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Politica

Crosetto lancia l’allarme: “L’Italia è sotto attacco ibrido”

Il ministro della Difesa Guido Crosetto presenta un non paper di 125 pagine sulla guerra ibrida: più personale militare, un’Arma cyber, un comando unificato e un Centro per contrastare disinformazione e attacchi cognitivi.

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Guido Crosetto definisce l’Italia “sotto attacco”. Attacchi silenziosi, continui, invisibili come bombe che esplodono senza lasciare crateri ma colpiscono istituzioni, economia, reti digitali e opinione pubblica. È il cuore del non paper di 125 pagine presentato al Quirinale durante il Consiglio Supremo di Difesa: una strategia nazionale per affrontare una minaccia che il ministro definisce “subdola, adattiva, multidominio”, capace di operare sotto la soglia della guerra tradizionale.

Secondo il documento, la guerra ibrida sfrutta vulnerabilità strutturali delle democrazie: lentezza decisionale, dipendenza tecnologica, fragilità della percezione collettiva. Una combinazione di cyber attacchi, infiltrazioni economiche, operazioni informative e guerre cognitive.


La minaccia attribuita a Russia e Cina

Nel documento Crosetto individua come principali attori ostili gli Stati autoritari che operano contro l’Occidente. Russia e Cina, secondo la relazione, ricorrono a tecniche coordinate che spaziano dal sabotaggio digitale alla manipolazione informativa, fino alla penetrazione di settori economici strategici.

Le campagne di disinformazione russe vengono indicate come mirate a “colpire la testa e il cuore della società”, indebolendo fiducia, consenso e coesione interna. La minaccia, rileva il ministro, sarebbe sottostimata dall’opinione pubblica e spesso anche dal dibattito politico.


La proposta: 10-15 mila militari in più per cyber e nuove tecnologie

Il punto centrale del non paper è la richiesta di un “significativo potenziamento degli organici militari”, tra 10 mila e 15 mila nuove unità. Il personale dovrebbe essere impiegato nei settori più sensibili della guerra ibrida: cyber difesa, gestione dello spettro elettromagnetico, tecnologie emergenti e capacità operative integrate.

Si tratta di un aumento definito “essenziale” per garantire una risposta nazionale continua, specializzata e all’altezza della complessità delle minacce.


Verso un’Arma cyber civile e militare

Nel documento Crosetto propone la creazione di una nuova Arma cyber, composta da circa 5.000 addetti. La prima fase potrebbe partire con 1.500 specialisti, il 75% dei quali destinati a operazioni continuative h24 su 365 giorni.

La nuova struttura integrerebbe personale civile e militare e concentrerebbe funzioni di intelligence digitale, difesa delle infrastrutture, contrasto alle incursioni informatiche e capacità di risposta attiva.

Il ministro sottolinea che agli specialisti dovranno essere garantite “adeguate tutele funzionali”, per operare in contesti sensibili e altamente tecnici.


Un comando unificato per cyber, elettromagnetico e cognitivo

Il non paper prevede la costituzione di un Comando congiunto responsabile di tutti i domini rilevanti della guerra ibrida: quello cyber, quello elettromagnetico e quello cognitivo. A questo comando verrebbe affidata la guida di tutte le operazioni cibernetiche militari e di coordinamento con le altre strutture dello Stato.

L’obiettivo è evitare frammentazioni, sovrapposizioni e ritardi. Per Crosetto, un attacco ibrido richiede una risposta “istantanea”, non il tempo lungo delle procedure burocratiche.


Un Centro nazionale contro la guerra ibrida

Il ministro propone inoltre l’istituzione di un Centro per il contrasto alla guerra ibrida, che dovrebbe svolgere funzioni di scambio informativo, cooperazione interistituzionale e contrasto alla propaganda disinformativa.

Si tratterebbe di una cabina di regia dedicata alla difesa della dimensione cognitiva: percezioni, narrazioni, spazi digitali e informativi. Un ambito considerato cruciale perché oggi, secondo il ministero, gli attori ostili “colpiscono quotidianamente con grande efficacia nel dominio cognitivo”.


