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Cronache

La verità sul caso Bergamini, su Antenna Sud Alvise Cagnazzo intervista il testimone Iuliano

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“Voglio essere ascoltato dai Pm sul caso Bergamini. Fui il primo a parlare, da cronista, da conoscitore del caso, di omicidio. Dopo 30 anni iniziano a darmi ragione? Posso essere utile”. A parlare è Alfredo Iuliano, storico giornalista che ha diviso la propria vita professionale fra Salerno e Cosenza. Nella trasmissione “Tra Le Righe” su Antenna Sud, Iuliano racconterà la suaverità sul caso più intricato della storia calcistica cosentina. “È il forte senso di giustizia che mi spinge ad andare avanti ed a chiedere in tv di essere ascoltato dal PM. Sono nonno, ho 70 anni, voglio rendere giustizia alla famiglia del povero calciatore. Se ho paura ad espormi così tanto? Sì, ed è normale”. L’omicidio Bergamini è uno dei casi giornalistico-sportivi più seguiti e discussi degli ultimi trenta anni. Inizialmente considerato come uno dei più classici suicidi a sfondo passionale, come emerse dalle prime ricostruzioni dei fatti, Denis si sarebbe lanciato sotto un tir della tangenziale calabrese in preda alla disperazione. Numerose analisi scientifiche hanno pero’ ribaltato le iniziali teorie alle quali Iuliano non ha mai creduto.

L’ipotesi più accreditata, emersa dopo numerosi test medici, sarebbe addebitabile ad una morte per “strozzamento”, probabilmente con una sciarpa. Il corpo sarebbe successivamente stato lanciato sotto l’oramai famoso Tir, innescando una serie di depistaggi che ancora oggi non rendono giustizia alla vittima ed ai suoi familiari. L’impressione, oramai prossima a sconfinate nella certezza, è che Bergamini fosse vittima di un sistema più grande di lui, sino a diventarne scomodo prigioniero. Così scomodo da dover essere zittito per sempre. Sul caso hanno lavorato alacremente molti media, fra cui “Chi l’ha Visto”, “Quarto Grado” e persino Raisport. Iuliano, storico cronista che seguì da vicino la vicenda, entrando in contatto con i familiari di Bergamini, ha sempre dichiarato di conoscere in profondità il sottobosco dei rapporti interpersonali del calciatore, escludendo il movente passionale. “A mio avviso, non esiste alcuna traccia che possa ricondurre ad una pista passionale, la malavita è molto più evoluta di ciò che si possa pensare. Il delitto d’onore non esiste a certe latitudini”, dirà Iuliano nel corso dell’intervista.

Per saperne di più, per l’intervista integrale ad Alfredo Iuliano, mercoledì 31 ottobre alle ore 21,30 su Antenna Sud di Bari. La trasmissione è “Tra le Righe” di Alvise Cagnazzo. 

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Cronache

Femminicidio di Correggio: confessa l’ex compagno

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Un altro femminicidio scuote l’Italia: a Prato di Correggio, in provincia di Reggio Emilia, Daniela Coman, 47 anni, è stata uccisa dal suo ex compagno Peter Pancaldi, 45 anni. L’uomo ha confessato di averla soffocata nell’abitazione dove si erano incontrati con la scusa di recuperare oggetti personali. Secondo il racconto fornito alla Procura di Reggio Emilia, Pancaldi ha attirato Daniela una seconda volta con il pretesto di restituirle foto del figlio, per poi ucciderla.

Daniela non si è presentata a scuola a prendere il figlio undicenne: a lanciare l’allarme sono stati l’ex marito e la sorella. Pancaldi, che ha problemi di dipendenze e non ha un impiego, ha raccontato di aver agito per vendetta, accusando la vittima di avergli fatto lasciare una precedente compagna che lo aiutava economicamente. L’uomo è ora in carcere, con l’accusa di omicidio premeditato aggravato, poiché commesso su una donna già vittima di atti persecutori.

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Cronache

Omicidio di Fregene, fermata la nuora: è indiziata del delitto ma si proclama innocente

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Nella villetta sul litorale di Fregene dove viveva Stefania Camboni, 58 anni, si consuma un delitto brutale. La donna viene trovata senza vita dal figlio, rientrato dal lavoro alle 7 del mattino. Il corpo è riverso sul letto, colpito da 15 coltellate, per lo più all’addome e una alla gola. La villetta, che la vittima condivideva con il figlio e la nuora Giada Crescenzi, mostra segni di una presunta effrazione: inferriata divelta, porta aperta, portafoglio in strada.

