Collegati con noi

Cinema

Bernardo Bertolucci, è il regista italiano premio Oscar con “l’Ultimo Imperatore”. Aveva scandalizzato con “L’ultimo Tango a Parigi”

Pubblicato

del

Bernardo Bertolucci, aveva 77 anni. Non è stato solo un grande regista,  è stato anche sceneggiatore e produttore di primissimo ordine. Il primo regista italiano ad avere vinto l’Oscar per la regia e la sceneggiatura grazie al capolavoro “l’ultimo imperatore” (poi è arrivato il premio alla regia per Paolo Sorrentino con “la grande Bellezza) . Tra i suoi film più famosi  “il conformista”, “Ultimo tango a Parigi”, “Il tè nel deserto”, “Novecento” e appunto “L’ultimo imperatore” che gli valse l’Oscar anche per la migliore sceneggiatura non originale. Rimane ancora l’unico italiano ad aver vinto un Oscar per la regia, considerando che Frank Capra, anche egli vincitore all’Oscar al miglior regista, era italiano ma naturalizzato poi statunitense.

Nato a Parma nel 1941, si è spento a Roma (la città del cinema) dopo una lunga malattia. Parma però era tutto per Bernardo Bertolucci, primogenito del poeta Attilio, cresciuto al cinema da Pier Paolo Pasolini (ne fu aiuto regista tra il ’60 e il ’61) e alla poesia da suo padre che lo incoraggiò a pubblicare la prima raccolta “In cerca del mistero” con cui vinse nel ’62 il Premio Viareggio. Nello stesso anno Bernardo debuttò come regista con “La commare secca” da un racconto di Pasolini, conquistandosi due anni più tardi, con “Prima della rivoluzione”, la fama incontrastata di miglior autore di una nuova generazione di cineasti in cui l’ispirazione creativa va di pari passo con l’impegno civile.

Bernardo Bertolucci. Il grande regista si è spento a Roma a 77 anni

Dopo anni di sperimentazione tra il Living Theatre e Sergio Leone (per cui scrisse insieme a Dario Argento il soggetto di C’era una volta il west) acquisì statura internazionale nel 1970 con due capolavori: “Strategia del ragno” e “Il conformista” dal racconto dell’amico Alberto Moravia. Due anni dopo scandalizzava il mondo intero con “Ultimo tango a Parigi” (mandato al rogo in Italia nel ’76 con sentenza definitiva). E nello stesso 1976 saldava la sua anima poetica, fortemente legata alla terra natale, e quella internazionale, figlia degli umori americani e del cinema inteso come prodigio meraviglioso, firmando il fluviale Novecento diviso in due atti. Dopo alcune regie minori in cui, vedi La luna del ’79, dedica un atto d’amore al prediletto melodramma, si trasferisce a Londra, adottato da Hollywood a cui regala la trilogia esotica, i nove Oscar de L’ultimo imperatore, il viaggio disperato del Te’ nel deserto, la pace interiore del Piccolo Buddha.

Rientrato in Italia con rinnovato desiderio di coglierne l’inquietudine con l’occhio ormai distaccato del grande viaggiatore stava preparando un Novecento Atto III destinato a concludersi alle soglie del nuovo secolo. Cineasta sapiente, fedele ai collaboratori (dal montatore Kim Arcalli al fotografo Vittorio Storaro alla costumista Gabriella Pescucci), innamorato del bello e del lirico, Bertolucci ha piegato tutto il suo cinema al gusto del melodramma e alla fisicità della vita in cui va ricercata una pace interiore che forse coincide con la meditazione buddista.

Advertisement

Cinema

Superman domina il box office: 220 milioni al debutto mondiale

Il nuovo film Superman con David Corenswet debutta con 220 milioni di dollari al box office globale, terzo miglior esordio dell’anno. Seguono Jurassic World Rebirth e F1 con Brad Pitt.

