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Cronache

Milano, studente della Bocconi ridotto paraplegico: intercettazioni shock dei cinque aggressori. “Speriamo che muoia”

Cinque giovani di Monza arrestati per la brutale aggressione a un 22enne della Bocconi: emerge dalle intercettazioni una violenza gratuita e pianificata. Lo studente è rimasto paraplegico.

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Un’aggressione feroce, gratuita, consumata in branco. È il quadro che emerge dall’inchiesta sulla violenza avvenuta lo scorso 12 ottobre vicino a Corso Como, nel cuore della movida milanese. Un 22enne della Bocconi è stato accoltellato e pestato fino a restare paraplegico. Ora cinque ragazzi di Monza — due maggiorenni e tre minorenni — sono finiti in carcere con accuse gravissime: tentato omicidio e rapina, aggravate dalla “condizione di sopraffazione”.

Le intercettazioni: “Speriamo che muoia”

Gli atti dell’inchiesta, coordinata dal pm Andrea Zanoncelli, rivelano un livello di efferatezza che la gip definisce “disumana indifferenza”. I ragazzi ridevano mentre dicevano che la vittima sarebbe rimasta “paralizzata” e auspicavano che morisse.
Nelle intercettazioni ambientali, captate in Questura il 29 ottobre, si ascolta di tutto:

  • “Speriamo bro, almeno non parla”,

  • “Domani schiatta e ti danno omicidio”,

  • “Io gli stacco tutti i cavi”,

  • “Voglio vedere il video per capire se ho picchiato forte”.

Non solo: parlavano già di nuove aggressioni, “la prossima volta ci bardiamo”, e deridevano la rapina da 50 euro definendola “non degna di così tanta attenzione”. Puntavano a bottini più alti.

Violenza di gruppo: tutti imputati per tentato omicidio

Secondo le ordinanze cautelari, i cinque giovani — tutti appartenenti a contesti familiari apparentemente normali — erano abituati a muoversi “in branco” e mostrano un’indole “pericolosa” e totalmente indifferente alla sofferenza altrui.
Il 18enne che ha inferto le coltellate, provocando lesioni polmonari e spinali, è accusato insieme a:

  • un coetaneo che faceva da palo,

  • tre 17enni che hanno colpito con calci e pugni.

Per tutti c’è concorso morale nel tentativo di uccidere: avrebbero “rafforzato l’azione” istigando e sostenendo l’aggressione.

Rischiano fino a 20 anni

I due maggiorenni saranno interrogati dalla giudice Chiara Valori. Con le aggravanti contestate, potrebbero essere condannati fino a 20 anni; pene ridotte a circa 14 in caso di rito abbreviato.
Nel processo minorile, le pene saranno più basse ma comunque molto pesanti.

Il ministro Piantedosi: “Recrudescenza della violenza minorile”

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi parla di “recrudescenza” della violenza giovanile, sia per numero di episodi sia per brutalità. Il caso di Milano, osservano gli inquirenti, ne è un esempio drammatico.

Il racconto dei testimoni

Due ragazze hanno visto lo studente ferito e sanguinante rifugiarsi sotto un ponteggio: “Era terrorizzato”, hanno riferito.
La vittima non ricorda nulla dell’aggressione: “Ho solo flash di qualche ora prima dell’ingresso in discoteca”, ha detto ai magistrati.

Un episodio che colpisce per crudeltà, freddezza e assenza totale di empatia: l’ennesima fotografia di una violenza gratuita che, a Milano, ha lasciato un ragazzo di 22 anni senza più l’uso delle gambe.

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Cronache

Calimera, bimbo di 8 anni ucciso nel sonno: la madre trovata annegata a Torre dell’Orso. Indagini sulla tragedia familiare

A Calimera un bambino di 8 anni è stato trovato morto nel letto. La madre, con cui litigava per l’affido, è stata recuperata senza vita in mare. La Procura indaga: ipotesi asfissia nel sonno.

