Un filmato di un minuto e 20 secondi cattura l’atto violento che ha sconvolto Viareggio domenica sera. La protagonista di questa vicenda è Cinzia Dal Pino, un’imprenditrice 65enne che, dopo essere stata derubata della borsa, ha travolto e ucciso l’uomo responsabile del furto, Said Malkoun, un algerino di 47 anni senza fissa dimora. Il video, ripreso da una telecamera di sorveglianza, mostra chiaramente la dinamica del tragico evento.
L’episodio si è verificato poco prima della mezzanotte. Il filmato inizia con Malkoun che cammina tranquillamente per via Coppino, probabilmente convinto di averla fatta franca dopo il furto. Ma la calma viene interrotta dall’arrivo improvviso di un SUV bianco, un Mercedes di grossa cilindrata. L’auto lo colpisce violentemente, schiacciandolo contro la vetrina di un negozio.
Quel che potrebbe sembrare un incidente a prima vista si trasforma subito in un atto intenzionale: l’auto ingrana la retromarcia e colpisce nuovamente l’uomo, più volte. Al termine della brutale sequenza, la donna scende dall’auto, recupera la sua borsa, risale a bordo e riparte. Malkoun, schiacciato e gravemente ferito, morirà poco dopo in ospedale.
Said Malkoun era un uomo con un passato complicato. Senza fissa dimora, era entrato in Italia nel 2004 senza permesso di soggiorno e con una lunga lista di precedenti per furti e scippi. Nonostante sia stato espulso dall’Italia numerose volte, non è mai stato rimpatriato, poiché l’Algeria non l’ha mai riconosciuto come cittadino. Le indagini sono ancora in corso per chiarire la sua reale identità, che potrebbe essere marocchina.
Cinzia Dal Pino, conosciuta a Viareggio per la gestione di uno stabilimento balneare, è stata arrestata lunedì sera e si trova ora in carcere a Pisa. È accusata di omicidio volontario. Durante l’interrogatorio ha raccontato alle forze dell’ordine di essere stata minacciata da Malkoun, che avrebbe affermato di avere un coltello in tasca. Tuttavia, sul corpo della vittima non è stata trovata alcuna arma.
L’avvocato della Dal Pino, Enrico Marzaduri, ha annunciato che oggi la donna comparirà davanti al giudice per la convalida del fermo. La Procura di Lucca, guidata da Domenico Manzione, sta indagando per ricostruire tutti i dettagli della vicenda e chiarire cosa abbia spinto l’imprenditrice a reagire con una tale violenza.
La tragedia ha subito sollevato un dibattito politico. Il vicesegretario della Lega, Andrea Crippa, ha difeso la Dal Pino, affermando che non può essere accusata di omicidio volontario. Secondo Crippa, la sua reazione estrema è da attribuire alla percezione diffusa in Italia di una “scarsa certezza della pena”, che avrebbe spinto la donna a farsi giustizia da sola.
La vicenda ha scosso profondamente la comunità di Viareggio, sollevando interrogativi sul confine tra legittima difesa e giustizia privata. Se da un lato la paura e l’angoscia di chi si sente vittima di un crimine sono comprensibili, dall’altro è difficile giustificare una reazione così estrema e brutale. Le indagini proseguono e saranno cruciali per stabilire le circostanze che hanno portato a questa tragica conclusione.
Un evento sconcertante ha scosso l’Archivio di Stato di Napoli, uno dei luoghi di maggiore rilevanza culturale della città. Lo scorso 7 dicembre, i preziosi saloni dell’Archivio sono stati teatro di una festa di matrimonio con 300 invitati, completa di tavole imbandite, musica ad alto volume, champagne e fumo di sigarette, persino tra antichi documenti e affreschi di inestimabile valore storico.
L’episodio, documentato sui social dal deputato Francesco Emilio Borrelli e denunciato dai sindacati, ha sollevato un’ondata di indignazione, spingendo il direttore generale degli Archivi del Ministero della Cultura, Antonio Tarasco, a richiedere “urgenti chiarimenti” alla direttrice dell’Archivio, Candida Carrino (la signora con occhiali scuri nella foto sotto).
