Multa milionaria a Google per YouTube. Mountain View avrebbe accettato di pagare fra i 150 e i 200 milioni di dollari per risolvere la disputa con le autorita’ americane sulle presunte violazioni della privacy dei bambini da parte della sua piattaforma video, di cui i piu’ piccoli sono fra i piu’ avidi consumatori. Secondo indiscrezioni, la Federal Trade Commission ha approvato con tre voti a favore e due contrari il patteggiamento di Google e lo ha inviato al Dipartimento di Giustizia per la revisione finale. Se l’accordo sara’ approvato si trattera’ della maggiore multa civile mai ottenuta dalla Ftc in casi di privacy dei bambini. La sanzione mostra anche come le autorita’ americane stiano intensificando gli sforzi per mettere fine alle violazioni della privacy da parte della Silicon Valley. Solo lo scorso mese infatti e’ stata comminata a Facebook una maxi sanzione da 5 miliardi di dollari per lo scandalo dei dati. Ad accusare YouTube di violazioni e’ stata lo scorso anno una colazione di gruppi a tutela della privacy, che hanno puntato il dito contro la piattaforma video per il mancato rispetto della legge Children’s Online Privacy Protection Act, che vieta ai servizi online di raccogliere i dati e le informazioni personali di minori sotto i 13 anni senza il consenso dei genitori. YouTube – e’ l’accusa – ha invece raccolto i dati di milioni di bambini che hanno avuto accesso ai suoi servizi senza il consenso di mamma e papa’. Le indiscrezioni sul patteggiamento sono accolte con freddezza dalle associazioni che hanno denunciato YouTube, convinte che la cifra non sia adeguata e non possa funzionare da deterrente per il futuro. “I 150-200 milioni di dollari sono due o tre mesi di raccolta pubblicitaria per YouTube”, dice contrariata la Campaign for a Commercial-Free Childhood. “La punizione doveva essere di almeno mezzo miliardo di dollari. Il messaggio che cosi’ si lancia e’ che la legge puo’ essere infranta e passarla liscia” aggiunge Jeff Chester, del Center for Digital Democrary, mettendo in evidenza che se le autorita’ non assumeranno un atteggiamento piu’ duro per proteggere la privacy dei bambini la pratiche dei social media non cambieranno. Al patteggiamento, che potrebbe essere annunciato ufficialmente in settembre, guardano con attenzione molte app, soprattutto quelle di videogiochi, che vantano negli Stati Uniti milioni di utenti sotto i 13 anni.
Nelle ore in cui negli Stati Uniti si decide la sorte di TikTok, i rivali Instagram e X lanciano delle soluzioni video che puntano proprio a fare concorrenza alla chat cinese che dei video brevi ha fatto la sua fortuna. La prima soluzione, quella di Instagram, si chiama Edits e rivaleggia con CapCut, l’app di ByteDance (la società madre di TikTok) che serve appunto a montare i video di TikTok. A dare la notizia è stato in un video Adam Mosseri, il capo di Instagram: “C’è un sacco di fermento in questo momento, ma qualunque cosa accada, il nostro compito è fornire ai creator i migliori strumenti possibili”. Per quel che riguarda X, l’app di Elon Musk che secondo rumors degli ultimi giorni poteva essere in lizza per acquisire TikTok negli Stati Uniti, la piattaforma ha lanciato nelle ultime ore quella che definisce “una nuova casa immersiva per i video” che sarà disponibile al momento solo per gli utenti Usa. In pratica é una sezione dell’app dedicata ai video che può spingere sulla fidelizzazione del pubblico e il posizionamento degli annunci.
In piena era di rinnovata corsa allo spazio, con una economia di settore capace di generare, a livello globale, circa 630 miliardi di dollari ed una propensione nel prossimo decennio a triplicare finoa circa 2.000 e più miliardi, l’Italia e l’Europa vantano un’ottima e consolidata posizione nel settore satellitare per osservazione della Terra e telecomunicazioni, ma in altri settori strategici come quello (invero cruciale) dei lanciatori, restano molto indietro rispetto agli altre realtà come USA, Russia e Cina, a parte l’esperienza francese che con i lanciatori Vega ed Ariane rappresentano l’unica concreta esperienza europea del comparto.
Non avendo un tessuto industriale tale da generare in ambito europeo colossi del calibro di SpaceX e Virgin Galactic, la corsa allo spazio si affida nel vecchio continente, a parte importanti realtà di derivazione nazionale come Airbus, BAE Systems, Leonardo, Thales, Dassault, Saab, eccetera, a tantissime esperienze appartenenti alla piccola e media impresa, capaci così di trainare l’innovazione tecnologica e imprenditoriale dell’intera Unione Europea, grazie alle resilienza e propensione ad affrontare tutte le difficoltà del caso, senza rete e senza garanzie, in un contesto internazionale caratterizzato da concorrenza spietata e fortissime barriere all’ingresso.