Pubblicato

del

Esordio da supereroe per Superman, il nuovo capitolo cinematografico sull’Uomo d’Acciaio interpretato da David Corenswet, che ha incassato circa 220 milioni di dollari nel suo primo weekend di programmazione mondiale. Di questi, 122 milioni provengono da Stati Uniti e Canada, confermando l’ottimo appeal del personaggio anche nella sua nuova versione.

Terzo miglior debutto dell’anno

Il film diretto da James Gunn si piazza al terzo posto tra i migliori debutti globali del 2025, subito dopo A Minecraft Movie e il live action Lilo & Stitch. La nuova incarnazione dell’eroe kryptoniano è stata accolta con entusiasmo da pubblico e critica, segno che il rilancio dell’universo DC può puntare in alto.

Gli altri film in classifica

Al secondo posto del box office nordamericano c’è Jurassic World Rebirth, che continua a macinare incassi dopo il boom del weekend precedente. Con la presenza di Scarlett Johansson, il film ha già raggiunto 529 milioni di dollari a livello globale, dando nuova linfa alla longeva saga dei dinosauri.

Terza posizione per F1, il film che vede Brad Pitt nei panni di un ex pilota di Formula 1 alle prese con una nuova sfida su pista. Un prodotto pensato per appassionati e amanti del cinema d’azione.

Successi animati per i più piccoli

Completano la top five due pellicole dedicate alle famiglie: il reboot di Dragon Trainer, che riporta sul grande schermo le avventure del giovane vichingo e del drago Sdentato, e Elio, il nuovo film targato Disney Pixar, che continua a confermare la forza dell’animazione americana nel conquistare il cuore di grandi e piccoli.


Continua a leggere

Cinema

Carlo Verdone, 45 anni dopo Un sacco bello: «Leo, il bullo e quel calcio di Leone»

Carlo Verdone racconta al Corriere della Sera il suo debutto con Un sacco bello, il legame con Sergio Leone e i personaggi che hanno segnato il suo cinema.

Pubblicato

del

sas   aCarlo Verdone non aveva ancora trent’anni quando nel 1980 debuttava al cinema con Un sacco bello. Era convinto che la sua carriera sarebbe durata cinque, sei anni al massimo. Invece ne sono passati 45, e il film è diventato un classico, restaurato dalla Cineteca di Bologna e proiettato in piazza Maggiore davanti a migliaia di spettatori.

L’emozione del restauro e l’Italia che non c’è più

«Questo restauro è un regalo enorme», racconta Verdone. «È un film semplice, ma pieno di anima, di verità e anche di solitudine. Rappresenta un’Italia che non esiste più». Oggi, dice, non ci sarebbe spazio per quel candore ingenuo di Leo o per la mitomania inoffensiva del bullo: «Oggi avrebbe tatuaggi e non andrebbe in Polonia, anche perché la Polonia forse è messa meglio di noi».

L’inizio con Sergio Leone e la sfida della regia

Il grande produttore Sergio Leone fu determinante. «Mi fece affiancare da due grandi sceneggiatori, Benvenuti e De Bernardi, e mi disse: “Lo devi girare tu”». Leone gli impose tre mesi di convivenza: «Cinque ore al giorno a casa sua, voleva insegnarmi il cinema».

Tra le sue lezioni? «I dubbi si devono avere prima di girare, non sul set. E guai a mostrare incertezze alla troupe». Una volta gli diede anche un vero calcio: «Avevo il portafoglio in tasca, si fece male lui».

Il giorno prima delle riprese e la passeggiata notturna

La notte prima di iniziare, Leone suonò al citofono: «Sapeva che non riuscivo a dormire, mi portò a passeggiare da ponte Sisto a ponte Garibaldi. Mi raccontava storie di usurai, ladri, omicidi… Mi distrasse così». Anche la mattina dopo, c’era ancora lui.

Un set senza permessi, energia pura e personaggi nuovi

Verdone non aveva roulotte, si cambiava dietro i cespugli. «Eravamo senza permessi, bloccavamo i bus, ma avevo un’energia incredibile». Il film costò solo 300 milioni di lire, ma fu un successo.

