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Politica

In 4 proposte i ‘due forni’ di Calenda

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Il leader del Terzo Polo, Carlo Calenda, rilancia. E punta tutto sui contenuti. Rivolgendosi sia alla maggioranza, sia alle opposizioni. Nel momento in cui il Pd è impegnato a dar forma alla nuova squadra di Elly Schlein e il presidente del M5S Giuseppe Conte continua ad alzare il tiro contro il governo, Calenda prova a sparigliare, tentando di accreditarsi sempre più come uomo del fare. Così, quasi in contemporanea con l’elezione dei capigruppo Dem, convoca una conferenza stampa per presentare 4 proposte di legge che distingue in ‘due per l’opposizione e due per la maggioranza’. Declinate alla stampa con tanto di schede ‘powerPoint’. Perché lui dice di essere “preoccupato per un dibattito politico fatto solo di commenti”, mentre “si perdono di vista le proposte politiche”. E il ‘rilancio’ della sua politica dei ‘due forni’ parte dal salario minimo. Un tema che dovrebbe unire le opposizioni, come detto durante il confronto al congresso della Cgil e che invece Calenda tratta evidenziando i distinguo. Prima di tutto, osserva che “sul salario minimo le proposte di Pd e M5s sono antitetiche e inconciliabili” mentre quella del Terzo Polo rappresenta “una sintesi”, “una piattaforma dalla quale partire”.

“Basta ciance su campi larghi e alleanze – incalza il leader di Azione – perché non ci sono elezioni. Alle opposizioni dico di non fare un teatrino come alla Cgil. Non chiudiamoci in una stanza per discutere di alleanze, ma per parlare insieme nel dettaglio di temi su cui si possono fare battaglie comuni”. In concreto, l’idea è quella di fissare “un salario minimo di 9 euro l’ora che deve essere comprensivo, oltre che della tredicesima e del TFR, anche del cosiddetto “salario differito” e degli eventuali benefit accessori”. Ma si propone anche di concedere “12 mesi alle parti sociali per definire nuovi Ccnl per i lavoratori attualmente scoperti e per adeguare al nuovo salario minimo i corrispettivi economici definiti nei Ccnl vigenti”. Senza contare l’azzeramento delle imposte sui premi di produttività fino a 6.000 euro annui e la detassazione degli aumenti salariali che derivano dalla contrattazione di secondo livello. Ma se l’atteggiamento del M5S, incalza Calenda, “è quello di prendere o lasciare, non se ne discute”. Poi, all’opposizione, Calenda propone anche un intervento che punti ad azzerare le liste d’attesa nella sanità. Mentre i temi che sottopone alla maggioranza riguardano “il ripristino di Impresa 4.0 e la reintroduzione di Casa Italia”. Di Impresa 4.0, spiega Calenda, “ne ho già parlato con Meloni e mi pare di capire che condivida l’approccio”.

La proposta è di ripristinarla usando i fondi del Pnrr per il 2023-2024. Si ripunta sull’iper ammortamento (250%) per i beni strumentali innovativi e sul super ammortamento (130%) per i beni strumentali nuovi. Oltre a estendere gli incentivi per i beni tecnologicamente avanzati agli investimenti per la transizione ecologica. Si vuole potenziare il credito di imposta per ricerca e sviluppo e reintrodurre il credito “formazione 4.0”. Per quanto riguarda ‘Casa Italia’, si punta a ricostituire il dipartimento con la struttura di missione Italia Sicura contro il rischio idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche e la lotta alla siccità.

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L’Italia celebra i 70 anni del ritorno di Trieste

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“L’Italia è tornata!”. Così Giovanni Bartoli, il primo sindaco di Trieste eletto democraticamente alla fine del secondo conflitto mondiale, il 26 Ottobre 1954 celebrò il ritorno di Trieste all’ Italia in “piazza Grande” (l’attuale piazza Unita’ d’Italia). Era tale l’entusiasmo che pochi fecero caso a bora scura e temporali. Oggi l’ attuale sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, per il 70/o anniversario di quel ritorno all’ Italia, si è richiamato proprio a Bartoli. Per le celebrazioni è arrivato il presidente del Senato, Ignazio La Russa, e in piazza si è incontrato con Arianna Meloni, giunta ieri per un incontro di FdI e diretta a Udine per una analoga assemblea. In prima fila nel settore delle autorità c’era anche Roberto Menia, con il tricolore al collo, e tanti altri esponenti di destra. Cancellato, a poche ore dall’evento, il concerto della band di estrema destra ‘Ultima frontiera’ previsto, come festa privata, all’Ippodromo della città, il cui utilizzo era stato autorizzato. Una decisione che aveva scatenato forti polemiche vista la natura dei testi della band.