Passare alla prevenzione: “Non possiamo restare fermi”

Il documento insiste su un cambio di postura strategica. L’Italia e l’Occidente, secondo Crosetto, non possono più limitarsi a contenere attacchi, ma devono potersi muovere in prevenzione. Il ministro paragona la situazione a un velivolo ostile che viola lo spazio aereo: “Non terremo gli intercettori fermi a terra”.

Il messaggio è netto: subire non basta, reagire è necessario.


Una minaccia costante che richiede una strategia multisettoriale

Per Crosetto la guerra ibrida è già in corso. Colpisce infrastrutture energetiche, trasporti, catene di approvvigionamento, pubblica amministrazione, processi democratici e mercati strategici. Per questo la risposta dovrà essere “multisettoriale e integrata”, coinvolgendo non solo la difesa, ma anche imprese, ministeri, reti critiche e mondo dell’informazione.

Una sfida che, avverte il ministro, non può essere rinviata: le bombe, anche se invisibili, “stanno cadendo ogni giorno”.

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Politica

Nordio replica al pg Policastro: “La riforma non attua il piano della P2, la verità non dipende da chi la pronuncia”

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio risponde al pg di Napoli Policastro, che aveva definito la riforma della giustizia un’attuazione del piano della P2. Nordio: “La verità non dipende da chi la enuncia”.

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Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha commentato la recente affermazione del procuratore generale di Napoli, Aldo Policastro, secondo cui la riforma della giustizia in discussione rappresenterebbe l’attuazione del cosiddetto piano della P2. Il ministro ha respinto la ricostruzione, definendola priva di fondamento e basata su un’analogia ritenuta impropria.

“La verità non dipende da chi la proclama”

Nordio ha precisato di non conoscere il piano della loggia P2, e ha aggiunto che l’origine di un’opinione non ne determina l’attendibilità. Ha utilizzato un esempio diretto: “Se l’opinione di Licio Gelli fosse giusta, non si capirebbe perché non seguirla solo perché l’ha detta lui. Le verità non dipendono da chi le proclama, ma dall’oggettività che rappresentano”.

La metafora di Gesù e dell’orologio fermo

Il ministro ha poi proseguito con due metafore, sostenendo che non si può rigettare un dato solo per via di chi lo formula: “Se Gelli ha detto che Gesù è morto in croce, non per questo dovremmo dire che è morto di polmonite”. E ancora: “Anche un orologio sbagliato segna due volte al giorno l’ora giusta. Se anche Gelli è inciampato nella verità, questo non cambia la verità”.

La polemica sul merito della riforma

Le dichiarazioni arrivano dopo che Policastro aveva espresso forti perplessità, ritenendo che l’impianto della riforma potesse richiamare alcune impostazioni contenute nei documenti della P2. Nordio ha ribadito che l’obiettivo del governo è una riforma moderna ed equilibrata, svincolata da riferimenti ideologici o storici che ritiene non pertinenti.

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Politica

Consiglieri del Quirinale contro Meloni? Bignami attacca, dal Colle “stupore e ridicolo”

Bignami chiede al Quirinale di smentire l’articolo de La Verità su presunti piani contro Meloni. Arriva la replica del Colle: “Accuse ridicole, stupore per le dichiarazioni del capogruppo FdI”.

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Il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Galeazzo Bignami, ha chiesto alla Presidenza della Repubblica di smentire “senza indugio” quanto riportato da La Verità in un articolo dal titolo “Il piano del Quirinale per fermare la Meloni”. Secondo il quotidiano, alcuni consiglieri del capo dello Stato avrebbero espresso giudizi di inadeguatezza sull’attuale maggioranza e auspicato iniziative contro il presidente del Consiglio e il centrodestra.

Le accuse sul presunto ‘piano del Colle’

Nella nota di Bignami, si citano presunte conversazioni riportate dal giornale, nelle quali un consigliere del Quirinale — indicato in Francesco Saverio Garofani, ex parlamentare Pd — avrebbe immaginato la nascita di “una grande lista civica nazionale” capace di impedire una vittoria del centrodestra alle prossime elezioni politiche. Nel racconto attribuito a Garofani, l’obiettivo sarebbe replicare uno schema di centrosinistra simile all’Ulivo del 1996, spingendo parte dell’area moderata fuori dalla coalizione di governo.

