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La famiglia Berlusconi si congratula, Fascina assente

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La famiglia Berlusconi si congratula con il neo eletto segretario Antonio Tajani, ma la compagna del Cavaliere, Marta Fascina diserta il congresso di Forza Italia, anche se incassa l’elezione del “suo” Stefano Benigni alla vicesegreteria del partito. Fascina in realtà, dalla scomparsa di Silvio Berlusconi, non ha quasi mai partecipato agli appuntamenti pubblici del Movimento. Non andò a Paestum, né a Gaeta alla festa dei giovani, né per il trentennale della discesa in campo di Berlusconi. Ma quella di Fascina è senz’altro l’unica assenza che si registra nella due giorni dedicata alla costruzione del nuovo partito e all’elezione del primo segretario del dopo-Berlusconi. Tutti presenti, infatti, i 1200 delegati, quelli di diritto e quelli elettivi, e in platea anche chi ricopre cariche istituzionali, a livello locale e nazionale.

Nelle prime file della sala del Palazzo dei Congressi di Roma (decisamente in over-booking visto che se ne è dovuta allestire un’altra con tanto di maxi-schermo per ospitare tutti) ministri e sottosegretari, i vicepresidenti di Camera e Senato, Giorgio Mulè e Licia Ronzulli, i presidenti di Commissione e quasi tutti i parlamentari. Al tavolo, sul palco, i capigruppo Maurizio Gasparri e Paolo Barelli che hanno scandito i tempi della kermesse, decidendo le modalità di voto e dando la parola a circa 70 esponenti di Forza Italia che si sono alternati sul podio degli oratori. Per gli altri 20 che avevano chiesto di intervenire, invece niente da fare. Hanno dovuto lasciare il posto alla presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, che è stata accolta da Tajani fuori del Palazzo e che per circa 20 minuti ha tessuto le lodi del suo “amico Antonio”, di Berlusconi che a suo dire “ha scritto la storia d’Italia e d’Europa degli ultimi 30 anni” e di Forza Italia.

Applauditissimo anche il discorso dello spagnolo Antonio Lopez che si è concluso con un caloroso abbraccio tra lui e l’altro Antonio che lo ascoltava sorridente qualche metro più in là sullo stesso palco. Tra gli interventi più significativi, anche quelli dei ‘fuoriusciti’ rientrati nel partito. Uno dei più intensi quello di Letizia Moratti che alla fine si è anche commossa. Nutrita la pattuglia dei giovani, per lo più uomini, che rigorosamente in abito blu e spilletta d’ordinanza, hanno fatto più di una ‘foto di classe’ sulla scalinata accanto al loro leader Stefano Benigni. Decisamente entusiasta per il voto unanime ricevuto, Antonio Tajani che, dopo aver abbracciato sempre sul palco anche i componenti della Direzione e della segreteria appena eletti, sulle note dell’Inno, di Azzurra libertà e di ‘Felicità’ di Albano, alla fine del congresso ha fatto il giro tra i tavoli della sala stampa per ringraziare tutti augurando buon lavoro.

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Sarà duello tv fra Meloni e Schlein, il 23 da Vespa a ‘Porta a Porta’

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Scelta la data e soprattutto scelto il posto. La comunicazione ufficiale è arrivata con una nota congiunta inviata nello stesso secondo dagli staff della presidente del consiglio Giorgia Meloni e della segretaria Pd Elly Schlein: il confronto tv “si svolgerà giovedì 23 maggio. Sede del dibattito sarà la trasmissione Porta a Porta di Bruno Vespa”. Le altre opposizioni sono partite all’attacco. Per il M5s c’è il rischio “di violare pesantemente la par condicio. La Rai non può far finta che lo scontro sia solo a due né Meloni può scegliersi l’avversario”. Stesse accuse dai leader di Verdi-Sinistra, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Alla fine, comunque, lunghi incontri e faticosi accordi fra gli staff di Meloni e Schlein hanno portato alla quadra. Il dettaglio più combattuto è stato quello della sede: Porta a Porta sulla Rai.