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Una vicenda drammatica e complessa sconvolge Calimera, nel Leccese. Elia, 8 anni, è stato trovato senza vita nel letto matrimoniale della casa in cui viveva con la madre, Najoua Minniti, 35 anni. La donna è stata poi rinvenuta annegata al largo di Torre dell’Orso, dopo essersi gettata in mare nella notte tra il 17 e il 18 novembre.

La ricostruzione delle ultime ore

Le indagini dei carabinieri ipotizzano che il bambino sia stato ucciso nel sonno, probabilmente per asfissia meccanica. Non sono state rilevate altre ferite e l’autopsia, affidata al medico legale Alberto Tortorella, dovrà stabilire se sia stato strangolato o soffocato.
La madre, dopo il presunto omicidio, avrebbe raggiunto in auto il litorale di Torre dell’Orso e si sarebbe lasciata andare in acqua. Il suo corpo è stato recuperato a 700 metri dalla costa.

Un rapporto segnato da liti e denunce

Najoua e l’ex compagno Fabio Perrone, infermiere, avevano un affidamento congiunto del bambino. Da due anni la loro separazione era segnata da litigi, denunce reciproche e tensioni crescenti per l’organizzazione dei giorni di custodia.
Secondo lo zio paterno del bambino, Brizio Tommasi, tra i due “c’era molto astio”. Agli investigatori però non risultano precedenti denunce per maltrattamenti sul minore.

Il drammatico precedente dell’esposto del 2024

Dalle carte emerge un episodio inquietante: il 16 dicembre 2024 Fabio Perrone aveva presentato un esposto al Comune dopo una lite per l’affido durante le feste natalizie.
In quell’occasione la donna gli avrebbe detto:

  • “Saluta bene Elia perché lo porto con me”.

  • “È già capitato che io sia andata di fronte al mare con la macchina”.
    Una frase che oggi assume un significato tragicamente premonitore.

Una comunità sconvolta

La cittadina è sotto shock. Davanti al portone dell’abitazione è comparso un mazzo di rose bianche deposto dal nonno paterno del piccolo.
La dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo, Elisabetta Dell’Atti, parla di una comunità “sconvolta”: la scuola ha attivato un team di psicologi per supportare alunni, famiglie e personale.

Il sindaco, Gianluca Tommasi, in lacrime conferma che la donna era seguita dai servizi sociali e annuncia il lutto cittadino per il giorno dei funerali.

Una tragedia che lascia una comunità attonita e pone ancora una volta l’attenzione sulle fragilità nascoste dentro conflitti familiari profondi e irrisolti.

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Cronache

Nexperia torna sotto controllo cinese: l’Olanda fa dietrofront e l’Europa evita la crisi dei chip

L’Olanda restituisce alla Cina il controllo di Nexperia, dopo mesi di tensioni diplomatiche. Bruxelles tira un sospiro di sollievo: scongiurata una crisi nella filiera dei chip strategici per automotive ed energia.

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Dopo mesi di tensioni, diplomazia e ripercussioni sulla supply chain europea, torna il sereno tra Olanda e Cina. Il governo olandese ha deciso di restituire a Pechino il controllo di Nexperia, il colosso dei semiconduttori che Amsterdam aveva confiscato lo scorso settembre utilizzando una norma risalente alla Guerra Fredda.
La decisione di allora era stata giustificata con il sospetto che il ceo dell’azienda stesse trasferendo tecnologie sensibili a un’entità straniera, cioè alla Cina.

Nexperia, un caso simbolo della guerra globale dei chip

Il sequestro aveva trasformato Nexperia in un simbolo dello scontro geopolitico sul controllo delle tecnologie strategiche. La compagnia è controllata dal gruppo cinese Wingtech, inserito nella black list americana, e la mossa di Amsterdam aveva provocato la reazione immediata di Pechino: stop all’export verso l’Olanda dei componenti prodotti nello stabilimento gemello di Guangdong.
Una ritorsione che aveva allarmato tutta l’Unione europea, mettendo a rischio forniture cruciali per automotive ed energia.

