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Corona Virus

Prime regioni bianche e Figliuolo apre a dosi in discoteca

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Continua a scendere l’incidenza dei casi Covid in Italia e da lunedi’, per la prima volta da quando a novembre e’ entrato in vigore il sistema dei colori, saranno tre le regioni in zona bianca: per gli oltre 3 milioni di abitanti di Friuli Venezia Giulia, Molise e Sardegna cadranno tutte le restrizioni ad eccezione del distanziamento e dell’utilizzo della mascherina e fermo restando l’adozione dei protocolli di sicurezza previsti per i differenti settori. Una situazione che a meta’ giugno potrebbe essere quella in cui si trovera’ piu’ della meta’ del Paese. E con i dati in costante miglioramento il commissario per l’emergenza Francesco Figliuolo apre alle discoteche, chiedendo di valutare i protocolli per l’eventuale ripartenza e la possibilita’ di somministrare il vaccino ai piu’ giovani all’interno dei locali. I dati che la cabina di regia del ministero della Salute analizzera’ nelle prossime ore confermano dunque il trend che si registra da diverse settimane, grazie soprattutto all’avanzamento della campagna di vaccinazione che ha consentito di ridurre i ricoveri nei reparti ordinari e nelle terapie intensive, ormai ampiamente al di sotto del 20% del totale dei posti disponibili e ben lontani dalla soglia critica rispettivamente del 40 e del 30%. Si consolida anche il calo dell’incidenza che per la prima volta da mesi e’ sotto i 50 casi ogni 100mila abitanti a livello nazionale (dovrebbe attestarsi a 46) e in 12 regioni e nella provincia di Trento. Lo e’ ampiamente nelle tre che lunedi’ saranno in bianco (18 in Friuli, 12 in Molise e 13 in Sardegna) e dunque, come previsto dal decreto, riprenderanno tutte le attivita’, non ci sara’ piu’ il coprifuoco e anticiperanno le riaperture tutti quei settori la cui ripartenza era prevista tra il 15 giugno e il 1 luglio: matrimoni, fiere, parchi tematici, convegni e congressi, piscine al chiuso, centri termali, sale giochi, bingo e casino, centri ricreativi e sociali, corsi di formazione pubblici e privati, competizioni sportive al chiuso. Ma ci sono almeno altre 10 Regioni che, stando alle previsioni, hanno dati da zona bianca e che dovranno essere mantenuti per 3 settimane consecutive per consentire il passaggio: ce li hanno sicuramente Abruzzo, Liguria, Umbria e Veneto, che sono alla seconda settimana e dal 7 giugno passeranno in bianco, e li hanno la Lombardia, l’Emilia Romagna, il Lazio, il Piemonte, la Puglia e la provincia di Trento che pero’ passeranno nella zona senza restrizioni dal 14 di giugno. Non ha ancora dati da bianca ma ha un’incidenza comunque bassa la Sicilia (53 casi ogni 100mila abitanti) anche se al momento e’ l’unica regione dove ci sono zone rosse: si tratta di 4 comuni in provincia di Palermo – Geraci Siculo, Lercara Friddi, San Cipirello e Vicari – che saranno in lockdown fino al 3 giugno. E con meta’ paese da meta’ giugno ‘libero’ dalle restrizioni si comincia a guardare all’unico settore che non ha ancora una data di riapertura, quello delle discoteche che nelle tre regioni in bianco riapriranno ma non per il ballo. Non e’ un caso che il Commissario per l’emergenza Francesco Figliuolo ha inviato al Comitato tecnico scientifico e alla Conferenza delle Regioni il protocollo messo a punto dal Sindacato dei gestori dei locali (Silb) chiedendo di valutare la possibile riapertura in sicurezza proprio sulla base delle indicazioni contenute nel documento tecnico e, soprattutto, di considerare l’ipotesi di vaccinare i piu’ giovani proprio all’interno dei locali, una proposta avanzata dal sindacato che aveva dato la disponibilita’ ad organizzare degli open day. Si decidera’ nelle prossime settimane, anche alla luce dell’esito dei due test event che si terranno probabilmente il 12 giugno al ‘Praja’ di Gallipoli e il ‘Fabrique’ di Milano con una serie di regole che, in attesa del green pass, saranno valide per tutti i locali: tampone nelle 36 ore precedenti l’ingresso in discoteca, biglietti limitati, acquistabili solo online e sbloccati solo dopo l’esito del test, nuovo tampone sei giorni dopo l’evento.

