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Roger Waters infiamma i 45 mila del Circo Massimo cantando i successi dei Pink Floyd e insultando Trump

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Due ore e mezza di musica ma anche tanta politica. Roger Waters, nella tappa romana del tour “Us And Them”, nell’ambito della decima edizione del festival “Rock In Roma”, ha infiammato gli animi delle 45 mila persone accorse al Circo Massimo. “Restiamo umani”, l’appello lanciato dall’ex Pink Floyd subito dopo aver suonato “Pigs”, quando sull’impressionante schermo ad alta definizione lungo più di sessanta metri piazzato alle spalle del palco, scorrevano senza sosta le immagini del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. “Questa mattina, come è successo per ogni data del tour, abbiamo messo un post su Facebook per annunciare il concerto”, ha detto Waters dal palco. “Il primo commento è stato quello di un tizio che diceva: per favore, vieni e suona le tue canzoni. Ma non lanciare messaggi politici”. “Ecco, a questo tizio vorrei dire: fuck you!”, ha concluso letteralmente. Poi il ringraziamento “a quelle persone che hanno permesso a quattro imbarcazioni cariche di migranti e dirette in Italia, di approdare, nonostante la chiusura dei porti”. La politica, però, non è rimasta confinata nei soli messaggi tra una canzone e l’altra. Tutto lo show è una lunga cronaca del dramma umanitario e della disperazione. Seguita sempre però dall’appello al recupero del senso di umanità.

Circo Massimo. In 45 mila al concerto romano di Roger Waters

“Non per noi – spiega Waters – ma per i nostri figli e per i nostri nipoti. Dobbiamo permettere anche a loro di godere delle colline toscane come del deserto dell’Afghanistan. E c’è qualcuno che vuole distruggere tutto questo”. Il concerto si apre con l’immagine di una donna seduta, che guarda verso l’orizzonte. Dopo diversi minuti il cielo vira al rosso, annunciando qualcosa di apocalittico. È a questo punto che irrompe la chitarra di “Speak to me/Breathe” e il boato del pubblico romano non si fa attendere. Con ‘One of thid days’ e ‘Time’ la tensione sale e il basso ipnotico di Waters fa ballare il Circo Massimo. La scaletta alterna grandi classici dei Floyd a pezzi del suo ultimo lavoro, “Is this the life we really want?’. Da ‘The great Gig in the Sky’ e ‘Welcome to The Machine’ si passa a ‘Déjà Vu’, ‘Last Refugee’ e la potente ‘Picture That’. Poi le luci calano, e arriva uno di quei momenti che prima dell’era degli smartphone venivano scanditi dalla luce degli accendini: Waters imbraccia l’acustica e parte l’inconfondibile intro di ‘Whish You Where Here’. Il Circo Massimo canta come una sola voce. Ed è il traino per ‘Another Brick in the Wall Part 2’, certamente uno dei pezzi più attesi. Dopo un break di un quarto d’ora, il multiforme palco cambia. Con un fragore degno di un terremoto sembra crollare, implodere, chiudersi su se stesso. Sull’enorme schermo spuntano quattro ciminiere, che svettano verso il cielo. Di colpo le vestigia romane del Palatino si trasformano nella power station di Battersea, mentre il maiale Algie prende il volo, fermandosi lì dove richiede la copertina di Animals. Parte ‘Dogs’ e ‘Pigs’ segue a ruota: è il cuore politico del concerto. L’invettiva contro Trump, certo. Ma anche contro ‘tutti i fascismi’: vengono citati anche Le Pen, Farage e Putin. E qualcuno grida ‘Salvini’. Si spengono le luci e dei laser disegnano un enorme prisma di fronte al palco. Dal fondo del Circo Massimo un raggio di luce lo attraversa, trasformandosi in un arcobaleno che abbraccia il palco. E’ l’ennesima trasformazione: ora il centro di Roma è una copertina dello studio Hipgnosis di Storm Thorgerson. Parte ‘Brain Damage’, seguita da ‘Eclipse’. La virata intimista di ‘Mother’ vede spegnersi gli effetti del video-wall lasciando il palco al solo Waters con la chitarra acustica. ‘Restiamo umani’, chiede ancora. E questa volta lo fa in italiano. Prima di lanciarsi nella chiusura del concerto: quella ‘Comfortably Numb’ che tutti attendevano fin dall’inizio.

