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Cronache

Caso Giulia Tramontano, ergastolo confermato a Impagnatiello ma senza premeditazione

La Corte d’Assise d’Appello di Milano conferma l’ergastolo per Alessandro Impagnatiello per l’omicidio di Giulia Tramontano

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La Corte d’Assise d’Appello di Milano ha confermato la condanna all’ergastolo per Alessandro Impagnatiello (foto Imagoeconomica), l’ex barman che il 27 maggio 2023 uccise con 37 coltellate la fidanzata incinta di sette mesi, Giulia Tramontano, a Senago. La sentenza, depositata con largo anticipo rispetto alle scadenze, esclude però l’aggravante della premeditazione.

Le motivazioni dei giudici

Nelle 59 pagine di motivazioni i giudici spiegano che non ci sono prove di un “proposito criminoso coltivato nel tempo”. L’avvelenamento con topicida somministrato nei mesi precedenti, secondo la Corte, aveva come obiettivo quello di causare un aborto e non di uccidere la compagna. L’omicidio, invece, maturò poche ore prima del delitto, quando Impagnatiello capì di essere stato smascherato dalle due donne con cui aveva relazioni parallele.

Crudeltà e convivenza restano aggravanti

Confermate invece le aggravanti della crudeltà – undici coltellate inflitte quando Giulia era ancora viva – e del vincolo di convivenza. I giudici sottolineano che Impagnatiello uccise non perché la compagna volesse lasciarlo o per il figlio che aspettava, ma per l’“intollerabile umiliazione” di essere sbugiardato pubblicamente davanti a chi rappresentava, per lui, la sua immagine sociale.

Le reazioni dei familiari e le possibili mosse processuali

La decisione ha suscitato dure reazioni da parte della famiglia della vittima. La sorella Chiara aveva parlato di “vergogna” e “disgusto” per l’esclusione della premeditazione, ricordando le ricerche online e i tentativi di avvelenamento. Ora la Procura generale valuta un ricorso in Cassazione per contestare nuovamente la premeditazione, mentre la difesa potrebbe insistere per ottenere la cancellazione anche dell’aggravante della crudeltà e il riconoscimento di attenuanti.

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Cronache

Napoli, 58enne arrestata per l’omicidio del marito in via Arcangelo a Baiano

Tragedia a Napoli, in via Arcangelo a Baiano: una donna di 58 anni ha accoltellato a morte il marito al termine di una lite. Arrestata e condotta a Secondigliano.

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Nelle prime ore del mattino di oggi, 4 settembre 2025, un episodio di violenza domestica si è concluso tragicamente a Napoli, in via Arcangelo a Baiano. Una donna di 58 anni ha chiamato il 113 riferendo di aver colpito a morte il marito al culmine di un litigio.

La dinamica dell’aggressione

Gli agenti della Polizia di Stato, giunti sul posto, hanno trovato l’uomo senza vita nella camera da letto, con numerose ferite d’arma da taglio. La donna, anch’essa ferita, è stata soccorsa e trasportata in codice rosso all’Ospedale Vecchio Pellegrini, dove è stata presa in cura prima di essere ascoltata dal magistrato di turno.

Le dichiarazioni della donna

Durante il primo interrogatorio, la 58enne ha dichiarato di essere stata vittima in passato di minacce e aggressioni da parte del marito, descritto come violento, ma di non aver mai sporto denuncia. Dalle verifiche iniziali non risultano precedenti segnalazioni né interventi delle forze dell’ordine legati alla coppia.

Le indagini in corso

Sul luogo del delitto sono stati rinvenuti e sequestrati due coltelli di grosse dimensioni. La donna, arrestata su disposizione della Procura della Repubblica di Napoli, è stata condotta presso il carcere di Secondigliano. Le indagini della Squadra Mobile sono in corso per ricostruire con precisione le dinamiche della lite e accertare le circostanze che hanno portato all’omicidio.

 

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Cronache

Festival di Sanremo, accordo tra Rai e Comune: la kermesse resta nella Città dei fiori

Dopo nove mesi di trattative, Rai e Comune di Sanremo trovano l’intesa: il Festival resterà nella Città dei fiori fino al 2028, con possibilità di proroga.

