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Napoli

È morto Riccardo Zinna, “attore straordinario alla Joe Pesci” che amava suonare la tromba e la chitarra

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Riccardo Zinna era “un attore straordinario, uno alla Joe Pesci, straordinario come lui” dice Cristina Donadio, sua amica e compagna di tante battaglie nel mondo del teatro e tante serate a divertirsi in locali fumosi di Napoli dove Riccardo sfoderava la sua tromba e dava vita a “certi monologhi sbilenchi alla Lenny Bruce”. Aveva 60 anni Riccardo, combatteva da un po’ di tempo una battaglia che se l’è portato via a soli 60 anni. Per il cinema ha collaborato con molti registi di livello, tra i quali Francesca Archibugi, Matteo Garrone, Daniele Luchetti, Carlo Mazzacurati e Gabriele Salvatores. Era un artista a tutto tondo. Recitava, certo, ma componeva musica e la interpretava con la sua chitarra e la sua inseparabile tromba.

Riccardo Zinna. L’attore napoletano morto a 60 anni dopo una brutta malattia

La sua vena artistica l’ha accompagnato dall’inizio alla fine della sua vita. Recitava a scuola, alle medie. Il liceo frequentato era quello “artistico”. Poi l’Accademia di belle arti di Napoli con il maestro Augusto Perez. Poi si è tuffato nel teatro, nella musica. Il suo ultimo lavoro a Cinema è stato presentato il 30 agosto alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Un cortometraggio del regista Tony D’Angelo, il figlio di Nino, il cantante. Il titolo: “Nessuno è innocente”. Gli interpreti oltre a Riccardo, Salvatore Esposito, Loredana Simioli, Giuseppe Cirillo, Pippo Lorusso. Ma Zinna ha interpretato molte parti, tanti ruoli, in tanti film di successo con registi importanti: “Gomorra” di Garrone, “Caro Diario” di Nanni Moretti, “Il portaborse” di Daniele Luchetti, “Benvenuti al Sud”. Anche quando non erano chissà quali parti, lasciava sempre il segno.  Il ricorso più bello di Riccardo Zinna è quello di Cristina Donadio. Racconta di un uomo, di un attore, di un “amico mio grande, la tua intensità, la tua dolcezza, la tua ironia e quella vena malinconica che ti attraversava lo sguardo”. “Siamo stati ragazzi che si affacciavano al teatro con l’entusiasmo che bruciava il cuore e la voglia di mangiarsi la vita a morsi. Gli anni sono passati e noi siamo rimasti sempre gli stessi, questa è stata la nostra forza e la nostra dannazione..ciao Ric” è il saluto di Cristina.

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Economia

Camera di Commercio, tra ricorsi e nuove nomine: il futuro si decide tra il 26 marzo e il 2 aprile

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Due date fondamentali segneranno il futuro prossimo della Camera di Commercio. Il 26 marzo, infatti, il Tar Campania esaminerà il ricorso presentato dall’Unione Industriali contro il rinnovo del consiglio camerale. Il 2 aprile, invece, si terrà la prima riunione del nuovo consiglio nominato con decreto della Regione Campania.

Il ricorso degli industriali

La vicenda affonda le radici nel decreto firmato il 29 gennaio scorso dal presidente della Regione, che ha assegnato ben 19 dei 20 seggi disponibili alla coalizione guidata da Ciro Fiola (Aicast, Assimprese e Casartigiani), relegando ad un solo seggio le associazioni storiche come Unione Industriali, Claii, Confapi, Confesercenti e Acen. Quest’ultime, supportate da Confcommercio e altre associazioni escluse, hanno reagito con un ricorso al Tar lungo 73 pagine, contestando la legittimità di 14 provvedimenti amministrativi. Il 12 marzo il Tar ha però respinto la richiesta di sospensiva degli atti contestati, ritenendo che non vi fossero danni irreparabili derivanti dall’esecuzione immediata degli stessi.

Fiola ha commentato con fiducia la situazione, sottolineando «la forza della legittimità degli atti e la correttezza delle procedure». Duro invece il suo giudizio sui commissari che hanno precedentemente guidato l’ente: «Sono stati il peggio possibile, uno spreco di risorse e immobilismo».

