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Salute

Alfonso De Nicola inaugura “ONE” il nuovo centro medico per la riabilitazione sportiva con Edo De Laurentiis e Carlo Ancelotti

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Un  centro medico di eccellenza per la riabilitazione sportiva e ortopedica, dove poter fare le visite neurologiche per l’idoneità medico sportiva: è ONE, il nuovo centro appena inaugurato e diretto dal professor Alfonso De Nicola, responsabile sanitario SSC Napoli. Alla cerimonia della nuova struttura che è ad Amorosi, Benevento, erano in tanti. A dimostrazione di quanta stima e affetto il “doc” sappia coagulare. Per il Napoli c’era il vice presidente del Calcio Napoli Edoardo De Laurentiis con Mister Carlo Ancelotti,   e Nicola Lombardo, Direttore della Comunicazione.

A tagliare il nastro con De Nicola il vescovo di Cerreto Sannita monsignor Domenico Battaglia, insieme al sindaco di Amorosi Giuseppe Di Cerbo. Al tavolo dei relatori oltre al vescovo e al sindaco c’era Giovanni Conzo, Procuratore Aggiunto presso il Tribunale di Benevento, con  Filippo Liverini, Presidente di Confindustria Benevento e, in video conferenza da Filadelfia Antonio Giordano, Direttore dello Sbarro Health Research Organization (SHRO) . Tra gli ospiti Giancarlo Arra, vice presidente Sbarro Health Research Organization. Alla visita del Centro ONE anche tanti atleti e gli attori di Made in Sud.

Il Vice presidente del Napoli Edoardo De Laurentiis nel suo saluto ha sottolineato l’impegno del dottor De Nicola nel coronare questo suo sogno. De Laurentiis si è detto soddisfatto per la realizzazione del centro medico. Nicola Lombardo, direttore della comunicazione del Napoli ha ricordato che “De Nicola fin da giovanissimo ha risolto problemi di pubalgia nel Milan di Arrigo Sacchi, quando nessuno sapeva curarla”. Di sicuro la realizzazione di questo nuovo centro di eccellenza medica, al servizio in particolare degli sportivi, va a colmare un vuoto e ad offrire prestazioni di alto livello e all’avanguardia grazie alle ricerche nel campo portate avanti dal professor De Nicola e dai suoi collaboratori da anni.

 

 

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A Napoli la “Palestra Parkinson” tra sport e scienza

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Un passo di danza per ritrovare il ritmo, un colpo di pugilato per rafforzare il corpo, un tratto di nordic walking per riconquistare equilibrio e sicurezza nei movimenti. Alla convention Parkinson: Corpo e Anima, organizzata da Fondazione LIMPE per il Parkinson ETS il ieri e oggi a Napoli, l’attività fisica è stata protagonista assoluta grazie a una speciale Palestra Parkinson allestita per l’occasione. La manifestazione, coordinata dal prof. Alessandro Tessitore dell’Università L. Vanvitelli, DAMSS, ha richiamato quasi 400 partecipanti da tutta Italia, tra persone con il Parkinson, caregiver, neurologi e personale sanitario.

Per due giorni, le persone con il Parkinson si sono allenate insieme, sotto la guida di istruttori specializzati, confermando come lo sport sia un vero alleato nella gestione della malattia. Le attività proposte hanno spaziato dalla danza al tai chi, dal pugilato al pilates, dal surf indoor all’attività fisica adattata (AFA), tutte discipline che aiutano a migliorare equilibrio, coordinazione e benessere psicofisico. In particolare, il nordic walking che ha avuto come scenario il lungomare di Napoli, ha permesso ai partecipanti di allenarsi all’aperto, sfruttando il ritmo naturale della camminata per rafforzare la stabilità e ridurre la rigidità motoria.

Muoversi in gruppo, condividere esperienze, scoprire nuove capacità: è questa la vera forza dello sport per chi convive con il Parkinson. “Numerosi studi – afferma il neurologo Michele Tinazzi, presidente di Fondazione LIMPE -confermano che l’esercizio fisico praticato con costanza migliora la storia naturale della malattia, preservando la funzionalità motoria e contrastando il declino della mobilità e dell’equilibrio. La danza è considerata l’attività più efficace per migliorare i sintomi motori, mentre il nordic walking è particolarmente indicato per potenziare stabilità e postura”.

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Nelle cellule riprogrammate la chiave per la longevità

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Riprogrammare le cellule per farle ringiovanire o addirittura tornare bambine: è questa la nuova frontiera nella corsa alla longevità, per vivere più a lungo e in salute. Un’innovazione tecnologica che si prepara a uscire dai laboratori di ricerca per aprire la strada a nuove terapie cellulari per la medicina rigenerativa del futuro. Parkinson, degenerazione maculare, tumori, lesioni spinali e della cornea sono solo alcune delle malattie per cui sono già in corso sperimentazioni cliniche sull’uomo che stanno producendo risultati molto promettenti, come ha raccontato il premio Nobel Shinya Yamanaka nella lectio magistralis con cui ha aperto il Milan Longevity Summit all’Università Statale di Milano.

Sono trascorsi quasi vent’anni da quando Yamanaka si è affermato come uno dei pionieri della riprogrammazione cellulare pubblicando lo studio sulla trasformazione di cellule adulte in staminali pluripotenti indotte (Ipsc), ovvero cellule tornate bambine e capaci di differenziarsi in ogni tipo di tessuto del corpo. Il loro enorme potenziale rigenerativo è stato intuito fin da subito, tanto che dopo appena sei anni sono state premiate con il Nobel per la medicina conferito a Yamanaka e al biologo britannico John Gurdon. Da allora in tutto il mondo si sono moltiplicati gli sforzi per sfruttare le Ipsc nello sviluppo di terapie cellulari contro ogni genere di malattia.