L’ipotesi del “provvidenziale scossone”

L’articolo di Maurizio Belpietro sostiene che il consigliere avrebbe addirittura evocato la necessità di un “provvidenziale scossone” per ostacolare l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, giudicando insufficiente il tempo fino al 2027 per costruire un candidato capace di battere il centrodestra. È su queste affermazioni che Bignami chiede un intervento del Quirinale, ritenendo le ricostruzioni “molto circostanziate”.

La reazione del Quirinale: “Accuse ridicole”

La risposta della Presidenza della Repubblica è arrivata con toni insolitamente netti: “Al Quirinale si registra stupore per la dichiarazione del capogruppo alla Camera del partito di maggioranza relativa che sembra dar credito a un ennesimo attacco alla Presidenza della Repubblica costruito sconfinando nel ridicolo”. Nessuna conferma implicita, dunque, ma una difesa decisa dell’imparzialità istituzionale del Colle.

Una tensione che accende il clima politico

L’episodio si inserisce in un contesto già segnato da frizioni tra governo e opposizioni sul ruolo delle istituzioni di garanzia. L’intervento di Bignami, rivolto a Palazzo Chigi e al suo elettorato, incontra la replica ferma del Quirinale, che giudica “ridicola” ogni ipotesi di manovre dietro le quinte. Un segnale di tensione politica che arriva nel cuore della legislatura e che renderà il confronto ancora più acceso nelle prossime settimane.

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Guerra ibrida, il non paper di Crosetto: 10-15 mila militari in più per cyber e nuove tecnologie. Il piano e le sue implicazioni

Il non paper del ministro della Difesa Guido Crosetto propone un rafforzamento degli organici militari di 10-15 mila unità per contrastare la guerra ibrida: arma cyber, centro nazionale dedicato, nuove capacità su AI, spettro elettromagnetico e supply chain. Ecco cosa prevede il documento.

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Il ministero della Difesa ha diffuso un “non paper” dedicato al contrasto della guerra ibrida, un documento di lavoro illustrato da Guido Crosetto al Consiglio supremo di Difesa e destinato anche al Parlamento. Si tratta di un testo programmatico che delinea la visione del titolare della Difesa su come l’Italia dovrebbe prepararsi a una minaccia considerata permanente, multilivello e non più solo militare in senso tradizionale.

Nel documento la guerra ibrida viene descritta come una “guerra continua” che colpisce infrastrutture critiche, servizi essenziali, reti di comunicazione, industria strategica e istituzioni democratiche, combinando attacchi cyber, operazioni informative, guerra cognitiva, pressioni economiche e interferenze sullo spettro elettromagnetico.


La definizione di minaccia ibrida secondo la Difesa

Crosetto sottolinea che gli attacchi ibridi avvengono “giorno e notte”, con “rischi quotidiani e crescenti di danni catastrofici” per il Paese. Nel non paper si evidenzia come tali operazioni sfruttino le vulnerabilità delle democrazie occidentali, in particolare la tendenza a reagire tardi o a non reagire affatto, e puntino a minare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.

La minaccia è strutturata su tre grandi fronti:

  • trasporti e logistica, incluse rotte navali e catene di approvvigionamento;

  • reti energetiche e infrastrutture critiche;

  • sistema politico e informativo, con campagne di disinformazione e manipolazione del dibattito pubblico.


Il potenziamento degli organici: 10-15 mila militari in più per la guerra ibrida

Uno dei passaggi più rilevanti del non paper riguarda il rafforzamento degli organici. Nel testo si propone un “significativo potenziamento” del personale militare, “anche dell’ordine di 10/15 mila unità”, da destinare specificamente ai settori:

  • cyber difesa e cyber intelligence,

  • gestione e protezione dello spettro elettromagnetico,

  • nuove tecnologie e domini emergenti,

  • un ramo operativo “molto robusto” in grado di tradurre queste capacità in azione sul campo.

