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Esteri

Maduro fa arrivare militari e armi russe in Venezuela, è “quasi” una dichiarazione di guerra per gli Usa

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L’arrivo fortemente pubblicizzato, domenica a Caracas, di due aerei russi carichi di soldati e materiale bellico ha aperto un nuovo terreno di scontro, in America latina, alle gia’ tese relazioni globali fra Stati Uniti e Russia. Fonti russe hanno sostenuto che l’operazione ha riguardato esistenti accordi di cooperazione tecnico-militare con il Venezuela. Ma il consigliere per la Sicurezza nazionale Usa, John Bolton, ha letto l’iniziativa in altra chiave ed ha dichiarato: “Non tollereremo ingerenze di potenze militari straniere ostili agli obiettivi condivisi dell’emisfero occidentale”. Dal 10 gennaio, giorno in cui il presidente Nicolas Maduro ha cominciato un secondo mandato disconosciuto dall’opposizione venezuelana guidata dal presidente dell’Assemblea nazionale, Juan Guaido autoproclamatosi presidente, dagli Usa e da oltre 50 Paesi latinoamericani ed occidentali, il Venezuela e’ piombato in una emergenza che ha reso difficile la vita quotidiana della popolazione. Le carenze di generi di prima necessita’, alimentari e medicine si sono via via acuite, anche perche’ per costringere Maduro a gettare la spugna, Washington, ed anche Londra, hanno disposto sanzioni a persone e organismi pubblici, e blocchi finanziari di miliardi di dollari di beni venezuelani all’estero. E se cio’ non bastasse, in meno di 20 giorni il Venezuela e’ stato al centro, il 7 marzo e ieri, di due blackout che hanno messo in ginocchio comunicazioni, trasporti, telefonia e unita’ produttive.

Il leader dello chavismo. Nicolas Maduro

Il governo ha accusato “terroristi della ultradestra venezuelana” appoggiati da Usa e Colombia. Ma per Guaidò gli incidenti sono invece il frutto di sperpero di risorse governative e di mancanza di manutenzione per gli impianti. Non e’ la prima volta che aerei e militari russi arrivano a Caracas (lo hanno gia’ fatto per manovre militari congiunte a meta’ dicembre), ma evidentemente ora e’ stato diverso. Lo ha testimoniato un immediato colloquio telefonico fra il Segretario di Stato americano Mike Pompeo ed il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov. “Gli Usa non resteranno a guardare mentre la Russia esaspera le tensioni in Venezuela”, ha dichiarato Pompeo, mentre Lavrov gli ha risposto che “i tentativi di Washington di organizzare un colpo di stato in Venezuela e le minacce contro il suo governo legittimo sono una violazione della Carta dell’Onu”. Ed a rendere oggi l’argomento piu’ incandescente ha contribuito il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Geng Shuang, secondo cui, riferendosi alla ‘Dottrina Monroe’ propugnata dagli Usa, “l’America latina non e’ proprieta’ di nessun Paese e non e’ nemmeno il ‘giardino riservato’ di nessuno Stato”.

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Esteri

Mosca, ‘ci riserviamo diritto di rispondere ad attacchi ucraini’

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“Se il regime di Kiev continua con la sua linea distruttiva, la parte russa si riserva il diritto di rispondere, anche simmetricamente”: lo scrive su Telegram la portavoce del ministero degli Esteri russo , Maria Zakharova, commentando gli attacchi ucraini degli ultimi giorni a un deposito di petrolio (mercoledì scorso) e un sito energetico (ieri) russi. “È ovvio che con simili buffonate Kiev dimostra ancora una volta la sua totale incapacità di negoziare, nonché la sua scarsa volontà di raggiungere la pace – si legge in un comunicato -. Come nel 2022, le provocazioni vengono nuovamente utilizzate per interrompere il processo negoziale”.

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Esteri

Islanda, scandalo sessuale nel governo: ministra si dimette per una relazione avuta 36 anni fa con un minorenne

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Asthildur Loa Thorsdottir lascia il dicastero dell’Infanzia e dell’Istruzione dopo la rivelazione di una vicenda risalente agli anni ’80. La premier: “Un fatto grave”. La donna annuncia: “Resto in Parlamento”.

