Assodato che un’alleanza con il M5S non e’ alle viste, la domanda nel Pd resta: i cinquestelle sono o non sono uguali alla Lega? Nicola Zingaretti supera senza scossoni un’altra direzione nazionale, la sua relazione passa con l’astensione delle minoranze e senza voti contrari; il segretario ribadisce che con il MoVimento non ci saranno accordi e lancia la Costituente delle Idee per un programma partecipato e una app per il partito digitale. Inoltre annuncia l’insediamento di una ‘cabina di regia’ con i vertici del partito e dei gruppi parlamentari. E se Carlo Calenda si dice soddisfatto, resta con i renziani la mina del Pd Sicilia. Preceduta dall’intervista a Beppe Sala – sindaco di Milano che al Pd non e’ iscritto, ma che in futuro potrebbe contare e che prospetta un rapporto con un M5S diverso senza Luigi Di Maio – la direzione va tra critica al governo e scontro sui grillini. Calenda presenta un ordine del giorno per chiedere di dire ‘mai’ all’incontro con il MoVimento e di fissare punti programmatici come scuola, ambiente, investimenti. I renziani ripetono che Lega e M5S pari son, come pensa anche l’ex ministro, e Zingaretti concede che si tratta di forze “ugualmente pericolose”. Niente alleanze, quindi, ma caccia al loro elettorato. “Stanno esplodendo, non dividiamoci su M5S”, dice Zingaretti. Calenda fa notare pero’ che “con il peggior governo di sempre noi non cresciamo” nei sondaggi. Il segretario vede “un progetto politico fallito” del governo, ma teme che per uscire dalle contraddizioni in vista della manovra Matteo Salvini possa “dare la spallata e indicare come soluzione l’uomo forte”, ossia se stesso a Palazzo Chigi. Bisogna prepararsi a ogni evenienza, dice Zingaretti, anche se la crisi non sara’ questione di ore. E cosi’ nasce una “delegazione ristretta” con il presidente Paolo Gentiloni, il tesoriere, i vicesegretari e i capigruppo parlamentari, per prendere decisioni unitarie in tempi brevi. Qualcosa di simile a quanto chiesto da Calenda, che ritira il suo ordine del giorno. Ma il fantasma di M5S resta ad aleggiare sul dibattito. Dario Franceschini e Andrea Orlando, sostenitori del segretario, ribadiscono che il rapporto con i cinquestelle non puo’ restare un tabu’: anche senza allearsi bisogna comunque discuterne. E di certo la questione continuera’ ad agitare il dibattito interno. La direzione ratifica la nomina del deputato Alberto Losacco a commissario del Pd Sicilia, scelto da Zingaretti dopo che la Commissione di garanzia ha annullato l’elezione di Davide Faraone a segretario regionale per irregolarita’. La sorte del senatore mobilita l’area renziana, con Maria Elena Boschi e Lorenzo Guerini a chiedere al leader di spiegare e ricucire. Votano contro il commissariamento l’area di Roberto Giachetti e quella di Matteo Orfini. E sull’isola tra i renziani si grida all’epurazione “per aprire all’alleanza con M5S”, dicono. “Conosco solo il commissario Montalbano”, ironizza Faraone.
“Le ore sono frenetiche per chi vive le frenesie, noi siamo assolutamente tranquilli”. Così Fulvio Bonavitavola, vice presidente della Regione Campania, e molto vicino a Vincenzo De Luca, ha risposto a Salerno ad un giornalista che gli chiedeva dello scontro in corso con il Pd sul tema del terzo mandato per il governatore in carica.
Nel mezzo della riunione dei consiglieri regionali dem, arriva direttamente Vincenzo De Luca. Oltre ad essere il governatore della Campania, De Luca è anche un consigliere regionale iscritto al gruppo PD, e ieri è stata una giornata intensa per il partito, riunitosi per discutere la controversa legge che potrebbe aprire la strada al terzo mandato del governatore. La norma, una trasposizione di quella nazionale del 2004 sul limite dei mandati, è stata utilizzata già da Luca Zaia in Veneto, e ora De Luca intende seguirne l’esempio. Ma la segretaria nazionale del PD, Elly Schlein, in una videocall con i consiglieri, ha ribadito che “non può esserci e non ci sarà un terzo mandato per il governatore”.
Il dilemma dei consiglieri dem: o con il Pd nazionale o con De Luca
La richiesta della Schlein di fermare l’iter della legge ha scatenato il panico tra i consiglieri campani, posti ora di fronte a un bivio: allinearsi al partito nazionale o sostenere il governatore. Per prendere tempo, i consiglieri dem hanno deciso di non presentarsi alla seduta della I commissione, dove il provvedimento avrebbe dovuto ottenere il via libera, e si sono riuniti per decidere il da farsi.
