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Napoli

La Fotografia analogica autoprodotta al tempo dei selfie, storia di un giovane fotografo “inventore”

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Mentre siamo inconsapevoli attori non protagonisti  di una terribile guerra economica   tra i colossi della smart-telefonia digitale, giocata da governi nazionali che impongono dazi esorbitanti per fermare invasioni di prodotti stranieri e risposte politiche-economiche che non si fanno attendere paventando blocchi definitivi di fornitura materiale indispensabile per la produzione dei diabolici super telefonini che vantano oramai sensori fotografici degni delle più sofisticate fotocamere professionali, mentre questo caos produce  per noi utenti sconcerto per il futuro  dei nostri apparecchi e delle nostre comunicazioni social e selfies sfrenati,  c’è lui, Alessandro Genovese, un neo laureato napoletano che in controtendenza alle ipertecnologiche magie offerte dai questi colossi che continuano a meravigliarci e a speculare sul nostro ego, lui si auto costruisce macchine fotografiche in legno e alluminio come facevano, contendendosene la paternità dell’invenzione, nel 1800,  Niepce, Talbot e Daguerre che tanto imparo’ dal primo e ancora Hippolite Bayard,  quattro dei pionieri che diedero vita a quella che poi con il passare degli anni è divenuta un’arte conclamata: la Fotografia.

Alessandro  con un   diploma di Laurea in Fotogiornalismo presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, conseguito quest’anno e una passione per le fotocamere antiche e la fotografia analogica  che lo ha portato a costruirsi le sue macchine fotografiche nel laboratorio-falegnameria di casa. Non solo la semplice scatola con il foro stenopeico, ma complessi meccanismi che prevedono anche tempi e diaframmi, slitte per i soffietti, piani di messa a fuoco e piano pellicole. Insomma apparecchiature fotografiche complesse che producono fotografie nei vari formati che Genovese definisce per ogni apparecchio. Ingegnosissimo il sistema di avanzamento pellicola sull’unico esemplare prodotto di camera 135mm, dove la manopola dell’avanzamento è derivata da tappi di sughero che con un industrioso sistema di tacche bloccava lo scorrimento pellicola esattamente sulla posizione di un nuovo fotogramma vergine.

Il giovane e intraprendente fotografo è andato avanti ed è approdato al medio e grande fomato, con le sue “scatole” che ricordano le macchine fotografiche viste nei film e nei documentari di inzio ‘900 e usando queste sue creazioni, riesce a catalizzare l’attenzione dei soggetti che immortala nelle strade delle città che attraversa e scopre.

La sua è una ricerca non solo sui materiali e sulle tecniche analogiche, ma i soggetti che predilige sono anch’essi particolari, perché scelti tra i gruppi di amici che ancora dialogano e hanno piacere a non alienarsi con cellulari, omologazioni di stili e incomunicabilità, ma pronti a confrontarsi con un apparecchio desueto, ma che forse è ancora l’unico capace di rubarti l’anima, come attestavano le paure nate agli albori della fotografia e ancora vive in alcune popolazioni tribali.

Come gli antichi “cascettari” che operavano sotto i portici del San Carlo o in piazza d Spagna a Roma, Alessandro riprende e consegna le foto in “tempo reale” e per questo gli chiediamo dove e come si approvvigiona de materiali di cui ha bisogno “ per ottenere i negativi utilizzo carta fotografica, di quelle da camera oscura per intenderci. Preferisco quella politenata perché sviluppando tutto al volo ho bisogno di una carta che possa asciugarsi molto rapidamente. In genere le compro dai rivenditori che ancora hanno scorte in magazzino e se ne hanno di scadute sono ancora più felice”. Continuiamo a chiedergli delle sue creazioni e del numero di macchine che fino ad ora ha costruito cosi veniamo a sapere che: “tutte quelle che ho costruito finora sono basate su progetti miei che cerco di perfezionare ogni giorno. La prima, che ho costruito lo scorso ottobre, pesava circa 20kg. Da allora ho costruito circa 15 modelli, smantellando le vecchie per ricavare il materiale con cui costruire le nuove. Il design è molto cambiato nel giro di pochi mesi, quella che uso ora pesa meno della metà della prima. In questo momento sto apportando delle piccole modifiche per renderla ancora più leggera e trasportabile.” Quindi è un work in progress che sicuramente lo porterà a nuove scoperte e creazioni, ma ci interessa sapere se arriverà o vorrà sperimentare e produrre da solo anche le sue pellicole e i materiali che servono alle riprese, domanda alla quale ci risponde dicendoci di aver  valutato più volte l’idea di cimentarsi nella creazione della carta salata, come quella che utilizzava Talbot nelle prime sperimentazioni fotografiche nella prima metà dell’800 ed appena sarà soddisfatto del design della macchina proverà ad approfondire le sue conoscenze al riguardo.

