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I russi in piazza contro la guerra, oltre 5mila arresti: il video di una nonnina di 90 anni portata via a forza

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Continua sempre piu’ forte la protesta nelle piazze russe contro l’invasione in Ucraina, giunta ormai all’undicesima giornata. Per le strade molti i cartelli fatti in casa, con il simbolo della pace, urlando slogan filo-Kiev. Alcuni video mostrano centinaia di persone gridare: “L’Ucraina non e’ il nostro nemico”. Manifestazioni pacifiche in oltre 59 citta’ del Paese, spesso represse duramente dalle forze dell’ordine. A fine giornata si registrano decine di feriti, l’uso di manganelli e di pistole stordenti, e fermi di massa: solo oggi sono stati circa 5mila gli arresti, tra loro alcuni giornalisti locali, (il dato piu’ alto in sole 24 ore mai raggiunto nella storia recente) oltre 13mila dall’inizio dei cortei contro il conflitto. Un conteggio reso noto grazie al lavoro di Ovd-Info, un’organizzazione non governativa specializzata nel monitoraggio delle manifestazioni che fornisce anche supporto legale ai fermati. Un bilancio, quello delle persone fermate, che per tutto il giorno e’ cresciuto ora dopo ora, ma che potrebbe essere calcolato per difetto. La Ong sul suo sito spiega che ogni dipartimento di polizia, ogni commissariato russo, puo’ avere effettuato molti piu’ fermi rispetto agli elenchi pubblicati. Ovd-Info pubblica infatti solo i nomi delle persone di cui sono sicuri e di cui si puo’ diffondere l’identita’. Insomma, nonostante le intimidazioni delle autorita’ e la minaccia di pesanti pene detentive, la protesta non si ferma.

Non si tratta per ora di marce oceaniche, tuttavia proseguono tenaci, quotidiane, da 10 giorni in tutte le maggiori citta’ di questo sterminato Paese. Molti, soprattutto nelle grandi citta’, a Mosca e a San Pietroburgo, sono scesi in piazza rispondendo all’appello del principe dei dissidenti, Alexei Navalny, tuttora in carcere. Fermamente contrario all’intervento in Ucraina, questa settimana ha invitato i russi a manifestare ogni giorno nella piazza principale della loro citta’ per chiedere la pace. A Mosca numeri da record: su circa 2.500 manifestanti, 1.600 sono stati fermati, praticamente i due terzi. Tra loro il leader dell’Ong Memorial, Oleg Orlov, e la famosa attivista Svetlana Gannouchkina, poi rilasciata. Scene di violenza arrivano da San Pietroburgo, dove una delle piazze centrali e’ stata transennata dalla polizia. Qui molti attivisti hanno pubblicato nelle ultime ore sui social video immagini che mostrano arresti brutali e colpi di manganello da parte dei poliziotti su cittadini inermi, anche molte donne. I primi arresti sono avvenuti, a causa del fuso orario interno, in estremo Oriente e in Siberia. Piu’ di 200 persone sono state fermate in particolare nelle grandi citta’ di Novosibirsk e Ekaterinburg. Oltre al fermo, chi protesta contro la presenza militare russa in Ucraina rischia anche una multa salata, circa 450 euro, che non sono pochi considerate le difficolta’ dei cittadini russi dopo l’entrata in vigore delle ultime sanzioni. La sanzione viene comminata sulla base della nuova legge firmata da Putin che, oltre a mettere i media nel mirino, vieta le manifestazioni pubbliche che “screditano le forze armate”. Secondo l’agenzia di stampa Ria Novosti, un cittadino siberiano e’ stato il primo ad essere punito con questa nuova legge.

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Ucraina e Russia pronte al maxi scambio di prigionieri: in ballo 2.000 vite umane

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Mille prigionieri russi in cambio di mille prigionieri ucraini. È questo l’accordo raggiunto durante i colloqui tra Mosca e Kiev a Istanbul, unico spiraglio di dialogo tra i due Paesi dopo oltre due anni di guerra. Un’intesa mediata da Emirati Arabi, Turchia, Stati Uniti e Vaticano, che potrebbe concretizzarsi già nel prossimo fine settimana.

A confermarlo è il capo dell’intelligence militare ucraina Kyrylo Budanov, mentre il presidente Volodymyr Zelensky ha dichiarato: «Dobbiamo liberare tutti i nostri, incondizionatamente. Stiamo facendo il massimo». Il 17 maggio il Servizio di sicurezza ucraino (SBU) ha avviato le procedure per la creazione delle liste dei prigionieri, confermate anche dal vicecapo dell’intelligence Vadym Skybytskyi.

