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Scontro su gomma sintetica, poi l’ok alle sanzioni Ue alla Russia

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Non sono bastati l’anniversario dell’invasione dell’Ucraina, l’accorato discorso di Ursula von der Leyen dall’Estonia, le bandiere gialle e blu che campeggiano nel quartiere europeo di Bruxelles: l’Ue è tornata ad arenarsi sulle sanzioni alla Russia. Lo ha fatto in maniera inaspettata e questa volta è stata la Polonia – e non Viktor Orban – a bloccare tutto, insistendo sul divieto totale del commercio di gomma sintetica con Mosca. L’impasse si è protratta fino all’ultimo: solo l’avvicinarsi della scadenza di quel 24 febbraio entro il quale Bruxelles aveva promesso nuove misure restrittive per Mosca, alla fine ha sbloccato lo stallo. Portando ad un’intesa in cui in pochi ormai speravano. L’intesa, tuttavia, non placa le tensioni interne ai 27. Ed è la Polonia a essere nel mirino. Anche dell’Italia. Spiace rilevare che per ragioni unilaterali un pacchetto complessivo è stato ritardato di oltre due giorni, impedendo all’Ue di confermare il suo impegno simbolico nei confronti di Kiev entro una data come quella del 24 febbraio, spiegano fonti diplomatiche.

Eppure, la Polonia questa volta aveva deciso di mettersi davvero di traverso. Da Kiev, il premier Mateusz Morawiecki attaccava il pacchetto di sanzioni, definito “troppo morbido”. E chiedendo nuovamente di includere il nucleare russo, il settore dei diamanti e contro chi è accusato di deportare bambini ucraini. A Bruxelles, tuttavia, a tenere in ostaggio il decimo round di sanzioni è stato soprattutto un punto: la gomma sintetica. Il settore per l’Europa è strategico e vede l’Italia tra i protagonisti. La Commissione aveva tentato un compromesso, proponendo il limite di 560.000 tonnellate metriche all’import di gomma sintetica russa. Sanzionarla, è stata l’osservazione delle capitali più prudenti, potrebbe danneggiare più l’Ue che la Russia. La Polonia però, a partire da mercoledì sera, aveva cominciato bloccare l’iter. Aprendo al compromesso su tutto – dall’inclusione del colosso russo Rosatom ai diamanti – ad eccezione dello stop alla gomma. Venerdì mattina l’ennesima riunione dei Rappresentanti Permanenti in Ue (Coreper II) era stata sospesa abbastanza presto. La presidenza svedese, di fronte all’impasse, aveva preferito proseguire con contatti bilaterali. Con un obiettivo: incassare un ok di massima dei 27 e avviare la procedura scritta per il via libera alle sanzioni senza neanche riconvocare il Coreper. Il G7, nel frattempo, annunciava nuove sanzioni assicurando presto misure anche nel settore dei diamanti.

Passavano le ore e l’impasse non si sbloccava. Con da un lato la Polonia e dall’altro, innanzitutto, Italia e Germania. “Ci sono due Paesi che vogliono continuare a importarla dalla Russia”, era il j’accuse di Varsavia. L’interscambio con Mosca nel settore della gomma sintetica e della plastica per Roma, in effetti, ammonta a 232,38 milioni di euro sull’export, e a oltre 50 nelle importazioni. E il comparto è cruciale anche per la Germania. D’altro canto la Polonia, che dagli anni Quaranta contava sul colosso di Buna-Werke nella produzione della gomma sintetica, con il passare del tempo ha subito la stretta della concorrenza. L’embargo ai prodotti russi, osservano a Bruxelles, le potrebbe dare una mano. E’ è su questo nodo che l’Ue si stava infrangendo, rischiando la figuraccia. Poi, a meno di due ore dalla mezzanotte, l’intesa. “Non c’è stato nessun compromesso aggiuntivo, lo schema è quello di giovedì”, hanno spiegato dalla presidenza svedese. Il pacchetto, tra le misure, include: restrizioni all’esportazione più severe per quanto riguarda il doppio uso e la tecnologia; misure restrittive mirate contro individui ed entità che sostengono la guerra, diffondono propaganda o consegnano droni utilizzati dalla Russia nella guerra; misure contro la disinformazione russa. Su tutto il resto, dalle sanzioni alla Bielorussia ai diamanti, c’è un impegno scritto dei 27 a lavorare su nuove sanzioni. Sulla gomma sintetica, tuttavia, verrà chiesta una valutazione d’impatto ad hoc alla Commissione. Il nuovo scontro potrebbe essere dietro l’angolo.

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Veto russo a bozza Usa contro armi nucleari nello spazio

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La Russia ha bloccato con il veto la risoluzione elaborata da Usa e Giappone sulla prevenzione delle armi nucleari nello spazio. La bozza intendeva “rafforzare e sostenere il regime globale di non proliferazione, anche nello spazio extra-atmosferico, e riaffermare l’obiettivo condiviso del suo mantenimento per scopi pacifici”. Il testo ha ottenuto 13 voti a favore, il veto della Russia e l’astensione della Cina.

Oltre a ribadire gli obblighi ai 115 Stati parte del Trattato sullo spazio extra-atmosferico – compresi tutti i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza – “di non posizionare in orbita attorno alla Terra alcun oggetto che trasporti armi nucleari o altre armi di distruzione di massa”. Mosca e Pechino volevano un emendamento che riecheggiava una proposta del 2008 delle due potenze, e aggiungeva un paragrafo che vietava “qualsiasi arma nello spazio”, ma e’ stato bocciato avendo ottenuto solo 7 voti a favore.

