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Cronache

Diplomatico e suo amico delle Bahamas ripescati morti nel Po’, è giallo su quanto accaduto

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Erano amici fin da bambini. E insieme, a distanza di poche ore l’uno dall’altro, sono stati ritrovati senza vita nelle acque del Po, a Torino, lontanissimo dai luoghi della loro infanzia. Ramsey Alrae Keiron, 29 anni, originario delle Bahamas, in Italia con un permesso diplomatico, è stato recuperato ieri all’altezza del ponte Isabella. Blair Rashad Randy John, di un anno più giovane, anche lui caraibico, è riaffiorato  nella zona di piazza Chiaves, qualche chilometro più a valle del corso del fiume. Un mistero. I corpi erano in acqua da almeno due o tre giorni e questo lascia pensare che, nel Po, ci siano finiti insieme. Ma se si sia trattato di un incidente, o di chissà cos’altro, è ancora presto per dirlo. “Allo stato attuale non emergono elementi che ci portino a ritenere che siano stati vittime di atti violenti” sottolinea il questore di Torino, Giuseppe De Matteis, che oggi ha incontrato il viceconsole delle Bahamas a Londra, Wilfred Adderley. Saranno le autopsie, in programma la prossima settimana, a sciogliere i punti interrogativi sulle cause dei decessi. Bisognerà anche capire se i due amici erano sotto l’effetto di sostanze alcoliche o stupefacenti. La magistratura ha aperto un’inchiesta e, per ragioni di procedura (il passo è necessario per procedere con le consulenze tecniche), ha tracciato un’ipotesi di reato: l’istigazione al suicidio. Ma tutto puo’ ancora cambiare. Ramsey aveva un permesso di soggiorno rilasciato dall’Austria per motivi diplomatici. Frequentava una scuola diplomatica a Vienna e lavorava per il ministero degli Affari Esteri delle Bahamas. Blair aveva girato il mondo: nato ai Caraibi, aveva frequentato il St. Augustines College in New Providence e poi si era trasferito in Canada. Ora abitava a Londra e studiava psicologia. Era andato a Roma per un corso. Poi aveva raggiunto l’amico a Torino. “Sapevo che mio fratello doveva venire a Torino per vedersi con un amico”, racconta la sorella di Blair Rashad Randy John, arrivata dal Canada e ascoltata oggi in procura. “Mi aveva detto che dormiva in un bed&breakfast – aggiunge -. Poi, piu’ o meno dal 29 maggio, non l’ho piu’ sentito. Non telefonava, non rispondeva nemmeno ai messaggi. Cosi’ mi sono preoccupata”. Gli investigatori sono al lavoro per ricostruire i giorni torinesi dei due uomini. Entrambi sono arrivati in citta’ intorno al 28 maggio e hanno pernottato al terzo piano di un bed&breakfast in via La Loggia 2, nel quartiere Lingotto. “Li ho incrociati solo una volta. Io stavo rientrando e loro stavano uscendo – racconta il dirimpettaio – Mi hanno colpito perche’ erano molto eleganti. Gente con giacca, camicia e cravatta non passa spesso da queste parti”. Li ha visti venerdi’ sera. Stavano lasciando l’appartamento. Poi sono scomparsi. Del caso si occupano in procura i pm Giulia Rizzo ed Enzo Bucarelli. Gli accertamenti continuano per capire se si e’ trattato di un tragico incidente, se uno dei due uomini e’ caduto in acqua e l’altro si e’ buttato per cercare di soccorrerlo, se entrambi sono scivolati nel fiume. Sono congetture. Che potranno essere chiarite solo con l’autopsia.

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Falso terapista accusato di stupro, vittima minorenne

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Accoglieva le sue pazienti all’interno di un finto studio allestito in una palestra di Fondi e, una volta solo con loro nelle stanze della struttura, le molestava nel corso di presunti trattamenti di fisioterapia, crioterapia e pressoterapia, facendo leva sulle loro fragilità psicologiche e fisiche affinché non raccontassero nulla. Dolori e piccoli problemi fisici che spingevano ciascuna delle vittime, tra cui anche una minorenne, a recarsi da lui per sottoporsi alle sedute, completamente all’oscuro del fatto che l’uomo non possedesse alcun titolo di studio professionale, né tanto meno la prevista abilitazione, e che non fosse neanche iscritto all’albo. È finito agli arresti domiciliari il finto fisioterapista trentenne di Fondi, per il quale è scattato anche il braccialetto elettronico, accusato di aver commesso atti di violenza sessuale su diverse donne, tra cui una ragazza di neanche 18 anni, e di aver esercitato abusivamente la professione.

Un’ordinanza, quella emessa dal giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Latina ed eseguita nella giornata di oggi dagli agenti del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, arrivata al termine di un’indagine di polizia giudiziaria svolta su delega della Procura di Latina. Durata all’incirca un anno, quest’ultima ha permesso di svelare, attraverso le indagini condotte anche con accertamenti tecnici, acquisizioni di dichiarazioni ed esami documentali, i numerosi atti di violenza da parte dell’uomo nei confronti delle pazienti del finto studio da lui gestito. Tutto accadeva all’interno di un'”Associazione sportiva dilettantistica” adibita a palestra nella città di Fondi, nel sud della provincia di Latina: quella che il trentenne spacciava per il suo studio, sequestrata in queste ore dalle fiamme gialle quale soggetto giuridico formale nella cui veste è stata esercitata l’attività professionale, in assenza dei prescritti titoli di studio, della prevista abilitazione e della necessaria iscrizione all’albo, nonché dei locali, attrezzature e impianti utilizzati. Un’altra storia di abusi a Lodi.

