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Economia

Whirlpool, è la settimana decisiva: presidi in tutta Italia in difesa dei posti di lavoro a Napoli

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Picchetti, scioperi, assemblee dei lavoratori. Per il futuro dei 420 dipendenti dello stabilimento Whirlpool di Napoli, a rischio cessione dopo l’annuncio fatto dall’azienda venerdi’ scorso, si stanno mobilitando anche i colleghi delle altre sedi sparse per l’Italia. D’altronde, con l’assemblea odierna promossa da Fim, Fiom e Uilm e soprattutto con l’incontro del 4 giugno al Mise – in cui il ministro Luigi Di Maio chiedera’ spiegazioni all’azienda – si apre per questa vertenza una settimana decisiva. Per l’occasione, a Roma, a presidiare la sede del ministero ci saranno almeno mille persone, tra operai e loro familiari in partenza da Napoli anche con 8 autobus, mentre prosegue ormai da quattro giorni il sit-in dei lavoratori in fabbrica. Per sostenere i sindacati in vista del tavolo di crisi, pure a Fabriano (Ancona) i lavoratori Whirlpool hanno indetto due giorni di mobilitazione e uno sciopero di mezz’ora per oggi e di un’ora e mezza per domani. Anche gli operai dello stabilimento di Comunanza (Ascoli Piceno) sono scesi in campo a sostegno della vertenza dei colleghi di Napoli.

I manifestanti hanno, infatti, messo in atto un presidio, impedendo l’accesso a impiegati e fornitori. L’attenzione sull’incontro al Mise e’ quindi molto alta, compresa quella del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che ha chiesto di essere presente alle trattative “perche’ la citta’ intera considera inaccettabile e indegna la chiusura di Whirlpool”. Al tavolo di crisi, i sindacati sperano di assistere a un passo indietro dell’azienda che “deve rispettare l’accordo sottoscritto” lo scorso ottobre – ricorda durante l’assemblea il segretario nazionale della Uilm Gianluca Ficco – la chiusura del sito di Napoli, infatti, “sarebbe una tragedia per i lavoratori e un precedente di una gravita’ immane”. Sulla stessa lunghezza d’onda, la segretaria nazionale della Fim, Alessandra Damiani, secondo la quale: “Nessuno puo’ mettere una croce rossa su questo stabilimento”. Mentre dalla segretaria nazionale della Fiom, Barbara Tibaldi, arriva un invito all’unita’: “Abbiamo davanti a noi una lotta durissima. Ma dalla disperazione nasce il coraggio e noi siamo pronti ad affrontare questa battaglia. Lo faremo insieme, ogni valutazione, ogni passo faremo il punto con voi e andremo fino in fondo”.

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Economia

Leonardo Maria Del Vecchio: “Costruire, non ereditare”. La visione dell’erede di Luxottica

Leonardo Maria Del Vecchio racconta il progetto LMDV Capital: investimenti industriali, crescita strategica e il ruolo attivo nel rilancio di Ray-Ban e altri brand italiani.

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Dopo tre anni intensi di acquisizioni e oltre 375 milioni di euro investiti, Leonardo Maria Del Vecchio, 30 anni, presidente di Ray-Ban, fondatore di LMDV Capital e azionista di Delfin, riflette su una fase imprenditoriale in piena espansione. In una intervista rilasciata al Corriere della Sera, sottolinea: «È stata una stagione di forte crescita. Ora sento l’esigenza di definire con maggiore chiarezza la visione e la strategia del nostro progetto».

Un portafoglio che vale un miliardo

Del Vecchio spiega che secondo una delle principali società di revisione, il valore degli asset detenuti da LMDV si attesta attorno al miliardo di euro. La leva finanziaria è contenuta e il debito bancario copre una quota limitata degli asset. Tra gli investimenti rivalutati figurano un palazzo in via Turati, Palazzo Smeraldo e una proprietà in via Monte Napoleone, a copertura dell’intera esposizione bancaria stimata in circa 150 milioni.

Credibilità costruita sul campo

Il nome Del Vecchio ha certamente un peso, ma Leonardo tiene a precisare: «Non ho chiesto credito sulla base del cognome. Ho ottenuto fiducia grazie a quello che ho fatto». Il suo ruolo attuale in Ray-Ban e nel gruppo EssilorLuxottica, sottolinea, non è stato ereditato ma assegnato dopo la morte del padre, in virtù dei risultati concreti ottenuti.