Siamo sicuri che ritorneremo ad intervistarlo alla creazione delle carte che porteranno il suo nome, come l’ultimo apparecchio di sua creazione, la risposta non potrebbe essere piu’ sincera, conoscendo la genialità di questo appassionato e curioso giovane fotografo al quale non possiamo che augurare Buona Luce.

 

Fotogiornalista da 35 anni, collabora con i maggiori quotidiani e periodici italiani. Ha raccontato con le immagini la caduta del muro di Berlino, Albania, Nicaragua, Palestina, Iraq, Libano, Israele, Afghanistan e Kosovo e tutti i maggiori eventi sul suolo nazionale lavorando per agenzie prestigiose come la Reuters e l’ Agence France Presse, Fondatore nel 1991 della agenzia Controluce, oggi è socio fondatore di KONTROLAB Service, una delle piu’ accreditate associazioni fotografi professionisti del panorama editoriale nazionale e internazionale, attiva in tutto il Sud Italia e presente sulla piattaforma GETTY IMAGES. Docente a contratto presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli., ha corsi anche presso la Scuola di Giornalismo dell’ Università Suor Orsola Benincasa e presso l’Istituto ILAS di Napoli. Attualmente oltre alle curatele di mostre fotografiche e l’organizzazione di convegni sulla fotografia è attivo nelle riprese fotografiche inerenti i backstage di importanti mostre d’arte tra le quali gli “Ospiti illustri” di Gallerie d’Italia/Palazzo Zevallos, Leonardo, Picasso, Antonello da Messina, Robert Mapplethorpe “Coreografia per una mostra” al Museo Madre di Napoli, Diario Persiano e Evidence, documentate per l’Istituto Garuzzo per le Arti Visive, rispettivamente alla Castiglia di Saluzzo e Castel Sant’Elmo a Napoli. Cura le rubriche Galleria e Pixel del quotidiano on-line Juorno.it E’ stato tra i vincitori del Nikon Photo Contest International. Ha pubblicato su tutti i maggiori quotidiani e magazines del mondo, ha all’attivo diverse pubblicazioni editoriali collettive e due libri personali, “Chetor Asti? “, dove racconta il desiderio di normalità delle popolazioni afghane in balia delle guerre e “IMMAGINI RITUALI. Penitenza e Passioni: scorci del sud Italia” che esplora le tradizioni della settimana Santa, primo volume di una ricerca sui riti tradizionali dell’Italia meridionale e insulare.

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Economia

Camera di Commercio, tra ricorsi e nuove nomine: il futuro si decide tra il 26 marzo e il 2 aprile

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Due date fondamentali segneranno il futuro prossimo della Camera di Commercio. Il 26 marzo, infatti, il Tar Campania esaminerà il ricorso presentato dall’Unione Industriali contro il rinnovo del consiglio camerale. Il 2 aprile, invece, si terrà la prima riunione del nuovo consiglio nominato con decreto della Regione Campania.

Il ricorso degli industriali

La vicenda affonda le radici nel decreto firmato il 29 gennaio scorso dal presidente della Regione, che ha assegnato ben 19 dei 20 seggi disponibili alla coalizione guidata da Ciro Fiola (Aicast, Assimprese e Casartigiani), relegando ad un solo seggio le associazioni storiche come Unione Industriali, Claii, Confapi, Confesercenti e Acen. Quest’ultime, supportate da Confcommercio e altre associazioni escluse, hanno reagito con un ricorso al Tar lungo 73 pagine, contestando la legittimità di 14 provvedimenti amministrativi. Il 12 marzo il Tar ha però respinto la richiesta di sospensiva degli atti contestati, ritenendo che non vi fossero danni irreparabili derivanti dall’esecuzione immediata degli stessi.

