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Vigili del fuoco uccisi o contagiati dal Covid 19 minacciano lo sciopero: al fronte senza armi

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Da sempre in prima linea nelle emergenze, i vigili del fuoco operano in condizioni rischiose ma non si sottraggono mai al loro compito. Nell’emergenza nazionale scatenata dal Coronavirus sono già tre i pompieri ad aver perso la vita. Un rischio che fa parte del mestiere, potrebbe dire qualcuno. Il problema sorge però quando non vengono adottate tutte le precauzioni necessarie a ridurre al minimo i rischi di contagio.

I vigili del fuoco stanno operando in molti casi sprovvisti dei dispositivi di protezione individuale. E in caso di contagio non ricevono le tutele previste dall’istituto dell’infortunio e dal riconoscimento dello status di vittima del dovere. Per questi motivi stamattina l’USB, Unione Sindacale di Base dei Vigili del fuoco, ha scritto una lettera indirizzata al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e al viceministro Vito Crimi. “Chiediamo che venga recepita la circolare n.13 dell’INAIL – spiega a Juorno il coordinatore nazionale del sindacato Costantino Saporito – in materia di tutele nei casi accertati di infezione da Coronavirus in occasione di lavoro. Chiediamo che sia riconosciuto lo status di vittima del dovere, per chi si ammala mentre lavora, così da poter avere un indennizzo per le cure o per le famiglie delle vittime”. Un riconoscimento previsto per le forze armate ma non per i pompieri. Con la lettera il sindacato richiede un tavolo di conciliazione con il viceministro Crimi. Se dovesse fallire, si procederà con lo sciopero nazionale di categoria.

E’ proprio di stamattina la notizia della morte di Giuseppe Coco, catanese, terza vittima del Covid-19 fra le fila del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Ad oggi vi sono ben 732 unità in isolamento domiciliare per sorveglianza preventiva, persone cioè messe in isolamento perché possibili contagiati.” A queste persone nessuno ha fatto un tampone – denuncia Saporito -; solo cinque di loro hanno effettuato il tampone con esito negativo e se lo sono pagati privatamente”. Risultano poi 148 unità positive da Coronavirus, di cui 18 ricoverati in ospedale, 7 in terapia intensiva e 123 in isolamento domiciliare.

Giuseppe Coco avrebbe contratto il virus mentre prestava servizio come istruttore delle nuove leve fra le Scuole centrali antincendio di Capannelle e Montelibretti. Era rientrato a Catania un mese fa, contagiando anche il padre, poi deceduto. E’ morto stamattina a Palermo, dove era stato trasferito dopo che le sue condizioni si erano aggravate. “Oggi finalmente, dopo due mesi di battaglie e la perdita di un collega, in centrale a Catania sono arrivate le mascherine chirurgiche – racconta Carmelo Barbagallo, referente del coordinamento regionale siciliano dell’USB -. E’ una situazione grave che riguarda tutto il Paese. In Sicilia le condizioni erano particolarmente critiche; finora non era arrivato niente se non le mascherine tnt. Se non verrà riconosciuto lo status di vittima del dovere – prosegue Barbagallo – la famiglia di Coco non riceverà alcun indennizzo, ma solo una cifra simbolica per le spese funerarie. Se così sarà, lo uccideranno per la seconda volta”.

Costantino Saporito.

Se da una parte sono diminuiti gli interventi ordinari, dall’altra i vigili del fuoco stanno intervenendo in modo massivo in sostegno soprattutto dei più deboli, fra cui le persone più anziane, portando loro viveri e beni di prima necessità. In giro sono tantissimi gli asintomatici e la categoria dei pompieri, non sempre fornita delle adeguate protezioni, è fra quelle più esposte. 

E’ dura la denuncia di Saporito, che non risparmia il capo del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco Fabio Dattilo. “Stiamo assistendo ad uno scaricabarile fra i vertici del Corpo. Il Capo del Corpo Dattilo sostiene che nessuno dei colleghi ha contratto il virus perché in servizio. Due giorni fa ha dichiarato che forse entro la fine di questo mese l’80% degli operativi del corpo nazionale dei vigili del fuoco riceverà i sistemi di protezione per il Covid. Ci sarebbe da chiedergli chi è quel 20% che rimane fuori e che fine farà. Noi come organizzazione sindacale abbiamo chiesto che il capo del corpo venga licenziato perché non sa gestire l’emergenza. E’ inaccettabile: tutti amano i vigili del fuoco, però in pochi sanno in che condizioni operiamo. Ci hanno mandato in trincea con un ramoscello d’ulivo in mano. Questa è la verità. Adesso ci sarà un tavolo di conciliazione, probabilmente con il viceministro Crimi. Se dovesse fallire, siamo pronti allo sciopero nazionale di categoria”.

