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Economia

Whirlpool tra licenziamenti e proteste: l’incontro dei lavoratori con Draghi

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L’estate “calda” del lavoro riaccende le vicende di Whirlpool ed Embraco. Questa mattina l’annuncio, da parte della multinazionale statunitense, dell’avvio della procedura di licenziamento collettivo per i 340 operai della stabilimento di via Argine a Napoli mentre si registra un nulla di fatto al ministero del lavoro per la proroga della cassa integrazione per i 400 lavoratori dell’ex Embraco, per i quali il 22 luglio scatteranno i licenziamenti. Al Mise, nel corso del tavolo on-line convocato dal governo, i vertici della Whirlpool hanno riconfermato che “lo stabilimento e’ diventato insostenibile”. Da qui la rottura e la nuova clamorosa iniziativa degli operai partenopei che, cogliendo al volo l’occasione della visita del premier Mario Draghi al carcere di Santa Maria Capua Vetere, si sono messi in macchina, subito dopo una breve assemblea in fabbrica e hanno raggiunto il piazzale del penitenziario casertano. Un blocco stradale sulla via Appia giusto per convincere le autorita’ governative ad incontrarli e a strappare un impegno: Draghi si mettera’ in contatto con i vertici aziendali e coinvolgera’ ancora una volta il ministro Giorgetti. “Draghi ci ha detto che la decisione della Whirlpool di avviare la procedura di licenziamento per i dipendenti dello stabilimento di Napoli rappresenta un ‘grave e inaccettabile sgarbo istituzionale'”. Cosi’ il segretario della Uilm Campania Antonello Accurso al termine dell’incontro con il premier, assieme agli altri due sindacalisti Raffaele Apetino (segretario Fim-Cisl Campania) e Rosario Rappa (Fiom-Cgil Napoli).

“Il Presidente del Consiglio – ha aggiunto Accurso – si e’ impegnato a trovare una soluzione industriale alla vertenza, assicurando che si impegnera’ personalmente”. “In questi mesi – ricorda la viceministro allo Sviluppo Economico, Alessandra Todde – sono stati messi a disposizione dell’azienda decine di milioni di euro di supporto da parte del governo, che rinnova l’impegno a lavorare lealmente, con la cassa integrazione gratuita fino ad ottobre e un piano di reindustrializzazione, su cui stiamo gia’ lavorando. Questa scelta dell’azienda e’ incomprensibile”. “Non mollo io – dice Todde – e non mollano i lavoratori. Riconvochero’ un tavolo in tempi brevi, ora subito interlocuzioni con sindacati. L’azienda non puo’ comportarsi cosi'”. Una doccia gelata, dal momento che fino a poche ore fa si dava per certa la volonta’ di Whirlpool di ricorrere alle tredici settimane di cassa integrazione previste dall’avviso comune sottoscritto il 29 giugno scorso da governo e sindacati. “La narrazione che siete stati buoni e avete portato pazienza, ce la potevate risparmiare. Per 26 mesi – dice Barbara Tibaldi, segretaria nazionale Fiom-Cgil – non abbiamo preso tempo come dice La Morgia, abbiamo lottato per tenere aperto lo stabilimento di Napoli. Whirlpool in questi 26 mesi ha triplicato i profitti realizzando 5 milioni di prodotti”. Maurizio Landini parla di “logica di Far West”. “Nel giro di pochi giorni – ricorda il leader della Cgil – e’ la terza multinazionale associata a Confindustria che invece di rispettare l’impegno sottoscritto a Palazzo Chigi e utilizzare gli ammortizzatori sociali gratuiti scarica sui lavoratori e sul paese la scelta di delocalizzare le produzioni fuori dall’Italia” . “Le lavoratrici e i lavoratori di Napoli – annuncia il leader della Fiom di Napoli, Rosario Rappa – risponderanno con forza e con iniziative esemplari”.

“Di questa vertenza, quella di oggi e’ l’azione piu’ grave e irresponsabile che Whirlpool abbia potuto fare”, secondo Nicola Ricci, segretario generale Cgil Napoli e Campania. Giovanni Sgambati e Vera Buonomo, rispettivamente segretario generale e regionale della Uil Campania, sostengono che “l’azienda ha dimostrato nuovamente la volonta’ di non ascoltare i lavoratori e soprattutto quella di disattendere gli accordi, compreso l’avviso comune sottoscritto le scorse settimane. Tutti contro la Whirlpool, quindi, che dal canto suo mette sul piatto le ultime cifre registrate dalla multinazionale. “In Italia Whirlpool ha investito piu’ di 280 milioni di euro dal 2018 ad oggi e impiega piu’ di 5600 persone, rispettivamente il 12% e oltre 1600 in piu’ di quanto previsto dal Piano Industriale 2018-2021”.

