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Le impronte: attento a dove metti il dito. La prova regina sul luogo del delitto

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Nuovi visori e l’IA ovunque, le novità di Zuckerberg

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Un visore di realta’ mista per il grande pubblico, i primi Ray-Ban con l’intelligenza artificiale e il live streaming e l’IA che pervade sempre più le piattaforme, compresi nuovi chatbot con vip del calibro di Snoop Dogg, Tom Brady e Paris Hilton. Un orgoglioso Mark Zuckerberg sale sul palco della decima edizione di Meta Connect e, con un occhio all’intelligenza artificiale e al metaverso, presenta le ultima novita’ di casa Meta.

“Siamo molto orgogliosi di introdurre Quest 3, il visore piu’ potente che abbiamo mai prodotto. Un game changer”, annuncia l’amministratore delegato di Meta. Il nuovo dispositivo sara’ disponibile dal 10 ottobre, anche se i preordini sono gia’ aperti, a un prezzo di partenza di 549,99 euro. Un prezzo quindi decisamente piu’ accessibile dei visori di Apple, con i quali l’ultimo nato in casa Meta e’ in diretta competizione. Quest 3 e’ infatti – spiega la societa’ – e’ il primo visore di realta’ mista al mondo pensato per il grande pubblico. “Una grande parte dell’innovazione e’ far si’ che le tecnologie siano accessibili a tutti”, spiega Zuckerberg in quello che appare un indiretto riferimento ad Apple. Oltre a Quest 3, l’amministratore delegato lancia i nuovi Ray-Ban smart in collaborazione con EssilorLuxottica, i primi con l’intelligenza artificiale e la possibilita’ di live streaming a mani completamente libere.

“La nuova collezione e’ unica nel suo genere, con funzioni che non sono mai state integrate prima d’ora in un paio di occhiali”, afferma Rocco Basilico, il chief wearables officer di EssilorLuxottiva. L’annuncio dei nuovi occhiali smart di Zuckerberg e’ accompagnato da un video che mostra i nuovi Ray-Ban in azione con il pilota di Formula Charles LeClerc che li indossa per una prova. Sul fronte dell’intelligenza artificiale Zuckerberg svela Meta AI e nuovi chatbot associati ai vip con i quali interagire a seconda delle esigenze perche’ servono “diverse IA per cose diverse”, dice Zuckerberg. C’e’ la stylist Paris Hilton, c’e’ l’ex star del football americano Tom Brady e c’e’ l’impertinente Dungeon Master impersonato da Snoop Dogg. La lista di vip e star e’ lunga e rientra nella strategia di Meta di attirare’ giovani alle piattaforme del gruppo, dove l’intelligenza artificiale e’ sempre piu’ presente e cruciale. I chatbot Gen Ai Personas punta infatti a rendere Meta rilevante soprattutto in un contesto di crescente concorrenza. L’IA enterà anche nella modifica delle immagini di Instagram con due nuove funzioni. Wall Street non sembra però impressionata dai nuovi prodotti Meta e penalizza il titolo, che perde oltre il 3%.

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Chatgpt si umanizza: ora parla con noi e osservare la nostra vita

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Si avvicina sempre di più lo scenario del film Her, in cui il protagonista è intensamente coinvolto nella conversazione quotidiana col suo computer. OpenAI, la società che ha lanciato ChatGpt quasi un anno fa, ha rilasciato un aggiornamento grazie al quale il chatbot potrà rispondere agli utenti con la voce e anche vedere pezzi della nostra vita attraverso le foto, diventando così un’app per tutti i giorni come gli assistenti virtuali Alexa o Siri. La sfida è rendere più allettante il suo software di Intelligenza artificiale vista la concorrenza di Google, Amazon e Meta che sta testando dei chatbot dedicati ai più giovani. “Stiamo iniziando a implementare nuove funzionalità vocali e visive che offrono un nuovo tipo di interfaccia più intuitiva e consentono di avere una conversazione vocale o mostrare a ChatGpt di cosa stai parlando”, spiega OpenAI in un post dal titolo ‘Ora ChatGpt può vedere, ascoltare e parlare’.

Le novità saranno attive nelle prossime due settimane per iOS e Android e per gli utenti a pagamento. La funzionalità vocale del software è alimentata da un nuovo modello di sintesi vocale in grado di generare un audio simile a quello umano a partire dal testo: OpenAI ha usato doppiatopri professionisti e anche il suo sistema di riconosciemnto vocale Whisper. Nell’esempio che ha diffuso la società, a ChatGpt è stato chiesto di creare una favola della buonanotte. La nuova versione del software aggiunge anche funzionalità visive: si potrà caricare o scattare una foto, mentre si è in viaggio o da casa per avere suggerimenti e il software risponderà alle sollecitazioni offrendo anche più contesto, come fa l’app Lens di Google. Per esempio si potrà fare una foto dell’interno del proprio frigo per sapere cosa si può cucinare per cena. Non è invece possibile, per ovvie questioni di privacy, chiedere a ChatGpt di identificare una persona.

