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Vertici sulla pedofilia, migliaia i casi di abusi nella Chiesa

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Sono migliaia i casi di abusi sessuali su minori commessi in tutto il mondo da uomini di Chiesa. Statistiche complessive e aggiornate non ne esistono, ma mons. Charles Scicluna, gia’ “promotore di giustizia” della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha annunciato oggi al briefing sui lavori del summit sulla Protezione dei minori, che la Congregazione sta lavorando all’elaborazione di un dossier statistico che dovrebbe essere diffuso “nei prossimi mesi” accompagnato da note di contesto. Nel giugno 2009 il cardinale Claudio Hummes, prefetto per il Clero dichiaro’ al settimanale cattolico spagnolo Vida Nueva che “la Chiesa non puo’ chiudere gli occhi di fronte ai casi di Pedofilia tra i propri preti, che in alcune diocesi arrivano a coinvolgere quattro preti su cento”, rettificando quanto detto il 5 gennaio 2008 all’ Osservatore Romano, cioe’ che tra i sacerdoti “neppure l’1% ha a che fare con problemi di condotta morale e sessuale”. Nel settembre del 2009 l’arcivescovo Silvano Tomasi, allora osservatore permanente della Santa Sede all’Onu di Ginevra, dichiaro’ al Consiglio dei Diritti Umani che, stando alle ricerche interne, nel clero cattolico solo tra l’1,5% e il 5% era coinvolto in abusi sessuali su minori. Per Scicluna, tali stime sarebbero sovradimensionate rispetto al numero delle denunce di chierici accusati di abusi pervenute dalle singole diocesi all’ex Sant’Uffizio negli anni 2001-2010: esse avrebbero coinvolto circa 3.000 sacerdoti, dei quali propriamente pedofili circa un decimo. Secondo i dati della Chiesa cattolica a fronte di una popolazione media di circa 440.000 membri del clero nel mondo, i chierici colpevoli di abusi su minori risulterebbero all’incirca lo 0,67%, dei quali propriamente pedofili lo 0,067%. Tra le varie vicende “nazionali”, spiccano alcuni dossier. Il piu’ clamoroso rimane ancora oggi quello della diocesi di Boston, sollevato a partire dal 2002 dalla stampa: 600 articoli, 1.000 casi di bambini vittime di abusi sessuali e psicologici, 70 preti pedofili, e un cardinale nel mirino, lo scomparso Bernard Francis Law, “riparato” in Vaticano nel 2004 come arciprete della basilica di Santa Maria Maggiore. La vicenda e’ stata raccontata dal film premio Oscar ‘Spotlight’. L’anno scorso, invece, il gran giuri’ della Pennsylvania ha certificato a partire dagli anni ’40 piu’ di 300 preti abusatori e oltre mille vittime, oltre a coperture sistematiche che hanno portato alle dimissioni del cardinale di Washington Donald Wuerl. Inchieste analoghe sono partite in una quindicina di Stati Usa. In Irlanda, negli anni, due indagini indipendenti governative che hanno scoperchiato il sistema di omerta’: il rapporto Ryan ha raccolto oltre 2.500 testimonianze di violenze e abusi su minori nelle scuole, nei seminari, nelle parrocchie cattoliche tra il 1930 e la fine degli anni Settanta, e il rapporto Murphy che ha puntato lo zoom sulla diocesi di Dublino, inquadrata dal 1975 al 2004. Conclusione: di fronte alle denunce di abusi presentate dalle vittime o dalle famiglie, i vertici della Chiesa cattolica, anziche’ intervenire contro i colpevoli, hanno alzato un muro di silenzio. Il caso ha costretto Benedetto XVI, nel 2010, a una storica lettera di scuse al popolo irlandese. Fa ancora discutere il caso di Marcial Maciel Degollado, il fondatore dei Legionari di Cristo, condannato dall’ex Sant’Uffizio alla rinuncia del ministero pubblico e a una vita riservata il 19 maggio 2006, dopo un’indagine durata piu’ di un anno, ma con denunce che risalivano gia’ al 1956 sulla sua doppia e tripla vita, con abusi anche sui figli naturali. Un caso in cui hanno pesato le forti protezioni di cui il messicano Maciel godeva in Vaticano nell’era di San Giovanni Paolo II. Papa Francesco si e’ dovuto confrontare con la grave situazione della Chiesa cilena, dove il caso di Fernando Karadima, sacerdote e abusatore seriale, e’ stato paragonato a un secondo caso Maciel. Dopo una prima sottovalutazione del caso, il Papa ha ordinato una nuova inchiesta, sia sugli abusi che sulle relative coperture da parte di vescovi, a conclusione della quale ha spretato Karadima e ricevuto le dimissioni in blocco dell’intero episcopato cileno. Un quadro esaustivo della situazione in Germania lo ha dato uno studio pubblicato nel settembre scorso e commissionato dalla stessa conferenza episcopale del Paese: 3.677 minori sono stati coinvolti in casi di abuso da parte dei sacerdoti in un arco temporale di quasi settant’anni, dal 1946 al 2014. In tutto sono 1.670 i sacerdoti accusati di aver abusato sessualmente di bambini che nella meta’ dei casi avevano meno di 13 anni.