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Eurostat, in Italia povero il 9% dei lavoratori full time

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In Italia sale il rischio di povertà tra le persone che lavorano anche se impegnate a tempo pieno: nel 2024 gli occupati con un reddito inferiore al 60% di quello mediano nazionale al netto dei trasferimenti sociali sono il 9%, in aumento dall’8,7% registrato nel 2023. Una percentuale più che doppia di quella della Germania (3,7%). E’ quanto emerge dalle tabelle Eurostat appena pubblicate secondo le quali, invece, sono il 10,2% i lavoratori di almeno 18 anni occupati per almeno la metà dell’anno (sia full time che part time) a rischio povertà, anche questi in aumento rispetto al 9,9% del 2023 .

In Spagna la percentuale dei lavoratori impegnati full time poveri è del 9,6% mentre in Finlandia è al 2,2%. Per chi lavora part time la percentuale di chi risulta povero in Italia nel 2024 risulta in calo dal 16,9% al 15,7%. La povertà lavorativa sale in Italia soprattutto per i lavoratori indipendenti, tra i quali il 17,2% ha redditi inferiori al 60% di quello mediano nazionale (era il 15,8% nel 2023) mentre per i dipendenti la quota sale all’,8,4% dall’8,3% precedente. In Germania la quota degli occupati over 18 in una situazione di povertà è diminuita dal 6,6% al 6,5% mentre in Spagna è diminuita dall’11,3% all’11,2%. Soffrono in Italia di questa condizione soprattutto i giovani: tra i 16 e i 29 anni è povero l’11,8% degli occupati mentre tra i 55 e i 64 anni è il 9,3%. Nella povertà lavorativa conta il livello di istruzione.

Tra i lavoratori che hanno fatto la sola scuola dell’obbligo in Italia si registra un 18,2% di occupati poveri (era il 17,7% del 2023) mentre la percentuale crolla tra i lavoratori laureati, tra i quali solo il 4,5% risulta con un reddito inferiore al 60% di quello mediano nazionale. Ma in questo caso si registra un importante aumento, visto che la percentuale era al 3,6% nel 2023. Si registra invece un lieve calo della povertà tra gli occupati che hanno un diploma con il 9,1% in difficoltà nel 2024 a fronte del 9,2% dell’anno precedente.

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Parte l’ops su Bpm, Unicredit cerca dialogo col governo

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Da lunedì i soci di Banco Bpm potranno aderire all’offerta di Unicredit ma in questo momento tutti si chiedono se conviene, gli azionisti di Piazza Meda, la Borsa e lo stesso Andrea Orcel, il ceo di Piazza Gae Aulenti. Agli azionisti converrebbe vendere sul mercato. Per ciascuna azione di Bpm consegnata, che nell’ultima seduta di Borsa valeva 9,74 euro consegnata, si ricevono 0,175 azioni UniCredit (che venerdì valevano 50,87 euro), uno sconto che va oltre l’8 per cento. Improbabile un rialzo di prezzo ora che Unicredit deve fare i conti con i paletti imposti dal governo e con l’acquisizione di Anima che senza il Danish Compromise – una normativa europea che consente alle banche di acquisire assicurazioni con un minor assorbimento di capitale – pesa sull’indice patrimoniale di Banco Bpm e la rende meno attraente. L’offerta però resterà aperta fino al 23 giugno e nel frattempo Unicredit cerca un dialogo con il governo.

Le prescrizioni, tra cui il mantenimento del rapporto prestiti/depositi in Italia, le filiali di Banco Bpm in Lombardia e l’uscita dalla Russia entro il gennaio 2026, hanno un impatto che gli analisti di Jp Morgan hanno provato a calcolare: cento milioni di minori sinergie sui ricavi derivanti dalla stabilità del rapporto prestiti/depositi; 47 punti base di impatto CET1 derivante dall’uscita dalla Russia equivalente a 1,4 miliardi di capitale; 300 milioni di minori sinergie sui costi su un totale di 0,9 miliardi di euro. E in caso di inadempimento o violazione delle prescrizioni, secondo indiscrezioni, rischierebbe una multa compresa tra 300 milioni e 20 miliardi di euro. La normativa stabilisce infatti che la sanzione amministrativa possa arrivare fino al doppio del valore dell’operazione, e non sia inferiore all’1% del fatturato cumulato dell’ultimo esercizio approvato. Mentre Orcel si interroga se ne valga la pena, le tecnicalità vengono portate avanti e dopo una lunga istruttoria il 24 aprile è stato notificato alla DG Competition l’operazione di fusione e una risposta è attesa entro il 4 giugno.

