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Cronache

Verbali segreti e Corvo al Csm, il Pg Salvi dice che vuole “iniziative disciplinari”

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“Il Consiglio Superiore della Magistratura e’ del tutto estraneo a manovre opache e destabilizzanti”, semmai e’ “l’obiettivo di un’opera di delegittimazione e condizionamento tesa ad alimentare, in un momento particolarmente grave per il Paese, la sfiducia dei cittadini verso la magistratura”. Nel tardo pomeriggio, dopo essersi sentito con il Quirinale, il vice presidente del Csm David Ermini ha rottp il silenzio sulla nuova bufera che sta investendo la magistratura e lo stesso Csm, quando ancora non si sono spenti gli echi del devastante “caso Palamara”. Quasi in simultanea il Procuratore generale della Cassazione, Giovanni Salvi, ha annunciato iniziative disciplinari per “violazione del segreto”. E un po’ piu’ tardi la procura di Brescia ha fatto sapere che sta valutando l’apertura di un fascicolo. Intanto la maggioranza che sostiene il governo si e’ divisa, con Forza Italia che posto con decisione il tema dell’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla magistratura. La nuova tempesta nasce dai verbali delle dichiarazioni rese nel 2019 da Piero Amara, l’avvocato siciliano arrestato nel 2018, indagato per i depistaggi dell’inchiesta Eni e per vari episodi di corruzione di giudici. Deposizioni in cui il controverso testimone riferisce tra l’altro di aver aiutato l’ex premier Giuseppe Conte a ottenere tra il 2012 e il 2013 una cospicua consulenza con il gruppo Acqua Marcia, ma soprattutto racconta di una presunta “loggia” denominata “Ungheria”, su cui ora indaga la procura di Perugia, di cui avrebbero fatto parte anche figure istituzionali, diversi magistrati e un consigliere del Csm in carica. Quei verbali delle dichiarazioni di Amara, coperti dal segreto, vennero consegnati nell’aprile del 2020 da uno dei pm titolari dell’inchiesta, Paolo Storari, all’allora consigliere del Csm Piercamillo Davigo, all’insaputa del procuratore Francesco Greco (che ha smentito che ci sia una “spaccatura” tra i magistrati del suo ufficio). Una scelta dettata da ragioni di “autotutela” da parte di Storari – che ora si dice pronto a essere ascoltato dal Csm – dopo aver chiesto inutilmente per 6 mesi ai vertici del suo ufficio di poter procedere all’iscrizione di alcuni indagati. “Non c’e’ stato nulla di irrituale”, lo difende ora Davigo spiegando che il collega si rivolse a lui proprio per il suo ruolo istituzionale ed escludendo che siano state cosi’ violate norme, “perche’ il segreto non e’ opponibile ai consiglieri del Csm”. Non sembrano pensarla cosi’ ne’ la procura di Brescia, ne’ il Pg della Cassazione, che ha smentito Davigo. L’ex consigliere ha garantito di aver informato “chi di dovere” (senza spiegare se ha effettivamente segalato la vicenda anche a Sergio Mattarella, come scrive il Fatto Quotidiano paragonando il suo gesto a quello dei pm che scoperchiarono la P2). E il Pg ha replicato che a lui Davigo parlo’ di “contrasti” alla Procura di Milano su un “fascicolo molto delicato, che, a dire di un sostituto, rimaneva fermo”, ma “mai” gli disse del fatto che avesse la disponibilita’ delle copie di verbali di interrogatorio resi da Piero Amara alla Procura di Milano. Quegli stessi verbali sono stati recapitati a ottobre del 2020 per posta e in forma anonima al Fatto Quotidiano e nel febbraio di quest’anno anche a Repubblica. Indagata dalla procura di Roma per calunnia in relazione a questa vicenda e’ una funzionaria del Csm, Marcella Contrafatto, che e’ stata assistente di Davigo, e che Palazzo dei marescialli ha ora sospeso dal servizio: davanti ai pm oggi si e’ avvalsa della facolta’ di non rispondere. Le stesse carte sono state trasmesse con analoghe modalita’ al consigliere del Csm Nino Di Matteo, che le ha consegnate alla procura di Perugia e che ora definisce “palesi calunnie” le dichiarazioni fatte da Amara a proposito della loggia sul collega Sebastiano Ardita.

