Calgary è stata una notte di festa. File interminabili davanti ai rivenditori d’erba e feste private per celebrare la fine del proibizionismo. Ora spinelli liberi già rollati, marijuana fresca o essiccati, olio di cannabis e qualunque prodotto a base di cannabis si può usate. Si potrà fare tranquillamente senza il rischio di infrangere la legge e nelle quantità stabilite dalle nuove regole. Regole secondo cui una persona maggiorenne potrà avere con sé e condividere con altri adulti fino a 30 grammi di cannabis essiccata, abbastanza per poter preparare 60 spinelli di dimensione “regolare”. 

La cannabis commestibile – come i biscotti, le caramelle, il burro di arachidi o il caffè a base di marijuana – resterà ancora illegale per un anno. Mentre da subito sarà permesso di coltivare in casa fino a quattro piante di marijuana per uso familiare. Per chi poi è stato condannato per possesso illegale di erba si lavorerà ad una sorta di amnistia e alla cancellazione delle multe pari a 631 dollari canadesi. C’è chi ha cambiato già la bandiera canadese, interpretandola un po’ con libertà. Dopo lo spinello libero, c’è chi ha tolto la foglia d’acero dalla bandiera e l’ha sostituta con quella di cannabis. Una variante abbastanza fedele che tiene conto anche della nuova economia canadese.

Insomma una vera e propria rivoluzione destinata ad avere un impatto enorme sul tessuto sociale, culturale ed economico del Paese. E la corsa all’oro verde e per accaparrarsi le licenze è già partita da tempo, per un business che si prevede raggiunga un giro di affari di oltre 5 miliardi di dollari entro il 2020. Senza contare gli introiti del turismo attraverso il confine con gli Stati Uniti, Paese nel quale ancora la marijuana per uso ricreativo è vietata in molti Stati.

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Parigi, arrestato l’uomo che minacciava di farsi saltare nel consolato dell’Iran: era disarmato

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È stato arrestato l’uomo che si era asserragliato nel consolato dell’Iran a Parigi: aveva minacciato di farsi saltare per aria ma quando è uscito dallo stabile, perquisito, non aveva nessun esplosivo addosso: l’uomo però era già stato indagato per un incendio nei locali del consolato nel 2023.  L’uomo,  61 anni, aveva giustificato il gesto spiegando che voleva sostenere il movimento di protesta in Iran nato  dopo la morte di una ragazza arrestata dalla polizia perché non portava bene il velo. Per quell’episodio venne condannato a otto mesi con la condizionale, oltre ad essere colpito da un divieto di recarsi nel 16esimo arrondissement di Parigi, proprio dove si trova il consolato iraniano.

Sul posto la polizia ha inviato unità di intervento rapido ed ha istituito un perimetro di sicurezza in diverse strade intorno a Place du Trocadero, dove si trova il consolato iraniano, un luogo affollato che è proprio di fronte alla Torre Eiffel. Il consolato iraniano a Parigi non è mai molto affollato e vengono rilasciati pochi visti, a causa della freddezza tra i due paesi.

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L’Australia esorta i suoi cittadini a lasciare Israele

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Il governo australiano ha esortato i suoi cittadini in Israele a “andarsene, se è sicuro farlo”. “C’è una forte minaccia di rappresaglie militari e attacchi terroristici contro Israele e gli interessi israeliani in tutta la regione. La situazione della sicurezza potrebbe deteriorarsi rapidamente. Esortiamo gli australiani in Israele o nei Territori palestinesi occupati a partire, se è sicuro farlo”, secondo un post su X che pubblica gli avvisi del dipartimento degli affari esteri e del commercio del governo australiano.

Il dipartimento ha avvertito che “gli attacchi militari potrebbero comportare chiusure dello spazio aereo, cancellazioni e deviazioni di voli e altre interruzioni del viaggio”. In particolare è preoccupato che l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv “possa sospendere le operazioni a causa di accresciute preoccupazioni per la sicurezza in qualsiasi momento e con breve preavviso”.

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Ian Bremmer: l’attacco di Israele è una sorta di de-escalation

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C’è chi legge una escalation e chi invece pensa che sia una de escalation questo attacco israeliano contro l’Iran. “È un allentamento dell’escalation. Dovevano fare qualcosa ma l’azione è limitata rispetto all’attacco su Damasco che ha fatto precipitare la crisi”. Lo scrive su X Ian Bremmer, analista fondatore di Eurasia Group, società di consulenza sui rischi geopolitici.

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