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L’ex ambasciatore della Corea del Nord a Roma Jo Song-gil è sparito dall’Italia ma è sotto protezione altrove

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L’ex ambasciatore della Corea del Nord a Roma sparito lo scorso anno Jo Song-gil ha lasciato l’Italia ed è sotto protezione: lo riporta oggi l’agenzia di stampa sudcoreana Yonhap, citando lo spionaggio di Seul.

Jo ha abbandonato il suo posto di incaricato d’affari nordcoreano presso l’ambasciata di Pyongyang a Roma lo scorso novembre ed è scomparso con sua moglie in quella che è sembrata essere una ricerca di asilo politico. “Ha lasciato l’Italia ed e’ protetto da qualche parte”, ha dichiarato Lee Eun-jae del partito di opposizione sudcoreano Liberty Korea dopo un incontro a porte chiuse con il direttore del Servizio di intelligence nazionale Suh Hoon.

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Missili su Tel Aviv, Teheran: “Abbattuti due jet israeliani e catturata una pilota”

Due forti esplosioni scuotono Tel Aviv e Ramat Gan.

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Due potenti esplosioni hanno colpito nella giornata di oggi il centro di Tel Aviv e la zona residenziale di Ramat Gan, immediatamente adiacente alla città. Le squadre di soccorso sono intervenute prontamente e riferiscono di danni strutturali in diverse aree, senza specificare al momento l’entità completa dei danni. Non risultano vittime, secondo quanto comunicato dagli operatori di emergenza.

L’Iran rivendica l’abbattimento di due aerei e la cattura di una pilota israeliana

Contemporaneamente, fonti ufficiali iraniane affermano di aver abbattuto due caccia militari israeliani. A seguito dell’operazione, una pilota appartenente alle forze armate israeliane sarebbe stata catturata viva, secondo quanto riferito da Teheran. L’identità della donna non è stata divulgata e da parte israeliana non sono arrivate conferme ufficialisull’abbattimento né sulla cattura.

Seconda ondata di missili iraniani verso Israele

Dopo l’attacco iniziale, l’Iran ha lanciato una seconda ondata di missili verso Israele. L’allerta è nuovamente scattata in molte zone del Paese, con le sirene d’allarme che hanno risuonato a Tel Aviv e in altri centri urbani. Il sistema di difesa Iron Dome è stato attivato per intercettare i missili in arrivo. La situazione resta tesa e in continua evoluzione.

Escalation tra Israele e Iran: allerta massima in Medio Oriente

L’episodio rappresenta l’ultimo drammatico sviluppo della gravissima crisi tra Israele e Iran, dopo l’attacco lanciato da Tel Aviv su infrastrutture nucleari iraniane. Il governo israeliano ha convocato un gabinetto di sicurezza straordinario e ha ordinato il rafforzamento immediato delle difese aeree su tutto il territorio nazionale. Il rischio di un’escalation su vasta scala cresce di ora in ora.

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Trump avvisa Teheran: accordo prima che sia tardi

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“L’Iran faccia un accordo prima che sia troppo tardi”. All’indomani dell’attacco di Israele contro il programma nucleare iraniano, Donald Trump lancia un nuovo monito a Teheran. E, con una girandola di interviste, cerca di riprendere almeno mediaticamente il controllo di una situazione che sembra essergli sfuggita di mano, minando la sua immagine di “peacemaker” e “dealmaker in chief”. Col rischio di un’impennata del prezzo del petrolio, di una catastrofica guerra regionale e di una spaccatura con la base del suo movimento Maga, contraria a ogni coinvolgimento americano nei conflitti globali in nome dell’America First.

Il tycoon, che ha presieduto una riunione del Consiglio di sicurezza nella Situation Room della Casa Bianca, ha spiegato la sua posizione su Truth. “Ho dato all’Iran – scrive – una possibilità dopo l’altra per raggiungere un accordo. Ho detto loro, con le parole più forti, di ‘farlo e basta’, ma per quanto si sforzassero, per quanto ci andassero vicino, non ci sono riusciti. Ho detto loro che sarebbe stato molto peggio di qualsiasi cosa sapessero, prevedessero o si fossero sentiti dire”, prosegue, ricordando che Israele possiede in abbondanza – e avrà ancora – equipaggiamento militare americano, “il migliore e più letale al mondo”.

“Alcuni intransigenti iraniani – ha osservato – hanno parlato con coraggio, ma non sapevano cosa stava per succedere. Ora sono tutti morti, e la situazione non potrà che peggiorare! C’è già stata grande morte e distruzione, ma c’è ancora tempo per porre fine a questo massacro, con i prossimi attacchi già pianificati che saranno ancora più brutali”. Quindi l’avviso finale: “l’Iran deve raggiungere un accordo, prima che non rimanga nulla, e salvare quello che un tempo era conosciuto come l’Impero iraniano”. La repubblica islamica aveva già firmato un accordo sotto la presidenza Obama, ma The Donald lo aveva stracciato ritenendolo insufficiente e sbilanciato a favore di Teheran. In un altro post il tycoon affronta anche la questione della tempistica dell’offensiva iraniana: “Due mesi fa ho dato all’Iran un ultimatum di 60 giorni per fare un accordo. Lo avrebbero dovuto fare. Oggi (venerdì 13, ndr) è il giorno 61. Ho detto loro cosa fare, ma non ci sono riusciti. Ora hanno, forse, una seconda possibilità”, “ora forse negozieranno seriamente”, ha affermato, rivelando che dirigenti di Teheran lo stanno chiamando per discutere la situazione.

