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Esteri

Mare del Nord, nave spia russa Yantar sfiora le acque britanniche: Londra parla di “atto di sfida pericoloso”

La nave russa Yantar torna al largo della Scozia. Londra denuncia puntamenti laser contro i jet RAF e accusa Mosca di voler mappare i cavi sottomarini britannici. Healey: “Putin sa che lo stiamo monitorando”.

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Nuovo episodio di tensione tra Regno Unito e Russia nelle acque del Mare del Nord. La nave russa Yantar, descritta da Londra come una “nave spia” senza insegne militari, ha circumnavigato per la seconda volta dall’inizio del 2025 le coste settentrionali dell’isola, avvicinandosi al limite delle acque britanniche al largo della Scozia.
La Royal Navy ha inviato una fregata e la RAF i jet Poseidon-8, dopo che i piloti hanno denunciato puntamenti laser “a scopo di accecamento” provenienti dall’equipaggio russo.

Healey: “Atto di sfida profondamente pericoloso”

Il ministro della Difesa John Healey ha reso pubblica la vicenda con toni allarmati, definendo la missione della Yantar “una provocazione pericolosa” e un tentativo di sondare la prontezza britannica.
Secondo Londra, l’obiettivo del vascello dotato di tecnologie radar e sonar avanzate sarebbe la mappatura dei cavi sottomarini, infrastruttura strategica per comunicazioni e energia.

“Vi vediamo, Putin”: Londra modifica le regole d’ingaggio

Healey ha ammonito il Cremlino:
Vi vediamo, sappiamo ciò che state facendo. Se la Yantar farà rotta verso sud ci troverà pronti”.
Ha poi confermato che le regole d’ingaggio sono state aggiornate per permettere “opzioni militari aggiuntive”.
Nel precedente avvicinamento della Yantar, i comandi britannici avevano autorizzato l’emersione “a titolo dissuasivo” di un sottomarino nucleare basato nella zona.

Un equilibrio fragile tra deterrenza e rischio escalation

La Yantar naviga al limite delle 12 miglia territoriali ma all’interno delle 200 miglia della cosiddetta zona economica esclusiva, dove la presenza russa è considerata un segnale politico.
L’iniziativa si inserisce nella più ampia escalation tra Mosca e Occidente sullo sfondo della guerra in Ucraina e dei timori di un’avanzata russa sul fronte orientale.

Il Regno Unito punta a rafforzare difesa e spesa militare

Il governo Starmer ribadisce l’impegno ad aumentare le spese militari nonostante un quadro economico complesso. A giugno Londra ha annunciato un piano strategico miliardario per modernizzare le Forze Armate e rispondere alle minacce percepite, soprattutto da Mosca.
Ma un rapporto della commissione Difesa della Camera dei Comuni, diffuso oggi, parla di “lacune” gravi, ritardi, dipendenza strutturale dalla Nato e dagli Stati Uniti, e un livello di preparazione insufficiente di fronte a uno scenario estremo come un attacco diretto all’isola o ai territori d’oltremare.

La vicenda della Yantar mostra quanto la tensione militare nel Mare del Nord resti un nervo scoperto nella sicurezza europea, con Londra determinata a rafforzare la deterrenza ma ancora alle prese con limiti strutturali della propria macchina difensiva.

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Esteri

Piano di pace Usa per l’Ucraina: Crimea e Donbass riconosciuti russi da Washington, ma non da Kiev

Secondo Axios, il piano di pace Usa prevede il riconoscimento internazionale della sovranità russa su Crimea e Donbass, senza obbligare Kiev a farlo. In cambio, garanzie di sicurezza e limiti all’esercito ucraino.

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Secondo quanto riportato da Axios, il piano di pace elaborato dagli Stati Uniti per cercare una via d’uscita alla guerra in Ucraina prevede un punto destinato a far discutere: Washington e altri Paesi riconoscerebbero Crimea e Donbass come territori legittimamente russi, pur senza obbligare formalmente l’Ucraina ad accettare questa posizione.