Fiola ha commentato con fiducia la situazione, sottolineando «la forza della legittimità degli atti e la correttezza delle procedure». Duro invece il suo giudizio sui commissari che hanno precedentemente guidato l’ente: «Sono stati il peggio possibile, uno spreco di risorse e immobilismo».

Le nuove nomine

In attesa dell’esito definitivo del Tar, la Regione ha comunque proceduto con la nomina del nuovo consiglio, convocato per il 2 aprile. Tra i riconfermati ci sono lo stesso Fiola (artigianato), Fabrizio Luongo (commercio), Antonino Della Notte (artigianato), Giovanni Guerriero, Margherita Aiello ed Ermelinda Del Giudice (industria), Liliana Langella (commercio), Raffaele Della Pietra (artigianato), Anella Miranda (servizi alle imprese) e Daniele Dragonetti (cooperazione).

Tra le novità Sebastiano Di Maio (industria), Pietra Avolio, Michele Piccolo, Marco Cacciapuoti e Alessia Del Core (commercio), Massimo Vernetti (artigianato), Francesco Macolare, Antonio Coppola e Concetta Riccio (servizi alle imprese). Achille Capone (Claii) è l’unico consigliere d’opposizione.

Completano il consiglio Salvatore Loffreda (Coldiretti), Francesco Boccellari (Abi) e Teresa Rea (Ordine delle professioni infermieristiche). Ancora da assegnare il seggio per i sindacati (Cgil, Cisl e Uil) e quello destinato ai consumatori, assegnato ad Assoutenti dalla Regione dopo una frattura interna alle associazioni.

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Cronache

Kiosk, il progetto di Pirone per salvare le edicole: brandizzazione e nuove strategie di business

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Le edicole, un tempo pilastri della diffusione dell’informazione, stanno attraversando una crisi profonda a causa della digitalizzazione e del cambiamento nelle abitudini dei lettori. Ma esiste un modo per farle sopravvivere e renderle sostenibili? La risposta arriva dal progetto Kiosk, un’idea innovativa già sperimentata a Napoli e che punta a diffondersi in tutta Italia.

Il progetto è nato dalla collaborazione tra Question Mark, guidata da Luca Pirone, e Usb, due aziende attive nella comunicazione con oltre 200 dipendenti. L’idea si è concretizzata nel novembre 2024 con la gestione della prima edicola in via Scarlatti al Vomero, trasformandola in un modello di business innovativo.  quyesto

“Entro il 2030 vogliamo aprire dodici edicole tra Napoli, Roma, Firenze, Bologna e Milano”, spiega Pirone in una intervistsa a Il Mattino, sottolineando che il futuro del settore passa attraverso un connubio tra informazione cartacea e nuove strategie commerciali.

Edicole brandizzate: un nuovo concetto di chiosco

Il cuore del progetto Kiosk è la brandizzazione delle edicole. Non si tratta solo di vendere quotidiani, ma di trasformarle in spazi di comunicazione e vendita diversificata.

“Abbiamo preso in gestione l’edicola di via Scarlatti e l’abbiamo ristrutturata lasciando le scritte dei quotidiani, ma affiancando una parte di vetrine dedicate agli accessori”, racconta Pirone.

Attualmente, il chiosco è sponsorizzato dal brand Fefè, azienda napoletana che distribuisce calzini, pochette e braccialetti in tutto il mondo. A Pasqua lo sponsor cambierà e l’edicola sarà brandizzata da Chocozero, azienda specializzata in cioccolato senza zuccheri aggiunti.

“Ogni sponsor resta tra una settimana e tre mesi. Questo garantisce visibilità ai brand e sostenibilità economica all’edicola”, spiega Pirone.

Nuove categorie di prodotti: un vuoto normativo da colmare

Un altro aspetto cruciale per la sopravvivenza delle edicole è l’ampliamento delle categorie merceologiche.

“Oggi si possono vendere gadget e souvenir, ma un gadget può essere anche un profumo, un giocattolo o la maglietta di un calciatore”, evidenzia Pirone. Il progetto Kiosk punta a rendere più strutturate queste sponsorizzazioni, senza compromettere la vendita dei quotidiani.