“Andiamo sul terreno più difficile – è la posizione Pd – potremmo dire che giochiamo fuori casa. Ma la premier Meloni voleva farlo in Rai, sul servizio pubblico, non ha voluto prendere in considerazione altre proposte” come Sky o la 7. “Schlein aveva lasciato porte aperte: ‘dove vuole’. Perché il tema non è la rete televisiva: sarà un momento di chiarezza e trasparenza, un confronto su programmi e proposte, fra due visioni della politica alternative”. Meloni punta a rendere il duello “istituzionale”, hanno fatto sapete fonti dello staff della premier, sottolineando poi come sia la prima volta che un presidente del Consiglio affronta un confronto in tv con il principale leader dell’opposizione “non a fine mandato, ma dopo diciotto mesi di mandato, con gran parte della legislatura ancora davanti”. Meloni si prepara a puntare su “temi concreti, sui programmi e sui problemi della gente”.

I dettagli del format saranno messi a punto nelle prossime ore. “Lo condurrò da solo – ha anticipato Vespa – Sarà un confronto molto istituzionale, molto tecnico”. Durerà “un’ora esatta, in prima serata”. Poi, la replica a chi parla di par condicio violata: “Anche il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini e il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte – ha fatto sapere la trasmissione – sono già stati invitati da Bruno Vespa per un analogo faccia a faccia a Porta a Porta, con le stesse modalità di messa in onda”. Fra frenate e accelerate, l’attesa del confronto si trascina da mesi. La memoria torna alla festa di FdI, Atreju, nel dicembre scorso, quando Schlein declinò l’invito ma rilanciò: “Sono pronta al confronto con Meloni quando vuole, ma non a casa sua o a casa nostra”.

Da quel momento il progetto di un duello in tv ha cominciato a prendere piede. La decisione delle due leader di candidarsi alle europee ha fatto il resto: si vota l’8 e 9 giugno, una ventina di giorni dopo il confronto. Vespa sarà l’arbitro di una partita su cui sia Meloni sia Schlein puntano molto: le due leader stanno cucendo una contrapposizione che può mette in ombra le altre forze. “Alla fine non c’è nessuna par condicio – ha detto il leader di Azione, Carlo Calenda – È un sistema malato”.

E il capogruppo alla Camera di Italia viva, Davide Faraone: “Andrà in onda una farsa, Schlein e Meloni sono candidate civetta. Non metteranno mai piede nel Parlamento Europeo”. Anche per il segretario di Più Europa, Riccardo Magi, “il confronto è una fake tra due candidate fake”. Finora, la più plateale rappresentazione della contrapposizione fra le due leader resta comunque uno scontro a distanza fra slogan, che ci fu quando nessuna delle due era dove si trova adesso. La prima fu Meloni allora all’opposizione: “Io sono Giorgia, sono una donna, sono una mamma, sono italiana, sono cristiana”. Qualche mese dopo la candidata al Parlamento Schlein parafrasò a modo suo: “Sono una donna, amo un’altra donna e non sono una madre. Ma non per questo sono meno donna”.

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Caso Toti, Salvini: se lascia è una resa, toghe paghino per loro errori

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“Serve la responsabilità civile per i magistrati, personale e pecuniaria, quando sbagliano”. Lo dice il vicepremier e ministro dei Trasporti Matteo Salvini in un’intervista a ‘La Stampa’. Toti non esclude le dimissioni da presidente della Regione? “Non mi risulta in nessun modo. Spero anzi che vada avanti la Regione Liguria, così com’è andata avanti in questi anni, dalla ricostruzione del Ponte Morandi alla Diga, al Terzo Valico, all’Alta velocità. È una regione che è tornata a guardare a futuro grazie a tutto il sistema Liguria e Genova e il suo porto sono proiettati verso il Nord Europa. Ecco, spero quindi che nessuno pensi di bloccare lo sviluppo della Liguria”, aggiunge. “Quando c’è una persona privata della libertà, io mi fermo sempre sull’uscio di casa: sono scelte umane. Dal mio punto di vista dimettersi adesso sarebbe una resa”.

“Una resa – sottolinea Salvini – nei confronti dei liguri e nei confronti di un rapporto tra magistratura e resto del mondo che è palesemente sbilanciato. Lo ribadisco: se qualche giudice, se qualche pubblico ministero venisse intercettato e dossierato a casa sua e nel suo ufficio per due o tre anni, non so quanti andrebbero a spasso magari sul lungomare della Spezia….”, insiste il leader della Lega. Ma scusi, ma cosa vuol dire? Che commettono reati di nascosto? “No – risponde – Voglio dire che non c’è equilibrio dei poteri. Stiamo alle statistiche: ogni anno mille italiani vengono arrestati e poi liberati perché i magistrati avevano sbagliato qualcosa. Significa tre persone al giorno. Vuol dire che oggi tre persone normali, non politici, vengono arrestati, gli si rovina la vita, e poi alla fine del percorso arriva una pacca sulla spalla: ‘Mi scusi abbiamo sbagliato’. E nessuno ne risponde. Ecco, la responsabilità civile dei magistrati, personale e pecuniaria per quelli che sbagliano con dolo, secondo me eviterebbe alcuni problemi”.