Il documento — spiegano fonti citate dal sito americano — punta a una soluzione “ibrida”, che consenta al Cremlino di rivendicare una vittoria territoriale e, allo stesso tempo, eviti di forzare Kiev a concessioni politicamente ingestibili.

Kiev: “Previste limitazioni al nostro esercito”

Un funzionario ucraino, sempre secondo Axios, sostiene che il piano includa limitazioni sulla dimensione delle forze armate ucraine e sulle capacità delle armi a lungo raggio, in cambio di garanzie di sicurezza statunitensi.
Si tratterebbe quindi di un compromesso che ridisegna i confini e allo stesso tempo modella il futuro militare dell’Ucraina.

Una proposta destinata a creare tensioni

Il riconoscimento occidentale della Crimea e del Donbass come russi è una linea rossa per molti alleati europei e per la stessa Kiev, che considera quei territori parte integrante del proprio Stato.
Allo stesso tempo, il Cremlino continua a dichiarare che qualsiasi negoziato dovrà partire dalla “nuova realtà territoriale”.

Il piano americano, se confermato, potrebbe diventare uno dei dossier più delicati della diplomazia internazionale nei prossimi mesi, tra esigenze di sicurezza, equilibri geopolitici e la volontà dell’Ucraina di non cedere porzioni del proprio territorio.

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Taiwan, Berlino, Scandinavia: il mondo si prepara alla guerra mentre invoca la pace. Dalle guide anti-invasione ai rifugi nucleari

Mentre il mondo chiede pace, molti Paesi preparano i cittadini allo scenario peggiore: Taiwan distribuisce guide anti-invasione, Berlino addestra soldati in metro, Scandinavia accumula scorte e riattiva rifugi nucleari.

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Dalla Germania a Taiwan, fino ai Paesi scandinavi e alla neutrale Svizzera, la sensazione è sempre più evidente: mentre si invoca la pace, governi e cittadini vengono messi nella condizione di prepararsi allo scenario peggiore. Le tensioni globali, la guerra in Ucraina e il confronto tra Usa e Cina hanno accelerato misure di autodifesa che sembravano appartenere al passato.

Taiwan distribuisce le linee guida per sopravvivere a un’invasione

A Taipei, il ministero della Difesa invierà un opuscolo a tutti i 23 milioni di abitanti su come affrontare una possibile invasione cinese.
Le indicazioni includono:

  • scorte minime di cibo per una settimana (noodles e riso);

  • comportamenti da adottare in caso di incontro con soldati nemici;

  • come riconoscere le informazioni false.

Qualsiasi affermazione secondo cui il governo si è arreso è falsa”, si legge nel documento, pensato per resistere anche alla guerra cognitiva e alla disinformazione.

Berlino: soldati in addestramento nella metro

Nella stazione di Jungfernheide, a Berlino, i cittadini hanno assistito all’addestramento militare della Bundeswehr.
La Germania vuole essere “pronta ad affrontare il peggiore degli scenari”.
A Bruxelles si lavora intanto alla cosiddetta Schengen militare, il progetto per facilitare lo spostamento rapido di carri armati e mezzi pesanti attraverso i confini europei.

L’allarme di Crosetto e la frontiera con la Russia

Anche il ministro italiano Guido Crosetto ha richiamato l’attenzione sulla “guerra ibrida e cognitiva” in corso.
Chi il confine con la Russia ce l’ha davvero, però, ha adottato misure più drastiche.
A marzo Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia sono uscite dalla Convenzione di Ottawa, che vieta l’uso delle mine antiuomo, ritenendole indispensabili per difendere i confini in caso di aggressione.

La Scandinavia si organizza per l’emergenza

I Paesi nordici hanno reagito con grande pragmatismo:

  • Finlandia: una guida nazionale invita a tenere almeno due litri d’acqua per persona per tre giorni e spiega come comportarsi in caso di emergenze civili.

