Le telecomunicazioni italiane hanno un nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl). L’accordo prevede aumenti retributivi fino a 6.496 euro nel triennio 2026-2028, insieme a una serie di miglioramenti sul fronte del welfare, della formazione e della sostenibilità.
“È un contratto di trasformazione”, sottolinea Pietro Labriola (nella foto Imagoeconomica), presidente di Asstel, l’associazione di Confindustria che rappresenta le imprese del settore. “Ma ora serve un impegno concreto del Governo con politiche industriali di lungo periodo: senza una visione strutturale, ogni sforzo delle imprese rischia di essere vano”.
Aumenti salariali e tutele per i lavoratori
Nel triennio 2026-2028 sarà riconosciuto il recupero dell’inflazione maturata, con incrementi economici che variano da 240 a 364 euro lordi al mese a seconda del livello contrattuale.
Inoltre, dal 1° gennaio 2026, la contribuzione aziendale al Fondo di previdenza Telemaco salirà all’1,6%, mentre quella al Fondo bilaterale di solidarietà di settore sarà dello 0,20% a carico dell’azienda e dello 0,10% a carico dei lavoratori.
Focus su welfare e lavoro agile
Il contratto introduce nuovi permessi retribuiti per genitorialità, violenza di genere e bisogni educativi speciali, e rafforza la previdenza complementare e la sanità integrativa.
Particolare attenzione è rivolta al lavoro agile, che viene potenziato e reso più inclusivo, con obiettivi misurabili e maggiore flessibilità.
È stato inoltre istituito un nuovo ambito per le attività di customer care (CRM/BPO), con regole più chiare per contrastare il dumping contrattuale e garantire continuità occupazionale nei passaggi di appalto.
Un contratto legato ai principi Esg
Il nuovo Ccnl lega le sue linee guida ai principi Esg (Environmental, Social, Governance), promuovendo una visione del lavoro fondata su sostenibilità, partecipazione e responsabilità sociale.
Per Alessandro Faraoni, segretario generale Fistel Cisl, l’accordo “è cruciale non solo per migliorare le condizioni dei lavoratori, ma anche per dotare il settore degli strumenti necessari alla transizione digitale del Paese”.
La soddisfazione dei sindacati e l’appello al Governo
“È una buona notizia per la difesa del reddito dei lavoratori e un segnale importante contro i contratti pirata nei call center”, ha commentato Riccardo Saccone della Slc Cgil.
Dalla Uilcom, Vera Buonomo e Salvo Ugliarolo chiedono ora un confronto con il Governo sui nodi ancora aperti: “Serve un piano per ridurre il costo dell’energia alle aziende non energivore e una revisione delle gare pubbliche nei servizi di assistenza clienti”.
Un messaggio condiviso anche da Asstel: “Il settore delle tlc può diventare uno dei motori della digitalizzazione italiana, ma servono coerenza, visione e politiche industriali solide per accompagnare questa trasformazione”.