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Esteri

Il piccolo Tani arrivato negli Usa come profugo dalla Nigeria diventa la star degli scacchi a New York

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Tanitoluwa Adewumi fino a una settimana fa era un piccolo profugo dalla Nigeria in un ospizio per senza tetto di Manhattan. Poi ha vinto il campionato di scacchi dello stato di New York. “Scoperto” dal columnist del New York Times, Nicholas Kristof, Tani, 8 anni, adesso ha una casa, un conto in banca di 200.000 dollari, l’offerta di frequentare gratuitamente tre scuole private di New York, un invito a incontrare l’ex presidente Bill Clinton. Una favola buona in un mondo alla rovescia. “Penso di sognare e spero di non svegliarmi” ha detto a Kristof, il papà del piccolo campione. Il columnist aveva preso Tani ad esempio del principio che il talento è universale anche se le opportunità non sono per tutti. Tani, che ha cominciato a giocare a scacchi soltanto un anno fa, ha sconfitto coetanei delle scuole d’elite di New York portando il suo settimo trofeo nel rifugio per senzatetto dove la famiglia aveva trovato asilo dalla violenza di Boko Haram. La scuola più vicina aveva un maestro di scacchi part-time.

Il piccolo profugo campione di scacchi. Tanitoluwa Adewumi ha solo 8 anni ed è una star negli States

Era scoppiata una passione. La favola buona non è finita: dalla column sul New York Times è nata una campagna online che ha raccolto 200 mila dollari per la famiglia del campioncino. Alcuni lettori hanno offerto alla famiglia nigeriana una casa. Avvocati sono scesi in campo “pro bono” per la richiesta di asilo. Tre studi cinematografici vogliono girare un film. Gli Adewumi non si sono montati la testa: hanno optato per un anno di affitto pagato in un palazzo vicino alla scuola di Tani. Hanno anche deciso non spendere per loro un centesimo dei 200 mila dollari raccolti in nome del bambino. Ne gireranno il dieci per centro alla chiesa che li ha aiutati quando erano homeless; il resto andrà a una fondazione per aiutare immigranti africani che, come loro una settimana fa, cercavano faticosamente di ricostruirsi una vita negli Stati Uniti. I genitori hanno anche deciso di tenere il figlio nel sistema delle scuole pubbliche di New York. “Hanno mostrato di credere in Tani,” ha detto la mamma: “Restituiamo questa fiducia”. Kristof ha portato a casa un punto su questa vicenda: “Per Tani tutto ha funzionato. Una buona scuola, un maestro e genitori impegnati a che il figlio non perdesse una lezione di scacchi. La sfida è replicare questo sistema per tutti i bambini”.

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Almeno 20 droni russi su Odessa, un morto

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Almeno una persona è stata uccisa e altre tre sono rimaste ferite la notte scorsa in seguito ad un massiccio attacco delle forze russe con una ventina di droni su Odessa, nell’Ucraina meridionale: lo hanno reso noto il sindaco della città, Gennady Trukhanov, e il capo dell’amministrazione militare regionale, Oleg Kiper. Nell’attacco, riporta Ukrainska Pravda, sono stati danneggiati alcuni condominii e uno è andato a fuoco. Secondo le informazioni finora disponibili, 5 persone sono state tratte in salvo dagli appartamenti in fiamme. Il Servizio di emergenza nazionale ha precisato che la vittima era una donna, riferisce Rbc-Ucraina.

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Esteri

Mbappé indagato a Parigi: sotto inchiesta cinque assegni a poliziotti della sicurezza

La procura di Parigi indaga su assegni firmati da Mbappé per oltre 180.000 euro a cinque agenti della sicurezza. Il sospetto è pagamento in nero per prestazioni private.

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La procura di Parigi ha aperto un’inchiesta su Kylian Mbappé, attaccante del Real Madrid e capitano della nazionale francese, per una serie di pagamenti sospetti destinati a cinque agenti della CRS (Compagnies Républicaines de Sécurité), impegnati nella sua protezione durante eventi pubblici e privati.

Gli assegni e il sospetto di pagamento in nero

Al centro delle indagini ci sono cinque assegni, emessi nel giugno 2023 da un conto bancario registrato a Monaco a nome di Mbappé, per un importo totale di 180.300 euro: 60.300 euro al comandante Mohamed Sanhadji, e 30.000 eurociascuno a quattro brigadieri.

Secondo l’IGPN, la “polizia della polizia”, l’obiettivo è chiarire se si tratti di compensi in nero per servizi di protezione privata, svolti al di fuori dei doveri istituzionali dei poliziotti, in violazione delle norme sull’esercizio della funzione pubblica.