“Ogni anno si ripete il miracolo dell’unione tra la patria e Trieste in memoria di quel giorno e in memoria di quello che successe un anno prima, nel 1953, quando 6 ragazzi vennero uccisi perché volevano che Trieste tornasse all’Italia” ha detto La Russa a margine della cerimonia. Sul palco si sono succeduti vari interventi istituzionali e al termine le bandiere sono state issate confondendo il tricolore di tessuto con quello nebulizzato lasciato in aria dai fumi delle Frecce tricolori che hanno effettuato alcuni suggestivi sorvoli sulla piazza. “Questa città – ha aggiunto La Russa – non è soltanto nel cuore dell’Italia ma è nel cuore dell’Europa”. Poi, il bagno di folla. “Abbiamo un futuro e abbiamo radici perché senza radici non c’è futuro – ha detto a margine il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani – Trieste è la città più italiana di tutto l’Occidente”.

La premier Giorgia Meloni ha inviato un messaggio che è stato letto, non formale e con una proiezione verso il futuro, seppur non tralasciando di sottolineare le lacerazioni e le sofferenze che caratterizzarono gli anni della guerra e quelli del dopoguerra.

“Trieste non è più la città della periferia d’Italia e dell’ Europa, ma è al centro di un’Europa radicata in una comune identità fatta di radici, libertà, democrazia, lavoro e opportunità. È una città al centro di snodi strategici e può ambire a diventare una grande piattaforma logistica proiettata sull’Adriatico, del Mediterraneo e non solo”, ha scritto Meloni. Grandi prospettive di crescita “potrebbero arrivare dallo sviluppo del corridoio economico India-Medio Oriente-Europa” e inoltre se Trieste è “allo stesso tempo ‘la più italiana’ e ‘la più mitteleuropea’ tra le città italiane”, è anche “un ponte naturale tra l’identità italiana e latina, con quella dei popoli slavi e germanici a noi più vicini”. E ipotizza “un ruolo da protagonista anche nella proiezione verso i Balcani Occidentali”, una “regione che non può rimanere ancora a lungo fuori dalla casa comune europea”. L’Italia “continuerà a lavorare affinché il processo di riunificazione dei Balcani occidentali all’Europa possa proseguire”.

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Politica

Grillo: rivendico diritto all’estinzione del Movimento, Conte è il mago di Oz

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“Io non voglio assolutamente fare casino o meno, io rivendico da creatore del movimento. Rivendico il mio diritto all’estinzione del movimento. Io quando vedo questa bandiera dei 5 Stelle, con davanti il mago di Oz che parla di democrazia diretta, mi viene un buco nello stomaco. Quindi, va benissimo, dobbiamo essere persone civili. Lui si può fare il suo bel partito, si può fare il suo manifesto con la sua faccia bella, simpatica, sincera, con scritto, Oz e i suoi 22 mandati può arrivare all’8%”. Così sul suo blog Beppe Grillo

