Nel 70esimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani torna il Festival Cinematografico dei Diritti Umani di Napoli, alla sua decima edizione, che si intitola “Lotte, conflitti, diritti – 70 anni di resistenze umane”.
Un festival del cinema oramai consolidato e di lunga esperienza, coordinato da Maurizio del Bufalo che si avvale del supporto di tanti appassionati di cinema e militanti per i diritti umani, che propone quest’anno alcuni titoli in concorso di grandissimo interesse e di grandissima attualità, per i temi trattati, sia nazionali sia internazionali.
Dal 27 Novembre al 5 Dicembre, presso lo Spazio Comunale Piazza Forcella in via Vicaria Vecchia n.23, si potranno seguire le proiezioni e i dibattiti con ospiti italiani e stranieri tra i quali il 1 Dicembre, il fondatore di Emergency, Gino Strada che incontrerà alcuni detenuti del carcere di Poggioreale, durante il dibattito “La Guerra, vista da dentro” insieme a Alex Zanotelli, Rossella Miccio, Fabrizio Valletti e Maria Luisa Palma.
Oceania, Africa, Asia, Europa, America Latina, saranno le aree geografiche da dove provengono i film e prima di tutto le testimonianze sullo stato della vigilanza e salvaguardia dei Diritti Umani.
Ci saranno anche incontri presso la Sala dei Baroni, l’Università Orientale, allo Scugnizzo Liberato e a San Domenico Maggiore, con tanti ospiti internazionali come Gabriele Del Grande, Iffat Fatima, Maria Elena Benites, David Fedele, Ivan Grozny Compasso, la delegazione Onu di Damasco (Siria) guidata da Hala Ritzk (UNDP officer), accompagnata dal regista Simon Safieh e Laura Petricciuolo di Amnesty Italia insieme alle testimonianze di Medici Senza Frontiere e i concerti di Maurizio Capone, musicista e leader dell’ensemble Capone & BungtBangt e Maldestro.
Poi allo Scugnizzo Liberato si potra’ ammirare la mostra fotografica “Historias zapatistas” (anticipazione in gallery) delle fotografe Simona Granata e Yuriria P. Millán e ancora, a Piazza Forcella una slideshow di ritorno dal Kashmir del giovane fotografo romano Camilo Pasquarelli.
Mercoledì 5 Dicembre giornata conclusiva nella Sala del Capitolo a San Domenico Maggiore, alle 10,00 con un focus sulla Siria e con la delegazione ONU di Damasco, guidata dalla UNDP officer Hala Ritzk e accompagnata dal regista Simon Safieh. “Siria, Peace Lens” propone immagini inedite dalle città siriane dopo i bombardamenti.
Si ritorna poi a Piazza Forcella dove verrà presentata la giuria e alle 18,30 incontro conclusivo, prima della premiazione finale, con Valentina Ripa, Mario Leonbruno e Maurizio del Bufalo che dialogheranno con Gabriele del Grande e Ivan Grozny Compasso.
Un grande Festival portato avanti con piccole risorse, ma tantissima passione arrivato alla 10° edizione in un periodo tra i piu’ delicati di sempre per le importanti questioni dei Diritti Umani, che non vedono protagonisti solo i popoli di paesi lontani, ma sempre di piu’ si avvicinano alle nostre vite occidentali che pensavamo mai potessero essere attaccate su diritti che pensavamo acquisiti e entrati nel metabolismo quotidiano. Un festival che ci esorta a vigilare sul nostro futuro e sul futuro delle prossime generazioni.
Gli organizzatori nel loro comunicato stampa salutano tutti con un caldo arrivederci al 2019, noi ci saremo, con la speranza che edizione dopo edizione si arrivi sempre di piu’ a discutere di Diritti Umani Garantiti e non più Negati.
Le foto della Gallery sono di Simona Granati e Yuriria P. Millàn
Ph Yuriria Pantoja Millan
Ph Yuriria Pantoja Millan
Ph Yuriria Pantoja Millan
Ph Yuriria Pantoja Millan
Chiapas, Mexico, 10 Marzo 2018
PRIMO INCONTRO INTERNAZIONALE, POLITICO, ARTISTICO, SPORTIVO E CULTURALE DELLE DONNE CHE LOTTANO.
Migliaia di donne provenienti da tutto il mondo si incontrano dal 8 al 10 Marzonel Caracol di Morelia con workshops e laboratori,
L’incontro è organizzato dalle donne zapatiste dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionela
ph. Simona Granati
Chiapas, Mexico, 8 Marzo 2018
PRIMO INCONTRO INTERNAZIONALE, POLITICO, ARTISTICO, SPORTIVO E CULTURALE DELLE DONNE CHE LOTTANO.
