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Sport

Calcio malato “chiuso per mafia”, ecco che cosa si rischia se ci si oppone ai padroni del pallone

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È lo sport più bello del mondo peccato che sia malato, inquinato, corrotto. Parliamo del calcio, non di quello che dovrebbe vivere di gesti atletici, schemi, prodezze agonistiche ma di quello che fa parlare per arbitraggi assurdi, per le palle di fango lanciate su chi spinge per ripulire magari perché ci crede ancora, perché troppo spesso si viene meno ai principi di lealtà e correttezza che dovrebbero essere i punti fondamentali di uno sport. Così vediamo che giornalisti seri e scrupolosi vengono brutalmente ‘attaccati’: derisi, vilipesi, offesi, se non mettono il silenziatore ai loro dubbi, gli stessi di tanti che non trovano voce sui media tradizionali.
O che persino i vertici del pallone si stanchino di essere oggetto di calcoli meschini, di correnti politiche e decidano di lasciare.


Due i casi di questi giorni, vicende tristi che fanno capire che le partite di calcio vanno viste senza metterci troppo il cuore. Cosimo Sibilia, presidente della Lega Nazionale Dilettanti ha lasciato. Appassionato e competente, ha avuto il merito di capire subito e di far capire che lo sport nasce dal basso e che più di un milione di dilettanti sono anche più importanti dei super pagati vip della serie A. Due anni fa quando il calcio non riusciva a darsi una governance, riuscì insieme con Gabriele Gravina a tirarlo fuori dalle secche. Gravina divenne il presidente della Federcalcio, con Sibilia aveva fatto un patto: dopo due anni gli avrebbe ceduto la leadership ma arrivati al dunque si è tirato indietro, e alle elezioni si è presentato – forte degli accordi stretti in 24 mesi- contro Sibilia, vincendo.


Gravina è l’unico presidente che di fronte all’idea di decidere se punire chi aveva deciso di andarsene a fare la SuperLega poi abortita non si è neppure posto il problema, un novello Pilato, perfetto per questo calcio. Sibilia ha lasciato da signore, con una lettera di saluto ai “suoi” tesserati, dove esprime tutta l’amarezza per le indiscrezioni sulla possibilità che una parte del Consiglio non volesse votare il bilancio della LND. Va precisato che nonostante la pandemia, le grandi difficoltà, la mancanza di incassi per quasi due anni, la gestione di Sibilia è stata virtuosa, ha consentito enormi risparmi e di arrivare ad un consuntivo molto meno pesante rispetto a quello preventivato.
Così Sibilia ha lasciato.
Con un pezzo che trasuda amarezza lascia anche Paolo Ziliani, giornalista sportivo del Fatto Quotidiano ( e non solo), una voce libera nel panorama giornalistico di un mondo dove nessuno, sottolineo nessuno, racconta qualcosa di diverso da una velina concordata con questo o quel portavoce delle società. Ziliani è in buona compagnia : anche Maurizio Pistocchi è stato l’oggetto delle palle avvelenate del management di qualche società che non ama che qualcuno cerchi di alzare il velo su una serie di stranezze nei campionati.

Paolo Ziliani ci ha spiegato dalle colonne del suo giornale che è sottoposto ad una gogna mediatica a partire dal 2009, il periodo caldo di Calciopoli. Ha subito ingiurie e palle di fango pazzesche: persino che sua moglie – all’epoca non era neppure fidanzato- si sarebbe prostituita per farlo lavorare. Pensate che mente abietta può avere architettato questo. Non solo, il presunto amante della moglie (che ancora non esisteva) sarebbe stato un calciatore e questo avrebbe causato il presunto odio di Ziliani per quella squadra. Senza contare le interviste fake al suddetto calciatore … cose davvero da repubblica delle banane o, peggio, da repubblica del calcio malato. Lascia, non vuole parlare più di calcio il giornalista: quello che gli hanno fatto, scrive è “Ciò che capita a chi prova a fare il giornalista oggi, 2021, ficcando il naso nella tana più brutta del calcio italiano”.
Speriamo, per il bene del calcio, che Sibilia e Ziliani ci ripensino. Avrete notato che non abbiamo nominato ‘quella’ squadra perché il problema è lì. E tutti voi sapete di che cosa stiamo parlando.

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Cronache

Addio a José Alberti, fu la prima guida di Maradona a Napoli

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José Alberti, la prima guida di Diego Armando Maradona a Napoli, è scomparso ieri all’età di 82 anni. Alberti, nato a Buenos Aires, non era solo l’interprete del Pibe de Oro, ma anche un amico e una figura di riferimento che ha accolto Maradona nella sua famiglia, facendogli conoscere le bellezze della città e la passione calcistica dei suoi abitanti.

