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Cronache

Il videoclip di Tony Colombo, il logo del Comune e i ringraziamenti al sindaco de Magistris

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Quello che vedete è il video clip della canzone che il neomelodico Tony Colombo ha dedicato alla sua neo signora Tina Rispoli. “Ti amo amore mio”. Nulla di che, senza offesa per l’artista addobbato da neomelodico. Ma è questione di gusti. C’è chi ascolta il Colombo e chi è cresciuto a pane e Scarafaggi. C’è chi ama Pino Daniele e Edoardo Bennato e chi esce pazzo per Ciro Riggione e Mimmo Taurino. È questione di gusti. E sui gusti non si “disputa”. Alla fine del video però, se ci fate caso, solo alla fine, c’è il logo del comune di Napoli e il ringraziamento al sindaco di Napoli Luigi de Magistris. Che non ne sa nulla e che, richiesto di un commento, ha risposto: guardo, documento tutto come fonte di prova e denuncio chiunque usa e userà il nome mio e quello del comune di Napoli che mi onoro di rappresentare. Ah, nelle immagini vedrete anche star e starlette locali con personaggi della Tv nazionale. Vedrete Ganni Sperti e la signora Tina Cipollari, arrivati direttamente da “Uomini e Donne” di Maria de Filippi. Ora, in un Paese serio, dopo tutto quello che è successo, un magistrato proverebbe a capire un sacco di cose. Perchè la questione non è chi aveva l’auto senza assicurazione o chi ha violato l’isola pedonale di piazza del Plebiscito o chi voleva arrivare in Limousine fin dentro il cortile delle Armi del Maschio Angioino. No, questo è importante, ma di questo possono occuparsi anche i vigili urbani che in ritardo hanno capito il casino che Colombo e soci hanno combinato. Qui si tratterebbe di capire se uno può montare un palco per un concerto in una piazza della terza metropoli d’Italia e fare un concerto con centinaia o migliaia di persone in aperta violazione delle norme per gli spettacoli pubblici e senza alcun rispetto delle direttive serie del Capo della Polizia Franco Gabrielli dopo gli incidenti, la donna morta e i feriti di piazza San Carlo a Torino. Qui si tratta di capire chi ha organizzato tutto questo. Chi ha pagato anche corpo di ballo, artisti di strada e personaggi televisivi, chi ha concesso il suolo pubblico, come è possibile che nessuno abbia visto palchi, regie mobili, luci, gruppi elettrogeni. Chi ha autorizzato e che cosa è stato autorizzato. Perchè Napoli sia ricordata come una città seria e i napoletani come persone serie, questa storia non deve passare in cavalleria. Mai come questa volta non può finire a tarallucci e vino.

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Cronache

In Italia 70 detenuti transgender, ‘vivono isolamento’

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Sono sei gli istituti penitenziari italiani che accolgono le persone transgender, per una settantina di detenuti in totale. La loro situazione di “doppia difficoltà”, per la limitazione della libertà e l’appartenenza ad una particolare minoranza è sottolineata dal garante regionale per i detenuti in Emilia-Romagna Roberto Cavalieri che ha promosso per il 9 aprile, nella sede della Regione a Bologna, un convegno di approfondimento sul tema. Il focus sarà sulla sezione di Reggio Emilia dove, viene spiegato, istruzione, formazione professionale e accesso al lavoro, fondamentali per la rieducazione, non vengono garantiti: “Per queste persone si traduce in un vero e proprio isolamento, con la conseguenza della violazione di un diritto fondamentale”, secondo il garante. I dati più aggiornati sono nel rapporto sulle condizioni di detenzione curato di Antigone per il 2023, che conta 69 persone transgender in sezioni protette omogenee riservate, due collocate in una sezione promiscua nuovi giunti, una collocata in isolamento circondariale.

Gli istituti sono Rebibbia Nuovo Complesso (16 su una capienza di 30 posti), Como (11), Reggio Emilia (11), Napoli-Secondigliano (11, di cui 8 collocate nella sezione per persone transgender, su una capienza di 24 posti), Ivrea (7 su una capienza di 20 posti) e Belluno (16). “La scelta di gestire la collocazione in sezioni protette attraverso ‘circuiti’ (connotati dal carattere dell’informalità), anziché attraverso ‘regimi’ (che invece formalizzano la limitazione del diritto all’uguaglianza di accesso al trattamento), non si traduce, nella materialità della condizione detentiva, nel godimento del pieno diritto al trattamento, anzi, può rivelarsi di fatto come una condizione punitiva”, osserva Antigone. “L’essere percepiti e trattati come ‘eccezione’ dentro al carcere non va inteso in termini di opportunità di accedere a una condizione per vari aspetti privilegiata, bensì, al contrario, significa rischiare o sperimentare forme di pluri-stigmatizzazione ed emarginazione”, continua.

