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Ferragosto, festa nelle spiagge ma con regole

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Un Ferragosto di festa negli stabilimenti balneari quasi tutti sold out in questi giorni ma nel rispetto delle regole anti Covid e con la speranza che queste regole siano rispettate da tutti anche nelle spiagge libere e dagli “abusivi”. E’ il pensiero unanime dei balneari italiani che si preparano alla giornata di Ferragosto, il Capodanno dell’estate, che sara’ cosi’ diverso dal solito per il secondo anno di fila a causa della pandemia. “Ci sara’ la musica ma senza balli, ci sara’ il buon cibo locale ma senza buffet, ci saranno rispetto e prudenza” spiegano i responsabili del Sib Sindacato balneari. Ma si spera che i controlli riescano a far si’ che le regole siano rispettate ovunque negli 8 mila chilometri di coste italiane. “Nelle persone c’e’ una nota di preoccupazione per la situazione sanitaria, non aiuta neanche il caldo eccessivo – dice il presidente del Sib Antonio Capacchione – ma in tutti c’e’ un forte desiderio di serenita’. Abbiamo avuto un’estate anomala: dal lunedi’ al giovedi’ avevamo non molta gente e poi venerdi’ sabato e domenica una forte concentrazione e ora il tutto esaurito. E cosi’ e’ difficile gestire i flussi e accontentare tutti. La verita’ e’ che ci dovrebbero essere piu’ spiagge attrezzate perche’ quelle libere spesso sono abbandonate e disordinate. Come stabilimenti balneari abbiamo deciso di metterci a disposizione del territorio, di diventar delle piazze per promuovere le eccellenze locali, a cominciare dalle quelle enogastronomiche fino a monumenti, castelli e musei”. Dal Veneto parla Alessandro Berton: “Stiamo facendo un’ottima stagione, anche con gli stranieri, non ancora con i numeri del 2019 ma in ripresa. Siamo in overbooking ed e’ praticamente impossibile trovare un ombrellone libero per Ferragosto sulla costa veneta. Ci ha senza dubbio aiutato tutto il grande lavoro e scelte coraggiose sulla sicurezza sanitaria fatte dallo scorso anno anche in collaborazione con la Regione. Il distanziamento e il nuovo concept delle spiagge, la sanificazione certificata, la prenotazione via app e il fatto che qualsiasi cosa (dal cibo ai servizi) possa essere prenotata via telefono sta dando i suoi frutti”. “Diciamo che ci sta aiutando il caldo di San Lucifero – dice scherzando Enrico Schiappapietra del Sib Liguria – e le spiagge sono piene e vicine al tutto esaurito. Ma bisogna considerare che almeno qui da noi abbiamo circa il 30% di postazioni in meno per via del distanziamento. Falo’ e balli non sono possibili ma vogliamo far passare ai nostri clienti un giorno spensierato. Lo faremo organizzando quelli che io chiamo i giochi di una volta evitando assembramenti (castelli sabbia e biglie per i piu’ piccoli ad esempio) e soprattutto la nostra strepitosa cucina ligure (frutti di mare, cozze, olio di olive taggiasche, basilico e pesto). Stiamo mettendo un’attenzione assoluta ai prodotti del nostro territorio, a chilometri zero”. “Sono due settimane di fuoco, ogni giorno e’ domenica in questo periodo, c’e’ il pienone sicuramente – spiega Alberto Bertolotti del Sib Sardegna – ma io sono sempre molto scettico sulle vacanze plenarie, e’ un flusso che non puo’ essere completamente canalizzato e quindi crea un po’ un danno ai territori e ha un costo sociale. Speriamo solo che non ci siano i termini per nuove chiusure, il settore non puo’ permettersi altri stop”. “Abbiamo la fortuna di lavorare all’aperto – aggiunge Simone Battistoni dalle coste romagnole – e da noi la metratura delle spiagge, gia’ molto grandi, e’ raddoppiata anche dal fatto che l’acqua non e’ subito profonda e quindi si puo’ passeggiare con i piedi a mollo senza stare troppo vicini a nessuno. Le regole qui le seguiamo, gli eventi sono sottoposti a una serie di precauzioni (meno persone, Green Pass etc) ma comunque ci sono tanti spettacoli, musica. Pur con tutte le regole c’e’ tanta roba…”. “Quest’anno stiamo patendo molto l’assenza dei turisti stranieri – dice Stefania Frandi del Sib Toscana – e per domani stiamo preparando qualcosa ma in un’ottica meno festaiola degli anni scorsi. Mangeremo sul mare ma purtroppo non ci saranno i fuochi e nemmeno falo’ e buffet. Ma devo dire che i nostri clienti stanno apprezzando le cautele e le attenzioni che stiamo mettendo in campo per la sicurezza sanitaria”. “Per la situazione dei contagi, con grande senso di responsabilita’, consapevolezza e rispetto per la nostra utenza, – dice Ignazio Ragusa del Sib Sicilia – rispetteremo tutti i regolamenti richiesti dalle amministrazioni e rimarremo chiusi la sera. Speriamo che non ci sia baldoria sulle spiagge libere, che non ci siano feste illegali e non si allestiscano discoteche abusive, che non ci sia concorrenza sleale in questo momento difficile”. Musica con dj set e sassofonista ma niente balli e falo’ al Bagno Elena di Napoli dove si mangeranno oltre al tradizionale cocomero le tipiche tracchie (puntine di maiale). Ma qui gia’ oggi c’e’ un’importante giornata di celebrazione. “Il 14 agosto sulla nostra spiaggia – racconta il titolare Mario Morra – si dice una messa per tutti quelli che hanno perso la vita sul mare Mediterraneo, crocevia di speranza, e per quelli che sul mare ci lavorano”.