Migliaia di donne provenienti da tutto il mondo si incontrano dal 8 al 10 Marzonel Caracol di Morelia con workshops e laboratori,
L’incontro è organizzato dalle donne zapatiste dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionela
ph. Simona Granati
Fotogiornalista da 35 anni, collabora con i maggiori quotidiani e periodici italiani. Ha raccontato con le immagini la caduta del muro di Berlino, Albania, Nicaragua, Palestina, Iraq, Libano, Israele, Afghanistan e Kosovo e tutti i maggiori eventi sul suolo nazionale lavorando per agenzie prestigiose come la Reuters e l’ Agence France Presse,
Fondatore nel 1991 della agenzia Controluce, oggi è socio fondatore di KONTROLAB Service, una delle piu’ accreditate associazioni fotografi professionisti del panorama editoriale nazionale e internazionale, attiva in tutto il Sud Italia e presente sulla piattaforma GETTY IMAGES.
Docente a contratto presso l’Accademia delle Belle Arti di Napoli., ha corsi anche presso la Scuola di Giornalismo dell’ Università Suor Orsola Benincasa e presso l’Istituto ILAS di Napoli.
Attualmente oltre alle curatele di mostre fotografiche e l’organizzazione di convegni sulla fotografia è attivo nelle riprese fotografiche inerenti i backstage di importanti mostre d’arte tra le quali gli “Ospiti illustri” di Gallerie d’Italia/Palazzo Zevallos, Leonardo, Picasso, Antonello da Messina, Robert Mapplethorpe “Coreografia per una mostra” al Museo Madre di Napoli, Diario Persiano e Evidence, documentate per l’Istituto Garuzzo per le Arti Visive, rispettivamente alla Castiglia di Saluzzo e Castel Sant’Elmo a Napoli.
Cura le rubriche Galleria e Pixel del quotidiano on-line Juorno.it
E’ stato tra i vincitori del Nikon Photo Contest International.
Ha pubblicato su tutti i maggiori quotidiani e magazines del mondo, ha all’attivo diverse pubblicazioni editoriali collettive e due libri personali, “Chetor Asti? “, dove racconta il desiderio di normalità delle popolazioni afghane in balia delle guerre e “IMMAGINI RITUALI. Penitenza e Passioni: scorci del sud Italia” che esplora le tradizioni della settimana Santa, primo volume di una ricerca sui riti tradizionali dell’Italia meridionale e insulare.
Superman domina il box office: 220 milioni al debutto mondiale
Il nuovo film Superman con David Corenswet debutta con 220 milioni di dollari al box office globale, terzo miglior esordio dell’anno. Seguono Jurassic World Rebirth e F1 con Brad Pitt.
Esordio da supereroe per Superman, il nuovo capitolo cinematografico sull’Uomo d’Acciaio interpretato da David Corenswet, che ha incassato circa 220 milioni di dollari nel suo primo weekend di programmazione mondiale. Di questi, 122 milioni provengono da Stati Uniti e Canada, confermando l’ottimo appeal del personaggio anche nella sua nuova versione.
Terzo miglior debutto dell’anno
Il film diretto da James Gunn si piazza al terzo posto tra i migliori debutti globali del 2025, subito dopo A Minecraft Movie e il live action Lilo & Stitch. La nuova incarnazione dell’eroe kryptoniano è stata accolta con entusiasmo da pubblico e critica, segno che il rilancio dell’universo DC può puntare in alto.
Gli altri film in classifica
Al secondo posto del box office nordamericano c’è Jurassic World Rebirth, che continua a macinare incassi dopo il boom del weekend precedente. Con la presenza di Scarlett Johansson, il film ha già raggiunto 529 milioni di dollari a livello globale, dando nuova linfa alla longeva saga dei dinosauri.
Terza posizione per F1, il film che vede Brad Pitt nei panni di un ex pilota di Formula 1 alle prese con una nuova sfida su pista. Un prodotto pensato per appassionati e amanti del cinema d’azione.
Successi animati per i più piccoli
Completano la top five due pellicole dedicate alle famiglie: il reboot di Dragon Trainer, che riporta sul grande schermo le avventure del giovane vichingo e del drago Sdentato, e Elio, il nuovo film targato Disney Pixar, che continua a confermare la forza dell’animazione americana nel conquistare il cuore di grandi e piccoli.
Carlo Verdone, 45 anni dopo Un sacco bello: «Leo, il bullo e quel calcio di Leone»
Carlo Verdone racconta al Corriere della Sera il suo debutto con Un sacco bello, il legame con Sergio Leone e i personaggi che hanno segnato il suo cinema.
sas aCarlo Verdone non aveva ancora trent’anni quando nel 1980 debuttava al cinema con Un sacco bello. Era convinto che la sua carriera sarebbe durata cinque, sei anni al massimo. Invece ne sono passati 45, e il film è diventato un classico, restaurato dalla Cineteca di Bologna e proiettato in piazza Maggiore davanti a migliaia di spettatori.
L’emozione del restauro e l’Italia che non c’è più
«Questo restauro è un regalo enorme», racconta Verdone. «È un film semplice, ma pieno di anima, di verità e anche di solitudine. Rappresenta un’Italia che non esiste più». Oggi, dice, non ci sarebbe spazio per quel candore ingenuo di Leo o per la mitomania inoffensiva del bullo: «Oggi avrebbe tatuaggi e non andrebbe in Polonia, anche perché la Polonia forse è messa meglio di noi».