L’entourage del calciatore: “Nessun pagamento per servizi privati”

La reazione dell’entourage del fuoriclasse francese non si è fatta attendere. In un comunicato ufficiale, si afferma che il comandante Sanhadji non avrebbe ricevuto nessun compenso per servizi privati: «Ha agito come rappresentante ufficiale della Repubblica francese e della Federazione di calcio, come aveva già fatto con altri giocatori prima di Kylian».

Il team di comunicazione del calciatore insiste sul fatto che non vi siano state contropartite, ma solo un gesto di gratitudine per l’impegno di chi lavora dietro le quinte con serietà e discrezione.

“Un dono legato al bonus dei Mondiali”

Le somme, secondo la ricostruzione fornita, farebbero parte del premio legato alla partecipazione alla Coppa del Mondo 2022 in Qatar, dove Mbappé fu protagonista assoluto con tre gol in finale contro l’Argentina. «Tutti i membri dello staff hanno ricevuto un bonus post-Mondiali – spiega il comunicato – tranne loro. Questo dono è stato fatto per spirito di equità».

Il ruolo di Mohamed Sanhadji, detto “Momo la République”

Sotto la lente degli investigatori c’è in particolare Mohamed Sanhadji, 56 anni, storico uomo della sicurezza dei Bleus dal 2004, soprannominato “Momo la République” e insignito della Legion d’onore nel 2021. Le telecamere lo hanno ripreso al fianco di Mbappé durante viaggi privati in Camerun e nel Vaucluse. È su queste presenze e sul contesto dei pagamenti che si concentra l’indagine.

Un caso tra sport, istituzioni e immagine pubblica

L’inchiesta, ancora in fase preliminare, rischia di scuotere non solo l’immagine di Mbappé, ma anche l’ambiente della Nazionale francese e il delicato equilibrio tra funzioni pubbliche e relazioni personali. In attesa di chiarimenti ufficiali, resta il dubbio: riconoscenza o retribuzione mascherata?.

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Cronache

Argentina, la Cassazione annulla il carcere per ex Br Leonardo Bertulazzi

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La Camera argentina di Cassazione penale ha annullato la decisione della giudice María Servini che aveva revocato i domiciliari dell’italiano 73enne, ex Br, Leonardo Bertulazzi, ordinandone la detenzione in carcere per rischio di fuga. Con voto favorevole dei giudici Angela Ledesma e Alejandro Slokar — e contrario di Guillermo Yacobucci — la Cassazione ha accolto il ricorso della difesa di Bertulazzi, ordinando un nuovo pronunciamento che consideri la sua età avanzata e il suo status di rifugiato ancora vigente. L’ex brigatista, di cui l’Italia ha chiesto l’estradizione, attende ora la decisione del tribunale amministrativo sul suo status.

Lo scorso 1 luglio, la Corte Suprema argentina aveva espresso parere favorevole all’estradizione in Italia di Leonardo Bertulazzi, agli arresti domiciliari dal 29 agosto scorso, proprio sulla base della revoca dello status di rifugiato, accogliendo il parere favorevole espresso dal Procuratore della Repubblica, Eduardo Casal, che riteneva “infondate” le ragioni espresse dalla Difesa dell’ex brigatista nell’appello contro una prima sentenza favorevole all’estradizione della stessa giustizia federale. La stessa Corte precisava ad ogni modo nella sentenza che la decisione sull’estradizione non riguardava invece il ricorso presentato dall’ex Br sulla revoca dello status di rifugiato che rimaneva quindi ancora aperto.

Il 29 agosto scorso, mezz’ora prima di essere arrestato, l’uomo si era visto revocare la decisione amministrativa che sostiene il suo status di rifugiato, una misura tuttavia non completa perché, come spiegato adall’avvocato specializzato in diritti umani Rodolfo Yanzón, la perdita definitiva dello status dipende dalla conferma delle autorità giudiziarie amministrative, come confermato poco fa dalla Camera argentina di Cassazione penale. Ora si allungano i tempi per l’estradizione di Berulazzi in Italia, dove l’ex Br non sarà automaticamente portato in carcere per scontare la pena (era stato condannato a 27 anni di carcere in contumacia) ma avrà diritto a un nuovo processo per i fatti di cui è accusato, vale a dire il sequestro dell’imprenditore genovese Pietro Costa del 1977 e la partecipazione a banda armata nelle Brigate Rosse (Br).

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