La critica lo accolse bene, e Verdone fu percepito come un autore che portava qualcosa di nuovo. «Venivamo da commedie in cui la donna era solo oggetto di desiderio. Nei miei personaggi, invece, era lei ad avere energia».

L’eredità dei personaggi e la società che cambia

A Leo, dice, vuole un affetto particolare: «Il suo candore mi commuove, anche se a fare il bullo mi divertivo di più». E oggi? «Mi fermo a parlare col benzinaio del Bangladesh o la signora della tintoria algerina. Anche loro mi citano le battute dei miei film».

Marisol e un’amicizia che continua

Anche con Veronica Miriel, la “Marisol” di Un sacco bello, i contatti sono rimasti: «Vive a Marbella, ha vissuto tra Perù e le Ande, dipinge. È una bella signora solare e positiva. Ci scriviamo spesso».

Continua a leggere

Cinema

Ecco il Superman ‘immigrato’, alieno e super buono

Pubblicato

del

“Era già tutto previsto”, come dice la canzone di Riccardo Cocciante, ovvero che il Superman di James Gunn, in sala da domani distribuito da Warner Bros. Pictures., sarebbe stato il racconto di un inedito superhero, molto empatico, estremamente gentile e con un’innata fiducia nella bontà degli uomini. Tanto che c’è stato già chi aveva parlato, rompendo l’embargo che proteggeva il film, di un Superman campione di Superwoke, certamente non amato da Donald Trump. Di fatto l’uomo d’acciaio di Gunn è forse davvero troppo perdente per gran parte del film e solo alla fine si riscatta, ma non troppo. Coinvolto in conflitti all’estero e in patria, le azioni di Superman (David Corenswet) per proteggere l’umanità vengono infatti a un certo punto messe in discussione e la sua vulnerabilità permetterà al miliardario della tecnologia e maestro dell’inganno Lex Luthor (Nicholas Hoult) di sfruttare l’opportunità per eliminarlo una volta per tutte.

Tra le accuse al supereroe intanto il fatto che è un alieno, comunque un immigrato, e ancora peggio che la sua mission sulla terra non è affatto quella di servire l’umanità. Dalla sua parte c’è però l’intrepida reporter del Daily Planet, Lois Lane (Rachel Brosnahan), con la quale condivide il lavoro, e l’aiuto di altri metaumani di Metropolis, esattamente il trio della Justice Gang e del compagno a quattro zampe, l’incontenibile Krypto. Perché tutta questa bonarietà in Superman? Le ragioni le spiega nelle sue note lo stesso Gunn: “Mi sono innamorato del personaggio di ‘All-Star Superman’ (miniserie a fumetti di Grant Morrison del 2005) . Per me ha mostrato, meglio di altri, come Superman era un tipo bonario, con la mascella in fuori, sempre pronto a fare la cosa giusta, entusiasta, incredibilmente puro”.

E ancora il regista che dal 1º novembre 2022 è anche co-presidente, co-amministratore e direttore creativo dei DC Studios: ” Ho adorato la bontà che Grant Morrison ha attribuito a questo personaggio che per me è stata di grande ispirazione ed è diventato il fondamento del Superman di questo film. L’ho reso così meno potente, incapace di far tornare indietro il mondo nel tempo e non prende a pugni i pianeti. Certo è molto forte, può sollevare un grattacielo, ma non è completamente invulnerabile. All’inizio del film vediamo un Superman che sanguina. Quando ho immaginato questa scena, ho pensato: ‘Come siamo arrivati ;;a questo punto?’. Va detto che il film che mette in campo, insieme ai molti cattivi, anche la cattiveria dei social e la guerra virtuale dei droni e ambientazioni dark, ha dietro la macchina da presa appunto Gunn affiancato da collaboratori abituali, tra cui il direttore della fotografia Henry Braham, la scenografa Beth Mickle, la costumista Judianna Makovsky e il compositore John Murphy, insieme al compositore David Fleming e ai montatori William Hoy e Craig Alpert. Budget del film circa 250 milioni di produzione e poco meno di 400 milioni di dollari compreso il marketing.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto