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Cronache

Ergastolo ostativo per terroristi e criminali senza scrupoli, il rischio è che Strasburgo condanni l’Italia

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Dopo la bocciatura da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo e’ imminente la decisione della Grande Camera sul cosiddetto “Ergastolo ostativo” che non prevede benefici per i condannati al carcere a vita per reati di mafia e di terrorismo senza una loro collaborazione con la giustizia. Ad esprimere preoccupazione per l’esito dell’imminente giudizio e’ stato oggi il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede in un incontro col ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Per Bonafede se la Grande Camera dovesse reiterare il giudizio della Cedu cio’ avrebbe conseguenze sulle “politiche antimafia e antiterrorismo italiane e sarebbe un errore gravissimo”. “L’Europa deve andare in una direzione opposta: rafforzare la lotta alle mafie riconoscendo l’associazione a delinquere di stampo mafioso in tutta l’Unione”, e’ il pensiero del Guardasigilli. E gli europarlamentari M5S Fabio Massimo Castaldo e Sabrina Pignedoli sottolineano il rischio concreto se non fosse accolto il ricorso del governo italiano “si aprirebbe alla paradossale possibilita’, per i 957 mafiosi attualmente sottoposti all’Ergastolo ostativo, di avanzare ingenti pretese risarcitorie nei confronti dello Stato italiano”. “I mafiosi e i terroristi responsabili di omicidi e stragi devono scontare la propria pena in carcere – sottolineano gli eurodeputati M5s- Tuttavia, da lunedi’ quello che sembra un basilare principio di giustizia potrebbe essere seriamente messo in discussione”. Il governo ha presentato richiesta di rinvio alla Grande Camera in seguito a una sentenza della Cedu di giugno scorso. Secondo la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo, l’Ergastolo ostativo – il cosiddetto ‘fine pena mai’ – e’ contrario all’articolo tre della Convenzione europea per i diritti umani perche’ viola il diritto del condannato a non essere sottoposto a trattamenti inumani e degradanti. Per questo, secondo Strasburgo, l’Italia deve rivedere questa legge. L’Ergastolo “ostativo” stabilisce che i condannati all’Ergastolo per reati di mafia e di terrorismo non possano accedere ai benefici penitenziari – e in particolare alla liberazione condizionale – se non abbiano offerto, insieme ad altre prove della loro rieducazione, anche la loro collaborazione con la giustizia. La pronuncia della Cedu riguardava la vicenda di Marcello Viola, condannato a fine anni ’90 per omicidi plurimi, occultamento di cadavere, sequestro di persona, armi e in regime di 41 bis dal 2000. La Corte ha dunque superato le peculiarita’ del caso sottoposto alla sua attenzione per andare dritto alla disamina dell’istituto giuridico generale. Il Governo italiano ha quindi presentato richiesta di rinvio alla Grande Camera, che ora e’ sottoposta al vaglio di ammissibilita’ di un panel di cinque giudici.

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Santanchè, la ministra va a processo a Milano con l’accusa di falso in bilancio

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La ministra del Turismo Daniela Santanchè, con altre persone, è stata rinviata a giudizio dalla gup Anna Magelli per false comunicazioni sociali in merito al caso Visibilia, una delle società del gruppo da lei fondato e dal quale ha dismesso le cariche. Quello che si aprirà a Milano è il primo processo che la senatrice dovrà affrontare in qualità di imprenditrice. Il suo avvocato,  Nicolò Pelanda,  spiega che la Santanchè “confidava in un esito diverso, ma un po’ ce lo aspettavamo, per questo la decisione ci lascia l’amaro in bocca”.

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Sfuggì all’arresto a novembre, ‘scissionista’ preso a Barcellona

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Era sfuggito all’arresto lo scorso 12 novembre, Antonio Pompilio, 48 anni, arrestato la scorsa notte dai Carabinieri dei Nucleo Investigativo di Napoli, con la collaborazione della D.C.S.A., del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia, di Europol e del Raggruppamento Operativo Speciale. Pompilio è stato rintracciato dalle forze dell’ordine a Barcellona (Spagna) e la notifica del provvedimento emesso dal gip di Napoli è avvenuta con il supporto in fase esecutiva del personale dell’Udyco – Policia National di Madrid. In quell’indagine la direzione distrettuale antimafia di Napoli ha contestato a, vario titolo, a 33 indagati, i reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti aggravata dall’essere composta da più di dieci persone, dalla disponibilità di armi e dall’aver favorito il clan camorristico “Amato-Pagano”, i cosiddetti scissionisti, che opera tra Scampia, a Napoli, nei comuni del Napoletano di Melito e Mugnano e che ha la sua base logistica a Gricignano d’Aversa (Caserta).

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Bancarotta, cinque misure cautelari dopo scomparsa imprenditore

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Cinque persone sono state raggiunte da ordinanza di custodia cautelare eseguite da Guardia di Finanza e carabinieri di Brescia nell’ambito di un’inchiesta del pm dell’ antimafia di Brescia Teodoro Catananti relativa alla scomparsa di Pasquale Lamberti. Si tratta di un imprenditore svanito nel nulla il 3 luglio del 2021 da Besate nel Milanese. L’uomo era sparito dopo aver lasciato un messaggio nelle note del cellulare in cui indicava cinque presunti responsabili della sua sparizione. Dalla scomparsa sono iniziate le indagini che hanno portato alla luce presunti reati fiscali. I cinque raggiunti da provvedimento – di cui due in carcere e due ai domiciliari – sono residenti a Milano, Sondrio, Monza e Taranto, e nei loro confronti è stato disposto il sequestro preventivo di disponibilità finanziarie e beni per oltre 650.000 euro.

Alcuni indagati sono ritenuti “prossimi a contesti di criminalità organizzata di matrice ‘ndranghetista, e avrebbero acquisito, tramite una società svizzera, la proprietà di un’azienda bresciana operante nel settore zootecnico, depauperandola del proprio capitale e quindi determinando una procedura fallimentare” spiegano gli inquirenti. Secondo le indagini il gruppo – tra cui un commercialista di Monza – avrebbe acquistato beni immobili destinati a persone legati da relazioni familiari, avrebbero utilizzato di auto di lusso e acquisito disponibilità finanziarie su carte di credito prepagate rilasciate da una piattaforma finanziaria svizzera. Oltre ad aver dissipato il patrimonio della società, si sarebbero avvalsi di finanziamenti garantiti dallo Stato pari a oltre 1.700.000 euro e ottenuto un anticipo di crediti commerciali presso istituti bancari originati da fatture per operazioni “inesistenti”, per un valore di circa 400.000 euro”. La Procura di Brescia ha inoltre emesso un sequestro preventivo d’urgenza su somme di denaro e disponibilità finanziarie pari complessivamente a oltre due milioni e mezzo di euro e sulle quote di una società coinvolta.

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