Sbarcato in Italia negli anni ’60 per giocare nel settore giovanile della Juventus, Alberti si stabilì a Napoli dopo aver firmato per l’Internapoli. La sua carriera lo portò poi a diventare allenatore in diverse squadre di provincia. Ma fu il suo ruolo nella trattativa per portare Maradona a Napoli che lo rese indimenticabile. Omar Sivori, che aveva chiuso la carriera a Napoli, contattò Alberti per incontrare Jorge Cyterszipiler, il manager di Maradona. Questa missione segreta mirava a far conoscere la città a Diego, che sarebbe stato acquistato da Ferlaino per 13,5 miliardi di lire.

Alberti era presente al San Paolo il 5 luglio 1984, il giorno della presentazione di Maradona. Tradusse le domande dei cronisti di tutto il mondo e suggerì a Maradona alcune parole in italiano per salutare i nuovi tifosi. La sua famiglia, composta dalla moglie Mariagrazia e dai figli Andrea ed Emilia (campionessa di pallanuoto), divenne un punto di riferimento per Diego e la sua compagna Claudia.

José Alberti e Maradona condividevano una forte amicizia. Alberti, nato il 26 ottobre, festeggiava spesso i compleanni con Diego, brindando insieme in luoghi come “La Cueva”, il locale che Alberti aveva aperto a Riva Fiorita. Anche dopo il ritiro, Alberti rimase nel mondo del calcio come consulente per club italiani e argentini.

Cinque anni fa, José Alberti ebbe l’onore di abbracciare Papa Francesco in Vaticano. Il pontefice, tifoso del San Lorenzo, squadra in cui Alberti aveva giocato, ricordava con affetto quei tempi.

I funerali di José Alberti si terranno oggi alle ore 11 nella Chiesa Santa Maria di Bellavista a Posillipo. La sua scomparsa lascia un vuoto nel cuore di chi lo ha conosciuto e di tutti i tifosi napoletani che ricordano con affetto il suo contributo nell’arrivo del più grande calciatore di tutti i tempi a Napoli.

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Sport

Ciclismo, judo, nuoto, scatta caccia all’oro degli azzurri

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A Parigi 2024 l’Italia vuole fare subito sul serio. Il primo vero giorno di gare dell’Olimpiade francese assegnerà medaglie in ben 14 prove, e anche l’Italia Team è assolutamente deciso a migliorare il primato di Tokyo di 40 podi (di cui dieci d’oro) è intenzionato a cominciare bene. E le possibilità non mancano, dal ciclismo al judo, dal nuoto alla scherma. La gara che in assoluto assegnerà le prime medaglie di questi Giochi sarà, come da tradizione, una del tiro a segno, e questa volta sarà quella della carabina mista (coppie formate da un uomo e una donna), con gli azzurri Danilo Dennis Sollazzo e Barbara Gambaro (unica ragazza della spedizione targata Uits) a cercare nel poligono di Châteauroux l’impresa della vita. Pochi minuti dopo dovrebbe terminare la finale del tuffi sincronizzati donne da 3 metri, che vedrà impegnate otto coppie fra le quali c’è quella azzurra composta da Elena Bertocchi e Chiara Pellacani.

Tutto può succedere alle spalle delle cinesi Yani Chang e Yiwen Cheng, strafavorite per l’oro, con Australia e Usa rivali più insidiose della coppia azzurra. Alle 14.30 via alla cronometro individuale donne di ciclismo, lungo un percorso all’interno di Parigi, da Invalides al ponte Alexander III lungo 32,4 chilometri. Fra le partecipanti c’è Elisa Longo Borghini, due bronzi olimpici in carriera nella prova in linea e questa volta in lotta contro le lancette che scandiscono i tempi. Le sue rivali più pericolose sono la belga Lotte Kopecky e le olandesi Demi Vollering ed Ellen Van Dijk mentre Urska Pintar rappresenterà la Slovenia, e la sua presenza al posto di Urska Zigart, fidanzata di Tadej Pogacar e non convocata per Parigi, è il principale motivo del polemico forfait per questi Giochi del vincitore di Giro e Tour.