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Archivio di Stato di Napoli nella bufera: verifiche tecniche dopo la festa di matrimonio

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La direttrice dell’Archivio di Stato di Napoli, Candida Carrino , ha dichiarato che lo svolgimento della festa di matrimonio (nella foto in evidenza un momento della festa) con 300 invitati nei locali dell’istituto, avvenuta il 7 dicembre scorso, si è svolto regolarmente e sotto il suo controllo. Tuttavia, l’evento ha sollevato un’ondata di polemiche per l’uso di spazi di alto valore storico, ricchi di affreschi e documenti antichi, per una celebrazione privata.

In risposta alle critiche, la Direzione Generale Archivi del Ministero della Cultura ha disposto l’invio di tecnici per verificare l’integrità dei locali e valutare la compatibilità di simili eventi con la dignità e il decoro del sito.

L’intervento del Ministero della Cultura

Il direttore generale archivi, Antonio Tarasco, ha disposto il sopralluogo per accertare che i monumentali locali non abbiano subito danni e per definire le condizioni restrittive necessarie per future concessioni degli spazi a terzi. In una nota, Tarasco ha sottolineato che sarà valutata l’integrità dei luoghi e del patrimonio documentario, verificando se l’evento si sia svolto in linea con le normative vigenti.

Eventi privati e normative: il punto della Direzione Generale Archivi

La Direzione Generale Archivi ha ricordato che, secondo la normativa, celebrazioni ed eventi privati possono essere organizzati in luoghi di interesse storico e culturale solo con modalità rispettose del valore artistico e documentale degli spazi. Il caso dell’Archivio di Stato di Napoli ha acceso il dibattito sulla necessità di regolamentare con maggiore rigorel’uso di siti culturali per eventi privati, tutelando al contempo il patrimonio pubblico.

Le polemiche e il futuro dell’Archivio

L’evento di Napoli ha suscitato numerose critiche da parte di esperti e cittadini, preoccupati per il possibile danneggiamento di un patrimonio di valore inestimabile. Ora, il sopralluogo dei tecnici rappresenta un passo necessario per garantire che l’Archivio di Stato di Napoli possa continuare a essere utilizzato per eventi pubblici o privati senza compromettere la sua integrità.

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A Calenzano trovati i corpi dei dispersi, cinque i morti

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E’ di cinque vittime il bilancio dell’esplosione avvenuta ieri al deposito Eni di Calenzano, nei dintorni di Firenze. Questa mattina sono subito riprese le ricerche, e i corpi dei tre dispersi che ancora mancavano all’appello sono stati ritrovati nell’area delle pensiline di carico, dove è deflagrata l’esplosione che era stata segnalata: poco prima dell’incidente, infatti, un operatore che era al deposito aveva dato l’allarme, ma nel giro di pochi secondi si è verificato il grande boato con il successivo incendio. Erano le 10.21 e 30 secondi, questo l’orario registrato.

Nel deposito di Calenzano hanno trovato la morte Vincenzo Martinelli, 53 anni, autista originario di Napoli e residente a Prato dal 1998; Carmelo Corso, altro autista 57enne, originario di Catania che viveva a Calenzano; Davide Baronti, 49 anni, autista nato ad Angera (Novara) e residente in Toscana. Ci sono poi due lavoratori originari della Lucania: Franco Cirielli e Gerardo Pepe. Cirielli, 50 anni, aveva fatto parte della Brigata paracadutisti “Folgore” e viveva con la compagna e due figli piccoli a Cirigliano (Matera), piccolo paese con circa 300 abitanti della collina materana. Pepe, 45 anni, nato in Germania dove i suoi genitori erano emigrati per lavorare, viveva invece a Sasso di Castalda (Potenza).

Sono state disposte le autopsie e serviranno gli esami del Dna per l’identificazione esatta dei corpi. Resta intanto la preoccupazione per le tre persone che sono state ricoverate ieri in codice rosso: in particolare, i due pazienti del centro grandi ustionati di Pisa, entrambi in condizioni molto gravi, e una terza persona che si trova in terapia subintensiva all’ospedale fiorentino di Careggi. Secondo quanto riferito oggi, i due ricoverati a Pisa sono in condizioni gravi e sedati nel reparto di terapia intensiva con ustioni estese in varie parti del corpo. Il fortissimo scoppio li ha centrati praticamente in pieno procurando loro anche traumi e fratture perché entrambi sono stati scaraventati a distanza.

