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Napoli

Donna, bella, esibizionista si spoglia per pochi secondi in piazza Garibaldi a Napoli

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Follie napoletane. Una donna, apparentemente normale, mentre attraversa una strada in piazza Garibaldi, per impegnare l’area pedonale che conduce alla stazione centrale, improvvisamente sale su un blocco di new jersey, si alza la gonna e comincia a fare twerking, a muove il sedere. Pochi secondi, manco il tempo di riprendere la scena, che la donna scende, imbocca l’area pedonale, scende le scale che portano alla metro e sparisce nel nulla. Su, in superfice, in piazza Garibaldi, ancora c’era gente a bocca aperta o sorrideva perchè non capiva chi fosse la donna.

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Cinema

Trudie Styler: Napoli una rivelazione, ora caffè-dipendente

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“La scoperta di Napoli è stata per me una rivelazione. Non ho solo realizzato un film, ma me ne sono innamorata”. Lo ha detto Trudie Styler, regista, attrice e produttrice britannica, in occasione della proiezione del suo documentario ‘Posso entrare? An Ode to Naples’ all’Istituto Italiano di Cultura di Los Angeles, città in cui vive il suo direttore della fotografia, il due volte candidato all’Oscar Dante Spinotti: “Ci conosciamo dal 1987. Avere lui dietro la camera è stato un regalo”, ha confidato la regista, con il maestro italiano seduto al suo fianco.

“Non conoscevo affatto la città – ammette Styler – Ho lavorato a Roma; ho partorito uno dei miei quattro figli a Pisa (Eliot Sumner, nel 1990); io e Sting (suo compagno da oltre 40 anni, sposato nel 1992) abbiamo una casa in Toscana e produciamo vino. Sono stata spesso nella costiera amalfitana. Ma perché non mi ero mai fermata a Napoli?”. Da lì è nata la decisione di accettare la proposta di Rai Cinema e Mad Entertainment: “Mi hanno dato carta bianca, e così mi sentivo: come davanti a una tela immacolata, con solo il desiderio di capire questa città complessa e vitale”.

Il titolo, quella domanda che chiede il permesso per osservare e mettersi in ascolto, nasce da tutte le volte in cui la regista si ritrova a bussare a porte e finestre nei vicoli, nei bassi, nei palazzi e nelle sagrestie. “Mi sentivo sempre rispondere: ‘Sì, entra, vieni’. Era un modo per aprire uno spazio di fiducia, per parlare del proprio rione, dei bisogni, dei sogni. Così la frase è diventata il cuore del film”. Le voci che compongono il documentario sono molteplici: dalla casalinga o dalla guantaia che ha perso la figlia, a Norma, ex campionessa di nuoto oggi ultra novantenne, che ricorda la visita di Hitler a Napoli e la guerra.

Ci sono poi volti noti della lotta alla camorra e “del rinascimento civile” sotto al Vesuvio: Padre Antonio Loffredo, il parroco che ha rivoluzionato il Rione Sanità, Roberto Saviano, Alessandra Clemente, la consigliera comunale la cui madre è stata uccisa da una pallottola vagante durante una sparatoria di camorra o le attiviste contro la violenza domestica di Forti Guerriere. Il documentario, prodotto da Big Sur, Mad Entertainment con Rai Cinema e Luce Cinecittà, è stato presentato due anni fa alla Festa del cinema di Roma e nel 2024 al Moma di New York. La sequenza d’apertura è del rapper Clementino, che riassume in un brano di 3 minuti 3000 anni di storia partenopea. “Non volevo fare una lezione di storia, ma mi dicevano: devi raccontare le nostre radici. Sotto la doccia ho avuto l’idea di farlo con un rap”. Un altro momento musicale d’eccezione arriva con un cameo molto toccante di Sting, che imbraccia una chitarra costruita con il legno recuperato dai barconi dei migranti e la suona sotto alle finestre sbarrate del carcere di Secondigliano.

“Non è stato difficile convincerlo, anzi”, confida la moglie e compagna di tante campagne umanitarie. Styler, che nella sua lunga carriera ha lavorato come attrice teatrale, produttrice indipendente e regista impegnata (tra i suoi film, ‘Freak Show’, incentrato su un adolescente queer), sorride ricordando la quotidianità sul set: “Non ho mai bevuto tanto caffè nella mia vita. Ogni ora un espresso. Ho sviluppato una specie di dipendenza”.