L’inizio con Sergio Leone e la sfida della regia
Il grande produttore Sergio Leone fu determinante. «Mi fece affiancare da due grandi sceneggiatori, Benvenuti e De Bernardi, e mi disse: “Lo devi girare tu”». Leone gli impose tre mesi di convivenza: «Cinque ore al giorno a casa sua, voleva insegnarmi il cinema».
Tra le sue lezioni? «I dubbi si devono avere prima di girare, non sul set. E guai a mostrare incertezze alla troupe». Una volta gli diede anche un vero calcio: «Avevo il portafoglio in tasca, si fece male lui».
Il giorno prima delle riprese e la passeggiata notturna
La notte prima di iniziare, Leone suonò al citofono: «Sapeva che non riuscivo a dormire, mi portò a passeggiare da ponte Sisto a ponte Garibaldi. Mi raccontava storie di usurai, ladri, omicidi… Mi distrasse così». Anche la mattina dopo, c’era ancora lui.
Un set senza permessi, energia pura e personaggi nuovi
Verdone non aveva roulotte, si cambiava dietro i cespugli. «Eravamo senza permessi, bloccavamo i bus, ma avevo un’energia incredibile». Il film costò solo 300 milioni di lire, ma fu un successo.
La critica lo accolse bene, e Verdone fu percepito come un autore che portava qualcosa di nuovo. «Venivamo da commedie in cui la donna era solo oggetto di desiderio. Nei miei personaggi, invece, era lei ad avere energia».
L’eredità dei personaggi e la società che cambia
A Leo, dice, vuole un affetto particolare: «Il suo candore mi commuove, anche se a fare il bullo mi divertivo di più». E oggi? «Mi fermo a parlare col benzinaio del Bangladesh o la signora della tintoria algerina. Anche loro mi citano le battute dei miei film».
Marisol e un’amicizia che continua
Anche con Veronica Miriel, la “Marisol” di Un sacco bello, i contatti sono rimasti: «Vive a Marbella, ha vissuto tra Perù e le Ande, dipinge. È una bella signora solare e positiva. Ci scriviamo spesso».
“Era già tutto previsto”, come dice la canzone di Riccardo Cocciante, ovvero che il Superman di James Gunn, in sala da domani distribuito da Warner Bros. Pictures., sarebbe stato il racconto di un inedito superhero, molto empatico, estremamente gentile e con un’innata fiducia nella bontà degli uomini. Tanto che c’è stato già chi aveva parlato, rompendo l’embargo che proteggeva il film, di un Superman campione di Superwoke, certamente non amato da Donald Trump. Di fatto l’uomo d’acciaio di Gunn è forse davvero troppo perdente per gran parte del film e solo alla fine si riscatta, ma non troppo. Coinvolto in conflitti all’estero e in patria, le azioni di Superman (David Corenswet) per proteggere l’umanità vengono infatti a un certo punto messe in discussione e la sua vulnerabilità permetterà al miliardario della tecnologia e maestro dell’inganno Lex Luthor (Nicholas Hoult) di sfruttare l’opportunità per eliminarlo una volta per tutte.
Tra le accuse al supereroe intanto il fatto che è un alieno, comunque un immigrato, e ancora peggio che la sua mission sulla terra non è affatto quella di servire l’umanità. Dalla sua parte c’è però l’intrepida reporter del Daily Planet, Lois Lane (Rachel Brosnahan), con la quale condivide il lavoro, e l’aiuto di altri metaumani di Metropolis, esattamente il trio della Justice Gang e del compagno a quattro zampe, l’incontenibile Krypto. Perché tutta questa bonarietà in Superman? Le ragioni le spiega nelle sue note lo stesso Gunn: “Mi sono innamorato del personaggio di ‘All-Star Superman’ (miniserie a fumetti di Grant Morrison del 2005) . Per me ha mostrato, meglio di altri, come Superman era un tipo bonario, con la mascella in fuori, sempre pronto a fare la cosa giusta, entusiasta, incredibilmente puro”.
E ancora il regista che dal 1º novembre 2022 è anche co-presidente, co-amministratore e direttore creativo dei DC Studios: ” Ho adorato la bontà che Grant Morrison ha attribuito a questo personaggio che per me è stata di grande ispirazione ed è diventato il fondamento del Superman di questo film. L’ho reso così meno potente, incapace di far tornare indietro il mondo nel tempo e non prende a pugni i pianeti. Certo è molto forte, può sollevare un grattacielo, ma non è completamente invulnerabile. All’inizio del film vediamo un Superman che sanguina. Quando ho immaginato questa scena, ho pensato: ‘Come siamo arrivati ;;a questo punto?’. Va detto che il film che mette in campo, insieme ai molti cattivi, anche la cattiveria dei social e la guerra virtuale dei droni e ambientazioni dark, ha dietro la macchina da presa appunto Gunn affiancato da collaboratori abituali, tra cui il direttore della fotografia Henry Braham, la scenografa Beth Mickle, la costumista Judianna Makovsky e il compositore John Murphy, insieme al compositore David Fleming e ai montatori William Hoy e Craig Alpert. Budget del film circa 250 milioni di produzione e poco meno di 400 milioni di dollari compreso il marketing.