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Magnate asiatico Kwong, mai pagato o conosciuto Boraso

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Il magnate singaporiano Ching Chiat Kwong si chiama ‘fuori’ dalle accuse che lo inseriscono nell’inchiesta di Venezia, sostenendo di non aver “mai pagato, ne’ conosciuto” l’assessore Renato Boraso, in carcere per corruzione. Kwong, indagato dai pm Roberto Terzo e Federica Baccaglini, ha fatto conoscere la sua posizione attraverso il proprio difensore, l’avvocato Guido Simonetti. Nelle carte dell’accusa il miliardario asiatico è chiamato in causa – per l’acquisto dei due palazzi veneziani Donà e Papadopoli, e per la trattativa sui ‘Pili’ – assieme a Luois Lotti, suo plenipotenziario in Italia, e Claudio Vanin, imprenditore prima con loro in affari, ora ingaggiato in una dura lotta legale con Lotti.. A Venezia c’è intanto attesa per capire quali saranno le mosse del sindaco Luigi Brugnaro, a sua volta indagato, che pressato dei partiti della sua maggioranza – in particolare Fdi – ha deciso di anticipare al 2 agosto (prima era il 9 settembre) la data del chiarimento in Consiglio Comunale. Brugnaro continua a lavorare, e non ha intenzione di presentarsi dimissionario.

E se può essere suggestivo accostarvi oggi le dimissioni di Giovanni Toti, suo ex compagno di avventura in ‘Coraggio Italia’, da ambienti vicini a Ca’ Farsetti si fa notare come le due vicende siano “completamente diverse”. Brugnaro è indagato per concorso in corruzione con i due dirigenti dell’ufficio di gabinetto Morris Ceron e Derek Donadini. Quando scoppiò l’inchiesta il Procuratore Bruno Cherchi aveva sottolineato che l’iscrizione del sindaco nel registro era stata fatta solo “a sua tutela”. I chiarimenti veri, tuttavia, non saranno possibili fino a quando i nomi di peso finiti nell’inchiesta non decideranno di presentarsi davanti ai magistrati. Oggi intanto ha provato a chiarire la propria posizione l’uomo d’affari singaporiano “Ching Chiat Kwong – ha dichiarato l’avvocato Simonetti – “non ha mai disposto né effettuato (neppure tramite persone terze) il pagamento di una somma nei confronti dell’assessore Renato Boraso”.

Inoltre “non ha mai neppure conosciuto l’assessore Renato Boraso”. E sulle due operazioni portate a termine da Kwong a Venezia, viene sottolineato che i due edifici citati nell’inchiesta, palazzo Donà e palazzo Papadopoli, “sono stati acquistati attraverso una procedura ad evidenza pubblica e a prezzi in linea (se non superiori) al loro valore di mercato”. Nelle carte dell’inchiesta, l’accusa sottolinea tuttavia che proprio per far abbassare il valore di acquisto di palazzo Papadopoli, da 14 mln a 10,7 mln, Boraso avrebbe ricevuto da Kwong “”per il tramite dei suo collaboratori”, la somma di 73.200 euro, attraverso due fatture da 30.000 euro più Iva, emesse da una società dell’assessore, la Stella Consuting, per una consulenza “in realtà mai conferita, ne’ eseguita”. Quanto all’affare, poi sfumato, dei Pili, l’avvocato di Kwong evidenzia “come la trattativai non si sia in alcun modo mai concretizzata, fermandosi ad uno stadio del tutto embrionale”.

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‘Sgomberate la Vela’, l’ordinanza del 2015 mai eseguita

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Un’ordinanza datata ottobre 2015 metteva in guardia dal pericolo crolli: la Vela Celeste va sgomberata, il succo di una relazione del Comune di Napoli messa nero su bianco. La firma in calce è quella del sindaco dell’epoca, Luigi de Magistris. Un sos che non troverà mai seguito e di cui oggi la città piange le conseguenze dopo il crollo del ballatoio-passerella che lunedì sera ha determinato la morte di tre persone e il ferimento di altre dodici. Dunque, non solo il documento datato 2016 che denunciava la mancata manutenzione dei ballatoi della Vela Celeste di Scampia con relativo rischio crollo, dal passato emerge anche un’altra carta che chiama in causa l’immobilismo delle istituzioni. Perché quell’ordinanza di sgombero coatto non è mai stata presa in considerazione?