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Dopo nove mesi di trattative e due giorni di confronto serrato a Palazzo Bellevue, è arrivata la fumata bianca: Rai e Comune di Sanremo hanno trovato l’intesa che conferma il Festival della Canzone Italiana nella sua sede storica. «Dopo due giorni di proficuo e intenso lavoro, è stato raggiunto l’accordo», ha comunicato Viale Mazzini.

I prossimi passaggi istituzionali

L’intesa dovrà ora completare l’iter con il passaggio in Cda Rai il 18 settembre e successivamente in Giunta comunale per l’approvazione definitiva. L’accordo chiude una vicenda complessa, avviata dopo la sentenza del Tar della Liguria del dicembre 2024 che aveva dichiarato illegittimo l’affidamento diretto della manifestazione, imponendo una nuova procedura di interesse pubblico.

Le clausole del bando

Il bando prevedeva l’obbligo per l’organizzatore di corrispondere al Comune almeno 6,5 milioni di euro a edizione, oltre a una quota non inferiore all’1% sugli introiti pubblicitari. Tra le clausole, la facoltà per l’amministrazione comunale di interrompere il rapporto senza oneri in caso di calo degli ascolti superiore a 15 punti percentuali rispetto alla media delle precedenti cinque edizioni.

I nodi sulla proprietà del marchio e del format

Uno dei punti più delicati riguardava la gestione dei diritti: da un lato il marchio Festival della Canzone Italiana, di proprietà del Comune, dall’altro il format televisivo ideato e detenuto dalla Rai. Le divergenze rischiavano di far naufragare le trattative, tanto che Viale Mazzini aveva valutato un piano alternativo con altre città candidate, tra cui Torino e Napoli.

Durata dell’accordo e prossime edizioni

Il bando assegna alla Rai l’organizzazione del Festival per il triennio 2026-2028, con possibilità di proroga. Intanto la prossima edizione si svolgerà dal 24 al 28 febbraio 2026.

Le delegazioni al tavolo

Alla trattativa finale hanno preso parte per la Rai dirigenti di primo piano, tra cui Francesco Spadafora, Williams Di Liberatore, Davide Di Gregorio, Paola Marchesini e Alberto Longatti. Per il Comune erano presenti il sindaco Alessandro Mager e gli assessori Alessandro Sindoni ed Enza Dedali.

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Cronache

Aggressione nel carcere di Santa Maria Capua Vetere: vice direttrice colpita da un detenuto psichiatrico

Aggressione al carcere di Santa Maria Capua Vetere: vice direttrice colpita da un detenuto psichiatrico. Il sindacato Con.Si.Pe. denuncia la mancanza di sicurezza e annuncia proteste il 25 settembre.

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Tensione questa mattina nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, dove la vice direttrice dell’istituto è stata colpita al volto e al collo da un detenuto psichiatrico ricoverato nel reparto Atsm. L’episodio riaccende i riflettori sulle condizioni critiche delle carceri italiane, già segnate da sovraffollamento e carenza di personale.

La denuncia del Con.Si.Pe.

A rendere noto l’accaduto è stato Francesco De Curtis, segretario nazionale del sindacato Con.Si.Pe., che ha sottolineato come «gestire i reclusi psichiatrici sia sempre più difficile, soprattutto in istituti già sovraffollati e privi di risorse adeguate».

Il dirigente nazionale Vincenzo Santoriello ha parlato di carceri diventate ormai «un colabrodo, gestite da poco personale che subisce le falle di un sistema che fa acqua da tutte le parti».

Sicurezza e rieducazione a rischio

Per il vicepresidente Luigi Castaldo «non si può parlare di trattamento e rieducazione laddove non vi è sicurezza». Una situazione che, secondo il sindacato, mina la dignità e la sicurezza del personale penitenziario e rende impossibile garantire percorsi di recupero ai detenuti.

La protesta del 25 settembre

Il Con.Si.Pe. ha annunciato una mobilitazione nazionale per il 25 settembre, con manifestazioni davanti a diversi PRAP (Provveditorati Regionali dell’Amministrazione Penitenziaria), per denunciare le criticità di un sistema che «mette quotidianamente a rischio il Corpo di Polizia Penitenziaria, sempre più martoriato sul piano umano ed economico».

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