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Nuovo identikit per Giovanni Motisi diffuso dalla Polizia: è caccia al latitante dell’ala stragista di Cosa Nostra

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La Polizia di Stato ha diffuso il nuovo identikit di Giovanni Motisi, latitante dal lontano 1998 e inserito nell’elenco dei fuggitivi di “massima pericolosità” del “programma speciale di ricerca” del Ministero dell’Interno. Motisi è noto come uno degli ultimi grandi latitanti protagonisti della fase stragista di Cosa Nostra, e le indagini per la sua cattura sono in corso senza sosta.

Le autorità di Palermo stanno coordinando le indagini, con l’obiettivo di rintracciare e arrestare Giovanni Motisi. A tal fine, la Polizia di Stato ha adottato anche le più moderne tecnologie investigative, tra cui la tecnica della “Age progression”, che consente di elaborare un’immagine del volto dell’individuo invecchiato nel tempo.

La tecnica dell’Age progression si basa sull’analisi e l’attualizzazione di specifici profili antropometrici che caratterizzano la famiglia di appartenenza del ricercato. Utilizzando le competenze e le avanzate tecnologie del Servizio di Polizia Scientifica della Polizia di Stato, sono state rielaborate e aggiornate alcune immagini del latitante, risalenti agli anni ’80 e ’90.

Questo lavoro tecnico ha consentito di creare un nuovo identikit con alcune possibili variazioni dei tratti attuali del volto di Giovanni Motisi. Si tratta di un ulteriore sforzo per stringere il cerchio delle indagini e arrivare alla cattura del pericoloso latitante.

“Il nuovo identikit faciliterà il lavoro degli investigatori del Servizio Centrale Operativo e della Squadra Mobile di Palermo, ma potrà anche incoraggiare la collaborazione dei cittadini”, sottolineano le autorità della Polizia di Stato.

L’appello alle persone è quindi chiaro: ogni informazione che possa aiutare a individuare Giovanni Motisi e a portarlo di fronte alla giustizia è preziosa e fondamentale per garantire la sicurezza della comunità e per contrastare il fenomeno della criminalità organizzata.

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Napoli, incidente traghetto da Capri, bilancio aggiornato: una trentina le persone medicate

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 La nave veloce trasportava oltre 100 passeggeri tra uomini delle forze dell’ordine impegnati a Capri in questi giorni in turni per i servizi predisposti per la sicurezza del G7 dei ministri degli Esteri, e turisti. Le persone che hanno fatto ricorso alle cure dei medici o sono passate per un pronto soccorso sono una trentina, 21 i feriti in ospedale, una donna è la più grave, gli altri – questo il bollettino della Asl 1 – sono ‘policontusi’.

Lo squarcio nell’ Isola di Procida

il bollettino dell’Asl 1 di Napoli

 

Napoli, nave da Capri contro la banchina: 18 feriti, donna grave

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Napoli, nave da Capri contro la banchina: 18 feriti, donna grave

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Tragico bilancio per l’incidente occorso alla nave in arrivo da Capri al Molo Beverello: sono 18 i feriti, molti contusi ed una donna grave. Nel cuore del Porto di Napoli, un tranquillo mattino si è trasformato in un momento di panico quando la nave veloce Isola di Procida ha urtato la banchina del Molo Beverello  durante le operazioni di ormeggio. L’incidente ha causato il ferimento di diverse persone a bordo, con almeno 18 individui che hanno riportato lesioni.

Secondo le prime informazioni, l’urto improvviso ha gettato a terra passeggeri e membri dell’equipaggio, lasciando dietro di sé un tragico scenario di contusioni e traumi. Le ambulanze sono state rapidamente convogliate sul posto per prestare soccorso agli feriti, con il personale sanitario che ha immediatamente iniziato la valutazione delle loro condizioni.

L’Asl Napoli 1 ha riferito che la maggior parte dei feriti ha riportato traumi maxillo facciali o lesioni, mentre uno di loro ha subito un politrauma più grave. Il trasporto dei feriti è stato organizzato in diversi ospedali della zona, tra cui il Cardarelli, il San Paolo, l’Ospedale del Mare, il Cto, il Fatebenefratelli e l’Ospedale Pellegrini.

L’incidente è stato prontamente segnalato alla centrale operativa 118 dell’ASL Napoli 1 Centro, che ha coordinato gli sforzi di soccorso inviando ulteriori ambulanze e allestendo un Posto Medico Avanzato sul luogo dell’incidente. Il personale medico ha lavorato instancabilmente per garantire che tutti i feriti fossero valutati e trasportati in base alla gravità delle loro condizioni.

Le prime ipotesi sull’incidente suggeriscono che una folata di vento possa essere stata la causa scatenante, considerando le condizioni meteorologiche al momento dell’ormeggio. Nonostante le onde alte e le raffiche di vento, la navigazione sembrava essere consentita, ma una violenta folata ha improvvisamente fatto sbandare la nave mentre si avvicinava al molo.

Le autorità competenti avvieranno un’indagine dettagliata per determinare le cause esatte dell’incidente e per adottare eventuali misure preventive per evitare che situazioni simili si ripetano in futuro.

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