Vittima una ragazza siriana di 17 anni arrivata in Italia per sfuggire alla guerra e al sisma del 2023: finita nelle mani dei trafficanti è stata sottoposta a violenze e maltrattamenti e poi abbandonata. La Polizia, coordinata dalla Procura di Lodi e dalla Procura presso la Direzione distrettuale antimafia di Bologna, ha arrestato i due aguzzini.

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Aggressione omofoba a Federico Fashion style, ‘botte e insulti’

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Preso a schiaffi e pugni sul treno e insultato da un passeggero solo perchè gay. Un’aggressione omofoba che ha visto sul treno Milano-Napoli vittima Federico Lauri, conosciuto come Federico Fashion Style, parrucchiere e volto tv. Lo racconta lui stesso sui social e un’intervista al Corriere della Sera on line. “Preso a schiaffi e pugni in faccia su un treno Italo davanti agli occhi di tutti — scrive Federico, che è anche un volto di Real Time —Essere insultato, denigrato e aggredito per l’orientamento sessuale è vergognoso. Vi prego smettetela di chiamare la gente fr… L’omosessualità non è una malattia». L’aggressione è avvenuta sul Milano Napoli all’altezza di Anagni. Il treno si ferma per un guasto, Lauri chiede informazioni e un passeggero prima lo insulta con frasi omofobe e poi lo picchia. Lauri finisce all’ospedale a Colleferro cn un trauma cranico e una prognosi di 15 giorni. Ora promette che denuncerà tutto. “Questa bestia mi ha dato un cazzotto, ma se avesse avuto un coltello mi avrebbe accoltellato -dice al Corriere- Il rischio è uscire di casa e non rientrare più. L’omofobia è la malattia, non l’omosessualità. Loro si devono curare”.

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Lo stupro di Palermo, la difesa vuole la vittima in aula

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Dentro l’aula è scontra tra accusa e difesa. Fuori dal tribunale di Palermo i familiari dei detenuti che arrivano con il pullman della polizia penitenziaria sono in attesa di salutare ‘i loro ragazzi’ mentre non lontano una decina di associazioni hanno dato vita ad un sit in per chiedere di essere ammesse come parti civili. Sono in aula cinque dei sei giovani indagati per lo stupro di gruppo a una 19enne avvenuto lo scorso 7 luglio a Palermo in un cantiere abbandonato del Foro Italico. Uno solo segue l’udienza in videoconferenza, collegato da una sala del carcere dove è recluso. Assente la vittima dello stupro, ospite in una comunità protetta, fuori dalla Sicilia. L’unico minorenne del branco è in un istituto minorile, dopo essere stato già condannato a 8 anni e 8 mesi in abbreviato. L’udienza preliminare davanti al gup Cristina Lo Bue per i sei maggiorenni – Elio Arnao, Cristian Barone, Gabriele Di Trapani, Angelo Flores, Samuele La Grassa e Christian Maronia – si apre in un clima di scontro aperto tra le parti. I legali degli indagati hanno già preannunciato le contromosse per ribaltare le accuse nei confronti dei loro assistiti.

La linea difensiva è chiara ed è legata alla richiesta di ascoltare nuovamente la vittima alla luce delle “nuove prove” che gli avvocati avrebbero raccolto. Alla prossima udienza chiederanno l’abbreviato condizionato a una nuova audizione della vittima, già ascoltata dal gip di Palermo Clelia Maltese due mesi fa nel corso dell’incidente probatorio. Il materiale raccolto dalla difesa già in un’udienza stralcio a marzo non era stato ammesso fra le carte del procedimento, ma i legali insistono. Secondo gli avvocati le nuove prove dimostrerebbero in sostanza che la giovane era consenziente. Una linea difensiva che non sorprende l’avvocato Carla Garofalo, legale della ragazza. “Questa è letteratura – spiega -, lo fanno in tutti i processi per stupro. Lo farei anche io, ma è improbabile perché mai difenderò un indagato per stupro. In ogni caso questa tesi è insostenibile, perché ci sono i filmati che parlano (i video girati con i cellulari dagli stessi indagati ndr)”.

La legale parla di “un ambiente tossico” attorno alla sua assistita “che a Pasquetta è stata pesantemente minacciata e aggredita” e denuncia “una campagna denigratoria nei confronti della ragazza durata tutta l’estate”. “Io, purtroppo – aggiunge -, sono entrata nel processo solo a gennaio per cui non ho potuto gestire e seguire la parte precedente”. L’avvocato Garofalo sottolinea anche lo stato di profonda prostrazione vissuto dalla giovane: “ha alti e bassi, momenti di angoscia e di speranza. Per fortuna abbiamo un buon rapporto. Sta raccogliendo i cocci di tutto lo sfacelo attorno a lei, con aggressioni continue. E a volte si chiede chi glielo ha fatto fare”. Attorno alla ragazza vittima dello stupro si sono strette una decina di associazioni che oltre a manifestare davanti al tribunale hanno chiesto di costituirsi parte civile, così come ha fatto il Comune di Palermo. Il Gup ha rinviato ogni decisione alla prossima udienza, fissata per il 29 aprile. Se il giudice non ammetterà l’abbreviato condizionato i legali degli imputati dovranno scegliere tra l’abbreviato “secco” o l’ordinario.

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