Uso inappropriato degli spazi e rischi per il patrimonio
Secondo le denunce dei sindacati Cgil, Cisl, Uil e Confsal, il chiostro del Platano, luogo storico dell’Archivio, è stato utilizzato per accogliere un numero eccessivo di invitati. “Gli spazi sono risultati insufficienti, mettendo a repentaglio il ciclo pittorico cinquecentesco ivi presente”, si legge nella denuncia. Il taglio della torta nuziale, effettuato sul prato del chiostro, è stato accompagnato da fuochi artificiali, con gravi rischi per il patrimonio artistico.
Inoltre, i sistemi di sicurezza si sarebbero attivati ripetutamente a causa del fumo artificiale e dell’eccessivo numero di fumatori presenti. “Siamo sbigottiti”, ha dichiarato Borrelli, sottolineando che eventi di questa natura potrebbero compromettere la conservazione degli affreschi e dei beni monumentali.
Candida Carrino sotto accusa
Nonostante la direttrice Candida Carrino possa essere considerata una persona candida nel senso figurato del termine (e sicuramente è una persona perbene, quì non la si accusa di alcun reato ma le richiede conto di quanti accaduto), non può sottrarsi alle proprie responsabilità. Come funzionario pubblico, è tenuta a rispondere dell’eventuale uso inappropriato di uno dei più importanti luoghi della cultura a Napoli. Il ministero ha già fatto sapere che, qualora emergessero gravi responsabilità, saranno presi provvedimenti seri. Carrino potrebbe rischiare il trasferimento in una posizione dove non avrà più la possibilità di compromettere la gestione del patrimonio culturale.
Oltre a Carrino, sarà fondamentale capire chi ha autorizzato l’evento, quanto è stato pagato e chi ha usufruito degli spazi, per far luce su eventuali carenze nei controlli o negligenze.
Precedenti e futuro degli eventi all’Archivio
Non è la prima volta che la gestione dell’Archivio di Napoli finisce sotto esame. Già lo scorso 5 dicembre, il Ministero della Cultura aveva richiesto spiegazioni per altri due eventi privati organizzati nella struttura. Il deputato Borrelli ha chiesto di sospendere ogni evento mondano che possa comportare rischi per il patrimonio artistico e culturale custodito nell’Archivio.
Il caso riapre il dibattito sull’uso degli spazi pubblici per eventi privati: se da un lato l’affitto può rappresentare una fonte di entrate, dall’altro il rischio di danni irreversibili a beni culturali inestimabili non può essere trascurato.
La risposta del ministero
Il Ministero della Cultura ha assicurato che, qualora emergessero responsabilità gravi, saranno adottati provvedimenti rigorosi. L’intervento diretto del direttore generale degli Archivi dimostra l’intenzione di fare chiarezza e tutelare il patrimonio storico-culturale dell’Archivio di Stato di Napoli, evitando che episodi simili possano ripetersi.
Era stato visto cantare al piano bar proprio in uno dei giorni ‘coperti’ dal certificato medico in cui si attestava il suo stato di salute precario: una forte sindrome d’ansia, la diagnosi messa nero su bianco. Per questo, nel febbraio del 2020, la società di trasporti del Lazio, Cotral, ha proceduto al licenziamento di un suo dipendente ‘reo’ di essersi dedicato all’attività canora il 6 aprile del 2019, giorno in cui non era a lavoro per motivi di salute. La decisione dell’azienda venne impugnata dal lavoratore davanti al Tribunale di Roma che in due gradi di giudizio gli ha dato ragione.
Una posizione ribadita, ora, anche dalla sezione civile di Cassazione che nella sentenza depositata il 29 novembre scorso ha definito “illegittimo” quel licenziamento. Gli ermellini hanno, dunque, confermato quanto già tracciato dai giudici merito che avevano ordinato il reintegro dell’impiegato riconoscendogli a suo favore anche una indennità risarcitoria di circa 2 mila euro. I magistrati di secondo grado sono andati anche oltre: nelle motivazioni della sentenza affermano che per la patologia di cui era affetto l’uomo “l’impegno in attività ricreative non configura in sé un comportamento incompatibile la dichiarata condizione depressiva, anzi – sostengono – poteva giovare alla guarigione”.