“Data la forte complementarietà, presumiamo che non vi sia alcun piano di riduzione degli sportelli di in Lombardia”, sottolineano gli analisti di Jp Morgan, ricordando che Banco Bpm ha una quota di mercato del 13% contro il 6% di Unicredit. Resta in ogni caso sotto la soglia del 25% richiesta dall’Antitrust europeo. Il gruppo combinato avrebbe quote di mercato in eccesso solo in Sicilia (27%); raggiungerebbe il 24% in Val d’Aosta e Molise, il 23% in Piemonte, il 21% in Veneto e Lazio. La via del dialogo va percorsa, anche se il ministro Giancarlo Giorgetti tiene il punto e, a margine dei lavori del Fmi, non mostra segni di ammorbidimento. “Il governo deve valutare l’interesse nazionale, che non sono le competenze della Bce o della dg competition, è l’interesse nazionale. Qui (negli Usa ndr) ho capito che l’interesse nazionale risponde ad un concetto abbastanza virile anche in materia economica. In Italia abbiamo un concetto di interesse nazionale un po’ più lasco. Io li invidio gli americani”, ha chiosato.

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Generali, vince la lista Mediobanca: Donnet e Sironi confermati alla guida

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Con il 52,38% dei voti, l’assemblea dei soci di Generali ha scelto la lista di Mediobanca, confermando per il prossimo triennio Philippe Donnet (foto Imagoeconomica in evidenza) nel ruolo di amministratore delegato e Andrea Sironi come presidente. Una decisione che riafferma la linea della continuità e della stabilità nella governance della storica compagnia assicurativa triestina.

Affluenza e composizione del voto

L’assemblea, che ha registrato un’affluenza del 68,7%, è tornata in presenza per la prima volta dal 2019, riunendo oltre 450 azionisti presso il Generali Convention Center. A pesare sul risultato finale sono stati in particolare i voti degli istituzionali (circa il 17,5%) e un sorprendente apporto del retail (5%), mai così attivo. Anche la Cassa forense, con il suo 1,2%, ha votato a favore della lista Mediobanca.

Risultato del gruppo Caltagirone e confronto con il 2022

La lista Caltagirone ha ottenuto il 36,8% del capitale votante, confermando il ruolo di minoranza forte, ma non sufficiente a ribaltare gli equilibri. I fondi Assogestioni, con il 3,67%, non superano la soglia del 5% e quindi restano fuori dal consiglio. Il confronto con il 2022 mostra un equilibrio sostanzialmente stabile: allora Mediobanca aveva ottenuto il 56%, Caltagirone il 41%.

Il nuovo consiglio d’amministrazione

Il nuovo board sarà composto da 13 membri, con una struttura molto simile a quella uscente. Oltre a Donnet e Sironi, confermati nomi come Clemente Rebecchini, Luisa Torchia, Lorenzo Pellicioli, Antonella Mei-Pochtler, Alessia Falsarone. Tra le novità, Patricia Estany Puig e Fabrizio Palermo, ex ceo di Cdp e attuale ad di Acea.

Il ruolo di Unicredit, Delfin e gli altri azionisti

A sostenere Caltagirone si è aggiunta Unicredit, con il 6,5% su un portafoglio totale del 6,7%. Al suo fianco anche Delfin(9,9%) e probabilmente la Fondazione Crt (quasi 2%). Assente invece dai voti sulle liste Edizione della famiglia Benetton (4,83%), che ha scelto di astenersi, pur votando su altri punti all’ordine del giorno.

Donnet: «Ha vinto Generali»

«Oggi ha vinto Generali», ha dichiarato Donnet. «Il mercato si è espresso chiaramente: questa era la scelta per il futuro della compagnia come public company indipendente». Il presidente Sironi ha parlato di un consiglio «che ha lavorato con rispetto e responsabilità» e che continuerà a farlo anche nel prossimo mandato.

 

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