Dialogo aperto in Delfin

In vista dell’assemblea degli azionisti di Delfin del 31 luglio, Del Vecchio si dice ottimista: «Le posizioni più estreme si stanno ammorbidendo. Se non sarà a luglio, troveremo un’intesa a breve».

Una strategia di sinergie tra settori

Il gruppo investe in logica industriale, non speculativa. Acqua e Terme Fiuggi, Leone Film Group, ristoranti come Vesta e Twiga: ogni asset è pensato per generare valore e sinergie tra hospitality, entertainment e immobiliare. «Non cederemo mai i nostri brand a chi ne disperde il valore».

Crescita verticale e identità forte

Del Vecchio racconta l’evoluzione di Twiga, passato da 20 a 70 milioni di fatturato in 18 mesi, e la valorizzazione della Leone Film, che punta a diventare anche agenzia musicale e contenitore culturale. «La nostra è una crescita rapida ma strutturata».

Innovazione e sostenibilità con Esa NanoTech

L’ultimo investimento è in Esa NanoTech, azienda con un processo brevettato per produrre grafene da plastica riciclata. «Un’attività che sostiene l’economia circolare», afferma Del Vecchio, evidenziando l’impegno per una crescita sostenibile e tecnologicamente avanzata.

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Economia

Conto alla rovescia per l’ops Unicredit su Banco Bpm

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Il risiko bancario italiano si avvia verso una settimana cruciale e ricca di appuntamenti, per alcune delle operazioni attualmente in corso. E’ il caso dell’offerta pubblica di scambio di Unicredit su Banco Bpm, ancora alle prese con nodi irrisolti. Tra i paletti del golden power, alcuni dei quali molto spinosi come la completa uscita di Unicredit dalla Russia, una sospensione di trenta giorni per fare chiarezza, il ricorso al Tar ed i rilievi dell’Ue sui poteri speciali, l’operazione messa in campo da Andrea Orcel (nella foto Imagoeconomica) per conquistare Bpm ha avuto un percorso a dir poco complicato. L’offerta pubblica di scambio, annunciata a novembre del 2024 e partita effettivamente ad aprile scorso, si avvia verso la conclusione con una percentuale molto risicata di adesioni pari allo 0,233%. A tre giorni di Borsa aperta dalla chiusura del periodo di adesione, il cui termine è fissato per mercoledì 23 luglio, dal quartier generale di Unicredit non arriva nessun segnale su eventuali decisioni.

La partita è nelle mani di Orcel, a lavoro con uno stretto gruppo di collaboratori e legali della banca, che farà il punto della situazione con il consiglio di amministrazione per decidere le prossime mosse. Sembra ormai sfumata l’ipotesi di un Cda straordinario, sulla cui convocazione circolano indiscrezioni da giorni, mentre appare molto più concreta l’ipotesi che dell’operazione se ne discuta nel consiglio già fissato per il 22 luglio che ha all’ordine del giorno i conti del primo semestre. Anche la possibilità di un ulteriore rinvio della data di scadenza da parte della Consob ha una percentuale molto bassa.

Su questo tema il presidente dell’Autorità, Paolo Savona, in occasione dell’audizione alla Commissione d`inchiesta del Senato sul sistema bancario, finanziario e assicurativo, è stato molto chiaro. “Stiamo studiando se abbiamo poteri, di fronte a una situazione che non è ancora chiarita, se abbiamo ancora poteri di poter concedere altro. La prima risposta che abbiamo è che non è così però se dall`analisi giuridica emerge che li abbiamo, allora eserciteremo questi poteri”, ha affermato Savona.

A questo punto le opzioni in campo restano quelle già circolare nelle scorse ore negli ambienti finanziari. Tra le ipotesi più accreditate ci sarebbe la possibilità che l’ops si concluda senza aver raggiunto gli obiettivi e che successivamente la banca, in tempi strettissimi e con qualche modifica al prospetto, ripresenti una nuova offerta su Banco Bpm. La settimana prossima vedrà una serie di appuntamenti anche sul fronte dell’ops del Monte dei Paschi su Mediobanca e dell’offerta di Bper su Popolare Sondrio. L’amministratore delegato di Mps, Luigi Lovaglio, dopo essere stato a Londra, all’inizio della settimana sarà a New York per proseguire il giro di incontri con gli investitori esteri per convincerli ad aderire all’ops. Questo mentre proseguono le riduzioni, a piccole quote, delle partecipazioni di Lucchini nel Patto di Mediobanca. L’offerta di Bper sulla Banca Popolare di Sondrio, a cui ha già aderito il 58,15% del capitale dell’istituto valtellinese, riaprirà per cinque sedute di Borsa, dal 21 al 25 luglio.

