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Zelensky offre una tregua parziale. Usa, ‘promettente’

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Una tregua nei cieli e nel mare come primo passo verso un accordo più ampio con la Russia. E’ la proposta con cui Volodymyr Zelensky spera di convincere Donald Trump a riprendere il sostegno americano a Kiev e che una delegazione ucraina presenterà all’incontro con gli americani a Riad, il primo dopo il fallimentare vertice nello Studio Ovale. Una proposta che Washington ha già definito “promettente”. Il presidente ucraino è arrivato a Gedda per incontrare Mohammed bin Salman, dopo aver disertato tre settimane fa una visita che coincideva con la ripresa del dialogo tra Usa e Russia ospitato proprio dall’Arabia Saudita del principe ereditario.

Ora, mentre il disgelo tra Washington e Mosca prosegue, seppure con trattative “lunghe e difficili”, e dopo la batosta ricevuta alla Casa Bianca, il leader ucraino prova a riavere dagli Stati Uniti gli aiuti militari e la vitale condivisione dell’intelligence, mostrando a Trump una reale volontà di arrivare a un accordo con Mosca e alla pace. “L’Ucraina ha cercato la pace fin dal primo secondo della guerra. E abbiamo sempre detto che l’unica ragione per cui la guerra continua è la Russia”, ha assicurato Zelensky sui social alla vigilia dei colloqui tra le due delegazioni – senza i leader – dove Kiev intende mettere sul piatto un cessate il fuoco parziale: interrompere gli attacchi aerei e nel Mar Nero “sono l’opzione più facile da attuare e monitorare ed è possibile cominciare da questo”, ha spiegato un alto responsabile ucraino all’Afp.

Il presidente Usa ha già detto di aspettarsi “buoni risultati” dai colloqui di Riad, evocando una possibile revoca dello stop alle informazioni di intelligence: “Ci siamo quasi”, ha dichiarato Trump, ma l’Ucraina deve mostrarsi “seria” nelle trattative di pace perché “non ha le carte”, ha insistito, ripetendo la frase pronunciata a muso duro a Zelensky nel fallimentare incontro di Washington. “Abbiamo speso 350 miliardi di dollari ma la cosa importante sono le vite umane. Almeno 2.000 soldati sono morti questa settimana”, ha aggiunto riferendosi ai fronti di guerra nel Kursk russo e nel Donetsk. Attorno al tavolo di Riad, siederanno dunque i loro rappresentati: il segretario di Stato Marco Rubio e il consigliere per la sicurezza nazionale Mike Waltz per gli americani; il capo dell’ufficio presidenziale Andriy Yermak, i ministri degli Esteri e della Difesa, Andriy Sybiga e Rustem Umerov, per la parte ucraina. Al suo arrivo in Arabia Saudita, anche Rubio ha ribadito che l’obiettivo dell’incontro è “stabilire chiaramente le intenzioni dell’Ucraina” sulla pace e avere la certezza che Kiev “sia pronta a fare cose difficili, come faranno i russi”.

Ha auspicato di poter “risolvere” la questione del taglio degli aiuti, giudicando peraltro “promettente” la proposta ucraina di un cessate il fuoco parziale. Sul tavolo resta inoltre l’accordo sui minerali ucraini, naufragato nello scontro dello Studio Ovale: i segnali sono “positivi” e l’intesa potrebbe essere raggiunta questa settimana, ha detto a Fox l’inviato di Trump Steve Witkoff, forse già a Riad secondo fonti ucraine. In un colloquio telefonico con Trump, il premier britannico Keir Starmer – che sabato tornerà a riunire in videoconferenza la ‘coalizione dei volenterosi’ pro-Kiev – ha auspicato che i colloqui di Riad abbiano “un esito positivo” tale da “permettere una ripresa del sostegno militare e d’intelligence” di Washington verso Kiev. In Arabia Saudita non è invece previsto un nuovo round di colloqui tra Russia e Usa, ha precisato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov smentendo un’informazione della Cnn in tal senso. Il percorso per ripristinare normali relazioni è ancora “nella fase iniziale” e il cammino è “piuttosto lungo e difficile”, ha spiegato Peskov, sottolineando tuttavia che sia Vladimir Putin che Donald Trump “hanno espresso la volontà politica in questa direzione”.

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La stretta di mano tra Ursula e Donald: incontriamoci

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Una stretta di mano sul sagrato della Basilica di San Pietro, poche parole scambiate tra il via vai di leader e porporati, e una promessa: Donald Trump e Ursula von der Leyen si vedranno presto. Messa per mesi all’angolo dalla nuova amministrazione statunitense, la presidente della Commissione europea è riuscita a strappare un breve scambio – auspicato anche dalla premier Giorgia Meloni a Washington – per aprire la strada al primo incontro ufficiale tra i vertici Ue e il tycoon dal suo ritorno alla Casa Bianca.