  • Svezia: ha stanziato 575 milioni di corone (circa 52 milioni di euro) per riserve strategiche di grano, utili in caso di crisi negli approvvigionamenti.

  • Norvegia: raccomanda di tenere in casa pastiglie di iodio contro eventuali dispersioni radioattive.

La Svizzera riattiva i rifugi antiatomici

Persino la neutrale Svizzera ha deciso di riaprire e rimettere in funzione i vecchi rifugi antiatomici costruiti durante la Guerra Fredda. Molti erano stati riconvertiti in depositi e cantine, ma oggi potrebbero tornare utili.

Il mondo, tra appelli alla pace e segnali sempre più evidenti di riarmo e autodifesa, appare sospeso tra speranza e paura. La domanda che affiora, in silenzio, è sempre la stessa: ci stiamo preparando per evitare la guerra o perché la temiamo inevitabile?

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Esteri

New Delhi soffocata dallo smog: scuole in allarme, mascherine e proteste mentre l’inquinamento raggiunge livelli da “camera a gas”

Nella capitale indiana l’aria resta irrespirabile nonostante il cielo sereno. La Corte Suprema chiede lo stop allo sport all’aperto nelle scuole. Residenti e studenti protestano: “Siamo in una camera a gas”.

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Il sole splendeva su New Delhi, ma l’aria restava pesante, densa, quasi irrespirabile. La capitale indiana continua a fare i conti con una delle peggiori qualità dell’aria al mondo: una miscela di polveri sottili, emissioni veicolari, inquinanti industriali e fumo degli incendi agricoli negli Stati confinanti.

Mascherine e spazi chiusi: i cittadini vivono nell’allerta

Nelle zone a traffico intenso molti residenti indossano mascherine per proteggersi, mentre famiglie e lavoratori limitano l’esposizione all’aperto. Disturbi respiratori colpiscono ormai adulti e bambini in tutte le fasce d’età.

Le previsioni non offrono sollievo: la scarsa ventilazione atmosferica intrappola lo smog al suolo, e la coltre grigia potrebbe permanere per giorni, se non per tutto l’inverno.

La Corte Suprema: “Sport all’aperto come entrare in una camera a gas”

La Corte Suprema indiana ha chiesto la sospensione delle attività sportive scolastiche all’aperto.
“La qualità dell’aria è tale che fare esercizio fuori è come entrare in una camera a gas”, hanno sentenziato i giudici.
Molti studenti saltano la scuola nei giorni peggiori, quando la foschia tossica rende sconsigliabile perfino uscire di casa.

GRAP in azione, ma non basta

È attualmente attivo il secondo livello del Graded Response Action Plan (GRAP), che vieta l’uso di generatori diesel e limita la combustione di carbone e legna.
Il livello successivo, GRAP III, comporterebbe il blocco delle attività non essenziali e lo stop ai veicoli diesel, ma non è ancora stato imposto.

Tentativi del governo: il cloud seeding

Tra le misure adottate figura anche il cloud seeding, la tecnica di stimolare artificialmente le nuvole per aumentare la pioggia. Finora, però, i risultati non sono stati significativi.

Proteste di studenti e cittadini

Ieri centinaia di residenti, tra cui studenti della JNU, della Delhi University e della Jamia Millia Islamia, hanno manifestato chiedendo misure immediate e più incisive.

Allarme sanitario: “Emergenza per ogni fascia di età”

L’All India Institute of Medical Sciences ha dichiarato che la città ha raggiunto livelli di emergenza medica:

  • lo smog riduce l’aspettativa di vita,

  • aumenta la mortalità,

  • danneggia in particolare bambini, anziani e soggetti fragili.

New Delhi continua così a vivere sotto una cappa tossica che scandisce la vita quotidiana, mentre le autorità cercano soluzioni in un’emergenza che sembra ormai strutturale.

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