Nelle prossime ore, fanno sapere da ambienti sanitari, saranno necessari ulteriori accertamenti strumentali e diagnostici per delineare un quadro preciso delle lesioni riportate. “Le posizioni dei feriti al centro grandi ustioni di Cisanello sono molto preoccupanti”, ha evidenziato oggi il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, a margine del Consiglio regionale che si è aperto con un minuto di silenzio e la comunicazione dello stesso governatore sull’esplosione di Calenzano. Per Giani è stata “una tragedia di entità fortissima ma che poteva essere anche più grave perché accanto alla pensilina di ricarica ci sono almeno 20 cisterne che contengono carburante, e quindi se vi fosse stato l’innesto di una catena tra l’incendio dalla pensilina fino alle cisterne chissà cosa sarebbe successo”.

E anche oggi non sono mancate le proteste di lavoratori e sindacati che chiedono maggiore attenzione sulla prevenzione. Per quanto riguarda gli altri feriti, ieri la Regione aveva dato un primo bilancio di 10 raccolti nell’area del deposito portati con i mezzi di soccorso negli ospedali. A questi si sono poi aggiunte almeno altre 17 persone, secondo il dato fornito sempre dalla prefettura, che si sono presentate autonomamente negli ospedali, per ferite e contusioni di vario tipo, ma comunque non gravi. La buona notizia è che questi feriti non gravi sono stati tutti dimessi, o sono in fase di dimissione dall’ospedale.

In particolare, sono stati dimessi quelli ricoverati con i mezzi del 118 sia al policlinico fiorentino di Careggi, sia all’ospedale di Prato. E proprio a Prato e negli altri ospedali Torregalli, Santissima Annunziata di Ponte a Niccheri e Empoli, è stato “prestato soccorso ieri ad almeno 21 altri feriti, già tutti dimessi – aggiunge la Regione -. Di questi 19 si sono presentati autonomamente. Nel dettaglio: all’ospedale di Prato sono state assistite 14 persone, a Torregalli 3 persone, altrettante ad Empoli ed una al Santa Maria Annunziata di Ponte a Niccheri”.

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Sedicenne uccide vicino dopo una lite, poi si consegna

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Per punire il vicino di casa che avrebbe avuto un alterco con la nonna, un sedicenne ha ferito mortalmente con diverse coltellate, tra cui una al cuore, Christian Regina, 40 anni, operatore del mercato ortofrutticolo di Siracusa. L’omicidio è avvenuto ieri sera, intorno alle 20.30, in una palazzina di via Italia, zona nord della città. Il minore è stato arrestato dagli agenti della squadra mobile e trasferito al centro di prima accoglienza di Catania.

Il provvedimento è stato emesso dalla Procura presso il Tribunale dei minorenni di Catania, che coordina le indagini. I poliziotti delle volanti sono arrivati dopo una segnalazione al 112: percorrendo le rampe di scale gli agenti hanno notato tracce di sangue che diventavano sempre più consistenti verso i piani superiori. I poliziotti hanno trovato sulle scale, al terzo piano, il cadavere di Regina in una pozza di sangue. Subito raccolte le testimonianze dei residenti, in brevissimo tempo hanno individuato il presunto autore che era fuggito.

Il sedicenne dopo alcune ore si è presentato negli uffici della questura accompagnato dal suo avvocato. 
 Secondo una prima ricostruzione, Regina avrebbe avuto una lite con il ragazzo e la causa sarebbe stata il precedente alterco con la familiare del giovane. Prima l’animata discussione, poi probabilmente la vittima avrebbe colpito il giovane con uno schiaffo, scatenando la feroce reazione: il sedicenne sarebbe rientrato a casa per prendere un coltello. Poi ha bussato alla porta del vicino e appena Regina ha aperto è scattata l’aggressione sul pianerottolo.

Poi il minore è fuggito, ma in nottata si è consegnato alla Polizia che lo stava cercando. Agli inquirenti il minore ha fornito la sua versione dell’accaduto: sulle scale avrebbe incontrato Regina in stato di forte alterazione alcolica che in precedenza aveva avuto un alterco con una sua familiare. Da lì è partito tutto, sempre secondo il racconto fornito dai ragazzi agli investigatori. Una versione che dovrà essere accertata.

Il ragazzo è figlio di un esponente di spicco della criminalità siracusana, che recentemente ha subito una pesante condanna per traffico di stupefacenti e si trova rinchiuso in carcere. Via Italia, strada di palazzetti popolari, è una nota zona di spaccio a Siracusa, dove la criminalità locale ha messo su un clan che controlla il mercato della droga.

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