Il tribunale di Torino ha condannato per diffamazione aggravata la viceministro dell’Economia Laura Castelli. Il procedimento riguardava un post su Facebook in cui criticava una candidata Pd alle amministrative 2016, Lidia Roscaneanu. Sotto il post furono molti gli insulti sessisti e razzisti contro la donna, di origini romene. La Castelli e’ stata condannata a una sanzione di 1.032 euro e dovra’ pagare 5mila euro alla parte civile. Condannati anche altri due imputati, mentre altre tre persone sono state assolte per la “tenuita’ del fatto”. A gennaio saranno processati altri 6 imputati che hanno scelto l’abbreviato e il patteggiamento.
Il governo pone la fiducia alla Camera, tra le proteste dell’opposizione ma soprattutto dei magistrati contabili, sul decreto P.a. che contiene la stretta sui controlli della Corte dei Conti sulle spese del Pnrr e la proroga dello scudo erariale. La linea dell’esecutivo, ribadita dalla premier, resta comunque quella di non arretrare: nessun bavaglio – puntualizza – ma norme che erano già state messe in pista da governi precedenti. I giudici, però, ribadiscono nettamente la propria contrarietà dopo un’assemblea straordinaria convocata, su richiesta della base, proprio in concomitanza con l’approdo in Aula del provvedimento. “Non sono in gioco le funzioni della magistratura contabile ma la tutela dei cittadini”, è l’allarme lanciato dalla Corte. “La conferma dello scudo erariale – mettono nero su bianco in una nota i magistrati – in assenza del contesto di emergenza pandemica nel quale è nato, impedisce di perseguire i responsabili e di recuperare le risorse distratte, facendo sì che il danno resti a carico della collettività. Al contempo, l’abolizione di controlli in itinere, su attività specificamente volte al rilancio dell’economia, significa indebolire i presidi di legalità, regolarità e correttezza dell’azione amministrativa”.
Con la fiducia su questo testo – protestano intanto dall’opposizione – si mette un doppio bavaglio: ai giudici e al Parlamento. Il governo, in ogni caso, tira dritto e mette la fiducia sul provvedimento. In mattinata sono previste le dichiarazioni di voto in diretta tv a partire dalle 12.30. E il centrosinistra prepara battaglia e proverà a farsi sentire anche con gli interventi e gli ordini del giorno che si preannunciano numerosi tanto che non è escluso che si possa arrivare a una seduta fiume. “E’ un governo – accusa il leader di M5s Giuseppe Conte – in ritardo sull’attuazione del Pnrr, abbiamo una rata da riscuotere da Bruxelles e non la stiamo riscuotendo. E come pensano di risolvere il problema? Eliminano il controllo della Corte dei conti, che non è concepito per ritardare ma semplicemente per vigilare. Non sopportano i controlli”.
“Da mesi – attacca la capogruppo Dem alla Camera Chiara Braga – chiediamo chiarezza sul Pnrr, ad oggi abbiamo invece solo una governance centralizzata e paralizzata che ha fatto accumulare inutili ritardi e l’annuncio di un voto di fiducia per cancellare il ruolo di controllo della Corte dei Conti. Non c’è governo più insofferente al controllo di quello di destra”. “La norma che ha messo il bavaglio alla Corte dei Conti rispetto ai controlli sul Pnrr è incostituzionale, il governo Meloni così segue il modello Orban”, accusa il co-portavoce nazionale di Europa Verde Angelo Bonelli. Non mancano, però, anche i distinguo nell’opposizione con il Terzo Polo che puntualizza che non voterà la fiducia ma fa sapere di condividere la necessità di velocizzare i processi operativi legati al Pnrr: “velocizzare non esclude i controlli – dice la capogruppo in Senato Raffaella Paita – si può essere efficienti e controllare allo stesso tempo”. Al più tardi mercoledì mattina, dovrebbe dunque arrivare il via libera finale della Camera al testo che poi deve passare al Senato per un esame che, nonostante i tempi per la conversione non siano strettissimi, si annuncia pressoché blindato.
