Collegati con noi

Esteri

Xi sente Putin, ‘serve una soluzione responsabile’

Pubblicato

del

Tutte le parti dovrebbero “spingere per una soluzione adeguata della crisi in Ucraina in modo responsabile” e la Cina “e’ disposta a continuare a svolgere il suo ruolo in questo senso”. Il presidente Xi Jinping ha fatto ricorso a un linguaggio piu’ diretto di fronte a una guerra che ha superato i 100 giorni e ha ribadito al suo omologo russo Vladimir Putin la valutazione “storica e indipendente” di Pechino sulla vicenda. Assicurando la disponibilita’ “a continuare a sostenersi a vicenda” con Mosca “su questioni relative agli interessi fondamentali e alle principali preoccupazioni come sovranita’ e sicurezza”. Il colloquio telefonico avvenuto nel pomeriggio, il primo dal 25 febbraio scorso tra i due leader, e’ maturato nel giorno del 69esimo compleanno di Xi, utile a riaffermare l’amicizia “senza limiti” e la partnership che non ha “aree di cooperazione proibite”, cosi’ come definito il 4 febbraio nella dichiarazione congiunta a poche ore dall’avvio delle Olimpiadi invernali di Pechino 2022, avendo per obiettivo comune il contrasto all’influenza di Usa e Occidente. La Cina si e’ rifiutata di condannare l’aggressione militare della Russia ai danni dell’Ucraina o di definirla anche solo un’invasione. Xi, nel resoconto dei media ufficiali, ha ribadito la volonta’ di aiutare a risolvere la situazione pur non avendo mai parlato con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, e ha anche invitato la Russia a “intensificare il coordinamento strategico tra i due Paesi e a rafforzare la comunicazione e il coordinamento nelle principali organizzazioni internazionali e regionali come Onu, Brics e Organizzazione per la cooperazione di Shanghai”. Le parti hanno espresso la volonta’ di “promuovere lo sviluppo costante e a lungo termine della cooperazione pragmatica bilaterale”. Anzi, la versione del Cremlino del colloquio ha rimarcato che le relazioni tra Russia e Cina “hanno raggiunto un livello senza precedenti e migliorano costantemente”, puntando a “rafforzare la cooperazione nei settori energetico, finanziario e industriale alla luce delle illegali sanzioni occidentali”. Xi avrebbe affermato che “le azioni della Russia per la difesa dei suoi interessi nazionali di fronte alle sfide esterne sono legittime”. Mentre Putin, nella lettura cinese, avrebbe ricambiato con la ferma opposizione “a qualsiasi forza che interferisca negli affari interni della Cina con il pretesto dello Xinjiang, di Hong Kong, di Taiwan e di altre questioni”. La Cina ha escluso di aver mai fornito materiali e armi alla Russia per evitare – secondo gli osservatori – di incappare nelle maglie delle sanzioni decise da Usa, Ue e alleati in un momento in cui l’economia cinese e’ debole per la stretta anti-Covid. Pechino ha tagliato l’export verso Mosca e aumentato in modo deciso l’import di petrolio e materie prime a sconto. Allo Shanghi-La Dialogue di Singapore, evento dedicato alla difesa, sono emersi chiaramente i timori legati al precedente dell’Ucraina proiettati sull’Asia-Pacifico, a partire da Taiwan che la Cina rivendica come territorio “inalienabile” da riunificare anche con la forza, se necessario. E non e’ certo rassicurante che siano appena entrate in vigore in Cina le ordinanze sulle “operazioni militari diverse dalla guerra” (che riecheggiano “l’operazione militare speciale” russa in Ucraina) promulgate da Xi: 59 articoli e 6 capitoli che, secondo l’agenzia Xinhua, puntano a “proteggere la vita e la proprieta’ delle persone, salvaguardare la sovranita’ nazionale, la sicurezza, l’interesse allo sviluppo, la pace mondiale e la stabilita’ regionale”. Formulazioni ampie e generiche, con molte incognite.