Questo potenziamento si inserisce in un ragionamento più ampio che, in altre sedi, ha portato Crosetto a indicare in circa 30 mila unità l’aumento complessivo ritenuto necessario per riportare le Forze armate a un livello di efficienza coerente con gli impegni internazionali e le nuove minacce.


L’arma cyber e il centro per il contrasto alla guerra ibrida

Il non paper prevede la costituzione di una vera e propria “arma cyber” civile-militare, riconoscendo il dominio cibernetico come spazio di difesa nazionale a tutti gli effetti. In questa nuova struttura rientrerebbero, secondo le linee illustrate pubblicamente dal ministro, circa 1.200-1.500 addetti tra personale civile e militare, con competenze specialistiche in sicurezza informatica, analisi delle minacce e risposta agli attacchi.

Accanto all’arma cyber, il documento propone l’istituzione di un Centro per il contrasto alla guerra ibrida, con funzioni di:

  • raccolta e analisi di intelligence sulle minacce ibride;

  • coordinamento tra Forze armate, altre amministrazioni dello Stato e settore privato;

  • pianificazione di esercitazioni congiunte su scenari cyber-elettromagnetici;

  • formazione specifica contro le “minacce cognitive”, cioè la manipolazione dell’informazione e della percezione pubblica.


Nuove capacità: intelligenza artificiale, droni, spettro elettromagnetico e supply chain

Il non paper dedica spazio all’adeguamento tecnologico delle Forze armate e, più in generale, dell’architettura di difesa nazionale. Tra le priorità indicate:

  • Intelligenza artificiale: sviluppo e adozione di sistemi AI per analisi di grandi moli di dati (big data), rilevamento anomalie, risposta automatizzata a minacce cyber e supporto alle decisioni operative.

  • Droni e sistemi unmanned: potenziamento delle capacità di sorveglianza, ricognizione e, dove previsto, intervento, con attenzione anche alla difesa anti-drone.

  • Spettro elettromagnetico: rafforzamento delle capacità di protezione, monitoraggio e, se necessario, contrasto delle attività ostili nel dominio elettronico, dalle interferenze alle attività di jamming.

  • Protezione delle catene di approvvigionamento (supply chain): misure per garantire sicurezza e resilienza delle filiere logistiche ed energetiche, considerate bersaglio primario in uno scenario di guerra ibrida.


Coordinamento con Nato, Unione europea e dimensione civile

Il documento di Crosetto si colloca nella cornice di una difesa “multilivello”, che intreccia la dimensione nazionale con quella euro-atlantica. Nel non paper si parla infatti della necessità di:

  • definire strategie comuni in ambito Nato e Ue per rafforzare la resilienza democratica e la risposta coordinata agli attacchi ibridi;

  • aggiornare il quadro normativo interno per consentire interventi più rapidi, prevenire, dissuadere e mitigare le minacce;

  • coinvolgere in modo strutturato infrastrutture critiche, grandi operatori energetici, tlc, trasporti, pubblica amministrazione centrale e locale, con protocolli condivisi di sicurezza e scambio informazioni.

Il piano, nelle intenzioni del ministro, non riguarda solo l’apparato militare, ma l’intero “sistema Paese”, chiamato a riconoscere che la guerra ibrida supera i confini tradizionali fra pace e guerra e coinvolge società, economia e informazione.


Le implicazioni politiche e finanziarie del piano

Il non paper, pur essendo un documento di indirizzo e non una legge, apre un capitolo politicamente delicato:

  • un aumento di 10-15 mila unità con alta specializzazione,

  • la creazione di una nuova arma cyber,

  • la realizzazione di un centro nazionale per la guerra ibrida,
    implicano inevitabilmente nuovi oneri di bilancio e scelte prioritarie su reclutamento, formazione e investimenti tecnologici.

Lo stesso testo indica che il dossier sarà messo a disposizione del Parlamento, che dovrà valutare la traduzione delle linee guida in atti normativi e risorse concrete. Per ora il non paper fissa la cornice: riconoscere la guerra ibrida come minaccia strutturale e permanente e ripensare di conseguenza lo strumento militare, l’organizzazione dello Stato e le alleanze internazionali. I passaggi successivi si giocheranno fra aula parlamentare, bilanci pubblici e consenso politico.

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