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Indagini sulla moglie, Sanchez valuta le dimissioni

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E’ un leader abituato alla resilienza, rimasto al timone nelle condizioni più avverse. Ma per Pedro Sanchez ha avuto l’effetto di una bomba di profondità la notizia, anticipata da El Confidencial, di un’indagine aperta dal Tribunale di Madrid nei confronti di sua moglie, Begona Gomez, sulla base di un esposto presentato dal sindacato di estrema destra Manos Limpias, che ipotizza presunti reati di abuso di informazione privilegiata e corruzione. Tanto che il premier, pur confidando nella giustizia, sta valutando l’ipotesi di dimettersi: una decisione sarà presa lunedì.

L’attività professionale della primera dama all’African Center dell’Istituto di Impresa privato IE University e all’Università Complutense, e sui presunti rapporti con alcune imprese destinatarie di appalti e fondi pubblici, da settimane era al centro di una campagna mediatica, cavalcata dal Partito Popolare e dall’ultradestra Vox, che hanno minacciato di citare Begogna Gomez anche nella commissione parlamentare d’inchiesta sulle presunte tangenti sulle forniture di materiale sanitario durante la pandemia, che scuote l’esecutivo socialista.

“In un giorno come oggi, e dopo le notizie che ho conosciuto, nonostante tutto, continuo a credere nella giustizia del mio paese”, aveva affermato, scuro in volto e in tono grave Pedro Sanchez stamattina durante il question time alla Camera, senza fare riferimento diretto all’inchiesta. Poi, in serata, ha rotto il silenzio, in una lettera di 4 pagine alla cittadinanza su X, in cui ha annunciato di aver “cancellato l’agenda” per un “periodo di riflessione” in cui rifletterà “se valga la pena” restare alla guida del governo, davanti “alla campagna di intimidazione e demolizione” mossa dal Partito Popolare e dall’ultradestra Vox nei confronti della moglie, che sta soffrendo assieme alla sua famiglia. Si tratta, scrive il premier, che cita di nuovo “la macchina del fango”, “di attacchi senza precedenti” per “tentare di abbattermi politicamente e personalmente attaccando mia moglie”.

“Arrivati a questo punto, la domanda che mi pongo legittimamente è: vale la pena tutto questo?”, si chiede il capo dell’esecutivo. L’esposto di Manos Limpias – che si autodefinisce un sindacato, fondato nel 1995 da Miguel Bernard, ex responsabile del gruppo di estrema destra Forza Nuova – è l’ultimo di una lunga serie di denunce presentate contro il governo e la sinistra e spesso finite nel nulla. L’ultima si basa su una serie di articoli pubblicati da quella che Sanchez chiama “una costellazione di testate dell’ultradestra” ed è relativo a presunte riunioni avute nel 2020 da Begona Gomez con i responsabili di Globalia, proprietaria della compagnia aerea Air Europa.

Poi destinataria di un finanziamento 475 milioni da parte dell’esecutivo spagnolo mediante il fondo creato durante la pandemia per il salvataggio di imprese strategiche. Gli inquirenti stanno anche esaminando due lettere di raccomandazioni che Gomez avrebbe fornito per una joint venture per un appalto pubblico, secondo El Confidencial. Il principale azionista della joint venture era il consulente Carlos Barrabes, che ha legami con il dipartimento gestito da Gomez all’Università Complutense di Madrid ed ha vinto il contatto, battendo altri 20 rivali, per 10,2 milioni di euro. L’indagine preliminare, aperta il 16 aprile dal tribunale madrileno, è stata secretata dal giudice che ha citato a dichiarare vari testimoni, fra i quali due giornalisti. Non è stata citata per ora la moglie del premier, ma lo sarà.

“Abbiamo smentito queste falsità mentre Begogna ha intrapreso azioni legali”, spiega il premier nella missiva. “Begogna collaborerà con la giustizia e difenderà la sua onorabilità”, assicura. Ma “sono state superate tutte le linee rosse” ed è necessaria “una riflessione”. Il partito popolare per bocca della vicesegretaria nazionale Ester Munuz, ha chiesto a Sanchez di dare spiegazioni. E la segretaria del partito ha accusato il premier di “vittimismo e di sparire per 5 giorni invece di dare conto”. In difesa del premier e della moglie è invece intervenuta la sua vice, Maria Jesus Montero: “Non permetteremo che queste pratiche trumpiane per coprire la corruzione nel Pp minino la democrazia spagnola”. I quotidiani della costellazione dell’estrema destra da settimane danno Pedro Sanchez in partenza per Bruxelles in vista di un ruolo di primo piano nelle nuove istituzioni comunitarie dopo il voto di giugno.

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Blinken: Usa-Cina gestiscano relazioni responsabilmente

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Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha invitato gli Stati Uniti e la Cina a gestire le loro differenze “responsabilmente”, iniziando oggi la sua visita nel Paese asiatico. “Abbiamo l’obbligo nei confronti del nostro popolo, e anzi nei confronti del mondo, di gestire le relazioni tra i nostri due paesi in modo responsabile”, ha detto Blinken a Shanghai incontrando il leader del Partito comunista locale.

Il segretario di Stato americano ha affermato che il presidente Joe Biden è impegnato nel dialogo “diretto e duraturo” tra le due maggiori economie del mondo, dopo anni di crescente tensione. “Penso che sia importante sottolineare il valore e anzi la necessità dell’impegno diretto, del parlarsi l’un l’altro; mettere in evidenza le nostre differenze, che sono reali, cercando di superarle”, ha detto Blinken. Il segretario del Partito comunista cinese per Shanghai, Chen Jining, ha dato il benvenuto a Blinken e ha parlato dell’importanza delle imprese americane per la città. “Sia che scegliamo la cooperazione o il confronto, influisce sul benessere di entrambi i popoli, di entrambi i paesi e sul futuro dell’umanità”, ha detto Chen.

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