Collegati con noi

Cronache

Venezia fa cassa e si difende dai turisti cafoni con la tassa di accesso. Ecco chi paga, quanto si paga e chi è esentato

Pubblicato

del

Sei euro per l’ingresso nei giorni ordinari, 8 in quelli da bollino rosso e 10 da bollino nero. È quanto prevede la proposta di delibera sul regolamento per l’istituzione e la disciplina del contributo di accesso a Venezia predisposta dalla giunta municipale e presentata dal sindaco Luigi Brugnaro. Fino al 31 dicembre la quota sarà di 3 euro per tutti. L’amministrazione comunale di Venezia ha previsto 19 tipologie di esenzione, tra cui quella per chi risiede in Veneto, come aveva sollecitato il governatore veneto Luca Zaia. “L’obiettivo – ha spiegato Brugnaro – è di arrivare a gestire i flussi turistici della città, prevedendo gli arrivi, nel 2022”. La delibera è stata predisposta con la consulenza dello studio legale Origoni Grippo Cappelli & Partners.

Si vuole consentire di pianificare la visita a Venezia attraverso la prenotazione, “ma non sarà impedito a nessuno l’accesso, che sarà però più complicato per chi non prenota”  ha spiegato il sindaco Brugnaro in risposta a chi gli chiedeva se dal 2022 la prenotazione per accedere alla città sarà resa obbligatoria. “Non siamo interessati a fare cassa – ha spiegato il sindaco – ma ad arrivare al 2022 con una gestione dei flussi turistici di Venezia: una previsione degli arrivi con numeri reali e non inventati”. L’obiettivo del provvedimento, ha aggiunto, “è migliorare la qualità della vita dei cittadini della città antica e delle isole”. Brugnaro ha ripetuto che “fino al 31 dicembre 2019 applicheremo una riduzione completa a tutti a 3 euro. La cittè è e rimarrà aperta, siamo per un contributo ‘light'”.

E che cosa succede a chi non paga la tassa di accesso?   Da 100 a 450 euro è la sanzione prevista dal Comune di Venezia per i turisti trasgressori. È inoltre ipotizzata una sanzione amministrativa dal 100% al 200% “per l’omessa, incompleta o infedele presentazione da parte del vettore obbligato alla riscossione” e del 30% “per l’omesso, ritardato o parziale versamento del contributo” sempre da parte del vettore. “Il contributo servirà a coprire i costi di gestione della città, superiori di 30 milioni di euro l’anno rispetto al resto d’Italia, e per la manutenzione di rii e masegni” ha detto il sindaco.

“Se avremo semaforo verde sotto il profilo tecnico-giuridico la nostra intenzione è aggiungere l’esenzione anche per chi è nato a Venezia e per chi arriva in bus e paga già la ztl”: lo ha detto il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro spiegando chi non dovrà pagare, secondo la proposta di delibera della giunta municipale, la tassa di accesso al capoluogo lagunare. Il ticket non dovrà essere pagato dai residenti nel Comune, dai lavoratori, anche pendolari, che accedano al centro storico o alle isole minori, dagli studenti, anche pendolari, e dai componenti dei nuclei familiari di persone che risultino aver pagato l’Imu nel Comune di Venezia. Esentati pure i residenti della Città Metropolitana di Venezia e della Regione Veneto, i possessori di Carta VeneziaUnica abilitata alla navigazione, i disabili gravi e i degenti delle strutture sanitarie con relativi accompagnatori, i partecipanti a competizioni sportive, il personale delle Forze Armate e i conviventi e parenti fino al terzo grado dei residenti.

 

 

Advertisement

Cronache

Sangue infetto, la famiglia di un militare napoletano morto nel 2005 sarà risarcita con un milione di euro

Pubblicato

del

Dopo quasi vent’anni di battaglie legali, la Corte di Cassazione ha riconosciuto il diritto al risarcimento per i familiari di un militare napoletano, deceduto nel 2005 a seguito di complicazioni derivanti da una trasfusione di sangue infetto. La sentenza storica condanna l’ospedale Piemonte e Regina Margherita di Messina, stabilendo un risarcimento di oltre un milione di euro ai familiari del defunto.

Il militare, trasferitosi da Napoli a Sicilia per lavoro, subì un grave incidente durante il servizio che necessitò un intervento chirurgico d’urgenza e la trasfusione di quattro sacche di sangue. Anni dopo l’intervento, si scoprì che il sangue trasfuso era infetto dall’epatite C, portando alla morte del militare per cirrosi epatica. La complicazione si manifestò vent’anni dopo la trasfusione, rendendo il caso particolarmente complesso a livello legale.

In primo e secondo grado, i tribunali di Palermo e la Corte d’Appello avevano respinto le richieste di risarcimento della famiglia, giudicando prescritto il diritto al risarcimento. Tuttavia, la decisione della Corte di Cassazione ha ribaltato questi verdetti, affermando che la prescrizione del diritto al risarcimento non decorre dal momento del fatto lesivo ma dal momento in cui si manifesta la patologia collegata al fatto illecito.