Scambi regolari, ma torture sistematiche

Dall’inizio della guerra, nel 2022, gli scambi di prigionieri sono l’unico contatto stabile tra le parti. L’ultimo, il 6 maggio scorso, ha visto Kiev riportare a casa 205 soldati. In totale, l’Ucraina ha rimpatriato 4.757 prigionieri, ma secondo fonti ufficiali circa 16.000 ucraini sarebbero ancora detenuti, tra cui 2.000 civili.

Il problema, però, va oltre la diplomazia. Secondo l’ONU, il 95% dei prigionieri ucraini è stato torturato. Dalle testimonianze emergono racconti agghiaccianti. Durante una conferenza della Media Initiative for Human Rights, il marine Ivan Dibrova, catturato nel 2022, ha denunciato: «Ci hanno fatto strisciare a quattro zampe sotto minaccia delle pistole elettriche, ci mordevano i cani. Eravamo feriti, ma ci hanno costretti a salire su un aereo in quelle condizioni».

Il caso Roshchyna e l’orrore delle prigioni russe

Il 29 aprile, la Russia ha restituito il corpo della giornalista Viktoria Roshchyna senza organi interni: una prassi, secondo l’accusa ucraina, per coprire segni di tortura. Le sue condizioni al momento della morte sono oggetto di un’inchiesta condotta da Ukrainska Pravda e testate internazionali.

La direttrice del giornale, Sevgil Musayeva, ha dichiarato che 186 prigioni russe o nei territori occupati ospitano cittadini ucraini, e in 29 di queste la tortura è sistematica. «I detenuti vengono immersi nell’acqua gelata fino alle convulsioni, sospesi a testa in giù, seviziati con scosse elettriche», ha affermato. «Alcuni sono costretti a giocare con ossa umane, altri picchiati in bare di metallo».

Il richiamo alla Convenzione di Ginevra

Il Comitato Internazionale della Croce Rossa, pur non coinvolto direttamente negli scambi, ha rivelato che oltre 50.000 persone risultano scomparse tra Ucraina e Russia. Una cifra raddoppiata nell’ultimo anno, secondo il direttore dell’Agenzia centrale di ricerca Dusan Vujasanin: «La ricerca dei dispersi durerà anni, forse decenni».

E mentre il commissario per i diritti umani ucraino Dmytro Lubinets invia lettere ufficiali all’Onu e alla Croce Rossa, resta l’urgenza di tutelare i prigionieri civili e politici, inclusi giornalisti. Zelensky ha ribadito che il prossimo scambio dovrà includerli.

Un accordo che porta speranza, ma che fotografa l’orrore silenzioso che si consuma nei campi di prigionia. E che impone all’opinione pubblica internazionale di non distogliere lo sguardo.

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Media, capo Mossad e Dermer a Roma per incontrare Witkoff

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Il capo del Mossad David Barnea (nella foto) e il ministro israeliano per gli Affari strategici Ron Dermer, il più stretto collaboratore del premier Benyamin Netanyahu, saranno domani a Roma per incontrare l’inviato speciale degli Stati Uniti Steve Witkoff a margine del quinto round di colloqui sul nucleare iraniano. Lo riferisce Axios spiegando che Barnea e Dermer stanno cercando di coordinare le posizioni con Witkoff e di essere informati subito dopo la conclusione dei colloqui.

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‘Falso video mostrato da Trump a Ramaphosa su genocidio bianchi’

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Il video mostrato da Donald Trump nello Studio Ovale al presidente sudafricano Cyril Ramaphosa che mostrava file di croci bianche a perdita d’occhio lungo una strada di campagna era in realtà un falso. Lo rivelano i fact-checkers della Bbc secondo i quali le croci non erano “luoghi di sepoltura di oltre un migliaio di contadini bianchi”, come sostenuto dal tycoon. Il video è stato girato durante una protesta contro l’omicidio di Glen e Vida Rafferty, una coppia di contadini bianchi, uccisi a colpi d’arma da fuoco nella loro proprietà nel 2020. Il filmato è stato condiviso su YouTube il 6 settembre, il giorno dopo le proteste. “Non è un luogo di sepoltura ma un memoriale”, ha detto alla Bbc Rob Hoatson, uno degli organizzatori dell’evento. Le croci sono state poi tolte dopo la commemorazione.

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