Dal canto suo la Suprema Corte ribadisce che è diritto dell’impiegato in malattia dedicarsi ad altre attività purché non compromettano la guarigione o siano incompatibili con la diagnosi medica. Gli ermellini aggiungono, inoltre, che il licenziamento di un impiegato per attività non lavorative durante la malattia deve essere considerato valido solo se l’azienda riesce a dimostrare un nesso, un collegamento tra l’attività svolta e un peggioramento dello stato di salute.
L’altro elemento messo in luce dalla Cassazione è legato alle visite fiscali. Nel rispetto infatti degli orari previsti per legge dalle visite, un dipendente in malattia può svolgere attività di tipo ricreativo e tra queste c’è sicuramente cantare in un piano bar. Su questo ultimo punto l’azienda deve infatti dimostrare che tali attività siano non compatibili con la patologia come ad esempio il lavoratore che afferma di essere affetto da mal di schiena e viene “scoperto” mentre è intento a giocare a tennis.
Un’esplosione devastante si è verificata nell’area Eni di Calenzano, alle porte di Firenze, causando due vittime, otto feriti e lasciando ancora quattro persone disperse. Lo ha confermato la Prefettura di Firenze, che ha immediatamente convocato il centro coordinamento soccorsi per gestire l’emergenza.
La dinamica dell’incidente e le prime misure di sicurezza
L’incidente è avvenuto nei pressi del campo sportivo in via del Pescinale, dove si è sprigionata una densa colonna di fumo nero accompagnata da un forte odore acre dovuto alla combustione di idrocarburi. Per precauzione, il Dipartimento della Protezione Civile ha attivato il sistema It-Alert, avvisando la popolazione nel raggio di 5 km dall’area interessata di tenere chiuse porte e finestre e di non avvicinarsi.
Evacuazioni e assistenza medica
Sul posto sono intervenuti Vigili del Fuoco, Protezione Civile e squadre di soccorso. È stato allestito un posto medico avanzato per fornire assistenza ai feriti e distribuire mascherine protettive alla popolazione locale.
Ripercussioni sul traffico e sulla rete ferroviaria
L’esplosione ha avuto conseguenze anche sulla viabilità. L’uscita di Calenzano sulla A1 Milano-Napoli è stata chiusa in entrambe le direzioni, con Autostrade per l’Italia che consiglia percorsi alternativi: Firenze Scandicci per chi proviene da Firenze e Barberino di Mugello per chi arriva da Bologna. La linea ferroviaria tra Firenze Castello e Prato è stata sospesa, con Trenitalia che ha attivato un servizio sostitutivo di bus.
Le caratteristiche dello stabilimento Eni di Calenzano
Lo stabilimento Eni di Calenzano è una struttura dedicata allo stoccaggio e alla spedizione di benzina, gasolio e petrolio. I prodotti arrivano tramite due oleodotti collegati con la raffineria Eni di Livorno e vengono gestiti attraverso una sala di controllo che sovrintende al riempimento dei serbatoi e al carico delle autobotti. Secondo la scheda fornita dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), lo stabilimento occupa una superficie di oltre 170.000 metri quadrati e dispone di impianti antincendio, aree di stoccaggio e sistemi per il trattamento delle acque.
Indagini in corso
Le autorità hanno circoscritto l’area e avviato le verifiche per accertare le cause dell’esplosione. La Prefettura e il Comune di Calenzano hanno ribadito l’importanza di rispettare le misure di sicurezza e hanno invitato i cittadini a mantenere la calma.
Un evento tragico che richiede risposte
L’incidente ha scosso profondamente la comunità locale e pone interrogativi sulla sicurezza degli impianti industriali di questa portata. In attesa di ulteriori aggiornamenti, l’attenzione rimane alta per le persone ancora disperse e per le condizioni dei feriti.