“Servirebbe attivare percorsi personalizzati che tengano conto di questa condizione particolare e che non trascurino l’aspetto del disagio psichico che queste persone spesso manifestano”, dice il garante Cavalieri. Nella sezione reggiana (attiva dal 2018), denominata Orione, “il problema riguarda l’offerta di servizi rientranti nel trattamento in carcere, decisamente più carente rispetto ai detenuti maschi”, spiega il garante. Inoltre, “nel caso dei transgender deve essere assicurata la fruizione delle terapie ormonali e della psicoterapia a supporto del percorso di transizione. Un aspetto che, però, non trova piena attuazione a Reggio Emilia, a causa della carenza in struttura di personale sanitario”.

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Cronache

Gaja ai sommelier, ‘non abbiate paura di Ia e naso artificiale’

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L’innovazione e il progresso tecnologico legato all’intelligenza artificiale non possono spaventare un sommelier professionista. E’ il messaggio del produttore piemontese Angelo Gaja ai numerosi sommelier diplomati oggi durante il 44/o Forum della cultura dell’olio e del vino della Fondazione italiana Sommelier (Fis). “Un naso artificiale potrà forse distinguere – ha detto Gaja – la concentrazione di un vino. Ma c’è qualcos’altro che il naso artificiale non sarà mai capace di fare e che ha bisogno di voi a un certo punto per individuare quando un vino è elegante. L’eleganza di un vino è infatti un aspetto emozionale, non c’è una misurazione meccanica. Solo il soggetto umano ne è capace. Quindi non dobbiamo aver timore dell’intelligenza artificiale e del naso artificiale che arriverà perché la capacità suprema è sempre quello del soggetto che ne è capace”.

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Cronache

Carabiniera suicida: perquisizione cronista non necessaria

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Una perquisizione “deliberatamente mirata a disvelare la fonte informativa del giornalista senza alcuna vera ricaduta sulle indagini, che oltre tutto sembrano essersi limitate agli accertamenti, preliminari e funzionali, volti a stabilire che si fosse effettivamente trattato di un suicidio. Tale modus operandi da parte dell’organo requirente non è obiettivamente consentito” alla luce della Costituzione e della legge.

Così la Cassazione nella motivazione della sentenza con cui lo scorso 22 gennaio ha annullato il decreto di sequestro di tre computer e di un telefono cellulare nella disponibilità di Simone Innocenti, giornalista del Corriere Fiorentino, indagato dalla procura di Firenze per concorso con uno o più pubblici ufficiali di rivelazione e utilizzazione di segreto d’ufficio per un articolo del 17 maggio 2024 sul caso del suicidio di un’allieva della Scuola marescialli e brigadieri di Firenze.

La procura diretta da Filippo Spiezia lo scorso 31 luglio aveva disposto perquisizioni e sequestro. Il giornalista, difeso dall’avvocato Caterina Malavenda, aveva impugnato il decreto di perquisizione e il conseguente sequestro: il Riesame aveva respinto il ricorso, decisione poi ribaltata dalla Cassazione.

La Suprema Corte richiama la tutela delle fonti fiduciarie che l’ordinamento riconosce al giornalista in base all’articolo 15 della Costituzione e all’articolo 200 del codice di procedura penale, riportando, così la norma, “‘che se le notizie sono indispensabili ai fini della prova del reato per cui si procede e la loro veridicità può essere accertata solo attraverso l’identificazione delle fonti’, il giudice e non il pubblico ministero ‘ordina al giornalista di indicare la fonte delle sue informazioni'”.

Per la Cassazione “deve, dunque, sussistere la necessità di accertare dei fatti costituenti reato, il che non era nel caso di specie, e ricorrere l’evenienza che l’esame testimoniale della fonte riservata costituisca la sola modalità per l’accertamento di quei fatti, anch’essa non riscontrabile nella fattispecie in esame”: “L’eventuale identificazione del pubblico ufficiale responsabile della divulgazione della notizia presunta riservata non avrebbe avuto alcuna incidenza sul fatto da accertare”, ovvero le modalità del decesso dell’allieva morta.

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