Forse già nelle prossime settimane, a Bruxelles. Sul tavolo, le partite più urgenti per l’Europa: i dazi e la pace in Ucraina. L’agenda e le modalità del vertice tra i leader Ue-Usa restano da definire, ma le finestre possibili entro il 14 luglio – data ultima per chiudere la partita sui dazi – sono diverse: se il negoziato su Kiev dovesse accelerare, già i giorni successivi al 16 maggio – quando il presidente americano concluderà la visita in Arabia Saudita e potrebbe fissare anche un faccia a faccia con Vladimir Putin – potrebbero rappresentare il momento propizio per un primo confronto con von der Leyen e un nuovo colloquio con Volodymyr Zelensky.

Giugno, poi, offrirà due nuove occasioni: il summit del G7 in Canada e il vertice Nato a L’Aja. Von der Leyen ha rotto il silenzio subito dopo la fine dei funerali del Papa pubblicando su X la foto della tanto attesa stretta di mano con Trump e un altro scatto che la ritraeva con Emmanuel Macron. Tutti etichettati come “scambi positivi”. Ma il messaggio più forte in direzione Casa Bianca era già arrivato pochi minuti prima, sull’onda dell’omaggio a Papa Francesco: il Pontefice “ha costruito ponti, ora percorriamoli”, ha scritto la presidente Ue, consapevole che la distanza da colmare con l’altra sponda dell’Atlantico è ancora ampia. A riprova, da Washington, Valdis Dombrovskis ha descritto un lavoro sui dazi ancora tutto in salita. Le trattative “proseguono, ma c’è molto da fare”, ha ammesso a più riprese il responsabile Ue per l’Economia che, davanti ai 90 giorni per evitare la guerra commerciale, ha posto l’accento sul tempo che “corre” e sulla necessità di fare presto. L’ultimo incontro con il segretario al Tesoro americano, Scott Bessent, non ha fatto registrare progressi e per ora, ha sottolineato Dombrovskis, “la situazione è asimmetrica”: i dazi Usa si sono già abbattuti su alluminio, acciaio e auto europee mentre il continente tiene ancora il suo colpo in canna.

Le carte di Bruxelles sono note: dazi zero sui beni industriali, più acquisti di gnl e armi dagli Stati Uniti e un fronte comune contro le pratiche di mercato sleali della Cina. Ma nelle ultime ore è trapelata un’altra richiesta da Washington che potrebbe complicare le discussione: rallentare la corsa Ue alla regolamentazione dell’intelligenza artificiale. I canali diplomatici e tecnici sono aperti ma i colloqui politici, è la linea prudente di Palazzo Berlaymont, riprenderanno “solo quando opportuno”: quando un’intesa di principio ci sarà, o quando i leader saranno pronti a confrontarsi su obiettivi comuni. I colloqui Ue-Usa però si spingono ben oltre i numeri del commercio. Al centro c’è anche il piano di pace disegnato da Washington e Mosca per Kiev, con Bruxelles che ha già respinto la proposta di cessione della Crimea alla Russia e di revocare le sanzioni contro il Cremlino, schierandosi invece a difesa dell’integrità territoriale ucraina. Kiev può contare sul sostegno Ue “al tavolo delle trattative per raggiungere una pace giusta e duratura”, ha assicurato von der Leyen. Prima di consegnare ancora una volta a Zelensky un messaggio sul futuro ucraino “nella famiglia” europea.

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Mosca, fermato l’agente di Kiev per uccisione del generale

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Il servizio d’intelligence interna russo (Fsb) ha detto di avere fermato un “agente dei servizi speciali ucraini” accusato di avere piazzato la bomba sull’auto fatta saltare in aria ieri vicino a Mosca, che ha ucciso il generale Yaroslav Moskalik (nella foto), membro dello stato maggiore. L’Fsb, citata dall’agenzia Ria Novosti, afferma che l’ordigno è stato fatto saltare in aria a distanza con un segnale inviato “dal territorio ucraino”.

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Zelensky a Roma per i funerali di Papa Francesco, forse incontra Trump

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Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è arrivato a Roma per partecipare ai funerali di Papa Francesco. Lo ha confermato il suo portavoce, Sergei Nykyforov, spiegando che anche la First Lady Olena Zelenska prenderà parte alla cerimonia funebre.

Incertezza fino all’ultimo sulla presenza

Fino a poche ore prima dell’annuncio, Zelensky aveva espresso dubbi sulla possibilità di raggiungere la capitale italiana, affermando di non essere certo di “avere il tempo” per partecipare all’evento e per rivedere il presidente americano Donald Trump, anch’egli atteso ai funerali. Alla fine, il presidente ucraino ha scelto di essere presente per rendere omaggio a Papa Francesco.

Un momento solenne di rilievo internazionale

La partecipazione di Zelensky e della First Lady alla cerimonia sottolinea l’importanza del momento, che vede la presenza di numerosi capi di Stato e di governo provenienti da tutto il mondo.

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