“Vorrei anche dire due cose, io, perché dopo Bruno Vespa, anche Vespa si inserisce in questa liturgia terrificante di avvocati e notai, Vespa, già leggere un libro di Vespa è perversione figurarsi essere messo dentro con un’intervista, siamo nel feticismo della comunicazione, quindi è tornare trent’anni indietro – esordisce il post di Grillo -. Comunque tutta questa cosa perché ho esercitato un mio piccolissimo diritto. Di Garante, per capire questa assemblea straordinaria, assolutamente giusta, di democrazia dal basso, questa costituente… quali potevano essere i crismi, cioè vedere un po’ cosa stava succedendo, quanta gente era stata falcidiata in agosto… Questo comitato anonimo che non rispondeva a nessuno, non riusciva ad avere un dato. Ho insistito, ho fatto 4,5 domande, la risposta è stata, un notaio nominato, non l’innominato, il nominato notaio è venuto fuori con un video, dicendo che io non conto nulla, perché l’Assemblea sarà quella, ma finché non c’è l’Assemblea “non conto nulla” perché nello statuto è una figura che non conta nulla, cioè lo statuto, che l’ha fatto il mago di Oz, non l’ho fatto io. Se lo leggete basta, basta leggerlo, poi basta leggi, i capitoli, vedi il Presidente Presidente, Presidente, Presidente, Presidente, Presidente, Presidente, Presidente, Presidente, Presidente, Presidente il garante, il Presidente. Ecco allora se vogliamo essere sobri e anche un po’ e anche intelligenti, si capisce benissimo che c’è qualcosa che non quadra”, dice il fondatore del Movimento. “Io accampo questo diritto all’estinzione perché”, “lo sappiamo tutti, il movimento non c’è più è evaporato – spiega -. È evaporato, però, come tutte le evaporazioni anche il mare evapora. Però poi magari questa evaporazione si trasforma in una tromba d’aria, in un ciclone. Qualcosa non lo so. So solo che è compostabile, il movimento non è biodegradabile, è compostabile, contiene ancora l’humus. Gli zuccheri, le proteine ci sono ancora dentro, è molto moderno. Io sono vecchio, posso essere passato di moda, però dentro ci sono ancora delle idee meravigliose, di ripensare anche il mondo di come sarà il lavoro fra vent’anni, l’artigiano, il pescatore, l’agricoltore, cioè come saranno i mestieri, che tipo di produzione si dovrà fare? Che tipo di energia si dovrà produrre? Come produrla? C’è tutto un mondo da ripensare e noi invece ribadiamo questa politica ormai stramorta. Noi abbiamo candidati trapassati tra il passato e il trapassato, quindi vi saluto e vi ringrazio”, conclude.

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Ranucci, con Report non violiamo nessuna normativa Agcom

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“Cercano di fermare la puntata di Report? Siamo certi che non violiamo nessuna normativa Agcom, sono tranquillo”. È intervenuto su Rai Radio2 ai microfoni di Caterpillar con Massimo Cirri e Sara Zambotti, Sigfrido Ranucci giornalista e conduttore di Report, alla vigilia della in onda della puntata di domenica su Rai3, le cui anticipazioni sono al centro delle cronache di questi giorni.

“Ovviamente è una puntata molto delicata come avete potuto leggere dalle anticipazioni”, ha detto Ranucci, “È arrivata poche ore fa la notizia che Gasparri chiede di fermare la puntata di Report, noi siamo certi che non violiamo nessuna normativa Agcom. Ricordo a tutti che il silenzio elettorale riguarda i politici e i partiti, non i giornalisti. Oltretutto essendo un’elezione territoriale non contempla neanche il numero per l’osservazione della par condicio a livello nazionale. Sono tranquillo”.

Raccontando la puntata il conduttore ha spiegato: “Si aprirà con la denuncia di una strage nascosta al largo delle coste della Calabria: 65 morti sostanzialmente nascosti all’opinione pubblica per evitare ‘l’effetto Cutro’. Un fatto molto grave, scoperto da noi di Report con il contributo di alcune testimonianze, compresi coloro che hanno tentato di salvare i profughi. Poi ci sarà l’inchiesta principale che riguarda il ministero della Cultura, con le vicende di Giuli e Spano”.

A proposito delle dimissioni del capo di gabinetto del Mic ha ribadito: “Non crediamo di aver avuto un ruolo in questo, sicuramente il fatto di aver anticipato un conflitto di interessi al Maxxi ha avuto un peso, ma credo che le motivazioni delle dimissioni vadano cercate nei contenuti delle chat del gruppo di Fratelli d’Italia che sono state anticipate dai giornali e dagli attacchi omofobi, non certo nello sguardo di Report, che è lontano dal gossip e l’omofobia ma solo nell’interesse pubblico”. Ranucci ha aggiunto: “Cominciamo prima, con Lab Report che è un laboratorio dove porto uno sguardo regionale che mancava. Nasce da un’idea con Franco Di Mare, ed è aperto a contributi di giovani giornalisti sul territorio, coraggiosi e indipendenti che vogliono dare il loro apporto”.

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