Supporto della popolazione e contrasto della criminalità – l’ultimo più grande successo su questo fronte è l’arresto del boss Messina Denaro – ma anche impegno su altri temi decisivi come la sicurezza sui luoghi di lavoro, la custodia del patrimonio culturale, la salvaguardia dell’ambiente e la tutela della genuinità degli alimenti. L’Arma dei carabinieri ha festeggiato i 209 anni dalla sua fondazione e in questa occasione è stata insignita, dal presidente della Repubblica, della medaglia d’oro al merito civile per i meriti acquisiti nell’attività di tutela agroalimentare dal 1982 ad oggi. Nel suo messaggio Mattarella ha manifestato “la gratitudine e l’apprezzamento della Repubblica alle donne e agli uomini dei Carabinieri, chiamati, insieme alle altre Forze armate e di polizia, a garantire la sicurezza degli italiani, la difesa dei loro diritti, il soccorso e l’assistenza nei momenti di difficoltà”.
Da Milano ad Aosta, fino a Sassari e Messina, in decine di città si sono svolte le celebrazioni per l’anniversario della fondazione. A Roma, dopo aver reso omaggio ai caduti deponendo una corona d’alloro al sacrario nel museo storico dell’Arma, il comandante generale Teo Luzi è stato ricevuto al Quirinale. Nella caserma ‘Salvo D’Acquisto’ di Tor di Quinto si è svolta in seguito la cerimonia a cui hanno partecipato diverse alte cariche dello Stato, tra cui il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, la quale ha definito i carabinieri “un punto di riferimento insostituibile per il popolo italiano”.
Per la premier “da oltre due secoli l’Arma è ‘quella sottile linea rossoblù’ che unisce la nazione e rende ‘più visibile una storia di grandi e piccoli eroismi'”, ha detto Meloni esprimendo la riconoscenza del governo “nei confronti di ogni singolo carabiniere che, ogni giorno, difende la nostra sicurezza e la nostra libertà, sia sul territorio nazionale grazie agli oltre cinquemila presidi, sia nelle missioni di pace all’estero e nei vari teatri operativi: dall’Iraq al Kosovo, dalla Nigeria a Gibuti. Uomini e donne innamorati del servizio che svolgono e che sono un esempio di dedizione, professionalità e umanità”.
Nella caserma di Tor di Quinto, tra le consegne di ricompense individuali, c’è stata anche la medaglia d’oro al valore dell’Arma ‘alla memoria’ alla famiglia del maresciallo Filippo Salvi, morto a Bagheria nel 2007, dopo essere precipitato da una parete rocciosa mentre stava installando una telecamera durante le ricerche del boss Matteo Messina Denaro. A lanciare una proposta è stato il presidente del Senato, Ignazio La Russa, nel suo intervento: “bisogna raddoppiare i 600 militari che contrastano la violenza di genere”. E per il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, “la loro capillare diffusione sul territorio nazionale rappresenta per le comunità locali, come unanimemente riconosciuto, un presidio di legalità fondamentale”. Gli auguri alla ‘benemerita’ sono giunti da esponenti del governo, parlamentari e altre figure istituzionali.
Il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani, nei suoi ringraziamenti, ha sottolineato “lo speciale contributo al ruolo e al prestigio internazionale dell’Italia” mentre il ministro della Difesa Guido Crosetto, ricordando come ultimo esempio l’impegno in supporto alla popolazione colpita dall’alluvione in Emilia Romagna, ha ribadito che “l’Arma rappresenta per l’Italia una forza di prossimità vera, che quando occorre sa farsi carico degli italiani, aiutandoli, tutelandoli, portandoli in salvo”. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha parlato inoltre di “straordinario esempio di sacrificio e impegno al servizio della comunità”.
“Il primo passo deve essere quello di informare i lavoratori, quelli veri, quelli umani, nei luoghi di lavoro quando ci sono installazioni, supporti di intelligenza artificiale. Le esperienze più interessanti in Europa si hanno attraverso accordi collettivi, contratti aziendali a volte, che informano i lavoratori e che trovano forme di collaborazione dei lavoratore con l’intelligenza artificiale. Non bisogna fare sparire mai del tutto il lavoro umano”. Lo ha detto Silvana Sciarra, presidente della Corte Costituzionale, a margine di un incontro al Festival dell’Economia di Torino. “Cerchiamo di rendere edotte le persone che lavorano di queste grandi novità. E’ evidente che chi costruisce l’intelligenza artificiale deve porsi il problema di come andare incontro alle sensibilità delle persone e anche ai loro diritti che non spariscono per il solo fatto che intervengono strumenti di intelligenza artificiale” ha sottolineato.