Questa sentenza non solo porta giustizia alla vittima e ai suoi cari ma stabilisce anche un importante precedente per la tutela dei diritti dei pazienti e la responsabilizzazione delle strutture sanitarie. Gli avvocati della famiglia hanno sottolineato l’importanza della decisione, che apre nuove prospettive nel campo della giustizia sanitaria e sottolinea l’obbligo delle strutture ospedaliere di rispettare protocolli medici dettagliati, anche in situazioni di urgenza.

Il caso di Antonio (nome di fantasia) sottolinea la necessità di garantire la sicurezza nelle procedure mediche e di monitorare con rigore le condizioni di sicurezza del sangue donato, indipendentemente dalle circostanze. La sentenza rappresenta un passo significativo verso una maggiore giustizia e sicurezza nel sistema sanitario italiano, ribadendo che nessuna circostanza può esimere dal rispetto delle norme di sicurezza e prudenza necessarie per proteggere la salute dei pazienti.

Continua a leggere

Cronache

Addio a Italo Ormanni, magistrato e gentiluomo napoletano

Pubblicato

del

Italo Ormanni, magistrato, è scomparso all’età di 88 anni. Dopo una vita dedicata alla giustizia e alla lotta contro la criminalità organizzata, Ormanni ci lascia ricordi indelebili di un uomo che ha saputo coniugare serietà professionale e un vivace senso dell’umorismo. È deceduto ieri a Roma, nella clinica Quisisana, dove era ricoverato e aveva subito un’angioplastica.

La carriera di Ormanni, iniziata nella magistratura nel 1961, è stata lunga e fruttuosa, con servizio attivo fino al 2010. Tra i casi più noti che ha seguito, ci sono stati quelli che hanno toccato i vertici della camorra a Napoli, sua città natale, e importanti inchieste su eventi di cronaca nazionale, come il rapimento di Emanuela Orlandi e l’omicidio di Simonetta Cesaroni. Anche nel suo ruolo di procuratore aggiunto a Roma, Ormanni ha gestito casi di grande risonanza, contribuendo significativamente alla sicurezza e alla giustizia in Italia.

Oltre al suo impegno nel campo giudiziario, Ormanni ha avuto anche una breve ma memorabile carriera televisiva come giudice-arbitro nella trasmissione “Forum”, dove ha lasciato il segno con la sua capacità di gestire le controversie con saggezza e empatia.

Amante delle arti e della cultura, Ormanni ha sempre cercato di bilanciare la durezza del suo lavoro con le sue passioni personali, dimostrando che dietro la toga c’era un uomo completo e poliedrico. I suoi funerali si terranno a Roma, nel primo pomeriggio di lunedì, dove amici, familiari e colleghi avranno l’occasione di rendere omaggio a una delle figure più influenti e rispettate del panorama giudiziario italiano.

Continua a leggere

Cronache

Falso terapista accusato di stupro, vittima minorenne

Pubblicato

del

Accoglieva le sue pazienti all’interno di un finto studio allestito in una palestra di Fondi e, una volta solo con loro nelle stanze della struttura, le molestava nel corso di presunti trattamenti di fisioterapia, crioterapia e pressoterapia, facendo leva sulle loro fragilità psicologiche e fisiche affinché non raccontassero nulla. Dolori e piccoli problemi fisici che spingevano ciascuna delle vittime, tra cui anche una minorenne, a recarsi da lui per sottoporsi alle sedute, completamente all’oscuro del fatto che l’uomo non possedesse alcun titolo di studio professionale, né tanto meno la prevista abilitazione, e che non fosse neanche iscritto all’albo. È finito agli arresti domiciliari il finto fisioterapista trentenne di Fondi, per il quale è scattato anche il braccialetto elettronico, accusato di aver commesso atti di violenza sessuale su diverse donne, tra cui una ragazza di neanche 18 anni, e di aver esercitato abusivamente la professione.

Un’ordinanza, quella emessa dal giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Latina ed eseguita nella giornata di oggi dagli agenti del Comando Provinciale della Guardia di Finanza, arrivata al termine di un’indagine di polizia giudiziaria svolta su delega della Procura di Latina. Durata all’incirca un anno, quest’ultima ha permesso di svelare, attraverso le indagini condotte anche con accertamenti tecnici, acquisizioni di dichiarazioni ed esami documentali, i numerosi atti di violenza da parte dell’uomo nei confronti delle pazienti del finto studio da lui gestito. Tutto accadeva all’interno di un'”Associazione sportiva dilettantistica” adibita a palestra nella città di Fondi, nel sud della provincia di Latina: quella che il trentenne spacciava per il suo studio, sequestrata in queste ore dalle fiamme gialle quale soggetto giuridico formale nella cui veste è stata esercitata l’attività professionale, in assenza dei prescritti titoli di studio, della prevista abilitazione e della necessaria iscrizione all’albo, nonché dei locali, attrezzature e impianti utilizzati. Un’altra storia di abusi a Lodi.

Vittima una ragazza siriana di 17 anni arrivata in Italia per sfuggire alla guerra e al sisma del 2023: finita nelle mani dei trafficanti è stata sottoposta a violenze e maltrattamenti e poi abbandonata. La Polizia, coordinata dalla Procura di Lodi e dalla Procura presso la Direzione distrettuale antimafia di Bologna, ha arrestato i due aguzzini.

Continua a leggere

In rilievo

error: Contenuto Protetto