L’obiettivo è chiaro: salvaguardare il mondo dell’editoria e creare nuovi posti di lavoro senza rinunciare a un modello di business sostenibile.

Un progetto che punta a crescere in Italia

Dopo il successo iniziale dell’edicola al Vomero, Kiosk sta pianificando nuove aperture.

“Entro tre mesi apriremo un’altra edicola a Napoli in una zona turistica. Abbiamo tre trattative in corso e stiamo valutando opportunità anche a Milano. Per ogni città prevediamo due chioschi: uno in una zona residenziale e uno in un’area turistica”, annuncia Pirone.

L’espansione toccherà Roma, Firenze e Bologna, con un impatto positivo anche sull’occupazione: due assunzioni per ogni edicola.

Una sfida per il futuro dell’informazione

Il progetto Kiosk dimostra che le edicole possono ancora avere un ruolo centrale nelle città, se reinventate con strategie commerciali innovative.

“Non siamo imprenditori tradizionali del settore, ma vogliamo costruire un modello contemporaneo che generi posti di lavoro e renda le edicole sostenibili”, conclude Pirone.

Un’iniziativa che potrebbe rappresentare una svolta per la salvezza del settore e per il futuro della distribuzione dell’informazione in Italia.

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Cronache

Castel dell’Ovo: lavori in corso, riapertura prevista per fine 2025

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Il Castel dell’Ovo, uno dei simboli più iconici di Napoli, è chiuso al pubblico dal gennaio 2023 per importanti lavori di restauro e messa in sicurezza. Situato sull’isolotto di Megaride, la fortezza ha subito negli anni danni significativi a causa delle intemperie e delle mareggiate, rendendo necessaria un’opera di consolidamento strutturale.

I lavori, iniziati nel settembre 2023, sono suddivisi in tre lotti e prevedono un investimento di quasi 6 milioni di euro, finanziati dal Fondo Sviluppo e Coesione (FSC). Secondo il cronoprogramma di Palazzo San Giacomo, la conclusione degli interventi è fissata per dicembre 2025, con le prime riaperture previste entro fine anno.

Le fasi del restauro

I lavori di ristrutturazione del Castel dell’Ovo procedono su più fronti:

  • Messa in sicurezza della struttura (primo lotto), con interventi di stabilizzazione già completati nell’ottobre 2024.
  • Restauro delle facciate (secondo lotto), particolarmente danneggiate dall’esposizione agli agenti atmosferici. Attualmente, sono state completate le opere sulla facciata d’ingresso e su parte della facciata est, mentre proseguono i lavori sulle altre pareti esterne.
  • Consolidamento strutturale e restauro delle coperture (terzo lotto), con il recupero di sale interne e il miglioramento della sicurezza generale della fortezza.

Tra le aree che verranno riqualificate e valorizzate, particolare attenzione è stata data alla Sala delle Colonne, tappa fondamentale del percorso archeologico e tra gli ambienti più suggestivi del castello.

Nuovi fondi per completare il progetto

Nonostante il finanziamento attuale, il Comune di Napoli è impegnato nella ricerca di ulteriori 30 milioni di euro per completare il restauro e avviare nuovi interventi. Tra questi:

  • La realizzazione di una nuova scogliera difensiva per proteggere il castello dalle mareggiate.
  • La valorizzazione della parte sommersa della fortezza.
  • Il restauro delle facciate lato mare, le più esposte all’erosione e agli agenti atmosferici.

Un primo passo in questa direzione è stato compiuto con la richiesta di 2 milioni di euro alla Città Metropolitana di Napoli, destinati alla messa in sicurezza della scogliera difensiva del Ramaglietto.

Un patrimonio da restituire alla città

“I lavori si stanno svolgendo in modo coordinato e nel rispetto dei tempi previsti. Al termine di questi interventi potremo restituire al pubblico un patrimonio storico di inestimabile valore, da fruire in totale sicurezza”, ha dichiarato Sergio Locoratolo, coordinatore delle Politiche Culturali per il sindaco di Napoli.

La tutela e la messa a norma sono prioritarie per ogni progetto di valorizzazione. Castel dell’Ovo, con la sua storia millenaria che affonda le radici nell’epoca romana, rappresenta un tesoro storico per Napoli e attende solo di essere riaperto per svelare nuovamente il suo fascino ai visitatori.

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