Le nuove nomine

In attesa dell’esito definitivo del Tar, la Regione ha comunque proceduto con la nomina del nuovo consiglio, convocato per il 2 aprile. Tra i riconfermati ci sono lo stesso Fiola (artigianato), Fabrizio Luongo (commercio), Antonino Della Notte (artigianato), Giovanni Guerriero, Margherita Aiello ed Ermelinda Del Giudice (industria), Liliana Langella (commercio), Raffaele Della Pietra (artigianato), Anella Miranda (servizi alle imprese) e Daniele Dragonetti (cooperazione).

Tra le novità Sebastiano Di Maio (industria), Pietra Avolio, Michele Piccolo, Marco Cacciapuoti e Alessia Del Core (commercio), Massimo Vernetti (artigianato), Francesco Macolare, Antonio Coppola e Concetta Riccio (servizi alle imprese). Achille Capone (Claii) è l’unico consigliere d’opposizione.

Completano il consiglio Salvatore Loffreda (Coldiretti), Francesco Boccellari (Abi) e Teresa Rea (Ordine delle professioni infermieristiche). Ancora da assegnare il seggio per i sindacati (Cgil, Cisl e Uil) e quello destinato ai consumatori, assegnato ad Assoutenti dalla Regione dopo una frattura interna alle associazioni.

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Cronache

Kiosk, il progetto di Pirone per salvare le edicole: brandizzazione e nuove strategie di business

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Le edicole, un tempo pilastri della diffusione dell’informazione, stanno attraversando una crisi profonda a causa della digitalizzazione e del cambiamento nelle abitudini dei lettori. Ma esiste un modo per farle sopravvivere e renderle sostenibili? La risposta arriva dal progetto Kiosk, un’idea innovativa già sperimentata a Napoli e che punta a diffondersi in tutta Italia.

Il progetto è nato dalla collaborazione tra Question Mark, guidata da Luca Pirone, e Usb, due aziende attive nella comunicazione con oltre 200 dipendenti. L’idea si è concretizzata nel novembre 2024 con la gestione della prima edicola in via Scarlatti al Vomero, trasformandola in un modello di business innovativo.  quyesto

“Entro il 2030 vogliamo aprire dodici edicole tra Napoli, Roma, Firenze, Bologna e Milano”, spiega Pirone in una intervistsa a Il Mattino, sottolineando che il futuro del settore passa attraverso un connubio tra informazione cartacea e nuove strategie commerciali.

Edicole brandizzate: un nuovo concetto di chiosco

Il cuore del progetto Kiosk è la brandizzazione delle edicole. Non si tratta solo di vendere quotidiani, ma di trasformarle in spazi di comunicazione e vendita diversificata.

“Abbiamo preso in gestione l’edicola di via Scarlatti e l’abbiamo ristrutturata lasciando le scritte dei quotidiani, ma affiancando una parte di vetrine dedicate agli accessori”, racconta Pirone.

Attualmente, il chiosco è sponsorizzato dal brand Fefè, azienda napoletana che distribuisce calzini, pochette e braccialetti in tutto il mondo. A Pasqua lo sponsor cambierà e l’edicola sarà brandizzata da Chocozero, azienda specializzata in cioccolato senza zuccheri aggiunti.

“Ogni sponsor resta tra una settimana e tre mesi. Questo garantisce visibilità ai brand e sostenibilità economica all’edicola”, spiega Pirone.

Nuove categorie di prodotti: un vuoto normativo da colmare

Un altro aspetto cruciale per la sopravvivenza delle edicole è l’ampliamento delle categorie merceologiche.

“Oggi si possono vendere gadget e souvenir, ma un gadget può essere anche un profumo, un giocattolo o la maglietta di un calciatore”, evidenzia Pirone. Il progetto Kiosk punta a rendere più strutturate queste sponsorizzazioni, senza compromettere la vendita dei quotidiani.

L’obiettivo è chiaro: salvaguardare il mondo dell’editoria e creare nuovi posti di lavoro senza rinunciare a un modello di business sostenibile.