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Von der Leyen, ‘Mosca minaccia il voto, siamo vigili’

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L’obiettivo è rafforzare la sua candidatura e costruire una maggioranza più forte possibile, senza disdegnare il dialogo a destra ma con un punto invalicabile: la Russia resta il nemico numero uno dell’Europa. Ursula von der Leyen, in una doppia tappa a cavallo del weekend, prima a Spalato e poi a Roma, fa un passo in più nella strategia elettorale messa in campo per blindare la sua conferma. Un piano che guarda innanzitutto alla composizione dell’Eurocamera che verrà. E’ lì che von der Leyen può cadere ed è sulle ‘new entry’ che a luglio siederanno alla Plenaria di Strasburgo che la presidente della Commissione vuole puntare. A Spalato, in un pomeriggio pre-estivo, von der Leyen inizia a mostrare il suo volto più umano, quello che risponde al logo della sua campagna elettorale, “Ursula 2024”.

La presidente della Commissione e candidata del Ppe, con al fianco il premier croato Andrej Plenkovic e in un secondo momento la prima ministra bosniaca Borjana Kristo, incontra a lungo i giovani supporter del Ppe – in Croazia il partito di riferimento è l’Hzd – e a loro promette un’Europa più sicura e prospera. Poi, con Plenkovic e Kristo fa una lunga passeggiata nel centro storico di Spalato, fermandosi, tra le foto dei curiosi, ad uno dei caffè sul lungomare dalmato. “Colmare la distanza tra il vertice della Commissione e le persone” è uno dei punti chiave della sua campagna. L’ascesa del sovranismo in Croazia è una realtà. L’arrivo di von der Leyen è stato preceduto di poche ore dall’accordo di governo tra il partito di Plenkovic e il Movimento Patriottico, giovane partito dell’estrema destra che, tuttavia nella prossima Eurocamera potrebbe aderire al gruppo Ecr, lo stesso di Fdi. Del resto è lo stesso Plenkovic a confermare l’apertura a destra del Ppe. “Dopo il voto possiamo trovare dei partiti un po’ più a destra ma che possono dare la fiducia ad una maggioranza pro-Ue. Il Ppe è garante per la democrazia e per una maggioranza che sia pro-Ue”, sottolinea. La linea rossa la traccia von der Leyen: “Essere pro-Ue, pro-Ucraina e pro-Nato”. Sul resto, di fatto, si potrà trattare.

Il vero pericolo, per la Spitzenkandidat, è l’ascesa dei partiti che lei definisce “proxy di Putin” e che potrebbero influenzare le scelte della Ue che verrà. “Il comportamento della Russia è una minaccia reale, le interferenze sono numerose. Abbiamo stabilito delle norme che chiedono maggior controllo e trasparenza alle piattaforme. Ma è importante che i cittadini europei siano vigili, siano consapevoli di queste interferenze e che proteggono l’unità dell’Ue”, è l’avvertimento lanciato a meno di un mese dal voto. Un messaggio che, molto probabilmente, von der Leyen reitererà a Roma. Il programma della sua missione in Italia è ancora da definire. Domenica sera sarà ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa. Lunedì sarà con il vice premier Antonio Tajani ad un evento co-organizzato dal Ppe e da Forza Italia. Con la premier Giorgia Meloni nessun incontro ufficiale previsto, visto che von der Leyen arriverà a Roma nelle vesti di candidata del Ppe. Sul sostegno di Meloni, tuttavia, i vertici del Ppe si mostrano di giorno in giorno più ottimisti.

La loro convinzione, nonostante le sortite di Emmanuel Macron e l’ombra di Mario Draghi, è che al Consiglio europeo il supporto ad un von der Leyen-bis sia a portata di mano. Il pericolo è nel Pe, e persino all’interno del Ppe che l’ha tutt’altro che incoronata Spitzenkandidat. Anche per questo a dare una mano a von der Leyen potrebbe essere la carica dei debuttanti. “Gli eletti per la prima volta potrebbero rappresentare il 40%”, è la previsione dello staff del Ppe.

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