Lo stesso Yamanaka, che oggi lavora tra l’Università di San Francisco e quella di Kyoto, cinque anni fa ha dato vita in Giappone al centro per la ricerca e le applicazioni delle cellule staminali pluripotenti indotte (Cira), con l’obiettivo di “portare questa tecnologia ai pazienti il più velocemente possibile”, ha affermato. Per renderne l’utilizzo più facile e meno costoso, sono state sviluppate sette linee di cellule Ipsc che possono essere utilizzate per terapie a basso rischio di rigetto nel 40% della popolazione giapponese. Grazie a questi ‘stock’ di cellule, in Giappone sono partiti dieci studi clinici attualmente in corso, condotti su piccolissimi numeri di pazienti con diverse patologie, dal Parkinson al tumore ovarico, dalla degenerazione maculare alle lesioni spinali, dalla cardiomiopatia ischemica alla trombocitopenia. Dai trial stanno emergendo dati molto positivi “sia per quanto riguarda l’efficacia che la sicurezza”, ha sottolineato Yamanaka.

Una delle applicazioni che sembra essere più vicina all’approvazione da parte delle autorità giapponesi riguarda l’uso delle Ipsc per la rigenerazione della cornea. Per estendere l’uso di queste terapie cellulari a tutta la popolazione mondiale, i ricercatori stanno modificando alcune linee cellulari grazie all’editing genetico per renderle maggiormente compatibili con tutti i sistemi immunitari dei riceventi. Una terza strategia, più costosa e ancora da sviluppare, punta invece a ottenere Ipsc personalizzate a partire da cellule dello stesso paziente: in futuro l’uso di tecnologie automatizzate potrebbero abbattere i costi fino a 10.000 dollari a persona.

Con la ‘ricetta’ per la riprogrammazione cellulare messa a punto di Yamanaka “possiamo portare indietro le cellule di un centenario da 100 a 0 anni, ma non è detto che questo sia sempre necessario” per conquistare la longevità, ha puntualizzato il premio Nobel. “Esistono anche nuove tecnologie molto promettenti che permettono di ringiovanire parzialmente le cellule, portandole indietro solo di alcuni anni. L’approccio sembra funzionare negli esperimenti in vitro e sui topi, dunque – ha concluso – è possibile che questo rappresenti un’altra frontiera da esplorare nel futuro”.

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Intervento rivoluzionario a Napoli: ricostruzione della mandibola con intelligenza artificiale, prima volta in Italia

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Un’operazione straordinaria e senza precedenti in Italia è stata eseguita a Napoli, salvando la qualità della vita di Nona, una paziente georgiana di 48 anni e madre, colpita da un tumore aggressivo alla mandibola. Grazie a una tecnologia innovativa e all’impiego dell’intelligenza artificiale, i chirurghi dell’Unità Operativa Complessa di Chirurgia Maxillo-Facciale dell’A.O.U. “Luigi Vanvitelli”, diretta dal professor Gianpaolo Tartaro, hanno ricostruito la mandibola e l’articolazione temporo-mandibolare con una protesi personalizzata, garantendo alla paziente il pieno recupero delle funzioni vitali come masticare, parlare e sorridere.

UN’OPERAZIONE MAI ESEGUITA PRIMA IN ITALIA

L’intervento rappresenta la prima applicazione in Italia e la seconda in Europa di questa tecnica rivoluzionaria. A rendere l’operazione unica è stato l’utilizzo di un device innovativo, progettato su misura grazie alla collaborazione tra chirurghi e ingegneri biomedici, che ha permesso di riprodurre con estrema precisione i movimenti naturali della mandibola.

La tecnica mininvasiva impiegata ha evitato cicatrici visibili e ha consentito alla paziente di recuperare in tempi record. In sala operatoria, oltre al professor Tartaro, hanno operato il professor Mario Santagada, l’anestesista Serena Merolillo e gli specializzandi Roberta Maiulo, Domato Setola e Martina Amodio.

«L’innovazione di questo intervento sta nella possibilità di un recupero funzionale completo – spiega il professor Tartaro – garantito da una protesi creata sulla base delle caratteristiche anatomiche del paziente, acquisite tramite scansione Tac e modellate con intelligenza artificiale».

UNA RICOSTRUZIONE PERFETTA E UN RECUPERO RAPIDO

Il tumore aveva compromesso la parte sinistra della mandibola e l’articolazione che collega la mascella al cranio, rendendo impossibili azioni quotidiane come parlare e mangiare. Le tecniche tradizionali avrebbero permesso solo una ricostruzione parziale, ma con questa innovazione la funzionalità è stata ripristinata completamente.

L’operazione è stata pianificata digitalmente e realizzata con dime chirurgiche per guidare il taglio osseo con precisione. Inoltre, l’approccio mininvasivo, simile a un lifting, ha consentito di preservare i nervi e i vasi sanguigni, riducendo il rischio di complicazioni e accelerando la ripresa.

Il Direttore Generale Ferdinando Russo ha sottolineato l’importanza di questo intervento:
«Questo è un esempio concreto di come la ricerca e le nuove tecnologie possano migliorare la qualità della vita dei pazienti. Prestazioni assistenziali all’avanguardia permettono cure più efficaci e tempi di recupero ridotti».

IL SORRISO RITROVATO

Dimessa dall’ospedale, Nona è tornata alla sua vita di sempre, incredula per il risultato ottenuto. Ora sogna di poter ricevere la visita della figlia in Italia, per mostrarle il volto sereno e sorridente che i medici di Napoli le hanno restituito.

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