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Covid: continua l’ondata estiva, + 53% casi in 7 giorni

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L’ondata estiva di Covid-19 non accenna a rallentare. Secondo l’ultimo monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità e del ministero della Salute, la scorsa settimana i contagi sono aumentati del 53,3% rispetto a sette giorni prima, passando da circa 9mila a 13.672. Questo numero, tuttavia, potrebbe sottostimare l’intensità della circolazione del virus, la cui entità è difficilmente misurabile in assenza di un sistema capillare di sorveglianza sul territorio. Secondo la rilevazione, al 24 luglio risultano in leggero aumento i ricoveri in area medica, al 2,4% (1.517 ricoverati) e stabili quelli nelle terapie intensive, allo 0,4% (38 ricoverati). È stabile, ma sopra la soglia epidemica di 1, l’indice di trasmissibilità Rt: al 15 luglio è pari a 1,24, rispetto al valore di 1,20 della settimana precedente.

“L’aumento dei casi di Covid-19 all’inizio dell’estate è qualcosa che abbiamo visto anche nelle stagioni passate. È un segno che che il virus non si è ancora stagionalizzato del tutto”, dice Gianni Rezza, professore straordinario di Igiene all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e già a capo della Prevenzione del ministero della Salute.

“Negli anni scorsi, dopo una piccola ondata estiva, il numero di casi è andato diminuendo per risalire poi in maniera più importante in autunno. Il trend potrebbe ripetersi anche quest’anno, ma a oggi non abbiamo certezza”, aggiunge. Come avviene ormai da tempo, i dati rilevano più contagi negli anziani: i ricoveri sono pari a 47 per milione di abitanti nell’età compresa fra 80 e 89 anni e a 86 su un milione per gli ultranovantenni; nelle terapie intensive sono pari a 1 su un milione per entrambe le fasce d’età e la mortalità risulta di 4 su un milione per l’età compresa fra 80 e 89 anni e di 12 su un milione oltre i 90 anni. “Questo dato potrebbe essere un bias, una distorsione”, avverte Rezza.

“È probabile che nei giovani la gran parte dei casi di malattia passi inosservata, mentre si tende ad avere più attenzione negli anziani. Questa popolazione è inoltre quella che più frequentemente viene ricoverata e su cui poi vengono eseguiti i tamponi”, ricorda. Quanto ai tamponi, il numero di quelli effettuati direttamente in farmacia è ormai esiguo, specie da quando non esiste l’obbligo di certificazione per il rientro al lavoro, mentre non ci sono dati sui test fai-da-te acquistati e fatti autonomamente dai cittadini, ricorda Federfarma.

Anche un piccolo sondaggio effettuato su alcune grandi farmacie romane non rileva particolari aumenti delle richieste da parte dei cittadini. Tuttavia, i kit Covid sono ormai facilmente accessibili attraverso innumerevoli canali di vendita. È quindi difficile avere informazioni esaustive su come si stia muovendo il virus. Quel che sembra assodato è che si siano ormai affermate le varianti appartenenti alla famiglia Kp: secondo il monitoraggio Iss-ministero, le varianti Kp2, Kp3, Kp3.1.1 sono in aumento rispetto alla settimana precedente e, insieme, sono responsabili di circa il 70% dei contagi. Discendono tutte dalla variante JN.1 contro cui è diretto il vaccino aggiornato. Non ci sono quindi timori sulla sua efficacia per la prossima stagione.

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Covid, crescono positivi in Italia ma non gli ospedalizzati

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Nella settimana che va dall’11 al 17 luglio sono 8.942 i nuovi casi positivi al Covid in Italia con una variazione di +62,5% rispetto alla settimana precedente. Questo quanto emerge dal Monitoraggio settimanale dell’Iss e del Ministero della Salute. Stabili le occupazioni nei reparti ordinari degli ospedali – 1,9% (1.183 ricoverati) rispetto all’1,6% (1.006 ricoverati) della settimana scorsa -, e nelle terapie intensive: 0,5% (43 ricoverati) in linea rispetto allo 0,5% (43 ricoverati) della scorsa settimana. I morti sono 40: con una variazione di +21,2% rispetto alla settimana precedente, quando le vittime sono state 33. Effettuati 79.967 con una variazione di +4,5% rispetto alla settimana precedente (76.532). Il tasso di positivita’ si attesta all’11,2% con una variazione di +4,0% rispetto alla settimana precedente (7,2%).

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Strage Bologna: confermato l’ergastolo anche per Bellini

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Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, gli ex Nar condannati all’ergastolo in via definitiva tra la fine degli anni ’90 e il 2007. Poi Gilberto Cavallini, il ‘quarto uomo del gruppo’ per il quale manca solo la Cassazione. Ora Paolo Bellini, l’ex Primula nera di Avanguardia Nazionale, il ladro di opere d’arte e killer di ‘Ndrangheta legato ad Antonino Gioè e indagato per le stragi del ’93 e l’attentato di Capaci. Con la conferma dell’ergastolo stabilito dalla Corte d’Assise d’Appello di Bologna all’ex terrorista reggiano, i nuovi processi sulla strage del 2 agosto 1980 hanno ridisegnato il contesto e fatto nuova luce sui responsabili di quell’attentato.

Che non furono solo i Nar, ma tutti i movimenti della destra estremista dell’epoca, cementati da fiumi di denaro sottratti dalla P2 di Licio Gelli al banco Ambosiano di Calvi, con la copertura dei servizi deviati. L’impostazione di cui fin dall’inizio è stata certa la Procura generale, che nel 2017 avocò le indagini sui cosiddetti ‘mandanti’. I mandanti, finanziatori e organizzatori, oltre al ‘Venerabile’, anche il potente capo dell’Ufficio Affari Riservati del Viminale, Federico Umberto D’Amato, l’imprenditore Umberto Ortolani e il giornalista Mario Tedeschi, tutti morti e non più imputabili, ma ritenuti anche loro responsabili di quella strage, che fece 85 morti e oltre 200 feriti, l’apice della cosiddetta strategia della tensione.

Per la Corte, quindi, Bellini – che si definì lui stesso un “assassino” ma per quanto riguarda le accuse sulla strage arrivò a paragonarsi a “Sacco e Vanzetti” – contribuì anche lui a compiere la strage, e a nulla è servito infine il suo ultimo tentativo di difendersi, ancora una volta rilasciando dichiarazioni spontanee, per quasi tre ore, prima che la Corte si ritirasse in camera di consiglio. Ora sarà interessante leggere le motivazioni, per sapere quanto la visione dei giudici d’Appello sia vicina a quella dei giudici di primo grado, che spiegarono la scelta dell’ergastolo di Bellini partendo dalla “prova granitica” della presenza in stazione dell’ex Avanguardia nazionale, grazie al video amatoriale (il filmato Poltzer) che ritrae un uomo con le sue fattezze e che per l’ex moglie di Bellini, che cambiando la sua versione ha demolito l’alibi dell’allora consorte, è senz’altro “Paolo”.

Maurizia Bonini, cambiando la sua versione dopo quarant’anni e affermando che la mattina del 2 agosto Bellini arrivò a Rimini non alle 9, ma molto più tardi, verso l’ora di pranzo, è stata l’ “arma” più convincente contro l’ex consorte. Oltre alla conferma della condanna all’ergastolo per Paolo Bellini, la Corte di Assise di Appello di Bologna ha ribadito la colpevolezza anche degli altri due imputati. Si tratta dell’ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel, accusato di depistaggio, e condannato nuovamente a sei anni e di Domenicho Catracchia, ex amministratore di condomini in via Gradoli, a Roma, accusato di false informazioni al pm al fine di sviare le indagini, condannato a quattro anni. Per le vittime, “questi sono i fatti, sappiamo chi sono stati i mandanti, sappiamo chi è stato. Cercheremo di non fermarci qui”, ha detto la vicepresidente dell’associazione Anna Pizzirani. Per il presidente Paolo Bolognesi, questi processi hanno chiarito “la chiave di lettura della strategia della tensione, che va dalla loggia P2 ai vertici dei nostri servizi segreti e arriva ai terroristi fascisti”.

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