Per questi motivi da circa un decennio l’Unione Europea, assieme ai singoli stati di partenenza, hanno posto in essere strumenti finanziari a supporto di tali realtà, spesso attraverso l’erogazione di misure economiche a fondo perduto, nell’ottica di un ormai urgente riavvicinamento alle esperienze di top players non solo come USA, Cina e Russia, ma anche di nuovi paesi con ormai consolidate aspirazioni spaziali come Canada, Giappone, Inghilterra, India ed Emirati Arabi.
In questo contesto così vivace se non turbolento, di altissima competizione ed eccellenza produttiva, c’è chi è convinto che per essere competitivi di fronte a realtà dominanti sul mercato, sia necessario rivoluzionare dalle basi il concetto di trasporto spaziale. In rappresentanza di questa categoria, a correre la maratona per la conquista dello spazio, possiamo quindi incontrare realtà come quella di Alpha Impulsion, start up italo- francese, con sede a Napoli e Tolosa, che vuole inserirsi nel gotha dei lanciatori spaziali, realizzando servizi di lancio dedicati in grado di portare fino a 1000 kg in orbita bassa ad un prezzo 5 volte inferiore rispetto a ciò che viene proposto da altri operatori. La rivoluzione tecnica che consente di realizzare tutto ciò è rappresentata della propulsione autofaga ibrida, capace di stravolgere l’architettura del classico lanciatore.
Difatti, nel lanciatore ibrido di Alpha Impulsion, il combustibile solido svolge la funzione di struttura e allo stesso tempo di serbatoio per l’ossidante liquido. Durante il volo, la camera di combustione è in grado di bruciare progressivamente il corpo proprio del lanciatore, da cui ne deriva l’aggettivo “autofago”, determinandone l’accorciamento, come se fosse una candela che si consuma. Alla fine del volo, solo la camera di combustione ed il satellite arrivano nello spazio.
Questa soluzione, che appare mutuata da un film di fantascienza è invece concreta realtà, ovviamente unica nel suo genere, e permette così di ridurre i costi di produzione e l’impatto ambientale, trasportando nello spazio solo lo stretto necessario e riducendo così il rischio di inquinare ulteriormente l’orbita terrestre.
E tutto questo viene realizzato dalla start up nata soltanto a fine del 2022 a Tolosa, dalla visione di quattro talentuosi ingegneri: Marius Celette(CEO), Lisa Buxton (CPO), Vincenzo Mazzella (COO) e Martin Gros(CSO).Dopo solo due anni dall’inizio delle sue attività, Alpha Impulsionconta già un organico di 16 dipendenti, tutti under 30.
Da fine 2024, dopo aver partecipato al programma di accelerazione “Take Off” in Torino, la società ha deciso di espandere le proprie attività in Italia con due sedi, una proprio nella nostra Napoli e una prossima a Torino, forte della convinzione che realizzare un lanciatore che possa definirsi “europeo” sia necessario valorizzare le competenze e le eccellenze di più paesi del continente.
Nel 2025 Alpha Impulsion si prepara al lancio di “Ambre”, il prototipo in scala che volerà nei prossimi mesi e servirà a dimostrare il funzionamento della propulsione autofaga in volo. A valle del volo, apriranno un round di investimenti per finanziare la progettazione del lanciatore in scala reale “Grenat”, il cui volo inaugurale è previsto per la metà del 2027.
Ad oggi la start up ha già firmato diversi contratti con il Centro Nazionale degli Studi Spaziali francese (CNES) ed ha ricevuto l’interesse di altre istituzioni, imprese e agenzie spaziali europee, raccogliendo così circa un milione di euro tra fondi pubblici e privati.
Una bellissima storia che di certo avrà ancora tante pagine di meritato successo da scrivere, per il coraggio, la capacità e la passione dei suoi fondatori e collaboratori, capaci di costruire il miglior futuro possibile, concretizzando la straordinaria resilienza e competitività delle aziende europee, che si consolida ancora una volta proprio attraverso l’incontro dei giovani talenti che partono da lontano, si incontrano altrove e poi ritornano nei loro Territori con il tesoro dell’esperienza e dell’innovazione, che condividono con tutti.
Il razzo Super Heavy della Starship è rientrato correttamente, mentre la capsula è andata perduta. Si è concluso con un successo a metà il settimo test della nave di SpaceX progettata per i futuri viaggi verso la Luna e Marte. Il razzo è stato agganciato alla torre di lancio, chiamata Mechazilla, dalla quale era partito poco meno di sette minuti prima. Si sono invece persi i contatti con la capsula, che sarebbe dovuta rientrare con un ammaraggio nell’oceano Indiano insieme alle dieci copie dei satelliti Starlink che avrebbe dovuto rilasciare. La SpaceX dice di avere perso il segnale e al momento non si hanno ulteriori notizie.