Ma qualcosa nei racconti dei due giovani non torna. Le discrepanze nelle loro versioni, soprattutto riguardo alla presenza di sangue, e alcune ricerche fatte su internet dal cellulare di Giada Crescenzi – come “come togliere il sangue dal materasso” e “come avvelenare una persona” – hanno portato la Procura di Civitavecchia a disporre il fermo per la trentenne, che oggi si dichiara innocente.

“È molto provata ma determinata a confermare la sua estraneità davanti al giudice”, afferma la sua legale, l’avvocata Anna Maria Anselmi. La difesa sostiene che la donna, dopo aver cenato con la suocera e il compagno, era andata a dormire indossando i tappi per le orecchie, come ogni sera. Quanto alle ricerche su internet, l’avvocato spiega che erano legate a mestruazioni e a metodi per eliminare piante infestanti in giardino. Gli inquirenti ipotizzano anche la simulazione di una rapina e stanno vagliando messaggi social in cui Giada cercava una nuova sistemazione abitativa per sé e il compagno, segno possibile di un clima familiare teso.

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Cronache

‘Chi meritava di morire?’.Sondaggio choc sui femminicidi

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Il sondaggio choc in un gruppo whatsapp di una scuola superiore di Bassano del Grappa (Vicenza) propone di “votare” quale vittima di femminicidio “meritasse di più” di morire, tra Giulia Tramontano, Mariella Anastasi e Giulia Cecchettin. A scoprirlo è stata l’emittente Rete Veneta, e la schermata della chat è stata diffusa dall’associazione Women For Freedom provocando un mare di indignazione, dolore e interrogativi sui social e non solo. Qualche studente avrebbe partecipato al sondaggio, qualche altro avrebbe fatto lo screenshot.

Il giovane autore, resosi conto della gravità del gesto, ha diffuso una lettera attraverso l’avvocato Aldo Benato nella quale chiede scusa per quello che ha scritto. “Capisco il dolore, la rabbia e l’indignazione che ho provocato e, purtroppo, non ho giustificazioni né spiegazioni. Mi ci sono voluti pochi secondi per capire la gravità delle mie parole – si legge nella missiva – ma quando i miei genitori hanno appreso il fatto e ho visto l’espressione sconcertata sui loro visi, ho compreso la vera portata di ciò che avevo scritto: ho pensato a come avrebbero potuto sentirsi i genitori di quelle donne, i loro familiari e i loro amici, leggendo un simile messaggio scritto da qualcuno che nemmeno le conosceva e mi si è gelato il sangue nelle vene. Sono mortificato”.

Il ragazzo, spiega il suo avvocato, al momento si trova “al centro di un’ondata di denigrazione e odio online che potrebbe metterlo in serio pericolo”. Sulla vicenda sono intervenuti il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara e la sottosegretaria Paola Frassinetti, per i quali quanto scritto nella chat non solo “è agghiacciante”, ma “lascia molta amarezza e dimostra un alto grado di immaturità e di insensibilità. La scuola – dice il ministro – saprà prendere i provvedimenti opportuni non solo per sanzionare comportamenti così gravi, ma anche per richiamare alla cultura del rispetto”. Il sondaggio, evidenzia anche la ministra della Famiglia, Eugenia Roccella “sorprende e addolora. Perché arrivare a scherzare su tragedie del genere senza percepire istintivamente il senso del limite e la consapevolezza dell’orrore dà l’idea di un’assuefazione radicata che bisogna invece sradicare”.

Parole di sdegno e di preoccupazione sono state espresse dal governatore del Veneto Luca Zaia e dagli esponenti di tutti i partiti politici. “Non serve solo la rabbia – scrive Women for Freedom che ha reso noto la chat – serve anche il coraggio di guardarci dentro. Di chiederci come mai un adolescente oggi si sente legittimato a scherzare su un femminicidio. Cosa non stiamo insegnando, trasmettendo, proteggendo? si chiede Luisa Rizzon, presidente dell’associazione.

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