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Cremonini, 4 nuovi grandi live 2026 da Circo Massimo a Imola

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Dal Circo Massimo all’Autodromo di Imola. A pochi giorni dalla partenza di un tour di tredici stadi sold out da mesi, Cesare Cremonini annuncia quattro nuovi grandi eventi live per l’estate 2026: si esibirà per la prima volta al Circo Massimo di Roma il 6 giugno, suonerà all’Ippodromo Snai La Maura di Milano il 10 giugno, per tornare all’Autodromo di Imola Enzo e Dino Ferrari il 13 giugno, e infine alla Visarno Arena di Firenze il 17 giugno.

Intanto cresce l’attesa per i due grandi concerti che si terranno a San Siro domenica e lunedì con i quali si darà il via al tour negli stadi. Un progetto live, tra i più attesi di quest’estate, che tiene unito un racconto personale e musicale iniziato con il viaggio nel freddo inverno dell’Alaska e proseguito con la pubblicazione di un album di inediti, “Alaska Baby”. Cremonini, capace di costruire spettacoli sempre diversi e innovativi, si conferma tra i più grandi performer italiani con venticinque anni di carriera.

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Addio a Brian Wilson, il frontman dei Beach Boys

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Addio a Brian Wilson: il co-fondatore e forza creativa del leggendario complesso dei Beach Boys, e’ morto a 82 anni. Lo ha annunciato la famiglia senza fornire immediate ulteriori informazioni. Alle spalle lascia un catalogo di successi planetari come California Girl, Good Vibrations, I Get Around, Barbara Ann e Don’t Worry Baby, brani che hanno reso il gruppo californiano uno dei piu’ popolari del rock a stelle e strisce degli anni Sessanta. Wilson soffriva di demenza e l’anno scorso, dopo la morte in gennaio della moglie Melinda che per anni si era presa cura di lui, era stato messo sotto tutela legale. L’istituto della ‘custodianship’ era lo stesso applicato per 13 anni a Britney Spears, ma, a differenza della popstar sottoposta dall’eta’ di 27 anni al giogo paterno dopo un paio di pubblicizzati episodi di crolli mentali, quello del cantante era piu’ in linea alle ragioni per cui e’ stato istituito.

Negli atti legali che accompagnavano la richiesta della famiglia, si spiegava che Wilson era ormai incapace di dare il consenso informato all’assunzione dei farmaci per tenere a bada i disturbi neurocognitivi di cui soffriva. Ispirato dalle melodie di Chuck Berry e il Wall of Sound di Phil Spector, dal 1962 al 1966 Wilson porto’ i Beach Boys a collezionare 10 successi nella top 10 e altri sette nella top 40 per la Capitol Records, la maggior parte dei quali scritti o co-scritti e prodotti da lui. La popolarità del gruppo, in quel periodo, fu superata solo da quella dei Beatles che incidevano per la stessa etichetta e che Wilson considerava i suoi rivali. Fondati da Wilson con i fratelli Carl e Dennis a cui si era poi unito il cugino Mike Love e l’amico del liceo Al Jardine, i Beach Boys hanno venduto nel 2021 il catalogo musicale a Iconic Artist Group, mentre Brian aveva ceduto pochi mesi dopo i diritti sui testi a Universal Music. Con oltre cento milioni di dischi targati Beach Boys, Wilson e’ considerato uno dei geni musicali degli anni ’60, l’artista che veicolo’ una nozione idealizzata della California attraverso armonie che facevano concorrenza ai quattro di Liverpool.

