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Cronache

Verso Pasqua ‘rossa’, Viminale intensifica controlli

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Ancora 48 ore e tutte le regioni italiane torneranno in zona rossa per tre giorni. L’ennesimo lockdown per cercare di limitare spostamenti e assembramenti durante le festivita’ pasquali. Per questo il Viminale, durante il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza, ha chiesto ai prefetti di intensificare i controlli. In particolare le forze dell’ordine, che saranno in campo con 70 mila unita’, dovranno presidiare le aree urbane piu’ esposte al rischio di assembramenti, parchi, litorali, arterie stradali e autostradali, stazioni, porti e aeroporti. Un monitoraggio “rigoroso” ma equilibrato – come l’ha definito il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese – per verificare il rispetto delle norme anti-covid che da sabato a lunedi’ vietano gli spostamenti anche nel proprio comune, se non per andare a trovare parenti o amici in massimo di due persone, con minori di 14 anni conviventi. Ed intanto cresce l’attesa per il consueto monitoraggio del venerdi’. Domani i nuovi dati del ministero della Salute su curva pandemica e Rt stabiliranno i nuovi colori delle regioni che, comunque, non potranno piu’ tornare in giallo almeno fino a maggio, cosi’ come previsto dal nuovo decreto che entrera’ in vigore il 7 aprile. Chi e’ a un passo dalla “promozione” dal rosso all’arancione e’ la Campania, mentre il Veneto, che oggi ha sospeso le vaccinazioni per mancanza di dosi, ci spera. “Noi auspichiamo un passaggio di colore”, ha ammesso il governatore Luca Zaia. Si va invece verso la riconferma dei colori per tutte le altre regioni, anche se la Basilicata, alle prese con diversi focolai e un Rt che di nuovo in crescita, rischia di finire in rosso. Si aggrava la pandemia in Liguria, con il presidente Giovanni Toti che ha disposto la zona rossa nel Ponente ligure, nelle province di Savona e di Imperia, da domani fino a domenica 11 aprile compresa. La provincia di Bolzano, invece, torna rosso scuro sulla mappa aggiornata del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, raggiungendo Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Marche, Campania e provincia di Trento. Il Piemonte, che per la prima volta dopo cinque settimane registra un lieve calo dei contagi, non solo chiude i supermercati a Pasqua e Pasquetta ma impone anche il divieto di raggiungere le seconde case per i proprietari che vivono in un’altra regione. “Siamo in una fase importante di lotta all’epidemia – ha ribadito il ministro della Salute, Roberto Speranza -. Ma chi racconta che stiamo come un anno fa dice una cosa clamorosamente non vera”. Sul fronte scuola, invece, dal 7 aprile prendera’ il via il “nuovo corso” voluto dal governo Draghi. Vietate le ordinanze regionali e ritorno alle lezioni in presenza fino alla prima media in zona rossa e fino alla terza media in arancione, con le superiori in classe al 50%. Torneranno sui banchi 5,3 milioni di studenti, su poco piu’ degli 8 milioni in totale. Contrario alle riaperture il direttore di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, secondo il quale “e’ profondamente sbagliato” mandare a scuola bambini non vaccinati. Aprire le scuole, per Galli, “e’ un atteggiamento di guardia abbassata”. Secondo invece altri esperti, che oggi si sono confrontati durante un convegno su “covid e varianti”, “l’apertura o la chiusura delle scuole non modifica l’Rt”. A far discutere, poi, e’ anche la normativa contenuta nel nuovo decreto varato ieri dall’esecutivo. Il capogruppo del Pd in Commissione Affari costituzionali della Camera, Stefano Ceccanti, sottolinea che la possibilita’ di deroghe al provvedimento attraverso “una generica ‘deliberazione del Consiglio dei ministri'” si rischia “una possibile riduzione delle garanzie dei diritti assicurate dalla riserva di legge e dal passaggio parlamentare”.

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La Cassazione,’Cospito pericoloso e non si è dissociato’

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Alfredo Cospito, il leader del Fai detenuto al 41 bis e in sciopero della fame da oltre cinque mesi, “se sottoposto a regime ordinario” può continuare ad essere “punto di riferimento e fonte di indicazione delle linee programmatiche criminose e degli obiettivi da colpire” da parte dei suoi “accoliti” della Federazione anarchica informale. Per la sua attuale e “perdurante pericolosità” dunque la Cassazione, spiegano gli ermellini nel verdetto 13258 depositato dalla Prima sezione penale e relativo all’udienza svoltasi il 24 febbraio, ha deciso di confermare il carcere duro per Cospito, convalidando in pieno l’ordinanza con la quale il Tribunale di Sorveglianza di Roma lo scorso primo dicembre aveva respinto il ricorso della difesa contro il 41bis. Cospito, arrivato a 162 giorni di digiuno, è detenuto nel reparto penitenziario dell’ospedale San Paolo di Milano.

Sulle spalle ha una condanna a venti anni di reclusione pronunciata in primo grado dalla Corte di Assise di Torino il 24 aprile 2019 per una serie di attentati rivendicati tra il 2003 e il 2016, tra i quali l’aver sparato alle gambe a Roberto Adinolfi, manager dell’Ansaldo Nucleare, nel 2012 a Genova. Un crimine del quale non si è mai pentito, ed anzi se ne è assunto la paternità in udienza. E’ in corso il processo di appello, anche per gli attentati falliti alla scuola carabinieri di Fossano. Il procedimento è sospeso e la difesa di Cospito ora ha gli occhi puntati alla Consulta che il 18 aprile decide se è legittima la norma che, per il reato di strage politica, impedisce certi sconti di pena in casi, come quello di Cospito, di recidiva aggravata. Altro aspetto messo in rilievo dalla Cassazione è il fatto che Cospito “non ha in alcun modo manifestato segni di dissociazione e, anzi, ha continuato con i suoi scritti fino ad epoca recente a propugnare il metodo di lotta armata”, esaltando un anarchismo “diverso da quello ‘classico’ e connotato da azioni che mettono in pericolo la vita degli uomini e donne del potere”.

