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Cronache

Fuga di gas all’archivio di Stato di Arezzo, morti intossicati due dipendenti e uno ferito

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Una fuga di gas. Dovrebbe essere questa la causa della morte per soffocamento di due dipendenti dell’Archivio di Stato di Arezzo:Piero Bruni, 59 anni, e Filippo Bagni, 55, entrambi aretini. Un terzo impiegato è rimasto intossicato e trasferito in codice giallo all’ospedale San Donato di Arezzo dove ora è ricoverato. Si tratta di un uomo di 57 anni di Bucine, nell’Aretino. Erano da poco passate le 8, orario di ingresso al lavoro dei dipendenti dell’archivio di Stato. È scattato l’allarme dell’impianto anti incendio. I due impiegati, quelli che hanno perso la vita, sono scesi nel seminterrato dove si trova la centralina per capire che cosa stesse accadendo. Qui sarebbe avvenuta la fuoriuscita di gas argon che ha saturato lo spazio privandolo di ossigeno, casuando il soffocamento dei due, caduti a terra esanimi. I colleghi, insospettiti dal mancato rientro in ufficio, sono andati a cercarli. Sarebbe stato il centralinista ad avvisare un altro collega che è sceso di sotto e ha trovato i due  uomini distesi sul pavimento.

“Le due persone”, scese per verificare cosa avesse fatto scattare l’allarme nel locale-ripostiglio, “si sono trovate in un ambiente saturo di argon rimanendo intossicati: il gas non provoca scoppi ma brucia l’ossigeno”, ha confermato il dirigente dei vigili del fuoco di Arezzo Roberto Tommasini aggiungendo che “le indagini dovranno appurare cosa sia accaduto”.

I vigili del fuoco, appena arrivati sul posto, hanno subito transennato la zona, facendo evacuare il palazzo ma anche invitando tutti i residenti a tenere le finestre aperte per evitare che nei locali si accumulasse il gas. L’intero centro storico, a due passi dall’Archivio di Stato, dove ci sono le sedi della biblioteca, del comune, della provincia e il cuore di Arezzo l’antica Piazza Grande, è stato messo in allarme per alcune ore. La Procura di Arezzo ha aperto un’inchiesta e l’edificio è stato posto sotto sequestro.
Il ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli ha già disposto “un’ispezione interna al ministero che possa eventualmente anche essere di ausilio alla procura che ha già doverosamente aperto un’indagine”. “Ho già disposto l’invio di funzionari ad Arezzo e, insieme con i vertici del ministero, stiamo seguendo in tempo reale la vicenda”, ha aggiunto Bonisoli che si è detto “addolorato” e ha fatto le condoglianze alle famiglie delle vittime dell’incidente.

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Napoli, gli sparano per uno scooter: le immagini shock della rapina, le parole della mamma

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Una rapina violenta che ha visto la vittima, un giovane ingegnere napoletano, rischiare la vita. Tutto ripreso dalle telecamere di sorveglianza dell’impianto. Una vicenda assurda, accaduta la sera del 29 marzo a San Giovanni a Teduccio, in via di Reggia di Portici. L’ingegnere va fare carburante al suo scooter, quando due rapinatori lo aggrediscono perchè vogliono il mezzo del 32enne. Lo minacciano, lo strattonano, provano a farlo scendere e infine uno dei due estrae la pistola e gli spara alle gambe. Lui cade, ferito, con tutto lo scooter. Trasportato all’ospedale del Mare, per qualche giorno è in pericolo di vita, adesso non lo è più, ma è comunque grave.

Le immagini del video della rapina sono violente, danno l’idea della crudeltà dei rapinatori che sono stati disposti a fare e poi pagare un omicidio per un vecchio SH che gli avrebbe fruttato poche decine di euro. Senza alcuno scrupolo.

