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Cronache

Vicenza, genitori a processo per la morte del figlio di 14 anni curato con metodi alternativi

Il 21 ottobre andranno a processo i genitori di Francesco, morto a 14 anni per un osteosarcoma. Sono accusati di omicidio con dolo eventuale per aver ritardato cure e terapie mediche, affidandosi a pratiche alternative prive di basi scientifiche.

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Saranno giudicati il 21 ottobre davanti alla Corte d’Assise di Vicenza i genitori di Francesco, un ragazzo di Costabissara morto nel 2024, a soli 14 anni, per un osteosarcoma al femore.
La Procura contesta ai due — la madre M.B. e il padre L.G. — l’accusa di omicidio con dolo eventuale, ritenendo che abbiano causato o accelerato la morte del figlio ritardando, pur consapevoli della gravità della malattia, esami e cure che avrebbero potuto offrire una possibilità di sopravvivenza.

Va precisato che le accuse dovranno essere valutate in sede processuale e che i due genitori godono della presunzione di innocenza fino a eventuale sentenza definitiva.

La segnalazione e l’inizio delle indagini

La vicenda è emersa nel marzo 2023, quando una vicina di casa di Francesco, preoccupata per le condizioni del ragazzo, ha segnalato il caso ai Servizi sociali di Dueville, dove il giovane era stato trasferito dai nonni.
Nella sua comunicazione la donna riferiva che Francesco, già molto debilitato e costretto su una sedia a rotelle, veniva curato solo con arnica e altri rimedi naturali.
Aveva deciso di denunciare la situazione ricordando di aver vissuto in famiglia un’esperienza simile — un figlio malato di tumore salvato dalle cure tradizionali — nella speranza che anche Francesco potesse avere una possibilità.

Il ricorso ai metodi alternativi

Le indagini coordinate dal pm Paolo Fietta hanno ricostruito il percorso seguito dai genitori, che dopo aver annullato una biopsia programmata all’Istituto Rizzoli di Bologna si sarebbero rivolti al centro terapeutico Valdibrucia in Toscana, una struttura di medicina alternativa legata alla cosiddetta “dottrina Hamer”, teoria priva di fondamento scientifico che interpreta i tumori come conseguenze di traumi psicologici.

Secondo gli atti, nel centro toscano Piero Pellizzari e Immacolata Quaranta, i responsabili, avrebbero fornito spiegazioni vaghe e contraddittorie sulla reale consapevolezza delle condizioni cliniche del ragazzo.

L’arrivo in ospedale e il drammatico epilogo

Solo dopo un peggioramento improvviso, Francesco fu portato al pronto soccorso di Perugia, dove una dottoressa rimase colpita dalla gravità del quadro clinico: «In anni di lavoro non avevo mai visto un tumore così avanzato», avrebbe dichiarato agli inquirenti.
In un primo momento, i genitori parlarono di una caduta dallo skate, ma successivamente iniziarono a collaborare con i medici. Nei tre mesi trascorsi a Perugia, il ragazzo ricevette polichemioterapia e radioterapia, purtroppo solo in funzione palliativa, poiché ormai non era più operabile.
Francesco è morto a Vicenza all’inizio del 2024.

Le responsabilità e il ruolo dei consulenti

Un elemento centrale del processo sarà il ruolo di un medico veneto ancora iscritto all’Ordine e noto per la diffusione delle teorie di Hamer. I genitori lo avrebbero contattato più volte, al telefono e di persona, e secondo l’accusa avrebbe influenzato le loro scelte.

Il processo dovrà stabilire se, e in quale misura, la decisione di rifiutare cure mediche tradizionali abbia inciso sulla morte del ragazzo.
Un caso che solleva ancora una volta interrogativi profondi sul confine tra libertà di cura e responsabilità genitoriale, e che ora sarà affrontato nelle aule del tribunale.