Advertisement
Continua a leggere

Esteri

Mosca, 2 morti per attacco ucraino con droni a Belgorod

Pubblicato

del

E’ di due morti il bilancio di un attacco ucraino con droni nella regione russa di Belgorod. Lo annuncia il governatore Vyacheslav Gladkov. – “In seguito al rilascio di due ordigni esplosivi, un edificio residenziale privato ha preso fuoco – ha scritto su Telegram il governatore Vyacheslav Gladkov -. Due civili sono morti, una donna che si stava riprendendo da una frattura al femore e un uomo che si prendeva cura di lei”.

Continua a leggere

Esteri

La Nato verso nuovi Patriot e Samp-T all’Ucraina

Pubblicato

del

Da Capri a Bruxelles a Washington, l’Occidente imbocca la strada per concretizzare gli aiuti militari – compresa la difesa aerea – essenziali per Kiev in difficoltà nella guerra. Durante il Consiglio Nato-Ucraina con Volodymyr Zelensky, il segretario generale Jens Stoltenberg ha assicurato che “presto” ci saranno nuovi annunci sui sistemi di difesa per il Paese invaso. “L’Alleanza ha mappato le capacità degli alleati, ci sono sistemi che possono essere dati all’Ucraina”, ha riferito Stoltenberg al termine dell’incontro. “In aggiunta ai Patriot ci sono altri strumenti che possono essere forniti, come i Samp-T”, quelli a produzione franco-italiana. Un annuncio che arriva mentre prendono corpo i “segnali incoraggianti” evocati dal segretario di Stato Usa Antony Blinken: dopo mesi di stallo, la Camera americana ha spianato la strada ai quattro provvedimenti per gli aiuti a Ucraina, Israele e Taiwan, mettendo in agenda il voto per domani.

E il Pentagono si sta preparando ad approvare rapidamente un nuovo pacchetto di aiuti militari che include artiglieria e difese aeree: secondo una fonte americana, parte del materiale potrebbe raggiungere il Paese nel giro di pochi giorni. In generale, per Kiev in ballo ci sono gli oltre 60 miliardi di dollari di forniture per le forze armate che – ha ricordato Blinken – “faranno una differenza enorme”. “Se i nuovi aiuti non verranno approvati c’è il rischio che sia troppo tardi”, ha ammonito il ministro degli Esteri Usa, mentre Zelensky ha ribadito l’allarme: i soldati “non possono più attendere” la burocrazia occidentale, la Nato deve dimostrare “se siamo davvero alleati”. La situazione sul terreno “è al limite”, ha aggiunto il leader ucraino al segretario della Nato Da parte dell’Italia, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha “confermato quello che ha detto il presidente del Consiglio” sul fatto che il nostro Paese “farà il possibile per la protezione aerea dell’Ucraina”, mentre Kiev vuole dagli alleati ogni sistema disponibile, dai moderni Patriot – “almeno altre sette sistemi” – ai Samp-T italo-francesi. Anche il ministro della Difesa Guido Crosetto ha partecipato al Consiglio Nato-Ucraina, nel quale si è convenuto sulla necessità di uno sforzo ulteriore per sostenere Kiev. L’Italia ragiona sugli ulteriori aiuti militari da fornire quanto prima all’Ucraina e sul tavolo – si apprende – c’è la possibilità di un nuovo decreto per l’invio degli armamenti.

Anche se Crosetto ha più volte sottolineato che quasi tutto ciò che si poteva dare è stato dato. Già a Capri, dove ha partecipato al G7 Esteri, Stoltenberg aveva confermato la volontà degli alleati di accelerare sulla difesa aerea ucraina. E nel loro documento finale, i Sette ministri hanno espresso la “determinazione a rafforzare le capacità di difesa aerea” del Paese invaso, confermando l’impegno a lavorare per esaudire le richieste di Kiev, ribadite anche dal capo della diplomazia ucraina Dmytro Kuleba, tra gli ospiti del summit in Italia. Il sostegno del G7 è pronto a tradursi anche in ulteriori sanzioni contro Teheran “se dovesse procedere con la fornitura di missili balistici o tecnologie correlate alla Russia”.

