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Funerali di Soleimani, Khamenenei e milioni di altri pregano in lacrime sulla bara e meditano vendetta contro gli americani

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Chiede vendetta per l’uccisione di Soleimani la folla giunta a Teheran per i funerali del generale. Si sventolano immagini di Soleimani e del vice capo di Hash al-Shaabi, Abu Mahdi al-Muhandis e si gridano slogan contro gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e Israele. Le salme del generale e delle quattro Guardie rivoluzionarie uccise assieme a lui sono arrivate a Teheran all’alba. Gli altri quattro assassinati sono Shahroud Mozaffarinia, Vahid Zamanian, Hadi Taremi e Hossein Pour-Jafarinia. Dopo le preghiere, la processione funebre ha proseguito fino a Piazza Azadi e i corpi sono stati poi trasferiti a Qom per un’altra cerimonia funebre. Soleimani sarà sepolto nella sua terra natale, Kerman, il prossimo martedì. Quel che resta del corpo di Soleimani perchè il missile piombato sul generale e la sua scorta ha letteralmente fatto a pezzi i corpi dei cinque uomini. C’è voluto davvero molto tempo e tanta pazienza prima di ricomporre in parte i corpi. Il generale Soleimani è stato riconosciuto sia da tronco che da una mano con un vistolo anello che indossava sempre.

Il leader iraniano Ali Khamenei ha pregato in lacrime sulla bare del generale  Soleimani e degli altri ufficiali uccisi nel raid americano, durante la cerimonia funebre all’università di Teheran. Milioni di persone hanno continuato a sfilare in processione nella piazza Azadi. L’effigie del presidente Donald Trump è stata esposta in Enghelab Street con una corda al collo. Le famiglie dei soldati statunitensi di stanza in Medio Oriente “dovrebbero aspettarsi la morte dei loro figli”. Lo ha detto la figlia del generale Qassem Soleimani, Zeinab, durante la cerimonia funebre per suo padre all’universita’ di Teheran. Sottolineando la necessita’ di una vendetta immediata verso gli Stati Uniti, ha definito Trump, come fece una volta il padre, un “giocatore d’azzardo”. “Hai fatto un errore storico – ha aggiunto – non potrai seminare discordia tra Iran e Iraq”. Anche il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, ha tenuto un discorso durante la cerimonia. Per lui non è stato facile lasciare la striscia di Gaza e non è assolutamente detto che possa rientrarci con facilità e senza pericoli.

Hamas Ismail Haniyeh, il suo vice Salah al-Aruri ed il leader della Jihad islamica Ziad Nakhale, sono rimasti per tutto il tempo davanti alle bare dei cosiddetti partiti uccisi.

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L’Australia esorta i suoi cittadini a lasciare Israele

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Il governo australiano ha esortato i suoi cittadini in Israele a “andarsene, se è sicuro farlo”. “C’è una forte minaccia di rappresaglie militari e attacchi terroristici contro Israele e gli interessi israeliani in tutta la regione. La situazione della sicurezza potrebbe deteriorarsi rapidamente. Esortiamo gli australiani in Israele o nei Territori palestinesi occupati a partire, se è sicuro farlo”, secondo un post su X che pubblica gli avvisi del dipartimento degli affari esteri e del commercio del governo australiano.

Il dipartimento ha avvertito che “gli attacchi militari potrebbero comportare chiusure dello spazio aereo, cancellazioni e deviazioni di voli e altre interruzioni del viaggio”. In particolare è preoccupato che l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv “possa sospendere le operazioni a causa di accresciute preoccupazioni per la sicurezza in qualsiasi momento e con breve preavviso”.

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Ian Bremmer: l’attacco di Israele è una sorta di de-escalation

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C’è chi legge una escalation e chi invece pensa che sia una de escalation questo attacco israeliano contro l’Iran. “È un allentamento dell’escalation. Dovevano fare qualcosa ma l’azione è limitata rispetto all’attacco su Damasco che ha fatto precipitare la crisi”. Lo scrive su X Ian Bremmer, analista fondatore di Eurasia Group, società di consulenza sui rischi geopolitici.

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Usa bloccano bozza su adesione piena Palestina all’Onu

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Gli Usa hanno bloccato con il veto la bozza di risoluzione del Consiglio di Sicurezza Onu che raccomandava l’adesione piena della Palestina alle Nazioni Unite. Il testo ha ottenuto 12 voti a favore (Algeria, Russia, Cina, Francia, Guyana, Sierra Leone, Mozambico, Slovenia, Malta, Ecuador, Sud Corea, Giappone), 2 astensioni (Gran Bretagna e Svizzera) e il no degli Stati Uniti.

La brevissima bozza presentata dall’Algeria “raccomanda all’Assemblea Generale che lo stato di Palestina sia ammesso come membro dell’Onu”. Per essere ammessa alle Nazioni Unite a pieno titolo la Palestina doveva ottenere una raccomandazione positiva del Consiglio di Sicurezza (con nove sì e nessun veto) quindi essere approvata dall’Assemblea Generale a maggioranza dei due terzi.

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