La proposta di De Luca: una via di mezzo per salvare il partito e il terzo mandato
Durante l’incontro, De Luca ha proposto una soluzione per risolvere la crisi. Secondo il governatore, il voto in aula martedì potrebbe avere un valore puramente tecnico, simile a quanto già fatto in altre regioni, con una dichiarazione che affidi la scelta del candidato presidente dei partiti e della coalizione, evitando quindi che la legge diventi automaticamente un via libera al suo terzo mandato. Il capogruppo dem Mario Casillo sta ora valutando con i vertici nazionali del PD la fattibilità di questa soluzione per placare le tensioni interne.
Rinviare la decisione alle elezioni di Emilia e Umbria
Alcuni consiglieri dem, già segnati dalle recenti difficoltà elettorali del PD in Liguria, vedono in questa proposta una possibilità di guadagnare tempo. La decisione finale potrebbe essere posticipata a dopo le elezioni regionali di Emilia e Umbria, quando si avrà un quadro più chiaro della leadership di Schlein nel partito. Intanto, il governatore ha convocato una nuova riunione di maggioranza per domani mattina alle 11, segno della delicatezza del momento. Nel pomeriggio, alle 15, è previsto un passaggio decisivo in I commissione, in vista dell’approdo del testo in consiglio regionale martedì.
Rimane anche aperta l’ipotesi di portare la norma sul terzo mandato in aula insieme alla nuova legge elettorale, anche se non c’è accordo tra i partiti sulle soglie di sbarramento e sul divieto di candidatura per i sindaci dei piccoli comuni. La situazione resta dunque incerta, e l’obiettivo è evitare che i consiglieri debbano scegliere tra il PD nazionale e De Luca nel giro di pochi giorni.
Il Partito Democratico affronta giorni di tensione sul possibile terzo mandato di Vincenzo De Luca(nella foto Imagoeconomica in evidenza) alla presidenza della Campania. Dopo settimane di indiscrezioni, la segretaria del PD Elly Schlein (nella foto Imagoeconomica assieme a Piero De Luca, deputato Pd e figlio del presidente delal Regione Campania) assieme ha chiarito la posizione del partito, definendo “fuori luogo” l’approvazione di una norma che permetterebbe a De Luca di candidarsi nuovamente. Schlein ha espresso la posizione del PD, dichiarando che “i mandati del governatore finiscono qui”. Nonostante una telefonata tra Schlein e De Luca nella quale la segretaria ha ribadito la necessità di fermarsi, il governatore ha confermato la propria volontà di continuare, aprendo una divisione interna.
Bivio per i consiglieri regionali: con il PD o con De Luca
I consiglieri regionali campani del PD sono così posti davanti a una scelta: seguire la linea del partito o sostenere il provvedimento che potrebbe riaprire le porte a De Luca. La situazione si è ulteriormente complicata durante una riunione, a cui hanno partecipato, oltre ai consiglieri regionali, il commissario PD Antonio Misiani e il responsabile dell’organizzazione Igor Taruffi. A sorpresa, si è collegata anche Schlein, la quale ha ribadito che “portare in aula questo provvedimento ora è sbagliato”. Secondo la segretaria, infatti, tale norma dovrebbe essere discussa all’inizio della legislatura e non alla fine, sollevando così dubbi sull’opportunità di procedere con il voto.
Le posizioni dei consiglieri dem: divergenze interne e pressioni del Nazareno
Durante la riunione, i consiglieri si sono sfogati. Gennaro Oliviero e Maurizio Petracca, rappresentante dell’area irpina, hanno lamentato settimane di pressioni, sottolineando che un incontro con la segretaria sarebbe stato utile in anticipo. La Schlein ha quindi affermato che, pur senza imporre un diktat, la linea del partito è quella di “stoppare la norma”. Questo, di fatto, impone ai consiglieri una scelta netta: restare allineati al PD nazionale o sostenere De Luca, mettendosi così fuori dal perimetro del partito.
Nel Nazareno si è consapevoli che il gruppo regionale, composto da otto consiglieri, potrebbe vedere due o tre membri votare comunque a favore della norma. Tuttavia, per agevolare la gestione della crisi, è stato deciso di prorogare la carica del commissario Misiani per quattro mesi, invece che per un anno, rispondendo alle richieste emerse durante il congresso.
Il nodo della legge e il confronto interno del PD
Il capogruppo Mario Casillo ha ricordato che il provvedimento è già stato incardinato e che la prima commissione consiliare si è già riunita per discuterne. Schlein ha suggerito di rallentare l’iter, offrendo ai consiglieri più tempo per trovare una soluzione interna. Così, il gruppo PD ha deciso di non presentarsi alla seduta della commissione, rinviando la decisione. Si cerca una sintesi tra chi vuole fermare il provvedimento e chi crede che si possa proseguire, sottolineando che la legge non garantisce automaticamente a De Luca un terzo mandato.
Schlein e De Luca a confronto diretto: chi seguiranno i consiglieri?
La tensione culmina con l’arrivo a sorpresa di De Luca a una riunione con i consiglieri regionali. Anche lui, come la Schlein, vuole una risposta chiara dai consiglieri: con chi intendono schierarsi? La decisione attesa per martedì potrebbe segnare una svolta per il partito in Campania e una ridefinizione dei rapporti tra il PD nazionale e le realtà regionali.