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Cronache

Cannabis nei Monti Lattari, 267 piante scoperte e distrutte dai carabinieri a Lettere

Nei Monti Lattari, i carabinieri scoprono 267 piante di cannabis e cunicoli sotterranei a Lettere. Operazione Continuum Bellum 3, piante distrutte sul posto.

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I Monti Lattari tornano al centro dell’attenzione delle forze dell’ordine. Nell’ambito dell’operazione “Continuum Bellum 3”, i carabinieri della compagnia di Castellammare di Stabia, affiancati dallo squadrone eliportato “Cacciatori” Carabinieri di Calabria, hanno individuato e distrutto una vasta coltivazione illegale di cannabis nella località Mazzo di Lettere, definita oramai dagli investigatori la “Giamaica del Sud” per l’intensità della produzione di droga.

L’intervento coordinato via elicottero

Decisivo l’apporto aereo del 7° Nucleo elicotteri di Pontecagnano, che ha sorvolato le aree impervie fornendo coordinate precise alle squadre a terra. I militari si sono così potuti districare tra la fitta vegetazione e raggiungere una zona boschiva demaniale difficilmente accessibile.

Piantagione nascosta e cunicoli sotterranei

Nell’area sono state rinvenute 4 piazzole nascoste tra gli alberi, tutte collegate da cunicoli sotterranei. Una struttura ingegnosa che avrebbe garantito vie di fuga rapide e, soprattutto, un controllo costante delle piante senza alterare la vegetazione superficiale, in modo da non destare sospetti dall’alto.

Le piante distrutte sul posto

All’interno delle piazzole i carabinieri hanno contato 267 piante di cannabis indica, con un’altezza variabile tra i 100 e i 150 centimetri. Dopo la campionatura prevista per gli accertamenti, le piante sono state immediatamente distrutte sul posto per impedire qualsiasi utilizzo illecito.

Un’operazione che conferma la strategicità dei Monti Lattari nella geografia dello spaccio campano e che dimostra ancora una volta l’adattabilità delle organizzazioni criminali al contesto territoriale. Ma anche l’efficacia dell’azione congiunta di reparti specializzati dell’Arma.

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Cronache

Dries Mertens cittadino onorario di Napoli: “Da oggi sono uno di voi”

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Il bomber più amato dell’era moderna del Napoli, Dries Mertens, è diventato ufficialmente cittadino onorario della città che lo ha accolto dodici anni fa e trasformato in un simbolo. La cerimonia si è svolta questa mattina al Maschio Angioino, alla presenza del sindaco Gaetano Manfredi e del consiglio comunale che ha votato all’unanimità per conferirgli l’onorificenza.

Un legame profondo, oltre il calcio

Napoli mi ha fatto crescere come uomo”, ha dichiarato Mertens sul palco, visibilmente commosso. Dal 2013 al 2022 ha indossato la maglia azzurra, segnando 148 gol che lo rendono il miglior marcatore della storia del club. Ma oggi, ha detto, “non sono qui come calciatore, ma come cittadino che si è innamorato di Napoli”.

La casa, il figlio Ciro e l’amore per la città

Mertens ha raccontato di aver conservato la casa a Palazzo Donn’Anna, a Posillipo, “perché quando voglio tornare a casa, per me significa venire qua”. Il figlio nato a Napoli si chiama Ciro, un omaggio che sintetizza perfettamente il legame con la città. “Vorremmo che anche la nostra prossima figlia nascesse a Napoli”, ha aggiunto.

Una dichiarazione d’amore a cuore aperto

Napoli è caotica, a volte un po’ sporca, ma se la conosci la ami”, ha detto sorridendo. E ancora: “Qui mangi gli spaghetti più buoni del mondo, vivi la passione dei napoletani, nelle famiglie, nelle amicizie, perfino nelle discussioni. Napoli mi ha fatto capire cosa vuol dire sentirsi a casa”.

Emozione e gratitudine

Il momento più toccante è stato quando Mertens ha ringraziato i suoi genitori e sua moglie Katrin Kerkhofs, seduti in prima fila: “Ringrazio la persona più importante della mia vita, che non è perfetta ma quasi”, ha detto con la voce rotta dalla commozione.

Da oggi, Dries Mertens è Ciro per davvero, cittadino onorario di quella Napoli che gli ha dato tanto e che lui ha scelto di amare per sempre.

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