 

Due ore dopo le donne, via anche alla crono degli uomini, e qui l’Italia sogna l’oro di Filippo Ganna, che partirà per penultimo, dopo l’americano Brandon McNulty e prima del campione del mondo Remco Evenepoel. Ovvero i tre favoriti assieme al britannico Josh Tarling e allo svizzero Stefan Kung. Sono questi cinque gli uomini che dovrebbero contendersi le medaglie, nonostante la presenza della maglia verde dell’ultimo Tour, l’eritreo Biniam Girmay e di due ex iridati della prova in linea come il portoghese Rui Costa e il polacco Michael Kwiatkowski. Il percorso sembra più adatto a Ganna, che vuole riscattare la delusione di Tokyo 2020, che all’ ‘uomo proiettile’ Evenepoel il quale però ha fatto notare che “mi è già capitato di battere tutti, perché non dovrei riuscirci anche questa volta?”. E ciò, ha fatto capire, nonostante una certa stanchezza che si porta dietro dal Tour dove domenica scorsa ha chiuso al terzo posto.

Dalle strade al tatami del Campo di Marte, l’Italia sogna la gloria anche con Assunta Scutto nella categoria dei -48 kg. 22 anni, napoletana, n.1 del ranking nella sua categoria. Fino ai 18 anni è stata allieva prediletta del maestro Gianni Maddaloni che ha fatto della sua palestra Judo Star di Scampia un avamposto di legalità e un’inesauribile fucina di talenti, e ora Assunta detta Suzy vuole a ogni costo una medaglia per fare una dedica speciale dopo il crollo della Vela Celeste di Scampia. In serata l’Italia Team cala gli assi, ovvero Alberta Santuccio, Rossella Fiamingo, che cerca il bis di Rio, e Giulia Rizzi nella spada femminile, e Michele Gallo, Luca Curatoli e Luigi Samele nella sciabola maschile: l’obiettivo è cercare, fin da subito, di far dimenticare gli zero ori della scherma di Tokyo. Poi finale di giornata da non perdere con i ragazzi della 4×100 stile libero argento ai Mondiali di Doha e battuti solo dalla Cina su cui gravano i sospetti degli Usa, che dal bronzo iridato vogliono passare all’oro. In ogni caso, uno spettacolo da non perdere.

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Lega A prepara Consiglio Figc, assemblea senza proclami

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La Lega Serie A si prepara ad aprire nuove trattative sul fronte federale. Dopo l’approvazione definitiva del Dl Sport, in cui è contenuto l’emendamento Mulé sul riequilibrio dei pesi nell’ordinamento federale, i club si sono riuniti in assemblea, ma senza tornare all’attacco come la scorsa settimana. Tutto è rimandato, visto che lunedì andrà in scena un Consiglio federale della Figc in cui verrà fissata la data per l’assemblea in cui la Federcalcio punta a far approvare la modifica dello statuto, in modo da rispettare le indicazioni contenute nel Dl Sport che ora è legge. L’emendamento infatti prevede che le leghe sportive professionistiche abbiano diritto a un’equa rappresentanza negli organi direttivi delle federazioni sportive nazionali di riferimento che tenga conto anche del contributo economico apportato al relativo sistema sportivo. Un fronte su cui la Lega Serie A lavora da anni, ma su cui finora era rimasta inascoltata.

L’intervento della politica ha dato maggiore forza alla richiesta, ma ora bisognerà trattare per arrivare ad un accordo: motivo per cui oggi durante l’assemblea dei club c’è stato solo un aggiornamento da parte del presidente di Lega, Lorenzo Casini, su quanto avvenuto lunedì scorso nell’incontro con gli altri vertici federali. Da lunedì, quindi, si capirà di più, a partire dalla data dell’assemblea per modificare lo statuto che dovrebbe essere fissata per il 4 novembre, con il conseguente slittamento dell’assemblea elettiva a gennaio 2025. Nel frattempo però bisognerà trovare un accordo tra le componenti federali su come modificare lo statuto e come riequilibrare i pesi sia in Consiglio che in assemblea: servono dei passi indietro da parte di qualcuno per far arrivare al 50% le leghe professionistiche, visto che oggi pesano per il 34% di cui solo il 12% per la Lega Serie A.

Altrimenti, senza accordo il rischio è di stallo al momento del voto, con conseguente ipotesi (emersa anche nei giorni scorsi) di un commissariamento per poter arrivare alla modifica dello statuto superando l’impasse e rispettando la legge. Non solo questioni federali, tuttavia, sono state le protagoniste nell’assemblea odierna. I club infatti hanno assegnato i diritti audiovisivi delle competizioni Primavera a Sportitalia per il ciclo 2024/27. Inoltre, durante la riunione le società hanno proseguito l’analisi delle diverse opportunità e strategie da perseguire sul fronte dei diritti audiovisivi in ambito internazionale, assegnando nel contempo i diritti per la Serie A, la Coppa Italia e la Supercoppa italiana in Spagna a Dazn per i prossimi tre anni (2024/27).

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