La vita personale del musicista fu pero’ agli antipodi del mondo solare del Golden State che emergeva dalle sue canzoni. La demenza e’ stato l’ultimo problema di cui aveva sofferto il ‘ragazzo della spiaggia’: un’infanzia difficile, segnata dal rapporto col padre Murry, un compositore dilettante che lo incoraggio’ a cantare nonostante fosse sostanzialmente sordo dall’orecchio destro. Murry dominava i figli con atti di estrema violenza emotiva e talvolta fisica, e questo ebbe contraccolpi su Brian che nel 1964, dopo un crollo mentale su un volo da Houston con la band, abbandono’ le tournee per concentrarsi sulle registrazioni in studio. A un nuovo periodo di estrema creativita’ seguirono nuovi problemi: prima una depressione, poi una forma di schizofrenia che si manifestava con allucinazioni auditive, sperimentazioni con Lsd e altre droghe, disordini alimentari e abuso di alcol. La moglie Melinda fu l’ancora di salvezza: il loro incontro da un concessionario di auto dove lei vendeva Cadillac fu immortalato nel film del 2014 Love & Mercy. Dopo le nozze nel 1995 e l’adozione di cinque dei sette figli, Brian le aveva attribuito il merito di aver stabilizzato la sua vita e la sua carriera.

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I Pinguini Tattici Nucleari emozionano San Siro sold out

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L’effetto “wow” l’hanno voluto all’inizio del loro concerto milanese I Pinguini Tattici Nucleari: un’esplosione di coriandoli a forma di pixel sparati da 18 cannoni da stadio in simultanea. Così partono davanti a un pubblico giovane e caldissimo “Giovani Wannabe”, “Ringo Starr”, “Romantico ma muori”. I Pinguini Tattici Nucleari le ‘hit’ le hanno messe scientemente all’inizio del loro “Hello World” show che ha fatto sold out a San Siro (domani replica) per cominciare subito con il massimo impatto emotivo ed energetico. Non, invece, come si fa di solito, alla fine. “Hello World” tour intende esplorare il rapporto tra umanità e intelligenza artificiale, tra conoscenza ed elaborazione, tra sentimenti veri e simulati. Vuole essere non solo un concerto ma una esperienza teatrale la cui regia è affidata a Filippo Ferraresi e la direzione musicale di Marco Paganelli. Continui colpi di scena (anche un breve ‘volo’ del cantante Riccardo Zanotti sospeso sul palco a qualche metro da terra) che dialogano con la musica e anche la scenografia è pensata come parte integrante della narrazione. Il dialogo uomo-Intelligenza artificiale è rappresentato visivamente dal Mandala, grande pod circolare sospeso, decorato con motivi pixel e che si illumina a ritmo di musica.

Quando comincia “Verdura” tutto diventa “verduresco”, per dirlo con i Pinguini tattici nucleari con l’applicazione della intelligenza artificiale in tempo reale. Un avatar di Zanotti a un certo punto diventa protagonista del viaggio. Poi “La banalità del mare”, “Giulia”, “Pastello bianco” Un’intelligenza artificiale che sogna di essere umana, una coscienza, dei veri sentimenti. Perché per la band bergamasca l’IA sarà in futuro destinato alle voci e i suoni perfetti mentre l’uomo “tornerà verso l’errore, a sporcarsi le mani: un punk 2.0. Nel tour c’è momento, fortemente voluto e meditato per una riflessione su Giulia Tramontano, uccisa mentre era incinta dal compagno Alessandro Impagnatiello, condannato all’ergastolo. E’ Chiara, la sorella di Giulia, con cui i Pinguini hanno stretto da tempo amicizia, a ricordarla negli spettacoli con un video e parole toccanti (“in un concerto devi scegliere a un certo punto se devi fare ballare, ridere o piangere”, hanno spiegato in conferenza stampa) Il loro è stato uno show tra musica, tecnologia e immaginazione ma I Pinguini tattici nucleari avvertono: “Siamo sei ragazzi di provincia che suonano le loro canzoni; c’è un modo per certi momenti che vanno oltre la musica e ci piace che si aggiungano alla musica che, però. rimane la parte preponderante”. Vi sentite un po’ Coldplay a cui talvolta siete associati? “Vorremmo farla finita con i paragoni con altri: i nuovi Stato sociale eccetera. Noi siamo noi”. Sono stati 120mila i biglietti venduti a Milano, 420 mila nell’intero tour.

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