Un’esplosione nelle foreste di Kaluga, 180 chilometri a sud-ovest di Mosca, risveglia i timori per possibili, più vasti attacchi delle forze ucraine sul territorio russo, proprio mentre gli Usa si apprestano a fornire a Kiev missili a lungo raggio. Ad esplodere, secondo il governatore locale, è stato un drone, ma sull’episodio non sono stati forniti particolari, né sono stati chiamati direttamente in causa esplicitamente gli ucraini. Non è la prima volta che episodi del genere si verificano in questa regione.
Lo scorso ottobre un drone si era schiantato su un aeroporto e una settimana dopo un altro era stato abbattuto dalle difese aeree russe. In entrambi i casi, secondo le autorità locali, non erano stati registrati danni o vittime. Anche questa volta, sottolinea il governatore, Vladislav Shapsha, non ci sono state vittime perché il velivolo è esploso, a 50 metri dal suolo, nei boschi vicini fuori dalla città. Il pensiero ritorna però inevitabilmente al 5 dicembre scorso, quando due attacchi con droni colpirono altrettante basi aeree strategiche in profondità nel territorio russo: quella di Dyagilevo, nella regione di Ryazan a sud-est di Mosca, e quella di Engels, nella regione di Saratov.
Le forze di difesa aeree russe dissero di avere intercettato i velivoli senza pilota, i cui frammenti erano caduti al suolo provocando tre morti e quattro feriti tra i militari di Mosca. Gli Usa, principali fornitori di armi a Kiev, non mancano di sottolineare la loro contrarietà ad ogni attacco sul territorio russo che possa far rischiare un’escalation nel conflitto ucraino.
Nei giorni scorsi, tuttavia, hanno ceduto alle richieste del presidente Volodymyr Zelensky annunciando che si preparano a consegnare alle forze ucraine missili Glsdb a guida Gps che possono colpire obiettivi a 150 chilometri di distanza, quasi il doppio rispetto alla portata di 80 chilometri dei razzi lanciati dai sistemi Himars già forniti da Washington a Kiev la scorsa estate. Nel ringraziare gli Stati Uniti, il ministro della Difesa ucraino, Oleksii Reznikov, ha assicurato che le nuove armi non verranno utilizzate per “sparare sul territorio russo” ma solo contro le “unità russe sul territorio ucraino”.
Tali promesse non bastano ad attenuare i timori della Russia, che rafforza le proprie difese anche intorno alla capitale. Alla fine di gennaio, tra l’altro, sui social sono circolate varie fotografie che, secondo gli autori, mostravano il posizionamento di nuovi sistemi di difesa aerea su edifici della capitale, compreso il ministero della Difesa. A preoccupare sono anche possibili azioni sotto copertura di truppe scelte ucraine in territorio russo. Proprio ieri il Guardian ha dedicato un servizio alle attività del battaglione Bratstvo, un’unità di volontari delle forze speciali ucraine che operano oltre le linee del fronte.
Le loro operazioni top secret andrebbero dal rapimento di alti funzionari governativi alla distruzione di infrastrutture militari chiave, all’abbattimento di aerei. Ma, per loro stessa ammissione, il primo obiettivo è di natura psicologica, cioè inviare a Mosca il messaggio che nessuna parte del territorio russo può essere considerata al sicuro.