Sefcovic: “Passo fondamentale per stabilizzare le catene di approvvigionamento”

La revoca della confisca ha suscitato immediati consensi a Bruxelles. Il commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, ha definito la decisione “un passo fondamentale” per proteggere le catene di approvvigionamento dei chip, ricordando che la collaborazione con partner globali resta essenziale.

Il dietrofront dell’Aja e la reazione cinese

A comunicare il cambio di rotta è stato il ministro dell’Economia olandese Vincent Karremans, spiegando che la scelta arriva dopo “incontri costruttivi” con Pechino.
Cosa abbia ottenuto l’Olanda nella nuova governance di Nexperia non è ancora noto, ma la Cina parla già di “primo passo nella giusta direzione”.

L’Europa non può ancora fare a meno dei chip cinesi

La vicenda mette in luce una realtà difficile da aggirare: per ora l’Ue resta dipendente da Pechino per una parte decisiva della filiera dei semiconduttori.
La settimana prossima Bruxelles presenterà il ReSource EU, il piano per ridurre la dipendenza dalle terre rare cinesi. Ma il percorso, avverte la Commissione, sarà lungo e complesso.

La crisi rientrata su Nexperia dimostra che la guerra globale dei chip è tutt’altro che conclusa e che l’Europa, almeno oggi, non può permettersi uno scontro diretto con la Cina su una tecnologia vitale per la sua industria.

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Cronache

Ad Assisi l’appello dei vescovi: “Rispetto tra le istituzioni, cure palliative garantite e stop alle guerre”. Attesa per Papa Leone

Ad Assisi i vescovi italiani esprimono preoccupazione per l’autonomia differenziata sul fine vita, chiedono più dialogo tra le istituzioni e rilanciano l’appello per pace e cure palliative. Domani l’arrivo di Papa Leone.

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Da Assisi, al termine dell’assemblea della Conferenza episcopale italiana, arriva un forte richiamo al dialogo. Il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, ha espresso la preoccupazione dei vescovi per “l’autonomia differenziata applicata al fine vita” e per le tensioni istituzionali in corso.
“I vescovi attendono che equilibrio, dialogo e rispetto siano sempre garantiti”, ha dichiarato, ricordando che ogni scontro tra istituzioni rischia di indebolire la democrazia.

Fine vita, cura dei più fragili e la questione omosessuali

Zuppi ha affrontato anche il tema degli omosessuali, uno dei punti più discussi del recente Sinodo: la Cei “andrà avanti”, ha assicurato, perché “dove c’è sofferenza dobbiamo dare risposte”.
Sul fine vita ha espresso “sofferenza e rispetto” dopo la scelta delle gemelle Kessler di ricorrere al suicidio assistito, ribadendo una richiesta storica del mondo cattolico: garantire le cure palliative ovunque.
“Non hanno trovato minimamente attuazione — ha osservato — ma devono essere garantite a tutti per assicurare dignità fino alla fine”.

L’attesa per Papa Leone: prima visita in Italia

Domani Assisi accoglierà Papa Leone nel suo primo viaggio italiano. Finora il Pontefice si era mosso solo tra località del Lazio, mentre la tappa umbra segna una prima uscita simbolica.
L’arrivo è previsto alle 8.30 all’eliporto, poi la preghiera privata sulla tomba di San Francesco e l’incontro a porte chiuse con la Cei.
“Siamo contenti — ha detto Zuppi — è una conferma del legame profondo tra la Chiesa italiana e il Papa”.

L’appello per la pace

Dal cuore della città francescana è arrivato anche un accorato appello per fermare i conflitti che insanguinano il mondo.
Durante i Vespri nella basilica di San Francesco, i vescovi hanno invocato la fine di tutte le guerre e hanno chiesto di “mettere al bando le armi, a cominciare dalle testate atomiche”.
La Cei ha esortato chi guida i popoli a usare ogni mezzo per la pace e per combattere la fame globale.

Un messaggio forte, quello dei vescovi, che intreccia i temi più urgenti del Paese con una preghiera universale per la dignità umana, il dialogo e la pace.

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