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La Cisl al governo: ‘Facciamo il patto con chi ci sta’

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La mano tesa al governo Meloni, le stoccate alla Cgil. La Cisl chiude il congresso nazionale rinsaldando l’asse con l’esecutivo, su cui alza il pressing per avviare subito il confronto e andare alla prova dei fatti. E arrivare al Patto sociale con chi ci sta: perché “non è più tempo di alibi o di pregiudizi”. La linea della segretaria generale, Daniela Fumarola – che il Consiglio generale rielegge alla guida del sindacato di via Po – è chiara. E a tratti dura nei confronti dell’altra parte sindacale, in particolare quella di Maurizio Landini. Dal palco lancia l’appello al governo: “Passiamo subito dalle intenzioni all’azione”, in una strategia che auspica sia sostenuta da una coalizione ampia.

“Chi oggi si tira indietro si assume la responsabilità di auto-escludersi da un cammino fondato sull’etica della cooperazione”, scandisce Fumarola nelle conclusioni della quattro giorni. Per affrontare le sfide davanti, un nuovo Patto sociale “è urgente”, insiste, forte dell’apertura fatta dalla premier Giorgia Meloni, di fronte alla platea cislina, da quello stesso palco. E ribadita a conclusione del congresso dal vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani: “Siamo favorevoli ad un grande Patto per la crescita”. Il convitato di pietra è Maurizio Landini. A lui, anche se non viene mai nominato, Fumarola si riferisce in più passaggi, mettendo in fila le repliche punto per punto.

“Da questo palco ci hanno chiesto di evitare caricature”, dice richiamando proprio le parole del leader della Cgil: “Siamo d’accordo” ma “ci pare che la caricatura l’abbia fatta proprio chi ha tentato di darci improbabili insegnamenti”. Non accetta lezioni neppure sui contratti pubblici (dopo la spaccatura su alcuni rinnovi) e men che meno sulla legge sulla partecipazione, una conquista portata a casa dalla Cisl due mesi fa dopo anni di battaglia, criticata aspramente dalla Cgil con l’accusa di distruggere la contrattazione. E qui arriva la stoccata più forte: “E’ un lavoro usurante quello di transitare da un’eroica sconfitta all’altra”, dice. Il riferimento, anche in questo caso implicito, è ai referendum. Per ora la scelta dall’altra parte di non andare alla controreplica. Di certo il lavoro per l’unità diventa ancora più difficile. Ma la porta rimane aperta. Anche se, insiste, l’unità va costruita sui contenuti: “Lavoriamo insieme su alleanze concrete” dice Fumarola, solo qui rivolgendosi apertamente a Cgil e Uil, e rimarcando che la Cisl è pronta a fare la sua parte, ma dentro un campo riformista ben delimitato. Insomma, non un’unità calata dall’alto, “fatta solo di proclami o di sigle affiancate in piazza senza un vero comune progetto, né per gli archivi”.

E perché “non si può parlare ogni giorno di fare fronte comune e poi, nei fatti, rifiutare il dialogo sociale e il Patto per il Paese”. Ora si apre il nuovo cammino. Dopo che a febbraio scorso aveva raccolto il testimone da Luigi Sbarra, ora nella squadra di governo come sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega al Sud, Fumarola si prepara a guidare la Cisl per i prossimi quattro anni. La sua elezione, all’unanimità, “è uno sprone ulteriore a un cammino per una politica di coesione e crescita, come sostiene l’azione del governo Meloni”, afferma lo stesso Sbarra augurandole buon lavoro. Lei non nasconde l’emozione, davanti agli oltre mille delegati, in rappresentanza dei 4,1 milioni di iscritti, presenti al palazzo dei congressi. L’elezione viene accolta da un lungo applauso della platea e dedicata dalla stessa Fumarola, nel giorno della strage di via D’Amelio 33 anni fa, “ad ogni persona che ha pagato con la vita il suo amore per la comunità nazionale e per la legalità”. Sul tavolo diversi gli altri temi che restano aperti: dalla sicurezza sul lavoro ai rinnovi dei contratti, dal fisco alle pensioni. Senza contare il percorso che si aprirà per la prossima legge di Bilancio. Un altro percorso che metterà alla prova i rapporti tra i sindacati.

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