In proposito, i supremi giudici ricordano che il primo attentato messo a segno dal Fai è quello del pacco bomba consegnato a Romano Prodi, a Bologna nel dicembre 2003, quando era presidente della Commissione Ue. Secondo i giudici del Palazzaccio inoltre, è “esaustiva e corretta” la motivazione del tribunale di sorveglianza di Roma “che ha individuato il pericolo di collegamenti” di Alfredo Cospito con il Fai “sulla base di univoci elementi fattuali, non contestabili per essere rappresentati sulla base di dati certi” e “ravvisati nella reiterata affermazione di appartenenza associativa e nel ruolo verticistico di Cospito, accertato con sentenza passata in giudicato”. Nei giorni scorsi un attacco degli hacker anarchici ha fatto comparire la scritta ‘Fuori Alfredo dal 41bis’ sul display di alcuni distributori di sigarette in varie città. Con atto notificato il primo marzo alla rappresentanza del governo italiano a Ginevra, l’Alto Commissario Onu per i diritti umani ha chiesto informazioni sulle condizioni di detenzione di Cospito e attende una risposta. Nei giorni scorsi, il 27 marzo, il Tribunale di Sorveglianza di Milano e quello di Sassari hanno respinto la richiesta di differimento pena del leader del Fai che chiedeva di poter andare ai domiciliari casa di sua sorella.

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Dichiarazioni fraudolente, assolto imprenditore Gianni Lettieri

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Il Tribunale di Napoli ha assolto con formula piena l’imprenditore Gianni Lettieri, presidente di Atitech, difeso dall’avvocato Francesco Picca. Lo rende noto un comunicato. A Lettieri – si legge nella nota – era stato contestato il reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. Al centro dell’inchiesta, per lavorazioni effettuate negli anni 2011 e 2012, vi era la società SG S.r.l. che forniva servizi di verniciatura ad alcune aziende del settore trasporti e aerospazio, tra cui Alenia, Ansaldo e la stessa Atitech.

Le indagini del pool criminalità economica della Procura di Napoli, continua la nota, “riguardavano presunte operazioni soggettivamente inesistenti. I registri fiscali e contabili della SG, società che aveva iniziato a operare per Atitech prima dell’acquisizione da parte di Lettieri, presentavano incongruità e difformità”. “Sono sempre stato sereno – ha detto l’imprenditore Gianni Lettieri, dopo la sentenza – perché non ho mai avuto dubbi sulla condotta cristallina di Atitech e dei miei collaboratori che avevano rapporti con la società incriminata. D’altra parte la mia responsabilità, in qualità di legale rappresentante, si limitava alla firma delle dichiarazioni IVA ma, come si è dimostrato in fase dibattimentale, l’operato del management di Atitech è stato ineccepibile”.

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Lo staff medico al Gemelli, così si cura il Papa

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Due primari e una piccola squadra di due infermieri di fiducia del Vaticano, all’interno della quale c’e’ Massimiliano Strappetti, assistente sanitario personale del Papa, compongono il nucleo centrale dello staff medico che assiste Papa Francesco al Policlinico Gemelli, dopo il ricovero di ieri al decimo piano. A questi si aggiunge Andrea Arcangeli, direttore della Sanità e Igiene dello Stato della Città del Vaticano.

Attorno ruotano altri specialisti, come i radiologi che ieri hanno contribuito a chiarire il quadro clinico. Nello stesso ospedale c’è un altro medico che ha già seguito il Pontefice per l’intervento al colon, il chirurgo Sergio Alfieri, che ha avuto il compito nel precedente ricovero di risolvere una stenosi diverticolare sintomatica del colon e che può contribuire con la sua esperienza a valutare lo stato di salute generale. Intanto proseguono i controlli ematici e quelli della saturazione dell’ossigeno e continua la terapia per endovena di antibiotici e antinfiammatori che andrà avanti ancora per qualche giorno. L’incarico di Strappetti, che resta sempre accanto a Papa Francesco, precedentemente era sempre stato ricoperto esclusivamente da medici e la sua presenza continua a dimostrare l’importanza di questa figura nei momenti più delicati della malattia.

A lui il Papa aveva dedicato parole di grande riconoscenza dicendo che era stata la sua prontezza a salvargli la vita e la sua presenza è costante. Il grande equilibrio cardio-respiratorio e la delicatezza della situazione, vista l’età del paziente, prevedono che i controlli avvenga parallelamente sulla funzionalità del respiro e su quella cardiaca. I due apparati sono fortemente legati e l’affaticamento di uno incide sull’altro. Il professor Luca Richeldi, direttore della UOC di Pneumologia e Ordinario di Malattie dell’Apparato Respiratorio, è in prima linea per trattare l’infezione respiratoria. Richeldi è noto anche per il suo impegno durante la pandemia all’interno del Comitato tecnico scientifico (Cts) ed è stato presidente della Società italiana di pneumologia. La situazione cardiologico è sotto il controllo del professor Filippo Crea, Ordinario di Cardiologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e direttore della UOC di Cardiologia.

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