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“Veloce ed equa”, parte la campagna vaccini del generale Francesco Paolo Figliuolo

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Uniformare tempi e numeri delle somministrazioni nelle varie regioni per dare una sola tabella di marcia alla campagna vaccini. Il Commissario per l’Emergenza Covid, Francesco Paolo Figliuolo, ha gia’ sul tavolo una lista dei drive through della Difesa pronti alla riconversione in centri di inoculazione. Ma ora bisognera’ studiare quanti ancora ne servono e quale sia il fabbisogno di strutture e personale nelle varie regioni, in particolare quelle in coda alla classifica delle dosi utilizzate. Per questo e’ in arrivo un dossier sui luoghi e i tempi di somministrazione nei vari territori, per poter disporre al meglio della gran parte dei 300mila volontari della Protezione civile e dei 1.700 militari coordinati dal Comando Operativo Interforze impegnati ogni giorno per le operazioni di trasporto, distribuzione e somministrazione. A tracciare la lista delle criticita’ saranno i governatori, che acquisiranno dalle Asl territoriali le varie richieste. Per giovedi’ prossimo e’ prevista sul tema una Conferenza delle Regioni, la prima dell’era Figliuolo. Dopo aver incontrato il capo della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, per un primo punto della situazione, il ‘generale anti-Covid’ si e’ poi confrontato con i ministri della Salute e delle Autonomie, Roberto Speranza e Mariastella Gelmini: e’ un primo giro di ricognizione che servira’ a mettere nero su bianco il nuovo piano vaccini. “Il vaccino e’ un bene pubblico globale, non privilegio di pochi. Da parte delle aziende l’atteggiamento e’ finora di comprensione per la sfida che affronta l’intera comunita’ mondiale”, ha detto in conferenza stampa a Palazzo Chigi Speranza, aggiungendo che, a proposito della proposta di passaporto vaccinale, “l’Italia si muovera’ in sintonia con gli altri Paesi e con la Commissione Ue”. Dal canto suo il ministro, Lorenzo Guerini – tra i promotori dell’operazione Figliuolo – ha messo a disposizione i 142 drive through della Difesa, attualmente utilizzati per i tamponi ma che potrebbero presto essere in gran parte riconvertiti in hub vaccinali. E a questi potrebbero aggiungersene altri. Se non bastasse, sono pronti ad essere allestite in tempi record anche delle tendostrutture, cosi’ come successo per gli ospedali da campo realizzati in varie citta’ durante la prima ondata del virus. Resta un rebus la scelta del personale: dall’avviso pubblico precedentemente istituto dall’ex Commissario, Domenico Arcuri, potrebbe arrivare l’assunzione a tempo determinato di 3.000 medici e 12.000 infermieri e assistenti sanitari, che sarebbero di supporto al personale gia’ in campo tra ospedali e medici di base. La Difesa ha invece gia’ schierato 470 medici e 798 infermieri, operatori sanitari sul fronte dell’Emergenza. La sperimentazione per la somministrazione del vaccino ai civili nei drive through e’ partita a Milano, dove le persone con difficolta’ motorie aspettano a bordo delle auto il proprio turno, e adesso potra’ a breve essere estesa in tutta Italia: i 106 medici e 254 infermieri dell’Esercito (gia’ impegnati per l’effettuazione dei tamponi nell’operazione Igea) popoleranno assieme a volontari specializzati e altri inoculatori i possibili hub vaccinali dei militari in tutta Italia. Ma ci sono ancora tanti squilibri da colmare: se in Lombardia ci sono 27 strutture di questo tipo (nella sola Milano 13) e nel Lazio una ventina, in Calabria ce n’e’ una sola, a Catanzaro. Restano un’incognita – al momento – i finanziamenti statali annunciati per Reithera, il vaccino italiano. Il Cda di Invitalia aveva approvato nelle scorse settimane il relativo contratto di sviluppo per un investimento industriale di ricerca da 81 milioni di euro. C’e’ poi chi, come il il leader della Lega Matteo Salvini, suggerisce di bypassare l’Ema cosi’ come hanno fatto Danimarca, Austria, Slovacchia, Ungheria e annuncia un incontro con il ministro di San Marino: “se gli austriaci guardano altrove e guardano a Israele fanno bene, se San Marino guarda alla Russia fa bene – dice – . Dovremmo fare altrettanto e cominciare a produrre in Italia”. La Lombardia, invece, procede con il piano regionale sperando che possa fare da apripista al modello nazionale: dopo gli over 80 vaccinare chi lavora e chi si trova nelle zone piu’ colpite dal virus. La battaglia si combatte in trincea.