Una vicenda del passato è tornata con forza a scuotere la politica islandese, portando alle dimissioni della ministra dell’Infanzia e dell’Istruzione, Asthildur Loa Thorsdottir, in carica da appena tre mesi. La rivelazione riguarda una relazione sentimentale avuta 36 anni fa con un ragazzo di appena 15 anni, quando lei ne aveva 22 e lavorava come consulente in una comunità religiosa.

Una relazione segreta e un figlio

La storia è stata confermata dalla stessa Thorsdottir, oggi 58enne, che ha dichiarato ai media locali:
«Sono passati 36 anni, molte cose sono cambiate e sicuramente oggi affronterei la questione in modo diverso».

Secondo la ricostruzione, la ministra conobbe Eirik Asmundsson in un contesto di supporto spirituale. Lui, adolescente con una situazione familiare difficile, si innamorò di quella giovane figura di riferimento. Dopo un anno di relazione, nacque un figlio. Ma la storia fu tenuta segreta. Quando Thorsdottir conobbe il suo attuale marito, impedì all’ex ragazzo di vedere il figlio, nonostante le sue ripetute richieste.

Diritti negati e ricorsi inutili

Asmundsson, pur dichiarando di non essersi mai sentito una vittima, tentò negli anni di ottenere il diritto di visitarivolgendosi al Ministero della Giustizia e ai Servizi Familiari della Chiesa. Gli furono concesse solo due ore al mese per incontrare il bambino, nonostante avesse versato gli alimenti per 18 anni.

Un suo parente, nel tentativo di rendere pubblica la vicenda, aveva contattato l’ufficio del primo ministro. Secondo alcune ricostruzioni, Thorsdottir sarebbe stata informata della segnalazione e si sarebbe recata personalmente a casa del mittente. La premier islandese Kristrun Frostadottir ha negato la fuga di notizie interna, ma ha ammesso che, non appena appresa l’esistenza di un coinvolgimento ministeriale, ha chiesto chiarimenti che hanno portato alla rivelazione e alle dimissioni.

Violazione di legge

In Islanda l’età del consenso è 15 anni, ma la legge vieta esplicitamente relazioni tra maggiorenni e minori se esiste un rapporto di autorità o fiducia, come nel caso in questione. La violazione è punibile fino a tre anni di carcere.

Thorsdottir, in carica dalla fine di dicembre, detiene ora il primato del mandato ministeriale più breve nella storia del Paese. Nonostante le dimissioni, ha annunciato che non lascerà il Parlamento.

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Economia

Cina, sale pressione su CK Hutchison per accordo porti di Panama

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Sale la pressione della Cina su CK Hutchison, la holding del miliardario di Hong Kong Li Ka-shing, in vista dell’accordo definitivo da firmare entro il 2 aprile su Panama Ports Company, che ha in gestione due dei 5 porti del canale dal 1997 tramite concessione governativa, ceduta a inizio marzo con altre attività dei porti al consorzio guidato dal colosso americano BlackRock. Un commento pubblicato sul Ta Kung Pao, quotidiano in lingua cinese controllato dall’Ufficio di collegamento del governo centrale, l’autorità che rappresenta Pechino nell’ex colonia britannica, ha esortato Li Ka-shing/CK Hutchison, pur senza senza nominarli, a ritirarsi dall’accordo e a rottamare l’affare con la minaccia molto seria e non così velata: l’articolo 23 della Legge fondamentale di Hong Kong, ovvero la nuova legge sulla sicurezza nazionale della città promulgata lo scorso anno.

L’accordo sui porti è maturato dopo settimane di pressioni del presidente Usa Donald Trump, che non ha escluso un’azione manu militari per “riprendere” il Canale di Panama dal presunto controllo cinese. Una svolta che ha generato l’irritazione crescente della leadership mandarina. Pertanto, malgrado nessuno meglio di lui incarni la cavalcata di Hong Kong come centro commerciale globale, il miliardario 96enne Li Ka-shing, al tramonto di una carriera imprenditoriale di successo lunga otto decenni fino a diventare uno degli uomini più ricchi d’Asia, sta affrontando una raffica di pesanti e crescenti critiche da parte di Pechino.

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