Il nuovo round negoziale è ancora in programma domenica in Oman, ma non è chiaro se gli iraniani ci andranno. Tutti messaggi rilanciati nelle successive interviste, in cui il presidente Usa ha parlato di “attacco eccellente” di Israele e seminato il dubbio se l’Iran abbia ancora un programma nucleare dopo i raid, minimizzando poi i timori di un conflitto regionale e profetizzando effetti positivi sui mercati. Trump ha quindi insistito sul fatto che lui e il suo team sapevano tutto del piano di Israele e del premier Benjamin Netanyahu – con cui parlerà anche oggi, dopo lunedì e giovedì scorsi – ma ha mantenuto una posizione ambigua sul ruolo di Washington, nonostante il segretario di Stato Marco Rubio si sia precipitato a precisare che “Israele ha intrapreso un’azione unilaterale contro l’Iran” per “la propria autodifesa” e che gli Usa “non sono coinvolti”.

Il nodo di fondo è se il commander in chief abbia dato privatamente disco verde a Bibi, come sostengono fonti israeliane, parlando addirittura di coordinamento e fornitura di intelligence americana. O se Netanyahu, come sostengono autorevoli esponenti dem, abbia ignorato i ripetuti moniti pubblici del tycoon a non colpire Teheran finché erano in corso i negoziati, minandone il ruolo di “peacemaker” dopo i fallimenti su Gaza e Ucraina. “L’attacco era chiaramente mirato a far naufragare i negoziati dell’ amministrazione Trump con l’Iran ed è un’ulteriore prova di quanto poco rispetto le potenze mondiali, compresi i nostri alleati, abbiano per il presidente Trump”, ha accusato il senatore Chris Murphy. I vertici repubblicani del Congresso invece sono a favore del diritto di Israele a difendersi.

L’intera situazione però sta facendo infuriare il mondo Maga, i cui leader avevano implorato Trump di fermare Israele negli ultimi giorni. Ma il presidente o ci ha provato e ha fallito, evidenziando la sua mancanza di influenza su Netanyahu, oppure ha dato il via libera in privato alla campagna, nonostante gli avvertimenti della sua base. In entrambi i casi, dopo aver promesso una nuova era di pace mondiale, il tycoon si trova ora nella posizione forse più rischiosa della sua presidenza: affrontare la possibilità di lasciare Israele a cavarsela da solo, o di unirsi a lui in uno scontro diretto con l’Iran.

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Israele colpisce l’Iran: scienziati e generali uccisi anche da commando Mossad a terra

Un’azione combinata senza precedenti: oltre 200 caccia in volo e commando a terra colpiscono il cuore strategico dell’Iran.

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È stato uno degli attacchi più letali e precisi mai condotti da Israele contro l’Iran, quello lanciato nella notte con il nome in codice – ancora non ufficializzato – di “Operazione Leone Nascente”. Non solo oltre 200 aerei da combattimento hanno colpito più di 100 obiettivi sensibili in tutto il territorio iraniano, ma in contemporanea commando di élite del Mossad hanno operato azioni chirurgiche di eliminazione fisica contro vertici militari e scienziati nucleari del regime. Secondo diverse fonti mediorientali, molti degli obiettivi uccisi non sono morti sotto le bombe, ma per mano diretta degli agenti segreti israeliani.

I nomi degli scienziati eliminati

I media iraniani parlano ufficialmente di sei scienziati nucleari uccisi: Abdolhamid Minouchehr, Ahmadreza Zolfaghari, Amirhossein Feqhi, Motalleblizadeh, Mohammad Mehdi Tehranchi e Fereydoun Abbasi. Tutti figure chiave del programma di arricchimento dell’uranio e vicinissimi al progetto, secondo Tel Aviv, di sviluppo di un ordigno nucleare operativo entro poche settimane.

Fonti dell’intelligence occidentale parlano però di un numero molto più alto di vittime, comprese almeno una dozzina di altre figure legate all’infrastruttura nucleare e militare dell’Iran, i cui nomi non sono ancora stati resi pubblici da Teheran.

I vertici militari uccisi da Israele

Tra le vittime di spicco figurano anche tre delle massime autorità militari del regime:

  • Mohammad Hossein Bagheri, capo di Stato maggiore delle Forze armate iraniane

  • Hossein Salami, comandante dei Pasdaran (IRGC)

  • Gholam-Ali Rashid, comandante del Comando strategico Khatam al Anbiya

E ancora Ali Shamkhani, alto consigliere politico della Guida Suprema Ali Khamenei, colpito nella sua abitazione in un’azione che, secondo alcune ricostruzioni, sarebbe stata condotta direttamente da un commando terrestre del Mossad.

Coordinamento aereo e terrestre: un’operazione di precisione

Le operazioni terrestri del Mossad si sono svolte in sincronia con gli attacchi aerei, approfittando del caos generato dai bombardamenti per penetrare aree protette e portare a termine esecuzioni mirate, in stile sabotaggio. Secondo fonti diplomatiche arabe, alcune eliminazioni sono avvenute con armi silenziate e detonazioni controllate, con l’obiettivo di massimizzare l’effetto psicologico oltre che militare.

La risposta dell’Iran e le prospettive

Teheran ha promesso una risposta dura, accusando Israele e Stati Uniti di un attacco “coordinato contro la sovranità nazionale” e dichiarando che “il regime sionista pagherà un prezzo altissimo”. Le autorità iraniane parlano di una aggressione mai vista prima, e diverse manifestazioni di protesta e rabbia si stanno già verificando in varie città del Paese.

Nel frattempo, Israele ha rafforzato il proprio sistema di difesa Iron Dome e ha dichiarato lo stato d’allerta su tutto il territorio nazionale, prevedendo ritorsioni missilistiche e cyberattacchi.

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