 

La mamma della vittima scrive su Facebook, raccontando i momenti di angoscia che ha vissuto: “Mi avevano nascosto tutto, ma mio figlio Fabio, non rispondeva ai messaggi, non volevano darmi altro dolore. Ho realizzato stanotte che qualcosa non andava. Ho appreso solo stamani. Mio figlio è fuori pericolo, il mio cuore è impazzito, abbiamo avuto un miracolo, mio marito Enzo l’avrà protetto dal cielo. Confido che vengano presi questi criminali, e ringrazio il Signore che ha protetto mio figlio da una peggiore disgrazia. Sono distrutta, il dolore nel dolore…”

 

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Cronache

Figlia muore per un malore, la madre anziana di stenti

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Dramma della solitudine a Pergine Valsugana, in Trentino, dove una donna di 55 anni, Franca Bernabè, è morta per un malore e la madre anziana, Filomena Antonacci di 82 anni, solo giorni dopo, probabilmente di stenti. Lo scrive oggi la stampa locale. Le due donne condividevano un appartamento dell’istituto di edilizia sociale trentino in via Petrarca.

La figlia, che si prendeva cura dell’anziana, sarebbe morta, probabilmente per arresto cardiaco, tre settimane fa, la madre solo due settimane dopo. Sono stati i vicini di casa a lanciare l’allarme per i cattivi odori che provenivano dall’abitazione. Sul posto sono anche intervenuti i carabinieri. Madre e figlia sarebbero stati seguiti dai servizi sociali, ma in più occasioni avrebbero rifiutato l’aiuto. Il medico legale ha confermato la morte naturale per entrambi.

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Il messaggio del Papa appena uscito dall’ospedale: io sono ancora vivo

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Il Papa sfodera un bel sorriso e la sua solita ironia quando, uscito dall’ospedale, risponde ai giornalisti che chiedevano della sua salute: “Sono ancora vivo, sai”. Una battuta, certo, ma anche un messaggio, e neanche tanto indiretto, a chi, nella gerarchia ecclesiastica, desidererebbe un passo indietro del Pontefice argentino. Francesco sa bene che c’è pronta la fronda di chi non lo ama. Nel 2021, dopo l’operazione al colon, si era sfogato: “So che ci sono stati persino incontri tra prelati, i quali pensavano che il Papa fosse più grave di quel che veniva detto. Preparavano il conclave”, confidò ad un gruppo di gesuiti incontrati a settembre di quell’anno in Slovacchia. Oggi si è presentato in forma: sorridente, scherzoso.

E’ sceso dalla macchina e ha saluto la gente, in piedi a sottolineare che non è neanche più legato alla sedia a rotelle. Francesco ieri ha mangiato la pizza (altro che brodini da paziente ricoverato), e ha impartito un battesimo in corsia; oggi, prima di rientrare in Vaticano, ha attraversato Roma, mettendo per mezz’ora a soqquadro il centro della città e appena arrivato a Casa Santa Marta si è messo a lavorare. La prima udienza è stata con il cardinale Marc Ouellet. Quello per intenderci con il quale decide le nomine dei vescovi. Poi ha telefonato a don Marco Pozza, il cappellano del carcere di Padova che collabora con ‘A sua immagine’, la trasmissione tv che era pronta mercoledì, proprio nelle ore in cui il Papa invece è corso in ospedale, ad intervistarlo.

“E’ bastata una sua telefonata, appena rientrato a casa, per risentire l’ardore del grande generale, pronto a ritornare in sella. A scendere nell’arena”, dice don Pozza usando un linguaggio quasi ‘militante’. E sì, perché anche se tutti dicono che bisogna superare le correnti nella Chiesa, come fa anche il cardinale tedesco Gerhard Mueller nel suo ultimo libro, è evidente che la divisione tra progressisti e conservatori c’è e, se vogliamo, sembra ampliarsi sempre di più. Francesco allora avvisa tutti: “sono ancora vivo”, “domani celebrerò la Domenica delle Palme”, “non ho avuto paura”. E quindi, oltre alla conferma di tutti gli appuntamenti che erano stati fissati per i prossimi giorni, va avanti con un Bollettino della sala stampa zeppo di nomine e la conferma anche che a fine mese andrà in Ungheria. Con buona pace di chi continua a farsi i conti per il prossimo conclave.

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