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Influenza e Covid, attesa crescita con ritorno a scuola

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La riapertura delle scuole dopo le festività natalizie potrebbe dare un’ulteriore spinta alle infezioni respiratorie: influenza, soprattutto, ma anche Covid-19 e virus respiratorio sinciziale. È il timore espresso da più parti e confermato anche dalla Società Italiana di Pediatria. “Con il rientro dei bambini a scuola ci aspettiamo un aumento dei casi di influenza anche se – c’è da dire – durante il periodo delle vacanze non si è osservato un calo dei contagi, probabilmente per le occasioni di vita sociale durante le festività.

Inoltre, siamo nel momento del clou del virus respiratorio sinciziale”, dice Rino Agostiniani, consigliere nazionale della Società Italiana di Pediatria, che sottolinea che “è importante che i bambini che hanno sintomi influenzali rimangano a casa”. “Ho scritto al ministro della Salute con l’obiettivo di accedere un faro su una malattia che provoca, soprattutto tra i neonati, gravi patologie, anche mortali: la bronchiolite.

La Commissione europea ha autorizzato il vaccino Nirsevimab che ha già passato severissime e rigidissime misure di controllo da parte di Ema. Questo farmaco potrebbe essere uno strumento fondamentale per la lotta alla bronchiolite ed è arrivato il momento che venga adottato anche nel nostro Paese, quanto prima”, ha intanto fatto sapere Orfeo Mazzella, capogruppo del Movimento 5 Stelle in Commissione Affari Sociali al Senato, citando il caso di una neonata di tre mese morta a fine anno probabilmente proprio a causa di questo virus.

Intanto nelle ultime due settimane, in Italia, l’influenza e le sindromi simil-influenzali hanno fatto registrare numeri da record: due milioni di persone messe a letto solo nelle ultime due settimane dell’anno, con tassi elevati soprattutto nei bambini più piccoli “che sono quelli nel corso degli ultimi anni non hanno sviluppato un patrimonio immunitario per difendersi dall’infezione”, spiega Agostiniani. Covid-19, al contrario, nell’ultima rilevazione del ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità ha mostrato un lieve rallentamento.

Tuttavia, nel mondo sembra che i contagi abbiano ripreso a salire: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, nelle ultime 4 settimane ci sono stati 850mila casi di Covid nel mondo, con un aumento del 52% rispetto al mese precedente. I numeri reali, tuttavia, potrebbero essere molto più alti.

“Sappiamo che in tutto il mondo le segnalazioni sono diminuite, i centri di sorveglianza sono diminuiti, i centri di vaccinazione sono stati smantellati o chiusi. Questo fornisce un quadro incompleto della situazione e purtroppo dobbiamo aspettarci più casi di quelli che abbiamo dichiarato ufficialmente”, ha detto Christian Lindmeier dell’Oms.

Che la situazione stia peggiorando si intuisce anche dai ricoveri: tra il 13 novembre e il 10 dicembre, nei Paesi che segnalano sistematicamente i dati all’Oms e che sono ormai meno di 60, sono stati registrati più di 118 mila nuovi ricoveri per Covid e più di 1.600 nuovi ricoveri in terapia intensiva, con un aumento rispettivamente del 23% e del 51%.

La ripresa dei contagi potrebbe essere legata alla nuova JN.1 del virus Sars-CoV-2. I dati che arrivano dagli Stati Uniti sembrano confermarlo. Secondo le ultime stime dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) nell’ultima settimana JN.1 è arrivata al 61,6% di prevalenza. JN.1, che ormai è dominante anche in Italia, discende dalla variante BA.2.86 (Pirola) ed è stata isolata proprio negli Stati Uniti lo scorso settembre. Per i Cdc “al momento non vi è alcuna indicazione di un aumento della gravità da JN.1”. Tuttavia, è possibile che “questa variante possa determinare un aumento delle infezioni”.