E perché si è preferito agire con degli accorgimenti che sanno di palliativo piuttosto che affrontare di petto l’emergenza segnalata da quel documento pubblicato sull’albo pretorio del Comune? Domande in attesa di risposta e sulle quali la procura di Napoli – che ha aperto un’indagine contro ignoti per crollo colposo e omicidio colposo – intende fare chiarezza. L’ordinanza firmata de Magistris – è quanto emerge – era dettata dalla necessità di tutelare l’incolumità di 159 famiglie per un totale di 600 persone residenti nella Vela Celeste. Alla base del provvedimento c’era la relazione di un dirigente comunale che delineava un quadro di pericolo allarmante. Anche la politica chiede di fare chiarezza.

A partire dalla segretaria del Pd Elly Schlein che ne ha parlato al festival di Giffoni: “È un tragedia drammatica – ha detto -. Abbiamo immediatamente espresso tutta la nostra vicinanza alle persone, alle famiglie, al quartiere colpito. C’è da fare luce su quello che è accaduto perché non può succedere una cosa del genere”. Fare luce è quello che intende fare la Procura di Napoli che ha disposto l’ampliamento dell’area sottoposta a sequestro, dal terzo piano fino al piano terra. Le verifiche stanno riguardando anche le posizioni dei residenti nella Vela “incriminata” che, in gran parte, secondo quanto si apprende da fonti qualificate, risulterebbero abusivi. E intanto si sta rivelando più difficoltosa del previsto l’acquisizione della copiosa documentazione amministrativa sulla Vela Celeste. Si tratta in particolare degli atti relativi al progetto di riqualificazione ReStart e alla manutenzione del complesso di edilizia popolare con relative negligenze che oramai sono date per scontate. Fondamentali saranno per gli inquirenti le risultanze del lavoro affidato al perito, un ingegnere strutturista forense. Conferito, infine, l’incarico per gli esami autoptici sui corpi delle tre vittime.

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Rifiuta nutrizione artificiale,”ok a suicidio assistito”

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Si è sbloccato l’iter per l’accesso al suicidio medicalmente assistito della 54enne toscana, completamente paralizzata a causa di una sclerosi multipla progressiva, che aveva rifiutato la nutrizione artificiale: la Asl Toscana nord ovest ha dato parere favorevole. “E’ la prima applicazione della nuova sentenza della Consulta che ha esteso il concetto di ‘trattamento di sostegno vitale'”, afferma l’associazione Luca Coscioni a cui si era rivolta tempo fa la donna e che ne aveva reso noto il caso un mese fa. L’Azienda sanitaria, spiega oggi l’associazione, “ha comunicato il suo parere favorevole: la donna possiede tutti e 4 i requisiti previsti dalla sentenza 242/2019 (Cappato/Dj Fabo) per poter accedere legalmente al suicidio medicalmente assistito in Italia. Da oggi se confermerà la sua volontà, potrà procedere a porre fine alle sue sofferenze. La Commissione medica della azienda sanitaria ora aspetta di sapere le modalità di esecuzione e il medico scelto dalla donna, in modo da assicurare ‘il rispetto della dignità della persona’”. La donna aveva inviato la richiesta di verifica delle sue condizioni il 20 marzo e a causa del diniego opposto aveva diffidato l’Asl, il successivo 29 giugno, alla revisione della relazione finale con particolare riferimento alla sussistenza del requisito del trattamento di sostegno vitale, essendo totalmente dipendente dall’assistenza di terze persone e avendo rifiutato la nutrizione artificiale con la Peg ritenendola un accanimento terapeutico.

Ora la revisione del parere della Asl “è avvenuta – rileva l’associazione – alla luce della recente sentenza della Corte costituzionale 135 del 2024 che ha esteso l’interpretazione del concetto di ‘trattamento di sostegno vitale'”: fino a quest’ultima sentenza l’Azienda sanitaria “non riconosceva la presenza di questo requisito, in quanto equiparava il rifiuto della nutrizione artificiale all’assenza del ‘trattamento di sostegno vitale'”. I giudici della Consulta però “hanno chiarito che ‘non vi può essere distinzione tra la situazione del paziente già sottoposto a trattamenti di sostegno vitale, di cui può chiedere l’interruzione, e quella del paziente che non vi è ancora sottoposto, ma ha ormai necessità di tali trattamenti per sostenere le sue funzioni vitali'”. “È la prima applicazione diretta della sentenza 135” della Consulta “che interpreta in modo estensivo e non discriminatorio il requisito del trattamento di sostegno vitale – dichiara l’avvocato Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’associazione Coscioni, difensore e coordinatrice del collegio legale della 54enne -. La signora dopo mesi di attesa e sofferenze, con il rischio di morire in modo atroce per soffocamento anche solo bevendo, potrà decidere con il medico di fiducia quando procedere, comunicando all’Azienda sanitaria tempi e modalità di autosomministrazione del farmaco al fine di ricevere assistenza e quanto necessario. Le decisioni della Consulta, che hanno valore di legge, colmano il vuoto in materia dettando le procedure da seguire per chi vuole procedere con il suicidio medicalmente assistito”.

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