Un progetto che punta a crescere in Italia

Dopo il successo iniziale dell’edicola al Vomero, Kiosk sta pianificando nuove aperture.

“Entro tre mesi apriremo un’altra edicola a Napoli in una zona turistica. Abbiamo tre trattative in corso e stiamo valutando opportunità anche a Milano. Per ogni città prevediamo due chioschi: uno in una zona residenziale e uno in un’area turistica”, annuncia Pirone.

L’espansione toccherà Roma, Firenze e Bologna, con un impatto positivo anche sull’occupazione: due assunzioni per ogni edicola.

Una sfida per il futuro dell’informazione

Il progetto Kiosk dimostra che le edicole possono ancora avere un ruolo centrale nelle città, se reinventate con strategie commerciali innovative.

“Non siamo imprenditori tradizionali del settore, ma vogliamo costruire un modello contemporaneo che generi posti di lavoro e renda le edicole sostenibili”, conclude Pirone.

Un’iniziativa che potrebbe rappresentare una svolta per la salvezza del settore e per il futuro della distribuzione dell’informazione in Italia.

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Cronache

Castel dell’Ovo: lavori in corso, riapertura prevista per fine 2025

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Il Castel dell’Ovo, uno dei simboli più iconici di Napoli, è chiuso al pubblico dal gennaio 2023 per importanti lavori di restauro e messa in sicurezza. Situato sull’isolotto di Megaride, la fortezza ha subito negli anni danni significativi a causa delle intemperie e delle mareggiate, rendendo necessaria un’opera di consolidamento strutturale.

I lavori, iniziati nel settembre 2023, sono suddivisi in tre lotti e prevedono un investimento di quasi 6 milioni di euro, finanziati dal Fondo Sviluppo e Coesione (FSC). Secondo il cronoprogramma di Palazzo San Giacomo, la conclusione degli interventi è fissata per dicembre 2025, con le prime riaperture previste entro fine anno.

Le fasi del restauro

I lavori di ristrutturazione del Castel dell’Ovo procedono su più fronti:

  • Messa in sicurezza della struttura (primo lotto), con interventi di stabilizzazione già completati nell’ottobre 2024.
  • Restauro delle facciate (secondo lotto), particolarmente danneggiate dall’esposizione agli agenti atmosferici. Attualmente, sono state completate le opere sulla facciata d’ingresso e su parte della facciata est, mentre proseguono i lavori sulle altre pareti esterne.
  • Consolidamento strutturale e restauro delle coperture (terzo lotto), con il recupero di sale interne e il miglioramento della sicurezza generale della fortezza.

Tra le aree che verranno riqualificate e valorizzate, particolare attenzione è stata data alla Sala delle Colonne, tappa fondamentale del percorso archeologico e tra gli ambienti più suggestivi del castello.

Nuovi fondi per completare il progetto

Nonostante il finanziamento attuale, il Comune di Napoli è impegnato nella ricerca di ulteriori 30 milioni di euro per completare il restauro e avviare nuovi interventi. Tra questi:

  • La realizzazione di una nuova scogliera difensiva per proteggere il castello dalle mareggiate.
  • La valorizzazione della parte sommersa della fortezza.
  • Il restauro delle facciate lato mare, le più esposte all’erosione e agli agenti atmosferici.

Un primo passo in questa direzione è stato compiuto con la richiesta di 2 milioni di euro alla Città Metropolitana di Napoli, destinati alla messa in sicurezza della scogliera difensiva del Ramaglietto.

Un patrimonio da restituire alla città

“I lavori si stanno svolgendo in modo coordinato e nel rispetto dei tempi previsti. Al termine di questi interventi potremo restituire al pubblico un patrimonio storico di inestimabile valore, da fruire in totale sicurezza”, ha dichiarato Sergio Locoratolo, coordinatore delle Politiche Culturali per il sindaco di Napoli.

La tutela e la messa a norma sono prioritarie per ogni progetto di valorizzazione. Castel dell’Ovo, con la sua storia millenaria che affonda le radici nell’epoca romana, rappresenta un tesoro storico per Napoli e attende solo di essere riaperto per svelare nuovamente il suo fascino ai visitatori.

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