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Covid, meno ricoveri in ospedale e meno contagi

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L’indice di trasmissibilità per il Covid-19 basato sui casi con ricovero ospedaliero al 26 dicembre si conferma sotto soglia epidemica e sostanzialmente stabile con 0,75; in leggera diminuzione anche i ricoveri sia nei reparti che i terapia intensiva. Anche l’incidenza di casi Covid-19 diagnosticati e segnalati nel periodo 28 dicembre 2023-3 gennaio 2024 è in lieve diminuzione pari a 66 casi per 100.000 abitanti rispetto ai 70 della settimana precedente. Il numero di nuovi contagi segnalati è 38.736 contro i 40.988 della settimana precedente e i 60.556 della settimana ancora prima. Questo quanto emerge dall’ultimo monitoraggio del ministero della Salute-Istituto Superiore di Sanità, in cui viene spiegato che, per l’Rt, i valori potrebbero essere sottostimati “a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi” e per l’incidenza “in parte per una ridotta frequenza di diagnosi effettuate durante i giorni festivi”.

Per le ospedalizzazioni, al 3 gennaio l’occupazione dei posti letto in area medica risulta pari al 10,1% (6.320 ricoverati) rispetto all’11,0% rilevato al 27 dicembre 2023. In riduzione anche l’occupazione dei posti letto in terapia intensiva, pari a 2,8% (246 ricoverati), rispetto alla settimana precedente (3,2% al 27 dicembre 2023). I tassi di ospedalizzazione e mortalità, viene rilevato nel monitoraggio, aumentano con l’età, presentando i valori più elevati nella fascia d’età 90+ anni; anche il tasso di ricovero in terapia intensiva aumenta con l’età. L’incidenza settimanale dei casi diagnosticati e segnalati risulta in diminuzione nella maggior parte delle Regioni e Province.

L’incidenza più elevata è stata riportata nella Regione Lazio (128 casi per 100.000 abitanti) e la più bassa in Sicilia (6 casi per 100.000 abitanti). Le reinfezioni sono al 43% circa, in lieve diminuzione rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda le varianti, alla data della più recente indagine rapida condotta dall’11 al 17 dicembre 2023, JN.1 (discendente di BA.2.86) è predominante, con una prevalenza nazionale stimata pari a 38,1%. Si conferma, inoltre, se pur con valori di prevalenza in diminuzione, la co-circolazione di ceppi virali ricombinanti riconducibili a XBB, ed in particolare alla variante d’interesse EG.5 (prevalenza nazionale stimata pari a 30,6%).

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In Spagna torna mascherina contro boom virus respiratori e Covid

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Un appello al “buon senso” e la raccomandazione “ad avere sempre a portata di mano la mascherina” da indossare negli ambienti affollati o sui trasporti pubblici è stato lanciato oggi dalla ministra spagnola di Sanità, Monica Garcia, a causa del “notevole aumento” di virus respiratori registrati negli ultimi giorni, che hanno già portato in emergenza numerosi centri di salute e servizi di pronto soccorso ospedalieri. In una dichiarazione alla tv nazionale Rtve, Garcia ha fatto riferimento all’incidenza attuale di virus respiratori “di 1.000 casi per 100.000 abitanti”, secondo il rapporto settimanale dell’Istituto Carlos III di riferimento.

“Il tasso di ricoveri, nonostante il lieve aumento, si mantiene basso, sotto i 30 casi per 100.000 abitanti”, ha aggiunto, ma “è prevedibile che continuerà a intensificarsi nei prossimi giorni”. La ministra ha convocato per lunedì il Consiglio interterritoriale del Sistema sanitario nazionale di salute, per “unificare i criteri per “affrontare i picchi di virus respiratori”, dopo che regioni come la Catalogna e la Comunità Valenziana hanno ripristinato da oggi l’obbligo di mascherina in ospedali, centri sanitari e residenze di anziani.

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