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‘Pestaggio a un detenuto’, ispettore a processo a Piacenza

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A più di sei anni dai fatti, la Procura di Piacenza ha citato a giudizio un ispettore capo della Polizia penitenziaria, Giovanni Marro, per il presunto pestaggio subito in carcere da un detenuto tunisino. L’ispettore risponde di lesioni aggravate. Per quanto avvenuto il 20 luglio 2017 la Procura aveva inizialmente chiesto l’archiviazione ma poi, dopo l’opposizione del difensore del detenuto, avvocato Luca Sebastiani, il Gip Luca Milani aveva ordinato nuove indagini che hanno portato a formulare la citazione a processo per Marro, difeso dall’avvocato Mauro Pontini. Quel giorno, qualche ora prima, il tunisino era stato protagonista di una protesta, con un altro detenuto, prendendo le chiavi e chiudendo le porte di una sezione.

In seguito sarebbe avvenuto il pestaggio, da parte di più agenti, ma gli altri che hanno partecipato insieme all’imputato non sono mai stati identificati. L’ispettore è accusato di aver colpito il detenuto con calci, schiaffi e testate. Per la resistenza a pubblico ufficiale durante la protesta il tunisino è già stato condannato in via definitiva. Per l’ispettore la prima udienza è stata fissata, invece, il primo febbraio 2024 e il detenuto, attraverso l’avvocato Sebastiani, si costituirà parte civile. “A febbraio ci sarà finalmente la prima udienza dibattimentale, a distanza di più di sei anni e mezzo dal pestaggio denunciato dal detenuto e di due anni e mezzo dalla decisione del Gip di non archiviare”, dice l’avvocato Sebastiani, interpellato per un commento.

“Si tratta di un processo che si deve ancora svolgere, dunque è giusto ricordare il principio di non colpevolezza; è però quantomeno singolare iniziarlo a poco più di un anno dalla prescrizione, soprattutto considerando che il processo di primo grado, per i fatti che nel medesimo giorno furono invece contestati al mio assistito, non solo è stato celebrato, ma si è concluso nel 2019”, aggiunge.

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Omicidio a Firenze, la vittima trovata con sacchetto in testa e mani legate

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 Accertamenti della polizia in corso a Firenze per il ritrovamento del cadavere di un anziano nella sua casa, nel primo pomeriggio. Secondo quanto appreso è stato un parente, un familiare, a avvisare la polizia dopo l’ora di pranzo. Tra le ipotesi sulle cause della morte c’è quella dell’omicidio. L’abitazione è situata in via de Pinedo. Sul posto sono andati subito gli equipaggi delle Volanti.

Secondo prime informazioni, la vittima è stata identificata come un cittadino iraniano di 72 anni. Il cadavere era nell’appartamento. Gli investigatori stanno raccogliendo testimonianze. Sul posto anche la squadra mobile. Ci sarebbero elementi, sempre secondo quanto si è appreso finora, che depongono per un caso di morte violenta. La zona è stata isolata. Nell’abitazione sono stati avviati i rilievi medico legali e di polizia scientifica. La casa si trova in una strada parallela a viale Guidoni, nelle vicinanze del polo universitario di Novoli e del palazzo di Giustizia.

È stato ucciso l’uomo trovato morto in un appartamento di Firenze. Il cadavere, secondo quanto si è appreso, era sul pavimento e avrebbe avuto le mani legate e un sacchetto in testa. La vittima si chiamava Safaei Chaikar Kiomars, era iraniano e aveva 72 anni. La casa è stata messa a soqquadro da chi lo ha aggredito. Proseguono gli accertamenti della polizia.

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A Forio d’Ischia alcol anche a 13enni, due locali chiusi dai carabinieri

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I carabinieri della compagnia di Ischia hanno sospeso l’attività di due locali, nel comune di Forio, per somministrazione di bevande alcoliche a minori. Nel corso di controlli effettuati giovedì scorso, tradizionale appuntamento della movida isolana, i militari hanno sorpreso in un bar ristorante diversi giovanissimi ad ordinare cocktail puntualmente serviti ma senza verificare l’età dei clienti. In un altro bar i carabinieri hanno identificato 3 ragazzi, tra i 13 e i 16 anni di età, che poco prima avevano pagato ed ottenuto alcolici senza esibire un documento di identità. Per entrambi i locali i militari hanno avanzato richiesta di sospensione dell’attività. Il Questore sulla base degli accertamenti svolti dai carabinieri ha emesso il Decreto di sospensione dell’autorizzazione, per sette giorni, notificato ed eseguito questa mattina dai carabinieri ai due titolari dei locali

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