“La nostra visione consiste nell’assisterti nella tua vita quotidiana”, dice OpenAI, a distanza di pochi giorni dall’annuncio di Amazon che sta conferendo ad Alexa più interazione nella vita casalinga grazie ad un potenziamento delle funzioni di Intelligenza artificiale. La società si dichiara poi “trasparente riguardo ai limiti del modello” e scoraggia “i casi d’uso a rischio più elevato senza un’adeguata verifica”. L’idea di rendere ChatGpt più allettante nell’uso quotidiano potrebbe aiutare la start up di Sam Altman nella corsa contro altre società di intelligenza artificiale, come Google, Anthropic, InflectionAI, Midjourney e Meta. La società di Mark Zuckerberg starebbe testando dei software di Intelligenza artificiale per attrarre i più giovani. Secondo il Wall Street Jornal, all’evento Connect del 27 settembre, lancerà ‘Gen AI Personas’, un chatbot che interagisce con gli utenti assumendo l’aspetto di decine di personaggi, tra cui Bob the Robot, e anche un linguaggio più vivace. Altra mossa di Meta per allettare un pubblico giovane, è dare alle celebrità del mondo della musica e dello spettacolo la possibilità di creare un chatbot a propria immagine e somiglianza che interagisca in autonomia con il pubblico.

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Ricerca indipendente a picco, mancano fondi e personale

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Cerca risposte a domande che hanno un impatto concreto sulla vita dei malati e su cui il mercato non ha interesse a interrogarsi, per esempio quale medicinale, tra due già disponibili, sia migliore per i pazienti oppure come assumere un farmaco per ridurne gli effetti collaterali. Nonostante ciò, la ricerca clinica indipendente in Italia stenta a decollare.

Anzi, regredisce. Nel decennio 2009-2019 le sperimentazioni cliniche no profit su farmaci in Italia si sono dimezzate, passando da 309 a 156. La pandemia le ha fatte scendere ulteriormente, portandole a 98 nel 2022, il 68,3% in meno rispetto al 2009. Sono numeri resi noti dalla Federazione dei medici internisti ospedalieri (Fadoi), che li ha elaborati un “Manifesto per la Ricerca Clinica” che si propone di rilanciare il settore. Se le sperimentazioni cliniche no profit sono in affanno, lo stesso non vale per le altre aree della ricerca clinica, nonostante l’Italia spenda in Ricerca e Sviluppo meno della media Ue: l’1,5% del Pil rispetto a una media del 2,1%, vale a dire a circa 11 miliardi l’anno. Il 10% di questa somma è la fetta riservata alla salute.

All’investimento in ricerca clinica, contribuisce per il 90% il settore privato, con spese che per le aziende farmaceutiche ammontano a circa 750 milioni di euro l’anno. È anche grazie a questi investimenti che il numero complessivo di sperimentazioni cliniche su farmaci nell’ultimo quinquennio è stato stabile oscillando tra 650 e 700. Oltre alla ricerca sul farmaco, la ricerca clinica in Italia conta anche circa 850 ricerche osservazionali non sui farmaci, quasi 300 studi osservazionali su farmaci, un centinaio di sperimentazioni su dispositivi medici.

Tutto bene, quindi? Non proprio. La ricerca italiana continua a essere ingessata a causa della carenza cronica di risorse, di percorsi formativi poco chiari, infrastrutture spesso obsolete, vincoli burocratici e una legislazione talvolta poco attenta ai bisogni della ricerca. Anche per questo tra le proposte del Manifesto Fadoi c’è l’istituzione di una ‘Agenzia nazionale della ricerca’, direttamente collegata alla Presidenza del Consiglio, che funga da cabina di regia della ricerca nazionale. Decisivo, secondo gli internisti, anche introdurre modifiche in materia di privacy per fare in modo, per esempio, di condurre ricerche osservazionali retrospettive anche senza lo specifico consenso del paziente. “Il nostro Paese ha a disposizione dati sanitari di elevata qualità e di notevole rappresentatività, un potenziale patrimonio sul quale è necessario investire”, dice Dario Manfellotto, presidente della Fondazione Fadoi.

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