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Cronache

Furto in casa del dirigente del Real Forio: denunciato un calciatore del Lacco Ameno. «Nessuna rivalità sportiva»

Un calciatore 21enne del Lacco Ameno è stato denunciato per il furto di 2.000 euro in casa del direttore generale del Real Forio. Le società isolane respingono ogni lettura sportiva dell’episodio.

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Una vicenda iniziata fuori dal campo e finita nella caserma dei carabinieri di Forio. Un calciatore senegalese di 21 anni del Lacco Ameno è stato denunciato dopo essersi introdotto, nella notte tra giovedì e venerdì, nell’abitazione del direttore generale del Real Forio, rubando 2.000 euro in contanti.
Il dirigente, svegliato di soprassalto mentre era in casa con la moglie, ha scoperto il furto soltanto al mattino, quando ha avvisato i carabinieri guidati dal luogotenente Luigi Di Nola.

Le immagini di videosorveglianza e l’identificazione

Grazie alle telecamere della zona, i militari hanno riconosciuto l’autore del furto nonostante il cappuccio della felpa. L’abbigliamento era infatti familiare ai carabinieri, spesso visto addosso al giovane nelle aree della movida.
Quando è stato fermato, il ragazzo indossava ancora gli stessi vestiti e aveva con sé un sacchetto con alcuni capi appena acquistati. In tasca sono stati recuperati 1.400 euro, parte del bottino. I contanti sono stati restituiti al dirigente del Real Forio.

Le società respingono ogni “derby della cronaca”

L’episodio non ha incrinato i rapporti tra Real Forio e Lacco Ameno. Il Real ha pubblicato un comunicato su Facebook per «evitare strumentalizzazioni», chiarendo che il furto è privo di qualsiasi connotazione sportiva:
l’appartenenza dell’autore e della vittima a due squadre diverse dell’isola è «una mera casualità» e ogni tentativo di collegare l’episodio alle rivalità calcistiche viene «respinto con forza».

Solidarietà al dirigente e vicinanza al giovane calciatore

Anche il Lacco Ameno conferma i buoni rapporti con la società confinante, esprimendo solidarietà al dirigente derubato. Al tempo stesso i dirigenti lacchesi hanno dichiarato l’intenzione di stare vicino al giovane, definendolo un ragazzo «ingenuo» che ha bisogno di essere seguito e riportato «sulla retta via».

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Cronache

Papa Leone con i poveri: messa a San Pietro e pranzo con 1300 persone per la Giornata mondiale

Papa Leone celebra la Giornata mondiale dei poveri con una messa gremita a San Pietro e un pranzo con 1300 persone in difficoltà, richiamando i leader mondiali ad ascoltare il grido degli ultimi.

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Papa Leone ha scelto di vivere la Giornata mondiale dei poveri accanto a chi affronta ogni giorno la fatica della sopravvivenza. Il pranzo con 1300 persone in difficoltà ha rappresentato il momento più intenso di una giornata nata da un’intuizione di Papa Francesco, che Leone ha voluto ricordare e applaudire.

La messa a San Pietro e il saluto fuori dalla Basilica

La mattina si è aperta con la messa nella Basilica di San Pietro, troppo piccola per contenere le migliaia di persone presenti. Prima della celebrazione, il Papa è uscito in Piazza San Pietro per salutare chi non era riuscito a entrare e invitarlo a seguire la celebrazione dai maxischermi.

Il richiamo ai responsabili del mondo

Nell’omelia, Papa Leone ha rivolto un appello diretto ai leader mondiali:
«Ascoltate il grido dei poveri».
Ha parlato delle tante forme di povertà, materiali, morali e spirituali, ricordando che alla radice di tutte c’è una ferita comune: la solitudine.

Secondo Leone, la sensazione di impotenza globale nasce da una menzogna: credere che nulla possa cambiare. «Il Vangelo – ha detto – ci dice che proprio negli sconvolgimenti della storia il Signore viene a salvarci. La comunità cristiana deve esserne oggi segno vivo, in mezzo ai poveri».

Pace, giustizia e responsabilità

Il Papa ha insistito sul ruolo dei responsabili istituzionali:
«Non ci potrà essere pace senza giustizia», richiamando alle proprie responsabilità capi di Stato e governanti. Il grido dei poveri, ha ricordato, è spesso soffocato da un mito del benessere che non include tutti e lascia indietro chi non riesce a reggere il passo.

Il pranzo nell’Aula Nervi e la visita ai volontari

La giornata si è conclusa con il pranzo nell’Aula Nervi, organizzato grazie alle realtà che ogni giorno lavorano accanto ai poveri: Vincenziani, Caritas, Sant’Egidio e l’associazione francese Fratello, che ha curato un secondo pranzo nei Giardini Vaticani.

Papa Leone, a sorpresa, si è recato anche lì per salutare e benedire volontari e ospiti, ribadendo così la sua vicinanza concreta agli ultimi.

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Cronache

Fnsi attacca gli editori: «Tagliano diritti e qualità. Basta usare i giornalisti come un bancomat»

Fnsi denuncia dieci anni di immobilismo contrattuale e accusa gli editori di tagliare diritti, welfare e qualità dell’informazione. Il 28 novembre sciopero nazionale dei giornalisti.

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La Fnsi rompe il silenzio e, in vista dello sciopero nazionale del 28 novembre, attacca frontalmente gli editori. Il sindacato ricorda che «responsabili lo siamo da dieci anni», tanto quanto è durata l’assenza della Fieg dai tavoli contrattuali, con il contratto scaduto e nessuna protesta portata in piazza fino a oggi.

Il bonus informazione ignorato

La Fnsi rivendica di aver proposto alla Fieg una piattaforma comune da presentare al governo, con misure condivise come il “bonus informazione”, uno strumento pensato per sostenere i cittadini nell’accesso a un’informazione di qualità e riportare ricavi nelle aziende editoriali. La risposta? «Non solo la proposta non è stata presa in considerazione, ma è stata accolta con fastidio».

«Solo tagli e precarietà»

Nella nota il sindacato denuncia che le proposte della Fieg puntano esclusivamente a tagli sul costo del lavoro, presenti e futuri, «condannando la categoria a pensioni da fame e indebolendo il welfare». Secondo la Fnsi, l’obiettivo degli editori sarebbe ottenere risorse per prepensionare chi oggi lavora, sostituendolo con giovani «senza diritti» e con pensionati. A ciò si aggiunge la richiesta di sovvenzioni certe, «senza dare nulla in cambio», con un impatto diretto sulla qualità dell’informazione.

Il crollo dell’occupazione

Dal 2011 ad oggi, ricorda la Fnsi, i giornalisti dipendenti sono passati da 19mila a 13mila: «circa il 30% di posti di lavoro in meno», anche tenendo conto delle assunzioni obbligatorie. Una crisi aggravata da stati di crisi «ripetuti anche quando i bilanci erano floridi» e che ha contribuito a mettere in ginocchio l’Inpgi.

La difesa degli scatti e il nodo autonomia

Il sindacato respinge anche le critiche sugli scatti percentuali, rivendicando che rappresentano «la tutela dell’autonomia professionale» di chi viene penalizzato nei percorsi di carriera.

Le domande della Fnsi

Nel finale, il sindacato pone una serie di interrogativi diretti agli editori:
È responsabile pagare i collaboratori 2-5 euro a pezzo?
È responsabile evitare di affrontare i temi dell’innovazione tecnologica, dell’IA e delle piattaforme digitali?
È responsabile fare giornali con precari e pensionati per ridurre i costi?
È responsabile incentivare le uscite anticipate sfruttando una legge di 35 anni fa?

La chiusura è netta: «Gli editori la smettano di usare la categoria come un bancomat».

(La foto di archivio in evidenza è di Imagoeconomica)

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