Il Gruppo ha poi puntato il dito contro la Cina, chiedendo nel suo documento finale di “interrompere” il sostegno alla macchina bellica di Mosca. Infine, i Sette hanno ribadito l’impegno ad attuare e far rispettare le sanzioni contro i russi, minacciando di “adottare nuove misure, se necessario”. In vista del vertice dei leader in programma a giugno in Puglia, il G7 lavora inoltre alle “possibili opzioni praticabili” per usare i beni russi congelati a sostegno dell’Ucraina, “in linea con i rispettivi sistemi giuridici e il diritto internazionale”. Finora l’Ue ha trovato le basi legali solo per l’uso degli extraprofitti, ma bisogna ancora capire se si può fare un passo in più mettendo le mani direttamente sugli asset.

Continua a leggere

Esteri

Teheran avverte Israele, ‘non fate altri errori’

Pubblicato

del

“Un fallimento”, “fuochi d’artificio”, “la situazione è completamente normale”. La Repubblica islamica tace sulle esplosioni o minimizza l’attacco notturno, attribuito a Tel Aviv, che ha colpito una base militare a Isfahan nel giorno dell’85esimo compleanno della Guida suprema Ali Khamenei. Vari esponenti del governo e delle forze armate iraniane hanno continuato a minacciare una “risposta massima e definitiva” contro lo Stato ebraico mentre l’attacco veniva sminuito. Secondo Teheran, le esplosioni sentite nella notte sono dovute al sistema di difesa iraniano che ha preso di mira “mini droni di sorveglianza americani o israeliani”, lanciati a meno di una settimana dall’attacco dell’Iran contro Israele, in ritorsione per l’uccisione di sette membri delle Guardie della rivoluzione in un raid contro l’ambasciata iraniana di Damasco.

Dopo la chiusura, temporanea, dello spazio aereo su Teheran e altre città, i media della Repubblica islamica si sono affrettati ad assicurare che, in seguito all’abbattimento di “oggetti volanti sospetti”, la situazione era tornata alla completa normalità mentre i siti nucleari nella zona non sono stati danneggiati dall’attacco, come confermato anche dall’Agenzia internazionale per l’Energia atomica (Aiea), e hanno continuato ad operare “in totale sicurezza”. L’attribuzione dell’attacco a Israele è stata inizialmente bollata come “un’assurdità” dal comandante in capo dell’Esercito iraniano, Abdolrahim Mousavi, mentre il Consiglio per la Sicurezza Nazionale ha negato di aver tenuto una riunione d’emergenza, smentendo indiscrezioni apparse sui “media stranieri”. Il governo di Teheran e i vertici militari hanno evitato in ogni modo di parlare direttamente dell’attacco, con l’eccezione del ministro degli Esteri Hossein Amirabdollahian che, senza esplicitamente accusare lo Stato ebraico, ha definito l’attacco un “fallimento”, dipinto come una vittoria ed “esagerato dai media filo israeliani”, sottolineando che i droni sono stati abbattuti senza causare danni o vittime.

“La nostra prossima risposta sarà immediata e ai massimi livelli nel caso in cui il regime di Israele si imbarchi nuovamente in avventurismo e intraprenda azioni contro gli interessi dell’Iran”, ha ribadito Amirabdollahian, affermando che un eventuale risposta “decisiva e definitiva” contro Israele è già stata pianificata nel dettaglio dalle forze armate iraniane. La responsabilità di Israele è stata comunque indicata da figure politiche minori. Come il deputato Mehdi Toghyani, secondo cui “il disperato tentativo del regime sionista, con l’aiuto di agenti locali, di portare avanti un attacco con vari piccoli droni contro una base militare di Isfahan è fallito e ha portato loro ulteriore disgrazia”. Più cauto Javad Zarif, l’ex ministro degli Esteri e negoziatore per Teheran all’epoca dell’accordo sul nucleare del 2015, che ha chiesto alla comunità internazionale di fermare Israele “alla luce degli imprudenti fuochi d’artificio di Isfahan”.

Nessun commento sull’attacco da Khamenei, come anche da parte del presidente Ebrahim Raisi, che ha completamente ignorato i fatti di Isfahan durante un’apparizione pubblica a Damghan, nella provincia settentrionale di Semnan. “Questa operazione ha dimostrato l’autorità del sistema della Repubblica Islamica e la potenza delle nostre forze armate”, ha detto il presidente iraniano tornando a parlare della ritorsione di Teheran contro Tel Aviv per il raid di Damasco.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto